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Autore: Ilune Willowleaf    30/07/2007    5 recensioni
Alla fine dell'anime, Roy è convalescente, e Riza come al solito è al suo fianco. E un rapporto cresciuto all'ombra della divisa finalmente ha modo di crescere con naturalezza e spontaneità, malgrado gli ostacoli interni ed esterni. RoyxRiza a tutto spiano! Occhio, l'ultimo capitolo conterrà spoiler del film! ATTENZIONE: ho modificato leggermente i primi 2 capitoli!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 5
Capitolo 5 - semi d’amore
Note di Ilune:
1) il capitolo 5 si ambienta dopo il film, "Conqueror of Shambala"; nel film, Roy torna, uscito dallo stato emo, più fico, piromane e arrivista che mai. Evvai!
2) alla fine del film, Ed e Al si ritrovano bloccati nel nostro mondo. Siccome io sono una bastian contrario e mi piacciono i lieto-fine-tutti-assieme-appassionatamente, qui invece… leggerete alla fine!
Un po’ di tempo.
UN PO’ DI TEMPO!
Riza guardò il calendario, come se il blocchetto di fogli fosse colpevole di tutti i suoi guai.
Era passato quasi un anno e mezzo da quando Roy Mustang aveva chiesto di essere congedato e, invece, era stato temporaneamente degradato e mandato in uno sperduto e anonimo paesino tra le montagne innevate, a "rinfrescarsi le idee".
Havoc gli scriveva, ogni tanto, e qualche volta riceveva risposta. Se la neve, come ora, non sommergeva tutto, lassù, in quel paesaggio che pareva uscito da una di quelle palle di vetro con la neve finta dentro.
Riza non aveva assolutamente intenzione di andare a riprenderlo. Se era ancora in quello stato depresso, lei non poteva e non voleva tirarlo su.
Sbatté il tè sul tavolo, strappando poi con rabbia un altro foglietto dal calendario.
-Di cattivo umore, tenente Hawkeye?-
-Cattivo è un eufemismo, generale. -
Il tenente generale Grumman aveva chiesto per sé lo staff che era stato di Roy, così da poterglielo riconsegnare tutto compatto quando quel benedetto ragazzo si fosse deciso a tornare.
Ma da un anno e mezzo aspettava che Roy ritrovasse sé stesso e tornasse giù dalle montagne, pronto a riprendere il suo ruolo di piromane arrivista capace di pulire l’esercito dalla corruzione.
Lui non era bravo come lo era stato Roy, ma i suoi ragazzi facevano del loro meglio per continuare il loro lavoro "extra", cioè procurare materiale per dimostrare le corruzioni e eliminare i "rami marci" dell’esercito.
Grumman non si illudeva di poter ricostruire un rapporto nonno-nipote con Riza. Anzi, lei l’aveva più volte pregato di ignorare la parentela, sia sul lavoro che fuori. Le chiacchiere erano sempre in agguato, e, all’epoca, aveva dovuto fare un paio di cosette illegali per far si che sua madre risultasse solo un caso di omonimia con la figlia del generale Grumman.
-Vedrai che tornerà. - disse semplicemente, Riza sapeva a chi alludeva.
Tornò alla sua scrivania, a leggere dei rapporti.
Lanciò un’occhiata tra il rimprovero e il rimpianto a una foto. Era stata scattata quel Natale di due anni prima, e lei era accanto a Roy, in mezzo a tutto l’allegro gruppo.
Lui non la toccava, ma la macchina fotografica aveva colto uno sguardo talmente dolce dell’uomo, che più di una volta si era chiesta se quella foto non fosse parecchio compromettente.
Sospirò. Cosa poteva compromettere? Lui era chissà dove a far da guardia sotto la neve, lei nell’ufficio del tenente generale Grumman.
-Spero solo che torni prima del prossimo decennio. - fece lei, con un sospiro.
Era proprio in ufficio, quando iniziarono a piovere rapporti su strani invasori in armatura che arrivavano dal cielo a Lior.
Per fortuna c’era Armstrong, laggiù: le sue dimissioni, due anni prima, non erano state accettate, ed era stato convinto a restare.
Si era preso molto a cuore la ricostruzione della città, anche se, nel farlo, l’aveva riempita di effigi che gli somigliavano, con buona pace dei Lioriani.
Riza invece stava uscendo dall’ufficio, pochi giorni dopo, quando quell’affare volate era uscito dal cerchio sopra Central City, e uomini in armatura avevano iniziato a marciare verso il Comando Generale.
Le era parso di vedere il giovane Alphonse, tanto simile a Edward con l’identico cappotto rosso, e poi…
Lui.
Era tornato.
Più piromane e strafottente che mai, aveva fermato con uno schiocco di dita e una fiamma gli invasori in armatura, aveva aiutato gli Elric a raggiungere quella strana cosa volante…
Quando lo aveva visto rivolgere il saluto militare a Armstrong, le ci era voluto quale secondo per reagire.
Tutti erano scattati ai suoi ordini, chiamandolo colonnello.
Aveva sorriso, portando la mano alla fronte.
-Sei tornato. - disse. Nel fragore, aveva fatto fatica a sentire le sue stesse parole, ma lui le aveva sorriso, ed era corso a fare il suo dovere di soldato, per difendere Amestris.
Ora, era tutto finito. Gli Elric avevano riportato indietro quella cosa volante con gli uomini in armatura sopravvissuti, e non erano tornati indietro.
Ma lui, lui era tornato.
Infischiandosene del fatto che erano in divisa, delle chiacchiere, del fatto che lui ora fosse formalmente di grado inferiore…
Gli corse incontro, e gli si tuffò tra le braccia.
Non disse nulla. Lo baciò e basta.
-Perché mi hai fatto aspettare tanto?- gli chiese, con le guance rigate di lacrime.
-In questo momento, me lo sto chiedendo anche io. Avevi ragione… sono un cretino. -
-Te lo ricordi ancora?-
-Sono le ultime parole che mi hai rivolto prima che partissi. Anche se ho preferito la parte prima. - la baciò nuovamente. Incuranti del fatto che metà dei presenti, tutti in divisa, li fissassero con tanto d’occhi.
-Immagino che non abbia senso cercare di smentire le voci, ora. - fece Riza in piedi accanto alla poltrona in cui era seduto Roy, di fronte alla scrivania di Grumman. Cercava di restare formale, ma era piuttosto rossa. Santo cielo, li avevano visti TUTTI. Tutti l’avevano vista mentre si buttava tra le braccia di Roy Mustang e lo baciava appassionatamente.
La sua immagine di donna glaciale era irrimediabilmente infranta.
Come promessogli da Grumman quando aveva chiesto il congedo e ottenuto un trasferimento sulla ghiacciaia del mondo, Roy Mustang aveva riavuto subito i gradi di Brigadiere Generale. Il trasferimento dei ragazzi e di Riza nel suo staff era questione di giorni.
Black Hayate, che aveva la sua cuccia sotto la scrivania di Riza, in quello stesso ufficio, scodinzolava facendo le feste a Roy.
-In questo anno e mezzo sono riuscito a far ottenere alcune modifiche del regolamento.
Quel fastidioso comma 14 per cui, se due ufficiali si sposavano, uno dei due doveva essere trasferito sotto un altro comando o lasciare l’esercito, l’ho fatto modificare. - ridacchiò -La "scatola nera" è un’ottima cosa, Mustang. Mi domando perché non ci abbia pensato prima. - si ricompose -Ora ci sono quattordici coppie nate tra le scrivanie o tra le trincee, nell’esercito. Finalmente si può uscire con una graziosa ufficiale senza rischiare di essere separati da ventiquattro ore di treno. -
-Tenente generale Grumman… mi scusi ma non riesco a pensare che ciò non sia finalizzato a…-
-Per cui, ragazzi, avete la mia benedizione. Brigadiere Generale Mustang, non s’azzardi a far piangere Riza, che in sua assenza era o depressa o col grilletto facile!-
-Ma noi non abbiamo diritto di parola?- tentò di protestare Roy. Ma, dinnanzi alla faccia contenta e beata di Grumman, non riuscì ad obiettare altro.
E, in fondo, gli stava bene così.
-Ecco… così è perfetto…- Roy stava facendo complicate manovre con la scrivania e una riga.
Voleva avere luce dalla finestra, nel suo nuovo ufficio in uno dei piani alti del palazzo, però voleva anche non essere visibile da fuori, e poter avere una buona visuale sulla porta aperta, e… insomma, era peggio di una donna che decide di spostare i mobili per casa.
Havoc gli aveva detto di dare loro un fischio quando si fosse deciso, che avrebbero disposto i mobili di conseguenza.
-Posso chiederle il perché di queste grandi manovre?- chiese Riza, guardandolo fare calcoli di traiettoria dalla sedia girevole, con una canna di bambù che si era procurato chissà dove.
-Beh, ufficialmente perché voglio stare in una posizione tale che non mi si possa far arrivare un proiettile alle spalle da fuori. -
-Ah-ah…- annuì Riza, memore del Natale di quasi due anni prima.
-Poi perché non voglio che nessuno da fuori mi veda quando passi con quelle brutte scartoffie e io ti prendo così!- e fece seguire le parole ai fatti, cioè afferrò Riza per la vita e se la trascinò sulla poltroncina, facendola slittare con il movimento all’ombra della libreria.
-Roy, non in ufficio!- tentò di protestare lei.
-Ma i ragazzi sanno e tengono la bocca chiusa. -
-Potrebbe passare qualcuno per il corridoio!-
-Porta chiusa. Corridoio alla fine. Ci siamo già baciati in pubblico. - enumerò serissimo lui i motivi per cui non c’era da preoccuparsi.
Riza sospirò -Non so quanto sia stata buona l’idea del tenente generale Grumman di rimettermi in ufficio con te…-
-Ma, Riza… lui approva! Ogni volta che mi incrocia mi chiede come va la nostra relazione!-
-Il fatto è che non so se riuscirò a farti lavorare, adesso!- replicò lei, posandogli in testa un fascicolo che ancora lui doveva leggere e firmare.
-… se non altro, non occorreva tenerlo legato alla sedia per fargli svolgere il suo lavoro di ufficio. - terminò Riza, assieme all’ultimo boccone.
Erano passate tre settimane da che Roy, tornato dal suo autoesilio, aveva riavuto i gradi di Brigadiere Generale, e aveva ripreso la "corte spietata". Per inciso, aveva invitato Riza a una cenetta intima a casa sua, con la scusa di festeggiare l’ultimato trasloco dei suoi averi nella casetta a schiera assegnatagli dall’esercito, e le stava chiedendo di come era stato quel periodo a lavorare sotto Grumman.
-Farei tutti i miei compiti in ufficio, se tu indossassi una-
-Non se ne parla neppure. -
Riza lo aveva preceduto. Lui continuava a dire che lei stava da dio in minigonna. E lei continuava a venire in pantaloni.
Anzi, approfittando di una nuova moda femminile, assai criticata da Roy, indossava pantaloni anche fuori dell’orario di lavoro.
-Ma è un delitto contro la bellezza nascondere le gambe che hai!- la guardò lui con occhioni supplicanti.
-Accontentati del fatto che la metta ogni tanto fuori dall’orario di lavoro. - fu la sua netta risposta.
Se non altro, era riuscito a ottenere che gli desse semplicemente del tu quando erano da soli.
Ma non che indossasse più spesso delle minigonne.
-Posso chiederti perché sei tanto ossessionato dalle gonne corte?- chiese lei, a un certo punto, alzandosi. La cenetta l’aveva preparata lui, anche se forse avrebbe dovuto prendere qualche lezione di cucina prima di arrischiarsi di nuovo, ma, per abitudine decennale, lei stava raccogliendo i piatti sporchi per metterli nel lavello.
Il fatto che quella sera avesse indossato il famoso abito di Natale che lui le aveva regalato, con la gonna che sfiorava appena il ginocchio, lo aveva reso molto felice.
-Perché trovo che le gambe di una donna, se ben fatte, siano una delle parti più sexy che si possano esibire. - Anche Roy s’era alzato, abbracciandola da dietro e porgendole un bicchiere di champagne -Le tue in particolar modo sono irresistibili, e mi dispiace poterle ammirare solo così raramente. -
Riza sorrise -Tu sei tutto strano… Di solito gli uomini puntano al decoltè. -
-Anche quello è un bel punto, così come la schiena, ma non posso certo chiedere alla mia donna di girare con le spalle e la schiena nude…- le baciò le suddette spalle -Anche perché poi sarei così geloso da carbonizzare chiunque ti guardi per più di dieci secondi. -
-La mia schiena non è un bel vedere… lo sai anche tu. -
-Non avrei dovuto lasciarmi convincere a sfregiarti quel tatuaggio col fuoco…- mormorò Roy, con una sfumatura di rimprovero nella voce.
-Te lo chiesi io. Non potevo più tenere quel fardello sulle spalle. -
-Sai, mi chiedo davvero cosa avevo in testa, quando mi hai mostrato quel tatuaggio per la prima volta. - la baciò sulla nuca -Se potessi tornare indietro, ignorerei il tatuaggio e mi concentrerei solo su te. -
-Non… non era il momento. Non ricordi?- tentò di distrarlo Riza. Stava tentando una strada che lei non era sicura di voler percorrere. Anche se una piccola parte di lei era pronta a farlo.
-Mi faresti rivedere la tua splendida schiena, Riza?- le sussurrò, con voce bassa e seducente.
-Se ti dicessi di no, ti fermeresti?- lei ne dubitava…
-Certo: sono un gentiluomo, io. - Roy smise di baciarla, ma non di tenerla stretta.
Lei fu un po’ sorpresa. Già… Roy era decisamente diverso dagli altri. Diverso da come gli altri se lo aspettavano, quando erano solo loro due.
Con gentilezza, la portò verso la poltrona, dove si lasciò cadere, portandola con sé. Il tutto, senza rovesciare i bicchieri di champagne, che posò sul tavolino lì a fianco.
-Non è che non ti ami, Roy, è che…- tentò di scusarsi lei.
-È ancora troppo presto?-
Lei scosse la testa.
-Temi le chiacchiere? Ci sono già, ma non dobbiamo preoccuparcene. -
Ancora lei scosse la testa.
-E allora, dimmi…-
-Tu… corri troppo!- ecco, l’aveva detto -Non dare per scontato che io… cioè, che in passato io abbia…- era arrossita. Roy le passò una mano tra le ciocche di capelli che, incorniciandole il volto, scendevano sulle spalle.
-Vuoi che aspettiamo dopo il matrimonio?- fece lui, serissimo.
-EH?-
-Ti sposerei anche domani, anche ora. Ma posso aspettare, se vuoi un fidanzamento lungo. -
-Spo… sposarci?- balbettò lei, incredula.
-Perché no? Potresti trasferirti qui, così smetterei di rischiare di avvelenarmi ogni volta che provo a mettermi ai fornelli, potresti davvero guardarmi le spalle tutto il giorno, e potrei coccolarti anche a casa senza tentare di acchiapparti in ufficio ogni volta che mi passi accanto alla scrivania. - si grattò la testa -A dire il vero, questa cenetta, o tentativo di cenetta, l’avevo organizzato proprio per chiederti questo. - si cacciò una mano in tasca, estraendo una scatolina blu.
Riza gli posò una mano sulla sua; era arrossita -Non è che intendessi questo, con "correre troppo"… anche se ora si, stai correndo parecchio. Intendevo che… tu dai per scontato che io sappia come fare. E invece no. -
Roy le sorrise.
-Sei adorabile. - le disse.
Prima che lei potesse tentare di fermarlo di nuovo, le aveva preso la mano -Sei adorabile e vorrei sposarti. -
Riza sospirò -Non possiamo, Roy: una relazione può essere tollerata, ma un matrimonio… non verrei trasferita in un’altra città, ma di sicuro in un ufficio diverso dal tuo. C’è gente che non aspetta altro che toglierti il tuo cecchino di fiducia. -
-Tu non ti preoccupare: abbiamo gli appoggi giusti per farti restare nel mio staff anche se ci sposiamo. Riuscirò a dimostrare che sei l’unica adatta al ruolo. -
-Marito e moglie e superiore e dipendente. Ne diranno di tutti i colori. -
-Chi ci proverà dovrà essere raccolto con una paletta e una scopa. -
Le obiezioni di Riza non facevano una piega, e le idee di Roy non parevano reggere; però, c’era da scommetterci che avrebbe trovato lo stesso il modo per aggirare simili ostacoli.
-Alla fine tu ottieni sempre quello che vuoi, in un modo o nell’altro. E riesci a convincere la gente che è giusto così. Ancora non ho capito come ce la fai, ma riesci sempre a convincere anche me. - gli strinse la mano -Va bene. Se riuscirai a far si che io possa restare a guardarti le spalle… Sposiamoci. - sorrise.
Roy le prese la mano, e le infilò il famigerato anello di fidanzamento all’anulare destro. Era una fedina con un rubino tagliato a cuore e tre piccoli brillanti per lato.
-Allora, Riza, brindiamo. A noi, al nostro futuro assieme, e ai sotterfugi infami che metterò in atto pur di poterti sposare e continuare a lavorare assieme!- levò il calice, porgendo a Riza il suo, dopo averli recuperati dal tavolino li a fianco.
-A noi. - brindò lei, toccando col suo bicchiere quello di Roy -E all’amore che sboccia quando meno te lo aspetti. -
*** *** ***
Riza aprì un occhio, disorientata dalla luce che proveniva da un angolo inusuale.
Poi fece mente locale sulla sera prima.
Lei. Roy. Cena. Lui che ci provava. Lei che cercava di frenarlo e poi… lui che le aveva chiesto di sposarlo.
E lei aveva accettato.
Ma solo se lui fosse riuscito ad ottenere la garanzia che avrebbero potuto restare nello stesso ufficio anche dopo le nozze. Altrimenti, si sarebbero dovuti accontentare di una relazione clandestina.
E ora era nuda, nel suo letto, e lui dormiva beato accanto a lei, tenendole un braccio attorno alla vita.
Vedendolo così addormentato, con un faccino tanto tranquillo, Riza sorrise. Quando dormiva, Roy non dimostrava i suoi trentatrè anni, con quel volto dai lineamenti morbidi, tipici di chi ha sangue dell’estremo est.
Passò una mano tra i suoi capelli. Erano così fini e morbidi, le piacevano un sacco da accarezzare.
Nel sonno, lui mugolò di piacere, e la strinse a sé.
Riza si rese conto di non aver mai visto Roy di primo mattino così da vicino. Curiosa, gli passò un dito sul mento.
Un leggero accenno di qualche pelo coraggioso che cercava di spuntare la fece sorridere.
Roy non era mai riuscito a farsi crescere una barba decente, solo un po’ di peluria "a muffa". Così, aveva fatto buon viso a cattivo gioco, rasandosi e rassegnandosi a un volto da eterno ragazzo.
La sera prima, assieme ai vestiti, era volata via anche la benda nera che ancora portava sull’occhio.
Riza aveva temuto che ci fosse una larga, estesa cicatrice. Invece, c’era solo una sottile scia biancastra che solcava lo zigomo di traverso e spaccava il sopracciglio. La pallottola doveva avergli solo sfiorato l’occhio, senza distruggerlo, anche se l’aveva irreparabilmente danneggiato; si notava solo che la pupilla non si dilatava come avrebbe dovuto, ma con gli occhi neri che aveva, occorreva essere davvero molto vicini, per notarlo. Avrebbe potuto anche portare una benda più piccola: quella faceva pensare a chissà che sfregio…
Ma una piccola benda tonda gli ricordava troppo quella che portava King Bradley per nascondere l’occhio col segno dell’uroboro…E poi, la sera prima aveva scoperto il perché di una benda così grande.
Gli accarezzò il volto. Aveva ancora un’aria piuttosto sciupata. Sicuramente non aveva mangiato né bene né abbastanza, in quell’anno e mezzo, e doveva aver passato nottate in bianco a rimuginare chissà quali cupi pensieri.
Riza si chiese se non avrebbe fatto meglio ad andare a riprenderlo con qualche scusa dopo due mesi su quel passo alpino, portarlo a Central City a calci e convincerlo a riprendere il suo ruolo e il suo grado, con le buone o con le cattive.
Lo vide aprire gli occhi, sbattendo le palpebre per la forte luce del mattino.
-Buongiorno. - gli disse, dolcemente.
-Si, decisamente un buon giorno. - rispose lui, sorridendole.
-Puoi lasciarmi andare o la colazione la prepari tu?- fece lei, in riferimento al braccio di Roy, ancora ben avvinghiato alla sua vita.
-Voglio te, per colazione. - fece lui in tutta risposta, alzandosi un poco e baciandola.
Lei lo lasciò fare per qualche minuto, ma a un certo punto…
-Sono le sette; e alle otto e mezza dobbiamo essere in ufficio. E io devo tornare a casa a mettermi in divisa. Su, fai il bravo e lasciami alzare…-
-Non possiamo darci malati?-
-Tutti e due? Su, in piedi…-
Con un mugugno di protesta, Roy si alzò, tutto da ammirare nella sua nudità da latin lover.
Peccato che Riza fosse, in quel momento, impegnata in una caccia al tesoro.
-Dove diamine hai buttato il mio reggiseno? Ah, eccolo. Come ha fatto a finire sull’armadio?!-
Il suo monologo imbarazzato era troppo carino, ma alla fine Roy ebbe pietà e l’aiutò a ritrovare tutti i capi di vestiario.
-Ci vediamo alle otto al cafè du general, nella piazza di fronte al comando? Io faccio sempre colazione lì. -
-Va bene. Però ora lasciami, su…- Riza si divincolò dall’abbraccio di Roy. -Cerchiamo di mantenere una parvenza di professionalità, almeno in ufficio, ok? -
-Sei crudele…- disse lui in tono afflitto.
-Sono professionale. Su, avanti. -
Si salutarono sulla porta. -Dai, ci rivediamo tra mezz’ora…- disse schivando un bacio che l’avrebbe di nuovo trascinata in casa.
Con un sospiro, Roy andò a farsi quei quattro peli di barba e a mettersi la divisa.
Riza era il tipo di donna che demoliva i sensi comuni.
Infatti, sebbene avesse dovuto fare quattro isolati per tornare a casa sua, farsi una doccia, asciugarsi i capelli e vestirsi, alle otto precise era già seduta in uno dei tavoli del caffé, sfogliando il giornale, e attendendo Roy.
Bevendo il caffé della colazione, Roy guardò la mano di Riza.
-Non l’hai messo. - disse triste, riferito all’anello. All’anello di fidanzamento.
-Sarebbe come dire ai quattro venti il tutto. È un po’ prematuro, ancora, no?-
-Puoi sempre tenerlo solo in ufficio. - obiettò lui.
-Ho paura di rovinarlo, lavorando con le scartoffie. -
-Puoi infilarlo in una catenina. -
-Insomma, non vedi l’ora di sbandierare al mondo che facciamo il grande passo, eh?- sospirò lei, posando la sua tazza di caffé -Ricorda: se non ottieni il permesso, niente grande passo, solo una cosa clandestina. -
-Io sono ottimista. A proposito: che ne dici di Natale? - la guardò da sopra la tazza -Non manca molto, solo un paio di mesi, ma sarebbe molto romantico, non trovi?-
-Matrimonio segreto come da romanzo?- scherzò lei -Se vuoi ottenere i permessi per restare nello stesso ufficio, occorrerà più tempo. Magari in primavera. Maggio, per organizzare tutto per bene. -
-Sotto un mandorlo fiorito e verdi montagne come sfondo? Ne ho visti un paio che farebbero al caso nostro, nella "ghiacciaia di Amestris". Ma riuscirò ottenere i permessi per Natale. È una promessa. -
Era… buffo. Parlare con naturalezza, con i loro soliti botta e risposta amichevoli, di cose del genere.
Quasi surreale.
-Sai che mi piacerebbero tanti bambini, vero?-
-E poi come li giustifico, se teniamo il matrimonio segreto? O, peggio, se non riusciamo a sposarci e dobbiamo accontentarci di una relazione clandestina? -
-Farò sistemare tutto, vedrai. - guardò l’orologio d’argento da taschino -È ora di andare. -
Roy aveva il conto aperto al cafè du general, quindi non ebbero neanche bisogno di andare alla cassa.
Nessuno fece caso quando entrarono assieme: quella era l’ora di timbrare il cartellino, e una piccola folla di ufficiali, sottoufficiali e personale civile sciamava attraverso il grande portone.
Black Hayate, al piede di Riza, continuava ad annusarla e ad annusare Roy.
Aveva la faccia, anzi, il muso, di chi l’ha capita lunga.
-Questa è la situazione, uomini. Voglio che guardiate, spulciate, frughiate in ogni singolo documento, per trovare qualche cavillo a cui possiamo attaccarci. Havoc, chiedi aiuto anche a Sheska: la sua memoria e la sua conoscenza degli archivi ci può essere fondamentale. Riza, prendimi appuntamento con il tenente generale Grumman: sarà il nostro portavoce. -
Scattarono tutti sull’attenti. Anche Riza. Parola d’ordine per la missione "velo e pistola": massima segretezza.
Insomma, per dirla in termini comprensibili, Roy stava mobilitando il suo staff come se dovesse cercare le prove di chissà quale crimine, o mettersi sulle tracce di un terribile serial killer. E invece, la missione era: troviamo una scappatoia che permetta a due ufficiali di sposarsi e continuare a lavorare nello stesso ufficio.
Roy sprofondò nella poltroncina, ripassando mentalmente la lista di persone che gli dovevano dei favori, in alto.
C’erano altri tre o quattro brigadieri generali che erano stati promossi unicamente per colmare i vuoti causati dai processi in cui lui aveva giocato un ruolo chiave per provare la colpevolezza.
C’era Grumman, che non aspettava altro di vederlo sposare Riza, e con cui era comunque in buoni rapporti da anni.
C’era Armstrong, che poteva intercedere con suo padre, generale da tempo in pensione, ma con ancora dei buoni contatti.
Forse, se dimostrava che Riza era l’unica capace di restargli a fianco…
Sorrise, un sogghigno da vero bastardo.
-Ah, Riza… vorrei che tu ti prendessi paio di mesi di ferie. Giusto per dimostrare quanto sei assolutamente insostituibile al mio fianco…-
-Generale, cosa ha in mente?- fece Riza, con tono talmente professionale che per un attimo Roy dubitò di aver sognato la notte appena passata.
-Solo fare impazzire tutti i sostituti temporanei che mi manderanno…- sogghignò. E Riza compianse coloro a cui era rivolto quel sogghignetto sadico.
-Una delle sue tipiche idee, Mustang. Geniale e diabolica. E Hawkeye, ha accettato di giocare la sua parte nel piano?-
-Non è stata propriamente entusiasta di sapermi due mesi senza far nulla in ufficio e a cacciarmi nei guai più pericolosi che io possa trovare a Central City, anzi. Siccome ha quasi finito le ferie, ha proposto piuttosto di essere inviata a fare qualche sopralluogo con qualche scusa in posti che richiedano tempo…-
-C’è Lior, doveva andarci un altro tenente, ma posso tranquillamente organizzare un cambio, dato che non mi era parso tanto entusiasta di essere spedito laggiù. È solo per quaranta giorni, ma poi può prendersi qualche giorno di ferie, e i due mesi, si raggiungono. Ma perché vuole fare a tutti i costi tutto entro due mesi?-
Roy fece uno dei suoi sorrisini -Perché voglio portare a Riza quel permesso come dono di Natale. E in grande stile, non di nascosto come due criminali. -
Non erano stati necessari due mesi. Dopo quaranta giorni, il nono tra tenenti e sottotenenti mandati come guardaspalle del brigadiere generale Roy Mustang si presentò in infermeria, e poi minacciò di dare le dimissioni se non fosse stato immediatamente tolto da quell’incarico.
-Le assicuro che è terribile, signore. Fargli fare il lavoro d’ufficio è impossibile, devo leggergli tutti i rapporti e fargli i riassunti di poche righe… per non parlare di quando esce! Credo di aver perso il conto di quante volte ho rischiato la vita. E lui dice che è un periodo tranquillo!
Proprio non mi spiego come il tenente Hawkeye sia riuscita a sopportare questa vitaccia per undici anni… La prego, tenente generale, mi rimuova dall’incarico… mi mandi al nord, al sud, dove vuole, ma io in quell’ufficio non ci resto un giorno di più!- supplicò il tenente con le lacrime agli occhi.
-Capisco, tenente. Lei è il nono che mi ripete pressappoco questa tiritera. Quindi, o il brigadiere generale Mustang è come il topo che balla quando il gatto, cioè il tenente Hawkeye, non c’è, oppure Hawkeye è una specie di superdonna che riesce da sola a proteggere e far fare lavoro d’ufficio a un piromane arrivista che però quando lavora lo fa per bene. - il tenente generale Hash Arkens sospirò -In ogni caso, quella donna dev’essere richiamata qui: Mustang deve averla di nuovo alle costole. - guardò un foglio sulla sua scrivania, proveniente dall’ufficio di Mustang -Temo dovremo accettare le sue richieste: quel dannato riesce a far rotolare giù chiunque gli intralci la strada. - mormorò.
Le "sue richieste", sue di Mustang, erano qualcosa di scandaloso per il vecchio generale, che aveva una moglie a casa che conosceva appena la graduatoria militare e che viveva per le partite a canasta con le amiche.
Roy Mustang voleva sposarsi, e fin qui nulla di male, ma pretendeva che la sua futura moglie mantenesse l’incarico attuale e avesse le stesse dislocazioni che venivano assegnate al marito.
Non diceva il nome della donna, ma era il segreto di pulcinella del quartier generale di Central City: Riza Hawkeye.
Questo avrebbe richiesto una riunione straordinaria con i relativamente pochi generali rimasti. Brigadieri Generali, Maggiori Generali, Tenenti Generali, e la mezza dozzina di Generali rimasti.
I recenti processi avevano fatto una bella purga dell’esercito, e sebbene avesse scoperto spiacevoli verità sul conto di persone che riteneva irreprensibili, il tenente generale Arkens riteneva che ora si stesse meglio, ai vertici.
-Smith, chieda una riunione di tutti i Brigadieri Generali, Maggiori Generali, Tenenti Generali e Generali del Comando Centrale, per dopodomani, nella Sala Azzurra, alle ore 10. - disse al segretario, dopo aver congedato il tenente.
-Sissignore. Ordine del giorno?-
-Scriva che verrà comunicato solo al momento di iniziare la riunione. - sospirò il tenente generale Arkens.
-Ci sarà una riunione di tutti i generali dal mio grado in su, domattina. Scommetterei i miei guanti che è per quella questione. - disse Roy, al telefono.
La ragazza che era stata mandata come segretaria tentò uno sguardo di rimprovero per i piedi sulla scrivania e il fascio di documenti da leggere e firmare di ora in ora più grande e pericolante.
-Pensa di riuscire a imporsi?- chiese la voce, decisamente femminile, al di là della linea.
-Ho i giusti appoggi, volenti o nolenti. Ah, per favore, tenente, dì alla ragazza che hanno mandato a rimpiazzarti dove tieni i moduli ventisette A. Non riusciamo a trovarli…- Roy fece cenno alla ragazza di avvicinarsi, e le porse il telefono.
-Pronto?- la voce al di là della cornetta era decisamente femminile -Sei la nuova vittima sacrificale che hanno mandato per cercare di far lavorare il brigadiere generale Mustang? Condoglianze, e buona fortuna. I moduli ventisette A sono nel terzo cassetto della sua scrivania, sotto i ventisei A, in una cartellina verde. Non toccare la scatolina nera: è insetticida. -
-S… sissignore…- annuì la ragazza.
Roy aveva calcolato a occhio che avesse vent’anni, non di più. Era stata appena assunta come personale civile, e l’avevano mandata nel posto più ingrato.
Riprese la cornetta -Allora, come procedono i tuoi preparativi?-
-A buon punto, anche se mi sembra un po’ eccessivo. Meglio la semplicità. -
-Se non si fanno le cose in grande stile, che gusto c’è? Ce la fai a tornare per domani?-
-Ho le valigie pronte. Prenderò il primo treno per Central City di domattina, quindi per dopodomani sera. -
Per chi non l’avesse capito, era Roy che telefonava a Riza per dirle che ci sarebbe stata una riunione in cui prevedibilmente si sarebbe parlato della sua richiesta di eccezione alla regola, le chiedeva a che punto era il vestito da sposa, perché era certo che avrebbe avuto il permesso, e le diceva di tornare da lui.
Posò la cornetta.
-Ti manda i suoi migliori auguri e, ha concluso dicendo "forza e coraggio, con un po’ di fortuna non durerà per sempre" - sorrise Mustang alla segretaria.
La ragazza sospirò, tornando a cercare di riassumere venti pagine di rapporto in dieci righe, come richiesto dal brigadiere generale, che stava sfogliando beato una rivista coi piedi sul tavolo.
In quella sala, Roy era quello di grado più basso, assieme a una trentina di altri uomini. Di sicuro, era il più giovane.
La sua gioventù faceva risaltare l’età oltre gli ‘anta dei presenti.
Era il più giovane, quello che aveva fatto carriera più in fretta, quello noto come colui che riusciva sempre a incastrare chi voleva.
Non si sentiva per nulla a disagio.
Sedette con naturalezza al posto assegnatogli nel lungo tavolo ovale che troneggiava nella Sala Azzurra.
Centoventi persone potevano trovare posto attorno a quel tavolo, ma solo centodieci sedie erano occupate.
Era comunque un bel numero.
Molti generali rabbrividirono nel sentire quell’occhio nero e liquido posarsi su di loro.
"Cosa posso scovare, nel tuo passato, per farti lo sgambetto? Cosa posso trovare, per ricattarti? È inutile che ci provi, ci riuscirò. Io sono il piromane arrivista, e sono pronto a tutto per arrivare ai miei obiettivi." diceva una vocina al loro orecchio.
Al momento, il più alto in grado e più decorato presente, nonché con più anni di servizio, era il generale Hakuro.
Sei anni prima, due uomini dello staff di Mustang e un alchimista sotto il suo comando avevano salvato la vita a lui alla sua famiglia, in treno. Mustang gli aveva già chiesto sostegno, e l’aveva ottenuto in pieno. Conosceva da anni Hawkeye, ed era uno di coloro che non prestavano orecchio alle malelingue sulla donna.
Lui era più che disposto a perorare la causa di Mustang, ma sapeva che c’erano molti pronti a osteggiarlo semplicemente perché era "l’arrivista" e perché era considerato responsabile del bel cancan di processi di due anni prima, nonché della decapitazione dell’esercito, con la perdita di potere che ne era conseguita.
Il tenente generale Arkens iniziò a esporre.
-Signori, alcuni di voi avranno intuito il perché di questa riunione, - occhieggiò Mustang, che sorrideva beato e pacifico come se nulla fosse -ma per chi non l’avesse intuito e per la chiarezza di tutti, vedrò di esporvi il motivo: la richiesta del generale di brigata Roy Mustang di poter tenere come assistente di ufficio, guardia personale e braccio destro il tenente Riza Hawkeye anche dopo un loro eventuale matrimonio. -
Un brusio si levò dalla sala.
Come già detto, la loro relazione era il segreto di pulcinella (cioè un "segreto" che sanno tutti), ma una simile richiesta!
-Io personalmente darei il mio assenso solo perché non ne posso più di trovarmi sottotenenti, tenenti e segretari in lacrime che non riescono a lavorare nel suo ufficio o fargli da scorta. - terminò, tornando a sedersi.
Un generale di brigata prese la parola. -Non si possono fare eccezioni per l’esercito. Già la modifica del comma 14 sulle unioni tra ufficiali in diversi uffici è stata uno sbaglio…-
Le parole gli morirono in gola quando Roy gli sorrise amabile, mettendo casualmente la mano su una cartellina di cuoio portadocumenti che aveva con sé.
Il generale di brigata ebbe la terribile sensazione che Mustang sapesse della piccola relazione extraconiugale che aveva con la sua segretaria, trent’anni più giovane.
-Però effettivamente, viste le circostanze…- trovò il fiato di dire, prima di sedersi.
Altri provarono a obiettare, ma quella cartellina posata con noncuranza davanti a Roy assunse per ognuno l’aspetto del suo senso di colpa.
Se ora non sapeva, avrebbe scovato, Avrebbe ricordato tutti i nomi dei suoi oppositori e glie l’avrebbe fatta pagare, in modo palese o meno.
Il ricordo di due tenenti che avevano fatto battute pesanti su Hawkeye, quando questa era ancora sottotenente, e che erano misteriosamente stati spediti, non si sa bene come o perché, ma con importanti firme, in un paesino sperduto nel deserto a far compagnia ai cammelli, tornò alla mente di molti altri che provarono a obiettare.
Alla fine, parlarono solo quelli che erano d’accordo. Roy fu sorpreso di vedere quante persone non avevano nulla in contrario o caldeggiavano la sua domanda. Forse non tutti gli erano nemici, ai vertici. O forse speravano di tenerselo buono.
Due di cui si fidava praticamente ciecamente erano il generale Hakuro, e il tenente generale Grumman. Il primo calcò sulla professionalità di Hawkeye, sul suo senso del dovere e sulla sua abilità unica nell’esercito con le armi da fuoco leggere. Il secondo puntò sulla capacità unica del tenente Hawkeye in ufficio, indispensabile a Mustang.
In tutta la seduta, Roy parlò poco o nulla, ma fissò molto, strofinando le dita. Anche se era senza guanti, il gesto era eloquente. Non abbastanza per essere una minaccia, ma abbastanza per essere un avviso: il piromane arrivista ti tiene d’occhio, e pasteggerà sul tuo cadavere se non fai il bravo.
Alla fine, furono distribuite le tre biglie tradizionali della votazione. Bianca per il si, nera per il no, grigia per l’astensione. Il sacchetto di velluto nero fu portato dal segretario del generale Hakuro, che fece personalmente lo spoglio.
-Settantatre si, quindici astenuti, ventidue negativi. Brigadiere generale Mustang, la sua domanda è stata accolta. - fu il suo verdetto -La seduta è sciolta. -
Mentre coloro che avevano votato no, e anche alcuni che si erano astenuti o avevano votato si per timore di rappresaglie, si alzavano e se ne andavano, alcuni si raccolsero attorno a Mustang.
-Spero che organizzerà un matrimonio in alta uniforme, con guardia d’onore e tutto il resto, brigadiere generale Mustang. Dicono che Hawkeye sotto la divisa sia una gran bella donna, e vederla in bianco sarà una cosa più unica che rara. -
-Lei vorrebbe una cosa semplice, ma sono due mesi che sto lavorando per convincerla, signore. - rispose Mustang ad Hakuro. Sorrideva, ed era il sorriso soddisfatto di chi ha conquistato qualcosa con le unghie e coi denti, e ora può rilassarsi un momento.
-Pensavamo di fissare la data per maggio, e ovviamente siete tutti invitati. -
Grumman sorrideva come se vedesse il figlio prediletto sposarsi, non un ex-subordinato. -Bene, Mustang, finalmente sei riuscito a mettere in atto il consiglio che ti detti quando fosti trasferito a Central City, anni fa. -
-Tenente Generale Grumman, è anche merito suo. Le sarò sempre grato. -
Roy Mustang era il tipo che andava a scrocco, in ufficio. Doveva al "fondo comune caffé" almeno novanta centz. Quindi, quando arrivò in ufficio con una pila di bicchieri di carta e una bottiglia di champagne, tutti i soldati del suo staff, che erano rimasti in ufficio in attesa del verdetto, sorrisero sollevati.
-Le hanno dato il permesso?-
-A larga maggioranza, si! Avete fatto un lavoro magnifico, ragazzi, con quelle ricerche!-
La segretaria lo guardava con tanto d’occhi.
-Luisa, festeggia anche tu! Il tuo lavoro massacrante è finito, torna il tenente Hawkeye a liberarti dal compito di farmi i riassuntini!- le porse un bicchiere di carta pieno di champagne.
-Alla salute del brigadiere generale Mustang, e del tenente Hawkeye, presto signora Riza Mustang!- alzò il calice Havoc.
-E anche alla salute dei miei uomini, che hanno fatto un ottimo lavoro!- fece eco Mustang.
Luisa continuava a non capire nulla.
Era lì solo da una settimana, e non sapeva praticamente nulla di quel che facevano gli uomini dello staff di Mustang.
Sapeva delle voci secondo le quali il brigadiere generale Mustang avesse una relazione con il tenente Hawkeye, ma tutto ciò le risultava nuovo. Tenente Hawkeye, presto signora Riza Mustang?
Bevve il suo champagne, sentendosi un po’ un’intrusa nel clima di complice allegria dell’ufficio, finché il sergente maggiore Fury non le si accostò, non la prese sottobraccio e, con voce complice, le disse -Mi spiace che abbiamo dovuto tenerti all’oscuro di tutto, ma era troppo importante la segretezza. Ora però festeggia con noi: da dopodomani, non dovrai più correre dietro a Mustang!-
Mustang, per inciso, in quel momento era trattenuto da Havoc dal desiderio di festeggiare facendo coriandoli dei rapporti da leggere e lanciandoli dalla finestra.
-Sergente maggiore Fury… come fa il tenente Hawkeye a farlo lavorare?- osò chiedere.
-Con lo sguardo. Uno sguardo alla nove millimetri. - sorrise a trentasei denti il ragazzo, indicando la fondina -Il bello è che lui a quello sguardo obbedisce! Voglio proprio vedere poi quando saranno sposati! Scommetto che sarà lui a scattare sull’attenti!-
Nevicava, ed era un grigio pomeriggio di dicembre. Mancavano dieci giorni a Natale.
Roy attendeva sulla banchina, rabbrividendo nel cappotto di lana e col cappello calcato in testa.
Scrutava la folla che scendeva dal treno, alla ricerca di un volto noto.
Un abbaiare nervoso, familiare.
Poi vide una testa bionda, con i capelli impeccabilmente raccolti, e un familiare cappotto color panna.
La raggiunse.
-Mi sei mancata. - disse, semplicemente, abbracciando Riza, mentre Black Hayate saltellava attorno a loro due, contento non meno di Riza di rivedere Roy.
-Anche tu. - lei rispose all’abbraccio -Allora?- in una parola, Riza aveva espresso la sua ansia principale riguardo alla riunione.
Roy le sorrise -Il primo maggio sarai la signora Mustang, con una sontuosa cerimonia e tutti gli invitati in alta uniforme!-
L’esclamazione gioiosa di Riza, il suo sorriso, e quel caldo bacio, sarebbero bastati a Roy a compensare le notti insonni, i sottili giochi di ricatti e favori, tutto quello che aveva organizzato e passato in quei due mesi.
-Andiamo a casa?- le chiese, passandole un braccio attorno alle spalle.
-Si… a casa. -
La nostra casa.
continua...
e con questo, abbiamo quasi finito, manca solo l'epilogo... che credo sia un po' scontato, data la piega della storia, ma, per citare CowgirlSara, anche io sono una ragazza romantica.
Per poter dare dei semi, un fiore deve appassire... questo è il motivo del titolo del capitolo 4, e del capitolo 5. A dire il vero, prima ho scritto tutta la storia di getto, poi l'ho suddivisa in capitoli a seconda del momento e della "fase" del rapporto. Si, lo so, sono tutta strana, io ^_^
Per rispondere a una domanda postami da The Dark Side, Ed, in quanto alchimista di stato, a 12 anni, appena passato l'esame, ha già il titolo di maggiore. Quindi, in teoria, ha autorità su persone ben più grandi di lui, come Maria Ross e Denny Brosh. E' comica la scena, nel manga, in cui Maria prima gli chiede scusa, poi gli mola un ceffone e gli fa la ramanzina, poi ha il terrore che, per il suo gesto, possa essere congedata dall'esercito, dato appunto che Ed ha il grado di Maggiore. Per fortuna sua, Ed anzi la ringrazia per quella ramanzina, dicendole che aveva ragione, e Maria e Denny fanno un sospirone di sollievo per lo scampato pericolo. Però, ora che ci penso, quei due sono carini, assieme, anche se Maria ignora i continui tentativi di Denny di farle la corte ^^;
Parlando di Roy, Riza, Denny, Maria, minigonne della divisa e compagnia bella, devo avere da qualche parte un'immagine con tutto il cast di FMA, con, tra l'altro, Roy che insiste con Riza perché metta la minigonna, e lei rifiuta, mentre dietro un'imbarazzatissima Maria Ross, nella nuova divisa femminile dell'esercito, è guardata con la bavetta alla bocca da Denny. Tutto lo staff di Roy guarda Riza con occhi adoranti e supplicanti... I nomi sono stati tradotti malissimo, ma vabbé.
L'ho caricata su Imageshack e qui c'è l'indirizzo: http://img519.imageshack.us/img519/6283/fmaeveryonefv4.jpg
  
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