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Autore: Phenomenialler    08/01/2013    16 recensioni
“Perché non ti ammazzi,Juliet? Stai aspettando il tuo Romeo?”
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Romeo and Juliet

 

 
 
 

                                                                                                        “ Nella vita, tu impari delle lezioni.
                                                                                                               E a volte le impari nel modo più difficile.
                                                                                                          A volte le impari troppo tardi.”

 
 
 
13 Marzo 2012. Londra.
23:30

 
Quanto può essere difficile vivere in un mondo nel quale la gente ti odia? Un mondo che emargina i diversi. Un mondo che spinge la gente a odiare il “non normale”. Ma chi può dire cosa è normale e cosa non lo è?
Una ragazza con problemi alimentari come me era davvero un  peso per la società?“Sei grassa” “Sei una balena”. Ecco,tutti gli insulti che la gente da anni mi ripeteva, rimbombano nella mia testa. Mi stringo nella mia camicia da notte e faccio un altro passo,una pietra si incastra nel mio piede facendomi uscire sangue ma ormai sono abituata alle mille cicatrici che il mio corpo contiene.
Mi taglio da cinque lunghi anni,da quando gli insulti incominciarono a fioccare nella mia vita.
 
Perché non ti ammazzi,Juliet? Stai aspettando il tuo Romeo?”
 
Un altro passo,ormai riuscivo a vedere la grondaia attaccata al tetto. Una folata di vento mi fece scivolare e mi avvicinai sempre più al ciglio del tetto.
Volevo morire e il buttarmi da un altezza di dieci metri mi sembrava la scelta migliore.
 
 
Non sopportavo più indossare maglioni di lana larghi per non far vedere il mio corpo che tanto odiavo.
 
 Non sopportavo più le risate dei miei compagni quando entravo in classe,le mie compagne magre e le loro minigonne.
 
 Non sopportavo l’ora di ginnastica e il professor Carter che mi prendeva in giro con i miei compagni.
 
Non sopportavo più i bigliettini lasciati sulla soglia di casa con minacce di morte solo perché ero soprappeso.
 
Non sopportavo più vedere mia mamma piangere perché le sue amiche mi criticavano.
 
Non sopportavo più vedere mio papà vergognarsi di me e non abbracciarmi più in pubblico.
 
Questa era la mia vita da un po’ di anni a questa parte. Io,Juliet Andersen sono morta dentro. Non provavo più emozioni di qualsiasi genere. Incassavo insulti gratuiti e sprofondavo sempre più nel baratro della depressione. ‘Perché si accanivano contro di me? Che ho fatto?’ mi ripetevo sempre quando ancora avevo la mente completamente lucida e non offuscata dal desiderio di morire,come ora. ‘Non merito tutto questo solo perché non ho un fisico perfetto’ dicevo mentre con un pezzo di vetro,recuperato in soffitta, infliggevo dolore al mio corpo. Il dolore fisico alleviava il dolore mentale,perché per alcuni secondi pensavo solo a disinfettarmi alla ferita e non agli insulti.
Avevo il braccio sinistro ricoperto di cicatrici,ogni solco aveva dietro di se un carico di insulti immenso e mia mamma era all’oscuro di tutto. Non potevo farla soffrire ulteriormente,era la persona più brava e dolce del mondo non potevo ammazzarla così. Era una cosa mia e del mio corpo,nessun’altro doveva saperlo.
 
Feci un altro passo e mi ritrovai nel ciglio del tetto,riuscivo benissimo a vedere la strada,il giardino dei vicini e la piscina sotto casa. La stessa piscina dove vedevo le amiche di mio fratello tuffarsi felicemente,nei loro corpi perfetti mentre io me ne stavo seduta sulla sedia a leggere.
Ero talmente presa dai pensieri che a malapena riuscii a scorgere tra gli alberi del mio giardino una figura. Era notte e le deboli luci dei lampioni non riuscivano ad illuminare interamente il suo corpo. Però più si avvicinava più i suoi lineamenti mi sembravano familiari.
Ora riuscivo a vedergli la faccia. Era un ragazzo che frequentava la mia stessa scuola e frequentavamo l’ora di biologia insieme. Aveva 17 anni,come me,e si chiamava Liam. Pure lui a scuola era vittima di bullismo,lo deridevano solo perché era timido e non faceva amicizia velocemente con gli altri. Era una cosa crudele,ma cosa non è crudele di questo mondo?
 
Cosa stai facendo sopra quel tetto?” Urlò Liam per farsi sentire da me.
Liam,per favore,vattene. Ti prego.” Dissi stringendomi nella camicia da notte. “Vattene per favore” Gli urlai contro per farlo andare via. Ma lui non si muoveva. “Juliet,per favore,non buttarti. Ti prego.” Disse con le lacrime agli occhi. “Voglio solo aiutarti,ti prego tesoro non farlo
La parola “tesoro” mi fece sobbalzare e,contro la mia volontà,arretrare di alcuni passi.
Brava Juliet,arrivo,aspettami” Disse prendendo la scala dal giardino e poggiandola nei muri della casa. Vedevo l’estremità della scala toccare la grondaia.
 
Volevo dirgli di andare via. Volevo urlargli contro che volevo morire,che la mia vita non aveva senso e che l’unica soluzione era la morte. Ma in cuor mio,volevo solo essere salvata.
 
Vidi la sagoma di Liam salire sopra il tetto e venirmi incontro. Ci abbracciammo. Le sue mani calde toccarono la mia schiena a e mi fecero sentire a casa. Le mie braccia invece avevano paura di toccare un corpo sconosciuto,avevo paura di essere giudicata pure da lui. “Tesoro ci sono io,ti prego sorridi,hai un sorriso stupendo” . A quelle parole scoppiai in lacrime e lo abbracciai,con tutta me stessa. Con tutta la forza che avevo me. Piangevo,piangevo le lacrime di cinque lunghi anni,piangevo tutto il sangue che è uscito dalla mia pelle per colpa degli insulti. Piansi tutti quei cinque anni di inferno.
Liam mi stringeva e ad ogni lacrima che il mio corpo espelleva,lui l’asciugava e stringeva la presa. Piansi tutta la notte e lui per tutta la notte rimase con me,a ricomporre il mio cuore.
 
La mattina mi svegliai abbracciata a lui,non era un sogno. Ero seduta in giardino con la schiena nel suo petto e le sue braccia nella mia pancia. Appena mi mossi sentii le sue braccia allentare la presa. Mi girai e lo vidi. Sorrisi,per la prima volta dopo tanto tempo.
Ti sei svegliata bella addormentata,eh?” Disse lui toccandomi la guancia. Prese il mio braccio sinistro e mi baciò le cicatrici. “Principessa,ti prego non farlo più. D’ora in poi ci sono io a proteggerti” Disse prendendomi il volto tra le mani e baciandomi.
 
 
 
“Romeo, take me somewhere we can be alone.
I’ll be waiting; all there’s left to do is run.
You’ll be the prince and I’ll be the princess
It’s a love story – baby just say ‘Yes.’”

 

Bonjour

 
Dopo mesi di pausa,sono tornato con una One shot che tramma la tematica dell’autolesionismo. Se vi va recensite,mi farebbe davvero piacere. Un bacio,Tommo.
 
 
  
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