Credo non lo sappiate, affezionati lettori, ma ho dato un nome al gruppo di martiri che seguono le mie brevi narrazioni d’istinto e di cuore. Vi ho chiamato col nome di questa raccolta: “Racconti di Frontiera”. Perché c’è sempre un limite. Una traccia impalpabile che cerca di racchiuderci e dare un senso compiuto alla nostra esistenza. Ma noi il senso non lo vediamo. Dobbiamo provarlo per rendercene conto. Ed il limite si sposta ogni giorno un po’ più lontano. E la frontiera è la terra su cui viviamo.