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Autore: _BlueHeart    09/01/2013    5 recensioni
La storia parte dalla fine della 5° stagione. Blair racconta la sua vita che sembra essersi sgretolata. Impaurita e spaesata, ricade negli errori del passato incapace di andare avanti. Riuscirà a rialzarsi?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass, Quasi tutti, Serena Van Der Woodsen | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Ciao a tutti, mi dispiace moltissimo non esserci stata in questo periodo, ma è stato un periodo piuttosto complicato.Ora che sono finalmente(non vedevo l'ora) tornata... vi posto un capitoletto, che spero possiate apprezzare come gli altri.Volevo anche dirvi che un pò di tempo fa, mi sono dimenticata di dirvi che ho postato una one-shot sempre su GG che spero possiate leggere e recensire :)

Vi lascio al capitolo , spero vi piaccia.
Ps. ovviamente sono ben accette tutte le recensioni :)


 

Let it shatter the walls for a new, new sun 
Lascia che frantumi le pareti per un nuovo sole.

 
 
-Sei pronta? Tra mezz’ora al Central Park!- lessi il messaggio che mi aveva invitato Nate e uscendo dal bagno cominciai a preparami.
Con la mia Dorota di fianco, cominciai ad infilare un vestitino semplice che arrivava sul ginocchio, un giro di perle al collo, ballerine ai piedi e capelli sciolti lungo la schiena. Velocemente mi truccai, presi il soprabito e la borsetta dalle mani della mia domestica e uscii di casa frenetica.
Con una camminata veloce e la mente che viaggiava senza sosta, raggiunsi l’entrata del Central Park, luogo dell’appuntamento.
Intravidi Nate che messaggiava con l’i-phon e Georgina e Dan che si punzecchiavano, su cosa non lo so. Mi avvicinai salutandoli ‘Bene, manca solo Chuck…’ disse Nate guardandoci. ‘Tu l’hai sentito Blair?’ Scossi la testa, non ne avevo avuto il tempo. ‘Doveva essere qui già da un bel po’…’ fece Georgina mentre io mi rifiutavo di ascoltarla. 
‘Eccolo!’ Esclamò solo pochi istanti dopo Dan, indicando verso sinistra. Ci voltammo e lo vedemmo venirci in contro correndo. ‘Scusate il ritardo, non avete idea di cosa possa succedere all’interno dell’Empire … e non parlo delle camere da letto.... ma dei suoi uffici’ parlò con poco fiato e con un espressione disgustata. Poi si voltò verso di me , mi cinse le spalle con un braccio dandomi un bacio casto fra i capelli. ‘Ciao…’  sottovoce, facendomi sorridere. ‘Ciao.’ Risposi guardandolo negl’occhi.
‘Bene… la limousine ci aspetta dietro l’angolo. Mi sa che è ora di andare!’ Seguimmo Nate e salimmo sulla sua limo.
Il tragitto non fu molto lungo, non ci volle molto per trovare il luogo indicato dall’investigatore ingaggiato da Chuck e Nate. Solo che… era piuttosto strano.
Percorremmo una strada isolata, costeggiata da palme che ondeggiavano al vento. Arrivati all’altezza approssimativa dell’indirizzo, scorgemmo in lontananza una struttura antica e in rovina, come abbandonata e disabitata da anni ed anni. Ci avvicinammo pian piano, mentre la corsa della limo cominciava a rallentare per il mancato asfalto. ‘Ma che posto è mai questo?’ Chiese Georgina incollandosi al vetro del finestrino. ‘Nemmeno quando sono stata spedita in comunità…’ si voltò verso di me, prima di finire la frase, con un espressione poco amichevole ‘grazie a te!’ Scossi la testa. ‘Non c’è di che , è stato un vero piacere!’ Risposi con tanto di sopraciglio alzato.
Nessuno si preoccupò del nostro battibeccarci infondo era un rituale che era abbastanza concesso nel nostro gruppo, soprattutto tra noi due.
‘Blair… siamo praticamente arrivati.’ Chuck richiamò la mia attenzione e mi fece guardare verso destra. Un uomo abbastanza giovane e robusto trascinava una ragazza di poco più di quindici anni per il polso. Sobbalzai alle vista di quella scena ‘andiamo che sta arrivando gente!’ Disse sollevandola di peso per il braccio. Quella ragazza dai capelli rossi, doveva pesare non più di 40 chili. Si voltò verso di noi, ma ovviamente non poteva vederci a causa dei vetri oscurati. ‘Chi va la?’ Urlò poco gentilmente.
Nate superò me e Chuck ‘ Andatevi a sedere vicino a loro… ci penso io qui’ assecondammo la sua richiesta e ci sedemmo sui sedioli di fronte. In questo modo aprendo lo sportello nessuno di noi sarebbe stato visto, a parte Nate naturalmente.
Aprì lo sportello e scese dalla limo. ‘Buongiorno…’ parlò recitando una strana calma e tranquillità che non poteva avere perché non sapeva a cosa andava in contro.
‘Buongiorno a te, fratello. Che ci fa un bel ragazzo altolocato come te in un posto del genere?’ Chiese mentre teneva la ragazza bloccata vicino al suo corpo. ‘Tutta apparenza… mi piace divertirmi…’ rispose rivolgendo uno sguardo a quella ragazza. ‘Bene allora sei nel posto giusto! Ti andrebbe di andare a far visita alle nostre ragazze?’ Nate annuì ‘molto volentieri…’ picchiettò con la mano sulla limo ‘Puoi andare Arthur…’ disse all’autista che seguii gli ordini e si allontanò di parecchio.
Poggiai la testa fra le mani, era un posto disgustoso.
***
Il biondino dell’Upper East Side, seguì i passi dell’uomo conosciuto poco prima. ‘Chi ti ci manda qui?’ Nate si soffermò un secondo, improvvisamente rendendosi conto che quel luogo doveva essere un ritrovo di poche o molte persone fidate e conosciute. Così cercò un nome comune speranzoso. ‘Luke..’ strinse gli occhi aspettando la risposta. ‘Luke Coleman?’ il ragazzo annuì sospirando. ‘Oh beh… ha un bel fiuto per gli affari’ Nate sorrise, cercando di immaginarsi questo Coleman come un altro pazzo probabilmente pervertito. Entrarono in una struttura rovinata dal tempo. Lì apparve una sala immensa con un enorme tavolo al centro. Ragazze di ogni età ballavano sui tavoli, sulle sedie o anche strusciandosi per terra, ricoperte da pochi veli neri.
‘Ecco… qui trovi tutto il divertimento che cercavi’ Nate sorrise controvoglia, ormai avendo capito perfettamente cosa accadeva all’interno di quell’organizzazione. Scrutò attentamente ogni angolo di quel posto, ma di Serena non c’era traccia. Le ragazze si sforzavano di apparire tranquille. I loro occhi chiedevano aiuto o pietà. Qualcuna più spaventata si accasciava di tanto in tanto beccandosi una frustata sulle gambe ‘andiamo che abbiamo clienti!’ Esclamò un altro uomo dalla corporatura robusta. Nate osservò quella ragazzina, doveva avere poco più di dieci anni, al massimo undici. I suoi occhi scuri colmi di lacrime gli fecero raggelare il sangue. Si rialzò con fatica sul tavolo e ricominciò lentamente a muovere i fianchi esausta. ‘L’ho trovata!’ esclamò guardando l’uomo che l’aveva accompagnato. ‘Voglio lei!’ Disse facendo irrigidire la ragazzina terrorizzata.
L’uomo mise un braccio attorno alle sue spalle e a Nate venne voglia di prenderlo a pugni. ‘Quella ragazzina è vergine… sai quanto può costare vero?’ Chiuse gli occhi per un secondo, deglutendo, poi li riaprii. ‘Non importa ho abbastanza soldi…’ L’uomo sorrise compiaciuto e andò vicino alla ragazzina di colore. ‘Vieni tocca a te…’ le disse , la ragazza indietreggiò ‘No, ti prego…’ supplicava fra le lacrime ‘Su che un bel ragazzo non ti capita più! Tua sorella la prima volta è stata con un sessantenne … salta giù’ parlava ridendo sogghignando e facendo saltare i nervi a Nate.
La bambina saltò giù dal tavolo terrorizzata e l’uomo la spinse verso di lui. ‘Un bell’affare amico… ti farà sognare!’ Finse di essere compiaciuto , chiuse l’affare con l’uomo sborsando una bella sommetta. Poi andò via con quella ragazzina che tremava al suo fianco.
Camminarono a lungo e quando furono abbastanza lontani tanto da non farsi vedere cominciò a parlarle. Si abbassò alla sua altezza e le mise le mani sulle spalle facendola spaventare ‘Ehy, ehy… tranquilla non voglio farti niente!’ Quella bambina sembrava a Nate tanto fragile, quanto coraggiosa. I capelli ricci , la carnagione color cioccolato, gli occhi scuri. ‘Perché mi vuoi fare questo? Avrai tante ragazze ai tuoi piedi.. sembri una brava persona! Com’è vero che l’apparenza inganna.. devi aver speso moltissimo, solo per …’ Nate l’abbracciò, facendola zittire. Lei si irrigidì ancora di più. ‘Non voglio farti niente, non ti sfiorerò… voglio solo un aiuto e ti prometto che io aiuterò te.’ Le disse. Lei si allontanò mettendogli le mani sul petto. ‘Come ti chiami?’ Continuò il ragazzo. ‘Sarah’ le sorrise mentre lei aveva ancora gli occhi gonfi e inumiditi dalle lacrime ‘Bene Sarah, ti assicuro che non entrerai mai più in quel posto!’ Sarah scosse il capo ‘No, lì dentro c’è mia sorella non posso lasciarla da sola, ti prego non portarmi via per spedirmi in oriente… ti prego.’ Incominciò a singhiozzare e a tremare ancor di più. L’aria era abbastanza fredda e quella ragazzina mezza nuda sembrava soffrirne molto. Il ragazzo si sfilò la giacca e la poggiò sulle sue spalle. Poi senza dir niente la prese in braccio riscaldandola. ‘Non voglio mandarti da nessuna parte, questo inferno finirà anche per tua sorella… stai tranquilla.’
Facendole poggiare i piedi a terra per poco, chiamò il suo migliore amico facendosi indicare il posto in cui si trovassero. Riprese la ragazzina fra le braccia e camminò fino alla limousine, mentre lei divenne ancor più piccola nella sua stretta possente.
Arrivati alla limousine, Nate la fece entrare e con calma spiegò ai suoi amici chi fosse quella ragazzina sottopeso e cosa accadesse in quel dannato luogo.
***
Quando Nate arrivò con in braccio una bambina mal concia , capii subito che qualcosa non andava.
Ci spiegò quanto aveva appena potuto vedere con i suoi occhi ed io mi sentii esplodere dall’interno.
‘Lei è Sarah..’ aveva detto guardandola, mentre lei non riusciva ad alzare lo sguardo.
‘Ciao Sarah, io sono Dan...’ aveva detto il ragazzo alla mia destra. ‘Piacere piccoletta, io mi chiamo Georgina’ aveva continuato la mora al mio fianco , che d’un tratto appariva dolce, per quanto dolce possa essere lei. ‘Sarah, io sono Chuck Bass… e lei è Blair Waldorf.’ Parlò osservando il mio stato agonizzante che non mi permetteva di spiccicare parola. ‘Sai una cosa, noi abbiamo tanto bisogno di te!’ La bambina alzò lo sguardo incrociando man mano quello di ognuno di noi.
Era terrorizzata e tremava peggio di una foglia al vento.
Nate tirò fuori il suo I-Phone e mostrò una foto a Sarah ‘la conosci?’ La ragazzina sbarrò gli occhi guardò da una parte all’altra scuotendo la testa agitata. ‘Sarah è importante, dobbiamo trovarla’ si porto le mani sul viso ‘No, no, no… vi prego riportatemi dentro, finirò nei guai!’ Sussultava, sudava, piangeva. Georgina ruppe velocemente quel silenzio che si era venuto a creare.‘Che possiamo darle per calmarla? Dello Scotch?’ Nervosa mi voltai verso di lei ‘E’ una bambina, dagli un po’ d’acqua!’ Mi fece il verso e cominciò a versarle dell’acqua. Possibile che anche in queste situazioni è sempre così … così… così… Georgina?!
‘Ascoltami Sarah nessuno ti farà del male… dove l’hai vista?’ Sarah sorseggiò dell’acqua poi ridiede il bicchiere a Georgina. ‘Questa storia è pericolosa, lasciatemi stare!’ Urlò disperata. Avevo capito che Serena era in pericolo, che la sua vicenda doveva essere ancor peggio di quella di Sarah. Mi avvicinai a lei inginocchiandomi e come una furia le misi le mani sulle braccia ossute scuotendola.
‘Dimmi dov’è!’ urlai quasi in un tono mai usato. ‘Non lo so, non lo so..’ parlò impercettibilmente. ‘Blair… è terrorizzata!’ Esclamò Dan cercando di dissuadermi. ‘Lei è salva… io devo salvare Serena!’ Affermai continuando a gridare a Dan ‘Possibile che non provi un minimo di compassione?’mi rinfacciò .Non gli diedi importanza e ritornai con lo sguardo alla ragazzina ‘sta passando il tuo stesso inferno… dimmi dov’è?’ I suoi occhi umidi come i miei, le guance bagnate come le mie. ‘Non posso dirtelo, non posso… lì dentro c’è mia sorella’ urlò anche lei cacciando tutta la rabbia che aveva dentro.
‘Lei è mia sorella!’ Urlai quella frase a pochi centimetri dal suo viso, con così tanta paura che non ricordavo come si facesse a respirare. Lasciai la presa dal suo corpo e cominciai a piangere a dirotto a testa bassa. Chuck mi fece voltare con pochi gesti delle sue mani , così mi strinsi a lui. Il suo cuore batteva forte, forse come il mio. La sua presa era salda ed io non riuscivo a frenare i singhiozzi.
‘Mi dispiace..’ diceva singhiozzando e a me si spezzò il cuore ancora. Non volevo provocargli altro dolore, volevo solo la mia amica.
Tra le lacrime poi, riprese a parlare.‘L’ultima volta che l’ho vista, stava malissimo, pensavo non si fosse più ripresa. Il giorno dopo invece ho saputo che l’hanno portata altrove.’ Mi scollai dall’abbraccio con Chuck e tornammo a sederci mentre lui cercava di tranquillizzarmi con piccole carezze. ‘Dove l’hanno portata Sarah?’ chiese Nate, mentre lei ancora aveva il viso fiondato nelle ginocchia. Alzò lo sguardo e ritornò a parlare ‘ci dovrebbero essere altri luoghi di incontro o cose simili. So che c’è una cantina chiamata il tragitto … mia sorella Aliyah me l’ha raccontato, volevano mandarla in oriente, ma lei si è ammalata e dice che non ha mai visto l’interno del confine.’ Guardò Nate che prontamente disse ‘ non riusciamo a seguirti…’ lei si asciugò le lacrime e parlò lentamente ‘Questo posto non esiste soltanto qui. Io sono Irlandese e ci hanno rapite qualche mese fa. Da allora abbiamo fatto moltissimi viaggi e in ogni paese c’era una  base quella che hai visto pure tu…’ disse indicando Nate ‘e poi altri due luoghi dove vengono mandate le ragazze che hanno fatto fare degli affari all’estero, solitamente in oriente. Mia sorella Aliyah, era stata mandata al tragitto, al confine non ci è mai arrivata perché si è ammalata e non ha potuto affrontare il viaggio. Sa soltanto che è a pochi chilometri da qui, con una struttura simile , ma più piccola. Il tragitto invece è in città.’ Scossi la testa e improvvisamente riaffiorò alla mia mente il ricordo del sogno fatto la notte precedente. Mi trovi al confine. ‘E’ al confine!’ Esclamai sorridendo quasi. ‘Come fai a saperlo..?’ Mi chiese Chuck asciugandomi le ultime lacrime. ‘Andiamoci’ risposi senza far dibattere nessuno.
***
Percorremmo qualche altro chilometro. Con la mappa sull’I-Pad del luogo. Eravamo tutti incollati ai finestrini cercando con lo sguardo questo piccolo casale. Dopo qualche minuto riuscimmo ad intravederlo dietro una folta siepe.
‘Dev’essere qui!’ Esclamò Dan indicando verso destra. La limo accostò e noi scendemmo spaesati.
Georgina e Dan rimasero con Sarah in limousine.
Camminammo velocemente, quando oramai fummo vicini, cominciammo a correre. Chuck mi teneva per mano, mi conduceva ad ogni passo, fosse stato altrimenti non sarei riuscita ad arrivarci.
Quella struttura era in rovina come la prima, le mura rosse contrastavano con il verde di rampicanti selvatiche. Ci avvicinammo velocemente. Una finestra affacciava su una scalinata bassa, salimmo quei quattro scalini e ci ritrovammo a guardare all’interno di quel casale. La sala ci apparve vista dall’alto.
Un uomo era sdraiato su una ragazza e le baciava il collo. Era lei. Indosso intimo di pizzo nero. I capelli sciolti che ricadevano sullo schienale di un lettino in tela. Una gamba piegata, l’altra che pendeva. Lo sguardo perso nel vuoto senza emozioni, senza coinvolgimento. Un cavalletto teneva su una telecamera che riprendeva il tutto.
Quella visione fu breve, ma intensa. ‘Serena!’ Urlai nervosa. Chuck mi zittì con una mano e mi trascinò dietro il muro, al di là della finestra. ‘Shhh’
‘Venite … l’entrata dovrebbe essere dall’altro lato’. Nate ci trascinò con lui. Facemmo il giro della struttura fino ad arrivare ad una porta scura ed impolverata. Capimmo che a causa del terreno in pendenza la finestra di prima apparve quasi al suolo e il perché dall’interno sembrava tanto alta. Chuck ci fece indietreggiare e poi con un colpo di spalla aprì la porta.
Un unico spazio apparve davanti ai nostri occhi. Una scala a chiocciola portava al piano superiore. L’ambiente era sporco e scuro , c’erano poche finestre e nessuna luce.
La botta della porta sul muro e una frase urlata di Nate ‘Lasciala stare bastardo!’Serena sobbalzo sbarrando gli occhi e quell’uomo che le stava sul corpo si alzò di scatto puntandoci una pistola contro.
I brividi di paura di quel momento non potrò mai dimenticarli. Nessuno si mosse, nessuno sapeva cosa fare. Guardai Serena per un momento, ma poi ritornai a concentrarmi su quell’aggeggio nero che avevamo puntato addosso.
‘State indietro, state indietro!’ Urlava a squarciagola e quasi sembrava che per lo sforzo  gli si stessero stracciando le corde vocali. Nate alzò le mani in segno di resa ‘Lasciala andare… e non chiameremo la polizia..’aveva detto con tono basso, ma autoritario. ‘Non ci casco e poi se provate a chiamare la polizia… giuro che le faccio saltare la testa.’ Spostò la pistola verso Serena , seguimmo quel gesto incrociando il suo volto. Terrorizzata indietreggiava su quel lettino. ‘Andate via…’ disse ritornando a puntare  la pistola verso di noi. ‘Noi, non andiamo da nessuna parte senza di lei.’ Disse Chuck sfidandolo con lo sguardo. Serena si alzò tremando e in punta di piedi si avvicinò alle sue spalle con un foulard velato nero fra le mani. Rotolò di poco la stoffa che aveva appoggiata sulle gambe e con essa circondò il collo di quell’uomo. ‘Cazzo fai…?’Disse portandosi una mano al collo per cercare di allentare la presa. ‘Lasciami o te li ammazzo tutti e tre…’ diceva continuando a tenere il grilletto puntato su di noi. Serena non mollava, sperava di ammazzarlo, ma per quanto si sforzasse la sua forza di ragazza fin troppo minuta non le permise di togliere le forze a quel bastardo che aveva davanti a se. Per un momento sembrò cedere e il braccio gli scivolò lungo la gamba, non avemmo nemmeno il tempo di tirare un sospiro di sollievo che una pallottola finì dritta nella coscia di Serena. ‘Nooo’ Urlai facendo qualche passo in avanti mentre lei dal dolore si dimenava accasciandosi. Chuck mi prese dalle spalle in segno di protezione. ‘ Andate via o le faccio saltare la testa… andate via’ urlava con tutta la forza che aveva dentro. Le vene del collo sembravano voler saltare al di fuori della pelle. Tremava e non riusciva ad aver più la presa salda sull’arma da fuoco che stringeva nella mano sinistra. Sembrava quasi non avesse mai ammazzato nessuno, come se non volesse farci del male per davvero. I suoi occhi viaggiavano veloci , era irrequieto.
‘Non vuoi ammazzarci per…’ Chuck cominciò a parlare avvicinandosi sempre di più a quell’uomo.
‘Davvero…’ continuò. ‘Stai lontano…’ intimò ancora puntandogli la pistola vicino al viso. Respiravo a malapena , ma comprendevo cosa succedeva. Serena era distesa per terra mentre con una mano si teneva la gamba sanguinante. ‘Chuck…’ pronunciai il suo nome in un lieve sussurro che sentì soltanto Nate. Mi rivolse uno sguardo d’intesa che percepii come un tranquillizzati, andrà tutto bene. I suoi occhi azzurri erano carta conosciuta per me. Nonostante fossero lividi e torvi risultavano alla mia vista limpidi come acqua pura.
Qualche secondo dopo la protezione del suo sguardo non c’era più. Anche lui si allontanò e mentre Chuck cercava di convincere quell’uomo a buttar via la pistola Nate arrivò alle sue spalle.
Ricordo le lacrime che salivano veloci agl’occhi. Il cuore che accelerava sempre di più, la paura che mi paralizzava. Nate afferrò la mano sinistra dell’uomo cercando di sfilargli la pistola. Lui faceva forza opposta. Chuck si spinse in avanti e li fece cadere al suolo. La pistola venne spinta da Chuck verso di me. Mi abbassai raccogliendola poi feci l’unica cosa che mi venne in mente. Con un lancio forte e deciso la gettai dalla finestra. Sospirai di sollievo e d’un tratto, tutto ciò che mi circondava sparì. Vedevo soltanto lei.
La raggiunsi correndo ‘Serena, Serena…’ mi inginocchiai al suo fianco.
Era pallida, così pallida che non sembrava nemmeno lei. Le labbra avevano preso un colore violaceo, simile a quello delle sue occhiaie. I suoi capelli biondi, avevano perso quella lucentezza che li caratterizzava. Non si dimenava, non urlava, non piangeva. Sembrava essere senza forze, come se i suoi sensi fossero assuefatti al dolore. ‘B…’ era riuscita a pronunciare soltanto questo.
‘Sono qui…’ le dissi prendendogli una mano. Aprì gli occhi che improvvisamente apparivano quasi entusiasti alla mia vista. Le sorrisi, ma ero in preda al panico. Tremavo forse più di lei. Era agonizzante ed io non riuscivo a gestire la situazione. In quel momento soltanto mi resi conto del mare di sangue che la circondava, della ferita profonda che aveva sulla gamba, del motivo per il quale non riusciva nemmeno a lamentarsi. Avevo  le lacrime lungo il viso e il respiro affannato , la sfiorai leggermente‘Oh mio Dio… sta perdendo troppo sangue…’ urlai guardandomi la mano sporca e oscillante alla mia vista.
‘Blair… devi bloccargli l’emorragia…’ la voce di Chuck mi scosse, lui qualche passo più lontano cercava insieme a Nate di tener fermo quell’uomo.
Presi la sciarpa di seta che avevo al collo e velocemente ma con poca fermezza la legai attorno alla gamba di Serena che ad ogni mio gesto sussultava e gemeva dal dolore.
Quando ebbi finito ripresi a guardarla negl’occhi. ‘Ti prego non mollare.’ Le dicevo a pochi centimetri dal suo viso. ‘Ho freddo…’ la sola risposta che ricevetti, mentre qualche lacrima veniva fuori dai suoi occhi. Senza farmelo ripetere due volte mi tolsi il mio soprabito blu notte e lo poggiai sul suo corpo seminudo. Le presi una mano mentre con l’altra le accarezzavo il viso, macchiandolo leggermente con il suo stesso sangue ormai secco sulla mia pelle.
‘Sapevo che saresti venuta…’ cercò il mio sguardo trovandolo subito dopo, poi mi sorrise debolmente.
‘Non parlare… non sforzarti.’ Supplicavo, quando ormai le lacrime non riuscirono a restare dentro.
I nostri capelli quasi si mischiavano le nostre labbra erano a meno di un centimetro di distanza.
Con il respiro affannato e il corpo che mi tramava le imploravo in tutti i modi di esser forte. ‘Ho bisogno di te… non puoi mollare… ascolta… tra poco sarà tutto finito e saremo felici, ma insieme.’
La sua presa sulla mia mano allentò ‘abbracciami B, ho freddo non sento più niente’ incominciai a singhiozzare , mentre mi rendevo conto che non ce la faceva più. In un lampo capii inconsciamente cosa sarebbe accaduto di lì a poco, ma non riuscivo a capacitarmene. Era come se la mente capisse , ma il cuore non accettasse.
Le sollevai la schiena dal pavimento, le feci appoggiare la testa sulla mia spalla destra e la strinsi forte. ‘Vi prego chiamate un’ambulanza… sta male!’ Ma non c’era tempo, non ce ne sarebbe stato.
Così quando incrociai i loro sguardi mi resi conto che non l’avrebbero fatto. Chuck bloccò quell’uomo con una presa salda sul muro, mentre Nate ci corse in contro. Sfilò la mia amica dalla mia presa sollevandola fino al suo petto poi mi invitò a seguirlo. Scossi la testa e li lasciai andare avanti ‘Chuck?’ Mi voltai a guardarlo ‘Blair va con loro… ti raggiungo dopo.’ Mi diceva cercando di convincermi , ma io non l’avrei mai lasciato lì. Mi ricordai della pistola e così uscii fuori e cercai fra le sterpi quell’oggetto che avevo di li a poco lanciato. Lo scovai fra gli arbusti. Presi quell’affare mai usato prima e rientrai puntandola contro quell’uomo.
‘Andiamo via Chuck!’ dissi continuando a tenere la pistola nella loro direzione. Contrariamente a ciò che mi aspettassi, Chuck sbarrò gli occhi pietrificandosi. ‘Non così presto bambina.’Sentii il ferro percorrere lentamente la schiena.
‘Abbassa la pistola…’strinsi gli occhi e lentamente abbassai il braccio. ‘Non toccarla!’ Urlò Chuck. ‘Oh, un fidanzatino geloso?’ serrò la mascella Chuck mentre mi si annebbiava la mente. ‘Avanti… preferisci far andare giù il vestito o vuoi che te lo alzi io..’ con violenza mi attirò a se. La sua lingua avida percorse la pelle del mio collo. Le sue mani, compresa quella nella quale aveva la pistola poggiavano sui miei fianchi. Piangevo, mi sentivo morire.
Ma all’improvviso un sollievo immediato. Il suo corpo dietro il mio non c’era più. La pistola cadde avanti ai miei piedi provocando un rumore assordante, istantaneamente raccolsi le due pistole. Veloce mi voltai osservando quell’uomo sul pavimento che si dimenava per il dolore, Georgina l’aveva appena accoltellato alla schiena. ‘Porti sempre un coltellino in borsa?’ Chiese Chuck stupito. Lei annuì sorridente, come se fosse la cosa più logica e naturale e poi scappammo via verso la limousine.  
‘Andiamo Blair… corri, non c’è tempo!’ Chuck mi trascinava con se, non riuscivo a muovere i muscoli, ero senza forze. Un altro sparo, l’ennesimo. Ci voltammo tutt’e quattro in dietro e vedemmo lo stesso ragazzo di prima sparare verso di noi. ‘Cazzo … sbrigatevi!’ Georgina urlò. Lei e Dan in poco tempo fuggirono come fulmini nel cielo , Chuck mi sollevò di peso ‘tieniti forte…’ corse più veloce che poteva e arrivammo anche noi alla limousine.
Entrai veloce e  mi trascinai accanto al sediolino dove era stesa Serena. Nate le teneva la gamba e le stringeva la ferita con la sua cravatta. La limousine partì mentre qualche pallottola continuava a volare. Dan chiamò la polizia, mentre Chuck incitava l’autista di andare sempre più veloce ‘Signore è una limousine…’ Si giustificò l’autista.Chuck diede un pugno ad un finestrino ‘Arthur, le ho detto di andare più veloce, può bruciare ciò che vuole questa macchina, ma deve andare più veloce!’ Urlò con tanta rabbia e con il terrore che bruciava nei suoi occhi come in quelli di tutti.
 
Purtroppo quando non ci si trova di fronte a certe situazioni, non si percepisce mai, quanto gravi e dolorose esse siano. Un’esperienza simile ti stravolge, ti spiazza, ti rende fragile facendoti gettare al vento tutti quegl’anni trascorsi a mostrarti forte, a saper superare ed accettare. Ma vedete quando si ha un padre in ospedale o una madre che non ti ha aiutato durante la tua adolescenza è ben diverso del scoprire una realtà così vera e cruda. Una realtà dove uomini di ogni età rapiscono le ragazze, le violentano, le vendono o le ammazzano. E se una di queste ragazze è la tua migliore amica, se sta perdendo la vita davanti ai tuoi occhi, se quella ragazza è l’unica famiglia con la quale sei cresciuta, se ti ha sempre implorato con gli occhi di non lasciarla andare anche quando era lei a farlo, è un’altra storia. E’ un’altra storia perché non te lo aspetti, è un’altra storia perché non ti capaciti del fatto che nel momento in cui aveva più bisogno di te , tu non c’eri perché sei stata proprio tu a mandarla via di casa. E non importa nemmeno più il perché tu l’abbia fatto, non importa se avevi ragione o torto, non importa se ti aveva fatto del male. La paura di perderla sul serio è più forte. Vederla soffrire , vederla spegnersi ogni attimo un po’ di più ed esser lì al suo fianco senza poter far niente, senza poterla salvare. Quella ragazza dal sorriso magnetico e con lo sguardo che sapeva illuminare. La ragazza che conosci fin da quando era una dolce bambina che ti chiedeva di giocare o che ti faceva combinare pasticci. Quella stessa persona per la quale non hai mai smesso di ringraziare il Signore per averti donato una sorella anche se non aveva i tuoi stessi genitori, anche se non ha abitato sotto il tuo stesso tetto fin da bambina. La sorella che ritrovavi sempre nonostante ci avessi litigato, la sorella che hai sempre amato anche se molte volte non lo hai saputo dimostrare.
 
Stringo forte la sua mano e la tengo sveglia lungo il tragitto. Dico le cose più stupide , imploro il Signore di tanto in tanto, le chiedo di esser forte.
Una volta arrivati in ospedale Nate la prende fra le braccia correndo dentro, noi tutti lo seguiamo.
I dottori o gli infermieri la poggiano su una barella e annunciano allarmati un ‘codice rosso’.
‘Blair, Blair… non mi lasciare…’ le prendo una mano e seguo il tragitto quasi correndo insieme ai medici ‘Sono con te… non mollare…’ poi purtroppo una porta in metallo si spalanca ed un uomo con il camice mi blocca ‘Signorina qui non può entrare’ mi dice mettendosi davanti al mio corpo.
La mano sfila dalla sua, la vedo sparire dietro quella porta, sperando con tutta me stessa che non fosse l’ultima.
Ritornai a piangere non riuscendo a muovermi. Due mani scivolarono lungo le mie braccia, il suo respiro accarezzava i miei capelli. ‘Ce la farà… sappiamo quanto sia forte…ce la farà’la sua voce calda e ancor più cupa del solito, sembrava al mio udito un urlo che squarciava il silenzio. Mi voltai tra le sue braccia e appoggiai la testa sul suo petto, ascoltando il suo cuore percepii ancor di più la sua agitazione, non parlai mi strinsi soltanto a lui e sperai con il cuore che le sue parole diventassero realtà.


                        



Eccolo qui il capitolo per intero... mm  che dire aspetto qualche vostra recensione, intanto colgo occasione per ringraziarvi tutti a chi legge ma non commenta a chi ha aggiunto la storia tra i preferiti e chi fra quelle seguite... e poi ringrazio loro che con i loro dolci commenti mi permettono di far andare avanti la storia. 
Un bacione enorme a tutti.
xoxo Raffy240

  
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