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- 16 dicembre 1977 -
Las Vegas
Julia entrò nell'esclusiva sala
dell'hotel adibita alla colazione, riservata solamente ai Queen e a chi fosse
strettamente legato con loro.
«Ciao a tut...» esordì. Non
c'era nessuno, nonostante fosse quasi metà mattina. «Oh be'... Grazie» si
consolò quando un cameriere le portò un cornetto alla crema con tanto di
cioccolata calda.
Il ragazzo alto dai capelli
mori si avvicinò a un tavolo semi nascosto dietro a una colonna portante.
«Vuole altro, Mr. Deacon?»
«No, sono a posto così, grazie.»
Julia riconobbe quella voce prima di subito e quando il cameriere scomparve
chiudendosi alle spalle la porta con i vetri all'inglese, la pittrice prese il
suo piatto e lo spostò sul tavolo del bassista, sorridendo,
«Ciao!» esclamò sorridendo
cortese.
John alzò gli occhi nocciola dal basso e le
rispose a bassa voce, sperando che la ragazza di Roger non notasse che l'imbarazzo
lo stava per uccidere.
«Prima non mi hai risposto, pensavo non ci
fossi... »
«Ero immerso nei miei pensieri...» sorrise
lui, appoggiando un gomito sul tavolo per tenersi la testa sulla mano.
All'improvviso Julia pensò che forse non
voleva essere disturbato e si sentì morire...
«Hey, mi dispiace averti disturbato... Ora
torno al mio tavolo» fece per alzarsi, ma prontamente, più di quanto in realtà
lei si aspettasse, John la fermò prendendole un polso.
«Non devi scusarti, sono stato poco
educato.»
«Ma io...»
Si guardarono negli occhi e lei prese un
sorso del denso cioccolato al latte.
«Come mai non c'è nessuno, oggi?»
«Vorrei vedere…» ridacchiò lui «Dopo la
sbronza di ieri solo i prescelti riescono a salvarsi…»
-Forse io sono ancora sbronzo,
visto che ho tanta voglia di parlare con te, questa mattina-
Il bassista cercò di azzittire quel
pensiero, lo giustificò ripetendosi che era nato perché Julia era una ragazza
molto intelligente, con cui si poteva parlare, -probabilmente è la vena artistica che mi manda
fuori di testa-.
Lei si fece scappare una risatina e lui la
seguì, dimenticandosi del mal di testa che martellava da quando si era
svegliato:
«E tu, quindi, saresti il prescelto?»
«Potrei» scherzò il ragazzo.
Il puteferio doveva ancora scoppiare.
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Stesso posto altra conversazione.
«...E quindi sono piena di rancore.»
«Sarà la quarta volta che ripeti la stessa
frase, non pensi che sia ora di cambiare repertorio?» sorrise John sorseggiando
tè bollente dalla propria tazza.
La sua interlocutrice non sembrò contenta
di quella battuta e gli diede uno schiaffetto su una mano:
«Quanto sei scemo! Il mio ragazzo si sposa
con la promessa sposa di Brian a Las Vegas e l'unica cosa che riesci a dirmi è quanto
io sia monotona! Grazie!» nella voce di Julia non c'era la solita sfumatura di
allegria che caratterizzava il suo parlare.
«Che palle! Roger per di più si comporta
come se sbagliassi a prendermela così tanto!» esclamò la ragazza, con una
puntina di isteria.
«Effettivamente era ubriaco perso…»
«Decidi da che parte vuoi stare!»
«Dove vuoi che stia...» preferì rimanere
sul vago lui, incapace di scegliere uno degli ipotetici schieramenti che Julia
probabilmente aveva molto chiari nella propria mente.
«Che palle!» sospirò l'ultima volta lei,
prima di appoggiare la testa sulle braccia incrociate sul tavolo.
«Dai, vedrai che...» John voleva poggiare
una mano sulla spalla della ragazza, ma lo intimoriva una sua probabile
reazione negativa «Tutto finirà per il meglio» non era sicuro, ma gli sembrava
che Julia stesse piangendo.
Non si sbagliava, perché quando lei alzò il
viso, dagli occhi due lacrime scesero fino a confluire sulle labbra, che umide
attiravano ancor di più l'attenzione di John, che focalizzò lo sguardo sui due
cuscinetti rosei.
«Oh... No, no!» il bassista si comportò
come quando un bambino piccolo è sull'orlo di un pianto isterico, quasi
implorava Julia di non singhiozzare, le asciugò gli occhi con un fazzoletto. Si
ritrovò inghiottito da uno strano vortice di emozioni, che lo spinsero ad
alzarsi e ad abbracciarla «Non fare così, è stato tutto un errore!»
John aveva sbagliato ad abbracciare la
ragazza da dietro, perché le sue braccia non potevano fare a meno di sfiorare i
suoi seni.
Julia alzò lentamente la testa, fino a
sfiorare la guancia dell'altro. Sciolse l'abbraccio e si alzò in piedi, si
trovò naso a naso con John.Al contrario di ogni aspettativa di entrambi, fu lui
a metterla alle strette, lui a spingerla verso il muro e a premere le labbra
contro le sue, a cercare i suoi fianchi con le mani grandi maschili.
«Non voglio che tu ti penta di qualcosa...
O che rovini tutto con Rach» sussurrò lei, sfiorando il naso con il suo,
sperando che lui non cambiasse idea in quel momento.
Lui non ebbe la forza di rispondere, un po'
per i sensi di colpa nei confronti della sua fidanzata, un po' perché aveva una
voglia di Julia che lo uccideva.