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Autore: Neverland Moony    09/01/2013    0 recensioni
«Noi siamo streghe. Passiamo ad Hogwarts gran parte della nostra vita. Conviviamo con fantasmi di ogni genere. Ma non hai mai l’impressione che tutto questo sia surreale? Non ti sembra mai di guardare quello che ci accade intorno attraverso una finestra? Non… » era la frase più difficile da pronunciare per lei, perché conteneva in quelle poche parole l’incubo che ormai faceva ripetutamente e senza minimi cambiamenti almeno una volta al mese da anni «N-Non hai mai avuto paura del fantasma del tuo passato?»
Genere: Avventura, Azione, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Marlene McKinnon, Sirius Black | Coppie: Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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A scuola giravano voci che Dedalus Lux fosse pazzo.
Ma la verità è che tutto era tranne che pazzo, o stupido, o malato.
Era solo difficile comprenderlo.
Se era finito in Corvonero un motivo c’era. Il Cappello Parlante non sbaglia mai, mai.
Penso che sia più semplice dire che qualcuno è pazzo, piuttosto che provare a comprenderlo e a cercare di capire perché potrebbe essere un genio. Ci si sente degli stupidi quando non si capiscono appieno le persone. O meglio, più che capire, userei il verbo “comprendere” che può sembrare molto simile, ma in verità è assai diverso.
Era chiaro a tutti che Dedalus non potesse davvero aver visto il fantasma di Piton, in quanto Severus era ancora vivo. Persino Dedalus lo sapeva.
Allora perché ci teneva così tanto a ripetere quell’affermazione in continuazione e con così tanta decisone? Perché si era recato proprio da Lily per farlo?
Non era un caso.
Ma per capire cosa davvero è accaduto, per entrare nella mente apparentemente folle e astrusa di Dedalus dobbiamo spostarci nella Stamberga Strillante, luogo che tutti ritenevano inquietante, ma che per lui era come una seconda casa, dopo Hogwarts.
Andava lì quando aveva bisogno di sfogarsi.
Lì poteva urlare, strepitare, agitarsi, piangere, qualsiasi cosa. E nessuno poteva sentirlo o interromperlo. Quello era l’unico luogo in cui riusciva ad essere davvero se stesso.
«SEVERUS CHE TI HANNO FATTO?!» strillò Dedalus non appena chiuse con il catenaccio la vecchia porta mordicchiata dai tarli di una stanza totalmente vuota della Stamberga.
Le pareti un tempo bianchi avevano preso un colorito giallognolo e qua e là c’erano macchie di sangue.
Ma la storia delle macchie di sangue ve la racconterò in un secondo momento.
«Mi hanno ucciso. Mi hanno ucciso, Ded.» ovviamente a parlare non era stato Piton. Piton si trovava a riposare nel suo letto nel dormitorio quel pomeriggio in cui non aveva lezione e in cui voleva evitare i dispetti e gli scherzi pesanti di James Potter e la sua combriccola.
«Spiegami come! Come ti hanno ucciso?» ma Dedalus non ottenne alcuna risposta a quelle domande. Si era messo davanti all’angolo formato da due pareti e aveva iniziato a tirarci sopra colpi con i palmi di entrambe le mani.
«Dimmelo Sev! Ho bisogno di saperlo! Non posso aiutarti altrimenti!» Ad ogni parola un colpo faceva vibrare le pareti. Dedalus aveva gli occhi da pazzo. Ma non era pazzo. Stava ragionando ad alta voce.
«Salvami Lux, salvami…» Ancora quella voce. Di fatto nella stanza non c’era nessuno, nessuno a parte Dedalus, era infatti lui a parlare con quella vocina stridula, rispondendo da solo alle proprie domande. Era il suo modo di pensare. Un po’ da pazzo, forse. Ma immaginarsi davanti a sé qualcuno e riportare a voce il dialogo che potrebbe esserci tra i due, aiutava a visualizzare la scena e a trovare una possibile causa e di conseguenza anche una soluzione.
«Non posso aiutarti se non mi racconti!» adesso Dedalus scuoteva il capo. Teneva i pugni serrati e il volto chino verso il basso. La puzza di quella stanza lo pietrificava. Ma ormai era diventato una parte di lui. Aveva imparato a conviverci.
Sapeva Lily era la chiave di tutto, questo gli era chiaro fin dall’inizio. Aveva notato il modo in cui tutti i giorni da un anno a questa parte quando Severus Piton incrociava Lily Evans da qualche parte abbassava il capo e il suo volto vuoto si riempiva di una nuova malinconia più forte della precedente. Ma sapeva altrettanto bene che parlare con lei direttamente non avrebbe portato a niente.
Ed è qui che ebbe un’illuminazione, una piccola lampadina immaginaria che si accese sopra il suo capo.
Abbozzò un sorrisino. Lily non era la chiave di tutto. Lily era il lucchetto. Il lucchetto che chiudeva il cuore di Severus Piton in quello scrigno. La chiave era un’altra. Ed era l’unica che poteva aprire quel lucchetto e liberare Piton dal suo tormento. E questa chiave aveva un nome. Un nome che riecheggiò per secondi che parvero un’infinità nella mente di Dedalus, come se lo avesse urlato dalla cima della montagna più alta. Marlene McKinnon.
  
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