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Autore: Curly_Girl    09/01/2013    10 recensioni
"Le ali tarpate e il cuore a pezzi,l’anima irrequieta e la solitudine.
Ora Wendy era questo." - "Harry no,decisamente,non era forte (...) Aveva paura,era questa la verità.
Glielo avessero detto ad XFactor anni prima,non ci avrebbe creduto.
Più andava avanti più sentiva soffocare da tutto,da tutti."
Forse Wendy e Harry volevano la stessa cosa.
L’aria.
Manca quando si è vicini alla fine.
Al di là di un vicolo la troviamo di certo,
certo attraversarlo da soli,non è facile.
Fan Fiction un po' diversa :)
Spero vi piaccia :)
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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-Birdcage.

Wendy quella mattina,in stazione,tornata dal viaggetto per “sistemare le ultime cose per i test di ammissione della facoltà di medicina” non si era affrettata assolutamente a tornare a casa.
Tentava di rimanerne fuori più tempo possibile,per mantenere quel minimo di sanità mentale di cui ancora disponeva per non arrivare ad una crisi isterica.
Dentro quella casa a dire la verità,non avrebbe voluto più tornare.
Aveva camminato per ore,non avvicinandosi per nessun motivo a quell’Università,e  non sentiva neanche la stanchezza,e tuttora camminava e basta,alla ricerca di un luogo sperduto della sua piccola e insensata città,in cui avesse potuto sentire un po’ d’aria nei polmoni.

Aveva da poco lasciato la stazione,e ora,per caso,se l’era ritrovata di nuovo alle spalle.
Non era uno dei migliori luoghi dove potesse fermarsi,ma le sembrò il posto più adatto.
Aveva abbastanza euro in tasca,l’ultimo regalino di sua nonna,una ventina di euro,e qualche spiccio,che per un altro biglietto bastavano eccome.
Ci pensò parecchio prima.
Si sedette su una di quelle panchine di pietre scomode ad osservare la gente andare e venire,giocando con le monete nella tasca e beandosi dell’aria che il treno spostava ogni volta che partiva.
Forse l’avrebbe fatto.
L’aeroporto distava circa un’ora e mezza con il treno,le venne da ridere,l’avrebbero fatta fuori,poco importava.
Voleva solo vedere com’era avere una destinazione.
Una meta,un obbiettivo.
Sarebbe tornata,forse.

Lo fece,aspettò un’altra ora,prese il biglietto,quattro euro,e partì,guardando allontanarsi dai finestrini la sua insipida città,il suo stupido passato.
Era la sensazione più bella del mondo,lasciare che tutto si rimpicciolisse dietro di se,e guardare avanti.
Un po’ come con il tempo.
Era come se da quel finestrino un po’ appannato vedesse il suo passato,e davanti,quello che avrebbe tanto voluto,fosse il suo futuro.

Harry invece quella mattina tornava da New York.
Era su un sedile della prima classe del volo che poche ore prima aveva preso,lasciando a terra,nella grande mela,dopo una strana vacanza nello Utah e poi alle Isole Vergini, la sua ormai,ex.
Taylor gli piaceva,davvero.
Solo,gli faceva mancare l’aria.
Il sinonimo della perfezione,tutto doveva essere perfetto con lei,non si sentiva all’altezza,non sentiva neanche valesse la pena aggiungere ansia al suo stato,non voleva nemmeno dare problemi a Lei,che infondo non aveva proprio dimenticato il suo ex ragazzo. Non era il momento,il caso,di fare il rimpiazzo,no.
Si erano divertiti,fine.

Forse a Londra sarebbe stato meglio,
con i ragazzi,avrebbe passato qualche momento di spensieratezza prima della riunione con i manager e l’inizio della registrazione del nuovo album.
Di certo i paparazzi non l’avrebbero lasciato in pace,
neanche i giudizi,neanche l’odio, ma sarebbe stato meglio,magari avrebbe potuto andare a trovare sua madre,dopo tanto tempo.

Voleva solo trovare il modo di alleggerire i suoi pensieri,
aveva pensato persino,dopo essersi buttato un po’ sull’alcol,di provare a fumare.
Ma chissà,qualche fan l’avrebbe beccato,e sarebbe scoppiato il casino,come sempre.

Era lì,su quel sedile,a sonnecchiare,e pensare.
Guardava le nuvole fuori dall’oblò,così libere,così leggere.
Avrebbe voluto sentirsi anche lui leggero,libero,non in gabbia.
Avrebbe voluto sentire anche lui quell’aria nei polmoni,tra i capelli.
Una moto,forse avrebbe dovuto comprarsi una moto.
Che idea stupida.
O forse no.

Quando Wendy scendendo dal treno,alla fermata apposita per l’aeroporto,si ritrovò nella massa di gente con valigie,biglietti,fretta e sorrisi di soddisfazione in viso,lingue si tutti i tipi,si chiese perché mai invece del classico,non avesse preso il linguistico,o il turistico. Qualcosa per non stare mai ferma in un posto insomma.
Ah giusto,doveva diventare medico.
Le venivano i brividi di rabbia.
Così spensierata,spense il telefono con le 25 chiamate perse dei suoi,ed entrò.
L’aria condizionata la colpì in viso.
L’ultima volta che era stata lì,e che era partita,prendendo quel dannato aereo che ora tanto agoniava,era stato quasi 5 anni fa,a 14 anni.
Era andata a Londra,dai suoi zii,e da sua nonna,qualche periodo prima che litigassero a morte per una stupida eredità con i suoi,e che così chiudessero i rapporti,con tutti,meno che con lei. Emma e Dave non lo sapevano,ma la loro bambina,non più così bambina,era rimasta in contatto con la sua adorata parte inglese della famiglia.
E un giorno l’avrebbe fatto davvero,
al diavolo medicina,solo una chiamata,e per la gioia sua e dei suoi zii se ne sarebbe andata,al diavolo tutto.
Fuori da quella gabbia.
Forse prima avrebbe lasciato una lettera come nei film,
una lettera,una confessione triste,che forse avrebbe fatto riflettere i destinatari.
La scrisse proprio lì,
su una seggiolina fredda accanto ai banconi del check-in.
Niente di troppo lungo o troppo impegnativo da leggere,
solo un paio di riflessioni e la notizia.
Riaccese il telefono solo per avvertire qualcuno,che stava arrivando,il tempo di impacchettare tutto.

D’altro canto anche i ragazzi erano abbastanza preoccupati.
Insomma,Harry non era mai stato così,in due anni che lo conoscevano.
Certo di periodi bui ne avevano passati,
ma non così bui.
Ognuno pensava a qualcosa di diverso,
non era facile decifrare i sentimenti di quel ragazzo,molto più facile era guardare nei suoi occhi verdi,e Boo Bear l’aveva visto,l’aveva visto subito che erano stanchi,stanchi di tutto ciò che erano costretti a vedere,a guardare.
E all’inizio gli erano parsi molto presi da Taylor.
Ma si era ricreduto dopo qualche tempo che uscivano insieme,quella ragazza,lo metteva decisamente sotto stress.
E Louis lo sapeva,altroché se lo sapeva,come si sentiva Hazza.
E ora,fuori dagli studi,prima della riunione con i manager,lo aspettava,sperando di strappargli in qualche modo un sorriso vero,prima della tortura,per poi farlo sfogare dopo. Non gli importava quanta poca voglia avesse avuto di parlarne,l’avrebbe preso,e quel giorno stesso,Harry,gli avrebbe detto tutto,gli avrebbe urlato in faccia quanto frustrato fosse.
Perché lui lo sapeva,
che avrebbe voluto tanto scappare da quella gabbia.
Voleva alleggerirgli un po’ il cuore,ecco.


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Salve! Non ho aggiornato troppo tardi vero? Sono tanto felice delle vostre 11 recensioni,grazie,davvero!
Spero continuerà a piacervi!
Beh questo era l'ultimo pezzetto di prologo,introduzione prima della storia vera!

Ho sfruttato il significato che pensavo potesse avere il tattoo di Haz :D 
E' ancora tutto un po' deprimente e.e
Ma presto cambieranno un sacco di cose! :)
Spero di avervi incuriositi! 

Stavo pensando,CHE PORCO CACTUS,SONO RIUSCITA A METTERE UN'IMMAGINE :'D
ERANO ANNI(?) CHE CI PROVAVO CON SCARSI RISULTATI AHHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHA
MOLTO PENE(?)

Ora mi eclisso!
Lasciatemelo un parere! Sono curiosa di sapere come la pensate!

Un baciozzo,
Elly.

Ma è possibile che me ne esco sempre con "mi eclisso" cavolo?
Bah,
la droga scaduta di Tommo :'D HAHAHAHHA


SCIAU BELI.
  
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