CAPITOLO 12
Miyu sedeva sul tavolo in cucina, intenta a scrivere alcune cartoline, da spedire ai suoi amici in America. Sentì Kanata che entrava, ma continuò tranquillamente il suo lavoro, senza voltarsi.
-
Allora, il piccolo si è addormentato?…- Kanata non rispondeva, perciò lei
continuò.- Sai, è una noia scrivere queste cartoline, ma se non le mando ai
miei amici chissà quante me ne diranno!…-
-
Lou… Lou mi ha detto che sono suo padre…- la penna con la quale Miyu
scriveva, le cadde di mano e il caso volle che, rotolando, andasse a finire
proprio ai piedi di Kanata.
-
Oh, che imbranata che sono! Hai ragione, sai?- Miyu, gattonando si avvicinò per
prendere la penna. Quando si rialzò non guardò nemmeno in faccia Kanata e
facendo finta di niente, si voltò per tornare al tavolo. Kanata però, la tirò
per un braccio.
-
Hai sentito quello che ti ho detto!?!- Miyu sembrava stizzita.
-
Certo che ho sentito, ma dovresti saperlo bene, no? Si sarà affezionato e ora
ti crede suo padre!- Miyu continuava a non guardare Kanata e tentava in tutti i
modi di liberarsi dalla sua presa. Quando finalmente, lui allentò un poco, lei
si divincolò e fece per allontanarsi, ma Kanata non voleva assolutamente finire
lì il discorso.
-
Non continuare a mentire, io voglio sapere la verità!!!- Miyu tentava in tutti
i modi andare via.
-
Lasciami, Kanata, mi fai male… LASCIAMI!!!- Kanata non ne volle sapere, anzi
le bloccò anche l’altra mano e la spinse sul muro. Miyu non aveva via di
scampo.
-
Adesso basta, Miyu. Dimmi la verità!- lo sguardo freddo e perentorio di Kanata,
fece gelare il sangue della donna. Non lo aveva mai visto così e le faceva
paura. Abbassò lo sguardo, e si preparò a svelare una verità che per tanti
anni aveva rinnegato anche a se stessa. Kanata allentò la presa e lasciò che
Miyu parlasse con voce tremante.
-
Non… non so come abbia fatto Lou a capire che sei suo padre, ma si vede che è
molto sveglio…- il sorriso amaro di Miyu, lasciava intendere tutto.-… dice
la verità. Lou è tuo figlio.- quelle parole, pronunciate così amaramente,
colpirono molto Kanata perché, anche se ormai si aspettava che lei dicesse una
cosa del genere, detto così dalla stessa Miyu, faceva un certo effetto.
-
Per-perché… per quale motivo…-
-
Perché? Quando me ne sono andata, io non ti volevo più vedere, te ne sei
dimenticato? Solo qualche settimana più tardi ho scoperto di essere incinta…
ma ero convinta che ormai non ci dovessimo più vedere!-
-
Forse se mi avessi telefonato…-
-
Sì bravo, e che cosa ti dovevo dire!?! “Ciao Kanata, come va? Che ne dici di
fare pace? Ah, a proposito, quasi mi dimenticavo… tra nove mesi diventerai
padre, complimenti!”… ti sembra normale!?!- Kanata non sapeva più cosa
dire, ma Miyu aveva molto da chiarire, così continuò.
-
Avevi solo quindici anni!!! Eri in gradi di fare il padre?… io… io
all’inizio ho avuto un po’ di difficoltà. Quella partenza non mi aveva
fatto piacere, e stavo male… poi, quando ho scoperto che aspettavo Lou, sono
stata sempre peggio. Non è stato sempre tutto così bello come sembra!
All’inizio neanche lo volevo! Solo dopo… grazie all’aiuto dei miei
genitori e al pensiero di quella piccola vita dentro di me e… e a
qualcos’altro che adesso non voglio dirti, sono riuscita ad andare avanti e a
stare meglio. Lou è molto affezionato a sua nonna, perché ha avuto sempre lei
e mio padre vicino, anche quando io mi sono laureata e poi ho iniziato a
lavorare. Ma non credere che dipenda solo da loro. Io me la sono sempre cavata
da sola… e continuerò a farlo!!!- Miyu si era alterata e adesso guardava
Kanata negli occhi, con una sicurezza che contrastava molto con il suo
carattere. Dal canto suo l’uomo, era rimasto ad ascoltarla in silenzio, senza
dire una parola, ma ora voleva assolutamente parlare, perché una rabbia gli
cresceva in corpo.
-
Ma tu dovevi dirmelo!!! Non so, ci saremmo organizzati, dopotutto eravamo
abituati anche con l’altro Lou, e…-
-
E’ inutile, eri troppo piccolo per fare il padre, e poi sarebbe stato tutto
diverso, perché eravamo soli!!!-
-
MA ERA NOSTRO FIGLIO, CAVOLO!!! SI PUO’ SAPERE PERCHE’ NON HAI PENSATO ANCHE
A QUESTO!?! PERCHE’ TE NE DOVEVI OCCUPARE SOLO TU!?!- mentre Kanata urlava,
gli occhi di Miyu si riempirono di lacrime, che scesero copiose sul suo volto,
bagnandolo; ma queste non frenarono le parole.
-
PERCHE’ NON POTEVO FARTI QUESTO!!! NON POTEVO…- Miyu continuava a piangere
disperata.- IO NON POTEVO CONTINUARE AD AMARTI SAPENDO CHE TU MI ODIAVI, E…
E… CHE TI SARESTI DOVUTO ACCOLLARE… UN PESO TANTO GRANDE… SENZA
VOLERLO…- lottando contro i singhiozzi, Miyu continuava a parlare e a
sfogarsi. Kanata, poggiò una mano sulla sua testa e la tirò a sé,
abbracciandola, e tentando di stringerla e di frenare lei che batteva i pugni
sul suo petto, disperata.
-
LO VUOI CAPIRE!?! IO NON POTEVO… NON POTEVO…- Miyu smise di agitarsi e si
lasciò stringere dalle quelle braccia così forti, e si rese conto che quello
era lo stesso abbraccio di sei anni fa. Dopo qualche istante, Miyu alzò la
testa e fissò Kanata, che cercava di asciugarle le lacrime con le dita. Poi, un
bacio, dolce e appassionato, proprio come lei lo ricordava. Ma…
-
NO…- Miyu si staccò violentemente dalle labbra di Kanata. – Mi… mi
dispiace… ma… non posso farlo, non posso!!!- nuovamente le lacrime le
rigarono il volto. Dette un ultimo sguardo a Kanata e poi scappò nella sua
stanza, chiudendo la porta e accasciandosi al suolo. Tra i singhiozzi cercava
una scusa per convincersi che lei non poteva avvicinarsi di nuovo a lui, e che
doveva tornare in America, ma ciò le sembrò un’impresa ardua, tanto che le
lacrime non la abbandonarono per tutta la notte.
Il
mattino dopo, Miyu uscì dalla stanza. Aveva gli occhi gonfi e si sentiva
intontita. Dopo aver pianto per molto tempo, all’alba si era addormentata, ma
le poche ore di sonno, non le erano bastate. Kanata non si vedeva in giro e
questo la fece sentire un po’ meglio. Andò nella stanza di Lou, e lo vestì.
Mentre il piccolo faceva colazione, si avvicinò al telefono per chiamare un
taxi. Solo in quel momento comparve Kanata da dietro la porta.
-
St-stai chiamando un taxi? Non ce n’è bisogno, vi accompagno io in
aeroporto.- Miyu stava per rifiutare, ma Lou, che fino a quel momento era
sembrato piuttosto tranquillo, ruppe l’atmosfera tetra.
-
Dai, signor Kanata, vieni con noi!!!- Miyu non riuscì a trattenere un sorriso.
Dopo tutto quello che aveva combinato, Lou lo chiamava ancora “signor
Kanata”! Sospirò, prima di rispondere.
-
D’accordo…- Miyu si voltò per seguire Lou, che tornava in cucina, ma fu
trattenuta per un braccio da Kanata.
-
Aspetta Miyu!!!- si voltò per ascoltarlo e lui la lasciò andare.
-
Sei davvero sicura di voler partire? Cioè, adesso sarebbe tutto diverso e…-
-
Sì Kanata, oramai ho preso la mia decisione. Partirò. Ho cresciuto mio figlio
da sola e voglio continuare a farlo… e poi sai già come la penso per te…-
le parole di Miyu colpirono il cuore di Kanata come delle lame taglienti e
avrebbe voluto convincerla a restare, me era impossibile combattere contro la
sua determinazione. Non ci riusciva.
-
O-ora è tardi, dobbiamo andare!- Miyu si voltò e andò nella sua stanza per
prendere le valigie.
Per
tutto il tragitto prima di arrivare in aeroporto, nessuno ebbe il coraggio di
parlare. Il silenzio era rotto soltanto dalle esclamazioni di stupore del
piccolo, intento a guardare fuori dal finestrino. Sembrava che Lou non si fosse
reso conto che presto sarebbe partito, e ciò tranquillizzò Miyu, che si
aspettava una dura lotta a causa della separazione imminente.
Quando
finalmente giunsero in aeroporto, e sistemarono le carte d’imbarco, si
diressero verso l’uscita prestabilita. Solo in quel momento Lou capì di
doversene andare.
-
Mommy… dove stiamo andando?- Miyu sorrise e lo prese in braccio, cercando di
addolcirgli la pillola e preparandosi ai suoi capricci.
-
Torniamo a casa, piccolo. L’avevi dimenticato?- Lou si allarmò.
-
Ma, ma, mommy, io non voglio tornare a casa… io voglio restare qui!!!-
-
Lo sai che non è possibile…- intanto l’altoparlante annunciava il loro
imbarco immediato.
-…
avanti, saluta papà e poi andiamo!- a quella parola, gli occhi del bambino si
riempirono di lacrime e si voltò verso Kanata, che fino a quel momento era
rimasto in silenzio e guardava quella scena così triste.
- Papà… PAPA’ IO NON VOGLIO LASCIARTI!!!- Lou si gettò
tra le braccia dell’uomo, scoppiando in un pianto disperato. Quello che stava
accadendo faceva molto male anche a Miyu, che cercava in tutti i modi di
trattenere le lacrime. Kanata strinse forte a sé Lou.
-
Ti prego non fare così! Addio Lou!- Miyu prese il bambino che continuava a
piangere e dette un leggero bacio sulle labbra a Kanata.
-
Addio Kanata.- si voltò e si allontanò, cercando in tutti i modi di frenare il
piccolo che urlava e si dimenava, per non dover andare via. Quando furono
sull’aereo, Lou esausto si addormentò, e Miyu potè finalmente permettere
alle lacrime di bagnarle il volto. Lottando con la vista che si sfocava per le
lacrime, guardò fuori dal finestrino, verso le vetrate dove sicuramente si
trovava ancora Kanata.
-
Addio amore mio… addio…-
Kanata vide l’aereo sparire all’orizzonte, e poi mesto, tornò alla sua vita con una ferita in più sul cuore…
FINE
Riprendete
fiato e rimettete a posto le vostre armi:
era solo uno scherzo!!! Però se
volete leggere l’ultimo capitolo di questa fic, vi chiedo di mandarmi dei
commenti, e di farmi sapere se vi è piaciuta oppure no! Alla prossima!
Ah, se vi piacciono tanto i seguiti di Ufo Baby, leggetevi il "Seguito", che ho scritto basandomi sulle ultime pagine del fumetto (mi piacerebbe sapere se vi piace, anche se ho toppato alla grande, visto che la seconda serie che è uscita, la vera, non c'entra niente^^''). E poi presto ne manderò un altro che ho scritto un po' di tempo fa.
Voglio cmq ringraziare Mareviola, Sabrina, Aky, Luna e Titti, perché non avrei mai creduto di avere così successo con questa storia! Un bacio a tutte!=*****
Ryta Holmes