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Autore: Ukki    09/01/2013    3 recensioni
[Questa fanfiction partecipa al contest "Feelings" indetto da Iris44 e Flock]
Aki, sei rimasta in silenzio per troppo, troppo tempo, e non puoi più ignorare tutti i rimpianti che gravano sul tuo cuore. Non hai mai accettato il fatto che il tuo Mamoru si sia sposato con Natsumi, vero?
Forse dovresti solo accettare le cose come stanno, ma sai anche tu di non esserne capace...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mark/Mamoru, Nelly/Natsumi, Silvia/Aki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Kouri

Titolo: Linked by a rope of memories...

Pairing: EndouAki con "accenni" all'EndouNatsumi

Rating: Verde

Prompt (il sentimento a cui si ispira la fic): Rimpianto

Note: Era così tanto tempo che volevo scrivere una EndouAki... e finalmente l'occasione si è presentata! Questo è il primo contest a cui partecipo, quindi non mi aspetto certo di raggiungere i primi posti in classifica! Spero comunque che questa fic (composta, secondo LibreOffice, da 1653 parole) vi piaccia, o almeno che non vi disgusti troppo! Allora, vi avverto che Aki è un po' OOC, ma è così che la mia fantasia perversa l'ha concepita. Vi aspetto nell'angolino!

 

La teiera inizia a fischiare, quel suono acuto e stridulo che mi ricorda tante partite osservate dalla panchina. Tua moglie esita qualche secondo, massacrandosi l'orlo del vestito con le sue manine curate. Alla fine decide di prendere la parola.

- Aki, penso che il tè sia pronto - mi fa notare. Un pizzico di imbarazzo anima la sua voce melodiosa.

- Oh - dico solo, dirigendomi verso la cucina.

Lei sospira di sollievo e distende le dita. Non posso fare a meno di fissare un po' troppo intensamente lo scintillio al suo anulare.

Sembra che abbia il terrore che qualcosa vada storto, che il tè si rovini se bolle un po' di tempo in più. Ma lei è sempre stata una maniaca perfezionista, sin dai tempi in cui eravamo davvero amiche.

E allora perché questa persona, che non vedo da un giorno che non voglio ricordare, sta sedendo sul mio divano turchese di pelle sintetica?

No, non le sto tendendo una trappola per avvelenarla, non ti preoccupare. Il motivo è più banale di quanto credi, caro Mamoru: io e la tua fiorente mogliettina ci siamo incontrate facendo la spesa.

- Aki, ma che sorpresa, è da così tanto che non ci vediamo! - ha esclamato, dopo essermi praticamente venuta addosso con il suo carrello pieno di verdura.

- Già, che sorpresa... - in tutto questo tempo il mio sorriso si è fatto ipocrita, Mamoru-kun. Viviamo a due isolati di distanza ma non ci vediamo da due anni, e sai perché? Perché io non ho la minima voglia di vedervi ancora e di fare di nuovo i conti con tutti i miei rimpianti.

Tuttavia, adesso Natsumi è seduta nel mio salotto aspettando il tè che le ho promesso, e il mio cervellino continua a domandarsi come mai abbia deciso di farla entrare invece di fingermi terribilmente impegnata e magari schiacciarle anche un piede con il carrello. Probabilmente la solitudine mi ha dato alla testa, o forse voglio solo sentirti un po' più vicino.

Servo il tè a Natsumi, che lo osserva con occhio critico e poi porta la tazza alle labbra.

- È dolce - constata, stupita.

Sai com'è mia cara, io nel tè metto lo zucchero, non il sale.

Fissa la sua tazzina con la faccia piena di punti interrogativi, sicuramente chiedendosi perché la bevanda che le ho servito ha questo inusuale sapore dolciastro. Mi sa che anche lei si domanda se per caso non ci abbia messo del veleno. Rimane in silenzio qualche secondo poi, notando che non è ancora morta, attacca a parlare apparentemente a vanvera.

- Aki, ricordi i tempi dell'infanzia? Aki, come va il lavoro? Aki, sai che sono migliorata tantissimo in cucina? Aki, come va con Ichinose? -

- Io e Kazuya siamo amici. Tutto qui - rispondo, giocherellando stupidamente con il cucchiaino comprato in un negozietto di periferia.

- Davvero? -

Sembra dispiaciuta, specie perché sa che questa è la pura e semplice verità. Non sono più un'adolescente che maschera i suoi sentimenti dietro le parole "siamo solo amici".

- Ah, - esclama all'improvviso, illuminandosi - sai che io e Mamoru stiamo pensando di avere un bambino? -

La tazza cade ed esplode sul pavimento in una miriade di frammenti candidi. Peccato, era una bella porcellana.

Io e tua moglie fissiamo il triste mucchietto di schegge.

- Ma che bella notizia - mormoro con un tono che non convince neanche me.

E lei decide che questa sua visita è durata fin troppo.

- Scusa, ma io devo andare -

Si mette frettolosamente il cappotto e scompare senza neanche salutare o offrirmi il suo aiuto per pulire. Dopotutto, è anche colpa sua se la tazzina mi è caduta di mano.

Un bambino, eh? Mi immagino una piccola copia di te con i capelli castano-rossastri, come i suoi. Un baby Mamoru che gattona per casa vostra (che, per la cronaca, non ho mai visto) indossando il suo pannolino con stampe di palloni da calcio.

E pensare che avrebbe potuto avere i capelli verdi, invece che di quel colore indefinibile.

__________________________________________________________________

 

Saltello nelle pozzanghere come facevi tu da piccolo.

Mi rendo conto della figura che sto facendo solo quando gli schizzi che sollevo colpiscono un'anziana signora con una pelliccia tutt'altro che sintetica.

Un bambino di sei o sette anni mi guarda e ridacchia, battendo le mani paffute.

Goditela finché puoi, piccolo, non credo che vedrai molte volte una venticinquenne dare spettacolo in questo modo.

I passi mi portano fino alla torre di Inazuma-Cho, quel posto che a te piaceva tanto, dove hai perfezionato la maggior parte delle tue tecniche. Tu puoi averlo trovato meraviglioso, ma a me adesso pare il luogo perfetto per deprimersi.

Riesci a immaginare quello che ho provato quando, in mezzo ai coriandoli che annunciavano la vostra vittoria nel Football Frontier International, hai esternato i tuoi sentimenti per Natsumi? Come mi sia sentita tradita io, che ti sono stata accanto per tutta la vita, che ho creato insieme a te il club di calcio, che sono sempre stata la prima a credere che ce l'avresti fatta anche quando tutto sembrava perduto?

Ma in fondo, forse è colpa mia, perché non sono fatta per te. Sono scialba, lo so. La fiammella di una candela che illumina le finestre appannate in una banale e fredda sera d'autunno, ecco come sono io.

Tua moglie invece è il sole estivo che scalda una spiaggia bianca lambita dalle onde di un mare azzurro.

Non ti piace l'autunno, Mamoru? Eppure ci sono dei colori così belli e le foglie cadute scricchiolano sotto i tuoi piedi quando cammini per i viali alberati.

Ma tu non sei un tipo poetico, e queste cose non le potrai mai capire, pensi solo al tuo calcio, quel calcio per cui hai lottato, per cui hai sofferto... quel calcio che ci ha fatto avvicinare entrambe a te, fornendoci occasioni che non ho saputo cogliere.

Sono stata così codarda da farvi i complimenti quando vi siete baciati davanti a tutti, così vigliacca da assicurare ad Haruna che andava tutto bene quando lei mi ha chiesto se mi sentissi male, così stupida da illudermi che Rika avesse ragione quando mi ha detto che gli amori adolescenziali non durano a lungo.

Vi siete sposati qualche anno dopo in un giorno d'autunno. Ironicamente, il giorno del mio compleanno, ma non riesco ad avercela con te per questo, perché sei talmente innocente nella tua ingenuità che è impossibile che tu l'abbia fatto apposta.

- Aki, che coincidenza: anche tu qui! -

Alzo gli occhi: sei sempre lo stesso, con quel tuo sorriso da bambino vivace che il tempo non è riuscito a cancellarti dalla faccia.

Improvvisamente sembri a disagio, è colpa mia, Mamoru?

- Mia moglie mi ha detto che oggi avete preso il tè insieme... mi dispiace per la tua tazza -

Sai, avresti potuto dire tante altre cose, per esempio "Mi dispiace che il tuo cuore sia stato irrimediabilmente frantumato", ma probabilmente la tua cara mogliettina ti scuoierebbe se tu lo facessi.

- Non ti preoccupare, sono cose che capitano - dico, parlandoti come facevo quando ero una ragazzina.

- In ogni caso, mi scuso se mia moglie non ti ha aiutato a raccogliere i cocci -

La smetti di dire "mia moglie", per favore? Mi odi così tanto, Mamoru? Ti siedi vicino a me, molto vicino a me. Sì, mi odi.

- Ricordi quando abbiamo creato il club di calcio? - domandi ridacchiando.

Tempismo è perfetto: stavo pensando proprio a questo. Come Natsumi, non hai bisogno di una risposta per iniziare il tuo discorso senza fine.

- Eravamo solo in due, non riesco a credere che poi siamo riusciti ad arrivare sulla vetta del mondo, e in quel viaggio ho persino ritrovato mio nonno... sai che adesso è di nuovo a casa in Giappone? Non è cambiato di una virgola da quando allenava i Little Giants! Sembra imbalsamato! -

- Già, è strano come certe cose non cambino mai, vero Mamoru? - Per esempio i sentimenti che provo per te: quelli mi appesantiranno il cuore in eterno, gonfiati da tutti i miei rimpianti.

- Aki... posso chiederti una cosa? - domandi imbarazzato. Tu? Imbarazzato? Perché, Mamoru?

- Certo - rispondo, esitante.

- Come mai sei venuta al nostro matrimonio? -

Ottima domanda. Come mai? Non so, per me è stato più spaventoso di un film horror con il bollino rosso. Probabilmente sono solo una sciocca masochista.

- Volevo vederti ancora una volta, tutto qui - mormoro, abbassando lo sguardo.

"Se qualcuno ha qualcosa da obiettare, parli adesso o taccia per sempre" Quel giorno, come in tutto il resto della mia vita, io ho scelto di tacere.

- Mi piaci Mamoru, lo sai? -

Ed ecco qui le parole che non sono mai riuscita a pronunciare. Escono adesso, adesso che è troppo tardi. Bene, ora devi dire, secondo copione, che non mi vuoi più vedere, che mi sono approfittata della tua amicizia e di quella di tua moglie, che ti ho preso in giro e così via. Insomma, devi comportarti come si addice alle brave persone come te. Fallo, Mamoru, per favore. Fammi smettere di soffrire.

Invece la tua mano si intreccia alla mia. Riesco a sentire tutte quelle imperfezioni che la tua pelle si è procurata a forza di fermare conclusioni imparabili. L'ho curata un sacco di volte, questa mano, e se non fosse per l'anello d'oro che le cinge l'anulare potrei pensare che sia una mia proprietà.

Rimaniamo immobili, senza parlare, senza scusarci. Se questo fosse un romanzo rosa potresti baciarmi, ma non voglio che tu lo faccia, non voglio che tu sappia cosa sono i rimpianti, mio candido innocente Mamoru.

Restiamo seduti in mezzo alla foschia, a guardare la torre di ferro che è il simbolo della nostra città.

Noi, due cause perse, due persone tra le quali non accadrà mai niente, due adulti rimasti bambini e che come bambini si amano timidamente.

Legati solo da un filo di ricordi.

 

Angolo dell'autrice:
Non ci sono parole per descrivere quanto io sia nervosa. Ho una paura terribile di non aver fatto un buon lavoro!

Ok, mi calmo. Come vedete, il finale non è esattamente "E vissero per sempre felici e contenti", ma ho pensato che così si adattasse di più alla situazione e alla personalità dei due personaggi...

Se volete, lasciatemi una recensione!

Kisses

Kouri

  
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