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Autore: Frem Write    09/01/2013    10 recensioni
Perché amare è sinonimo di soffrire nella maggior parte dei casi? Non capisco come mai una cosa che ti fa sentire estremamente bene, sia capace di distruggerti allo stesso tempo.
Sento il campanello di casa suonare, mi alzo di scatto pensando sia quel biondo, ma non trovo nessuno.
Sarà uno di quegli stupidi scherzi che fanno i bambini che giocano, eppure piove.
Sto per chiudere la porta quando davanti all’entrata, a terra, vedo una rosa.
E’ rossa ed è affiancata da una lettera.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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10 roses.


La pioggia cade persistente su Dublino.
Bagna tutto ciò che incontra, senza pietà.
Il giardino di casa mia ha perso quel verde che durante la primavera comincia a colorarlo.
Ora è tutto infangato, è scuro, è malinconico, è triste.
Insomma, già sono depressa di mio, le condizioni atmosferiche non fanno altro che peggiorare il mio stato d’animo.
Distolgo lo sguardo dalla finestra e guardo la fiamma che si dirada nel caminetto. E’ possibile che ogni singola cosa in questa casa mi debba ricordare lui?
I nostri momenti felici, quando ci abbracciavamo dopo una pesante giornata a scuola, davanti al camino con una cioccolata calda e il doppio strato di panna.
I ricordi dovrebbero essere aboliti, dovrebbe esistere una specie di medicinale che ti faccia rimuovere ogni ricordo. Si potrebbe evitare il dolore, la sofferenza, le lacrime, la nostalgia in questo modo, no?
Perché, infondo, è solo questo che causano.
Le fiamme si inseguono e si toccano, ma non osano mai esagerare, anzi, si sfiorano appena come se potessero sentire il calore che emanano, come se potessero scottarsi.
Forse io e Niall siamo così.
Desideriamo stare insieme, desideriamo abbracciarci e amarci, ma ci scottiamo entrambi e dobbiamo limitarci a uno sguardo.
Il problema è che io non voglio solo questo.
Voglio poterlo baciare e stringere a me senza paura di scottarmi. Voglio potergli ripetere che lo amo all’infinito senza paura di rimanere ferita. Ma infondo cosa so fare oltre ad illudermi?
Mi manca quel biondo. Ogni minuti sempre più.
E’ finito tutto, finita la nostra amicizia, la nostra relazione per uno stupido errore.
Trovarlo attaccato a delle labbra diverse dalle mie poteva definirsi un errore? Un errore troppo evidente per essere considerato tale, un errore che non è un errore.
E’ semplicemente quello che ho visto, e la mia vista non commette errori, non in questo caso.
Dicono che se è amore ritornerà.
Ma amore non è restare? Non è superare tutte le difficoltà insieme?
Difficoltà, ecco un’altra parola complicata.
L’errore può essere definito una difficoltà?
La gelosia, la delusione, il dolore.. possono essere definite difficoltà?
Ormai non so più niente, non sono più certa nemmeno del giorno che è oggi.
Nella mia testa c’è solo confusione, una confusione assurda.
Una parte di me tornerebbe da Niall, lo perdonerebbe e non lo lascerebbe mai andare.
Ma l’altra, quella dominante, non mi permette di muovermi, non mi fa chiarire, mi dice che è sbagliato andare da lui, che deve essere lui a ritornare.
E se non ritornasse?
Se l’avessi perso, per sempre?
Sono stanca di questo stato depressivo in cui mi trovo, ho bisogno dei suoi occhi azzurri e di quel sorriso dolce. Ho bisogno di sentirmi dire parole dolci, anche se non sono una romanticona, perché, infondo, chi non ama la dolcezza?
Lui è la dolcezza.
Mi siedo sul divano e mi prendo la testa tra le mani. Sono così stanca, stanca di amare.
Perché amare è sinonimo di soffrire nella maggior parte dei casi? Non capisco come mai una cosa che ti fa sentire estremamente bene, sia capace di distruggerti allo stesso tempo.
Sento il campanello di casa suonare, mi alzo di scatto pensando sia quel biondo, ma non trovo nessuno.
Sarà uno di quegli stupidi scherzi che fanno i bambini che giocano, eppure piove.
Sto per chiudere la porta quando davanti all’entrata, a terra, vedo una rosa.
E’ rossa ed è affiancata da una lettera.
Raccolgo il tutto e chiudo la porta.

Ciao Lea,
forse adesso mi odierai, forse non mi vorrai mai più parlare, ma io ho ancora bisogno di te, più dell’aria che respiro.
So che non ami questo genere di ‘dichiarazioni’, ma è davvero quello che sento.
So che adesso avrai chiuso la porta e sarai entrata in casa, ma ho bisogno di parlarti.
Esci e troverai altre rose, con altre lettere che ti condurranno da me.
Questa rosa è in onore del tuo compleanno, quando hai emesso il tuo primo pianto, quando sei uscita dal ventre di tua madre, che ha creato questa meravigliosa persona, che ora è la mia di vita. Immagino tua mamma con le lacrime agli occhi e la testa gronda di sudore, immagino la felicità nel volto dei tuoi genitori. Immagino il cuore battere forte, non solo per lo sforzo di partorire, ma  alla vista di quella piccola ‘cosa’ tra le mani che ti guarda e ti sorride, se non con le labbra, con il cuore.
E tuo padre che versa lacrime e stringe la mano di tua madre, e sorride alla vista di quel quadro perfetto.
E penso che anche io, un giorno, affronterò questa cosa, accanto a mia moglie, ed è strano, sai perché? Perché la sola persona che riesco ad immaginare vicino a me sei tu.
Ti amo,
Niall.


Sento una lacrima scivolare sulla guancia e posarsi sul labbro superiore.
E’ salata.
Ne vedo un’altra che si posa sulla lettera,  rovinando il ‘Niall’ finale.
Prendo il cappotto dall’attaccapanni ed esco di casa.
Vedo una rosa alla mia destra riparata dal tetto, e una lettera vicino.

Ciao, sono ancora io.
Forse ti starai stufando, ma ormai sei qui no?
La seconda rosa la dedico al primo giorno che ti sei trasferita in questo quartiere di Dublino. Quel giorno quando ti ho vista uscire da una macchina nera e abbracciare il tuo pupazzo guardando la casa con due occhioni spaventati ma curiosi. Sei corsa nel giardino e poi mi hai visto.
Mi ricordo che mi hai sorriso e mi hai salutato.
Ero ancora troppo piccolo per capire quanto fossi speciale.
Ora, anche se in ritardo, lo so.
Scusami, amore, scusami davvero.
Niall.


Asciugo un’altra lacrima.
Odio sentirmi così impotente davanti a queste parole. Infondo una lettera non è semplicemente l’insieme di tante parole messe assieme? E le parole non sono lettere unite? E allora come è possibile che delle cose così piccole e insignificanti riescano a farmi quest’effetto?
Non avevo mai pianto per un ragazzo, forse questo è un segno.
Vedo un’altra rosa sotto il capannone in giardino.
Ha smesso di piovere.

Sei qui?
Allora vuol dire che ci tieni ancora a me..
La terza rosa la dedico al primo giorno che ci abbiamo parlato. Lo ricordo quasi fosse ieri.
Stavi giocando con il pallone in giardino e sbadatamente lo hai mandato nel mio, di giardino. Eravamo vicini di casa, e lo siamo ancora, sai? Io l’ho preso e te l’ho riportato.
Eri timida, infatti non riuscivi a guardarmi in faccia, ma io ti ho alzato il mento e ti ho dato un bacio sulla guancia, dicendo che da noi si usava fare così per ringraziare.
Non era vero.
Era solo una scusa per sfiorare la tua pelle, avevo undici anni insomma, ero ancora piccolo no?
Da quel giorno abbiamo cominciato a giocare sempre insieme, da quel giorno ho capito che non saresti mai uscita dalla mia vita.
Non andartene ora,
Niall.


Sorrido ricordando quel giorno.
Possibile che se lo ricordasse ancora? Sono passati più di dieci anni.
Magari lui ci tiene davvero a me?
Scuoto la testa e vedo un’altra rosa nascosta nella cassetta della posta.
Attraverso il giardino e sfilo la rosa con la lettera allegata.

Lea, è possibile innamorarsi? Perché io non riesco più a fermare il battito del mio cuore quando ti penso.
La quarta rosa la dedico al primo giorno di scuola. Abbiamo varcato la scuola media mano nella mano, eri la mia migliore amica, ti volevo un mondo di bene.
Ora, invece, ti amo.
Niall.


Maledetto lui, i suoi occhi, la sua voce, le sue parole, maledetto lui e il suo amore.
E maledetta me che continuo ad andare avanti perché c’è qualcosa che mi spinge a cercare la lettera e la rosa successiva. Che quel qualcosa sia l’amore?
Vedo la prossima rosa in un bidone fuori da una casa. Guardo le rose che stringo ancora in mano.
L’amore?

Lea, mi fa male la mano ma tu addolcisci questo dolore, quasi a farlo sembrare una bellissima sensazione.
La quinta rosa la dedico alla prima volta che hai avuto un ragazzo. Ero tremendamente geloso e protettivo, insomma, tu eri mia. E lo sei ancora, Leah.
Lo sarai per sempre.
Niall.


Sì, è amore.
E’ quel fottuto sentimento composto da cinque lettere che fa provare migliaia di emozioni. Quel sentimento che odio con tutto il cuore, che non sopporto, che preferisco evitare, ed ora? Ora ci sono dentro, fino al collo.
Comincio a correre perché la voglia di vedere Niall si fa sentire sempre di più.
La sesta rosa la trovo sul tavolo del nostro bar.

Ricordi questo bar?
E’ il nostro bar! Da quando iniziammo le superiori cominciammo a venire qui. Era l’unico posto in cui potevamo parlare, cantare e mangiare allo stesso tempo, visto che in casa tua succedeva il putiferio e anche nella mia.
Ed è appunto a questo bar, a tutti quei momenti che abbiamo trascorso qui dentro, che dedico la sesta rosa.
Racchiude ancora tutte le nostre risate, i nostri pianti, i nostri sguardi, sai? A volte quando ci entro per prenderti la colazione le sento.
E’ bellissimo, come te.
Niall.


Mi abbandono ad una sedia.
Non è giusto, insomma, non è possibile che un ragazzo riesca a farmi battere così forte il cuore.
Basta, è insopportabile questo rumore nel petto.
Esco dal locale e vedo un’altra rosa vicino al negozio dei vestiti.

Ehi principessa, te lo ricordi questo?
Terzo anno di liceo, nessuno ci aveva invitati al ballo così decidemmo di andarci noi due. Venimmo qui a prendere i vestiti. Il tuo era di un azzurro chiaro, ti risaltava quegli occhi meravigliosi. Mi ricordo quando mi allacciasti la cravatta e io ti baciai.
Settima rosa: il nostro primo bacio.
Quella stessa sera ti chiesi anche di diventare la mia ragazza, accettasti.
Ero il ragazzo più felice della Terra, sai?
Niall.


Mi tocco le labbra e mi accorgo che sto sorridendo.
Come potrei dimenticare il nostro primo bacio?
Sarebbe assurdo, anche perché sento ancora quando le sue labbra sfiorarono per la prima volta le mie, come fosse ieri.
E’ una sensazione ridicola, insomma, non è una sensazione da Lea.
Poco più avanti vedo un’altra rosa e una lettera sul marciapiede.

Lea ci siamo quasi.. un po’ di pazienza piccola.
Ottava rosa: quella sera in cui sei venuta da me perché i tuoi genitori urlavano a squarciagola.
Eri in pigiama ed eri tutta bagnata, pioveva, proprio come oggi. Era tardi, le due di notte. Mi hai abbracciato e mi ha chiesto se potevi restare lì per la notte.
Ti ho baciata e siamo andati in camera. Abbiamo fatto l’amore, per la prima volta.
Quella sera ti ho amata come non mai, il tuo corpo, la tua voce, il tuo tocco, il tuo viso. Eri perfetta, Lea e lo sei anche adesso.
Ci siamo stretti in un abbraccio e ci siamo addormentati con il rumore della pioggia.
Niall.


Lui è riuscito a cambiarmi, anzi, è riuscito a migliorarmi.
Ho sempre avuto paura di innamorarmi, paura di soffrire, ma non posso aver paura di queste sensazioni che mi tengono ancora in vita, che mi fanno amare ciò che faccio, che mi fanno battere il cuore e luccicare gli occhi.
Come posso aver paura di Niall? E’ il mio migliore amico e il mio ragazzo. Non posso temerlo, lui è diverso.
E sento le sue mani che scorrono sul mio corpo in cerca del mio amore. Sento i nostri respiri riecheggiare, respiri e parole sussurrate che si chiamano. Sento il calore del suo corpo sul mio.
Mi manca.
Giro l’angolo e vedo la nona rosa all’entrata di un parco.

Lea, so che ti sto facendo aspettare, ma manca davvero poco.
La nona rosa la dedico a una settimana fa, quando tu mi hai visto baciare la tua migliore amica.
Non piangere, piccola, non strappare la lettera, ma ascoltami.
Hai il diritto di sapere.
Lei è innamorata di me, mi ha detto che da quando mi ha visto il primo giorno di scuola si è innamorata di me. Mi ha detto che quando è venuta a sapere che tu ed io stavamo insieme si è tagliata e voleva tentare il suicidio.
Scusa la domanda, ma che razza di migliore amica hai?
Una settimana fa stavo venendo da te, volevo invitarti al cinema, stavo tornando dall’edicola e ho incontrato Meggie. Si è avventata su di me e ha cominciato a baciarmi.
Ho sentito la tua porta scattare, aprirsi, e richiudersi violentemente.
Avevo il cuore a pezzi, ti rendi conto? Volevo spiegarti, dirti che io non c’entravo niente.
Che io amavo te e solo te, ma tu mi odiavi.
Ora non sentirti in colpa, amore, perché tu non c’entri nulla.
L’importante è che adesso sei pronta a perdonarmi e amarmi come prima.
Perché è solo di quello che ho bisogno, ora.
Ti amo,
Niall.


Un tornando mi risucchia.
Sono stata una stupida, ho permesso alla mia stupida gelosia di rovinare tutto. Ho permesso alla mia gelosia di prevalere e di farmi comportare così con lui.
Lui che non se lo meritava, lui che mi amava.
Mi sento così sciocca, tremendamente sciocca.
Oltrepasso l’entrata del parco e seguo il vialetto.
Vedo un’altra rosa.

Eccoci, il gioco è finito.
Sei arrivata a destinazione.
Avevo paura che non saresti venuta, che mi avresti abbandonato alla seconda rosa. Ma se stai leggendo evidentemente sei qui davvero, e non sto sognando.
La decima e l’ultima rosa la dedico a oggi.
Riconosci questo parco? Non ci siamo mai venuti insieme, ma sicuramente tu con qualche tuo ‘fidanzato’ ci sarai venuta, no?
Questo parco è meraviglioso, io lo adoro. E’ il mio preferito tra tutti quelli a Dublino.
Ti chiederai perché questo parco?
Bene, so che non è proprio il massimo chiederlo tramite una lettera perciò mettila via e guarda davanti a te.
Niall.


Ripiego la lettera e guardo davanti a me.
Eccolo, Niall.
Ha il vestito del nostro ballo, quello che gli avevo scelto io, abbinato al mio vestito azzurro che ho conservato con cura.
I capelli non sono arruffati e disordinati, stranamente, ma sono ben pettinati e sistemati.
Sento il cuore accelerare e sorrido guardandolo in tutta la sua bellezza.
Si avvicina a me e mi accarezza una guancia.
“Sai che odio questo completo, l’ho messo solo per te e anche perché mi fa sembrare figo” scoppio a ridere abbracciandolo.
Sento le sue braccia che mi stringono a sé.
Che sensazione meravigliosa.
“Horan tu sei sempre figo. Ma come mai ti sei vestito così?” lo squadro.
Lui mi sorride e per un secondo mi perdo in quel sorriso così dolce.
“Ora fammi parlare..” annuisco. “Ti amo Lea, ti amo più di ogni altra cosa. E’ una frase fatta, chissà quante volte l’avrai sentita dire, ma è ciò che provo. Ti amo e non c’è altro modo o altra parola per esprimere questo. Non voglio perderti, piccola mia, non voglio che succeda quello che è successo in questi giorni. Non potrei mai accettare di perderti, nemmeno per sogno.. Perciò, Lea” lo vedo tirare fuori qualcosa dal taschino della giacca, e poi guardarmi.“mi..mi.. oh cavolo, puoi farcela Niall! Lea Jason, mi vuoi sposare?”.
Il mio cuore fa un sussulto.
Sto sognando o davvero mi ha chiesto di sposarlo?
Mi porto una mano alla bocca e gli salto addosso urlando “Sì, sì, sì!”.
Ridiamo insieme mentre andiamo a casa mia.
Vedo il fuoco nel camino, prima di perdermi nei baci di Niall.
Le fiamme ora, si abbracciano senza più timore.



Mi sentivo estremamente dolce in questi giorni e poi ho avuto quest'idea delle rose, insomma, l'ideale per una OS, no?
L'ho fatta su Horan perchè è troppo tenero, e mi ha ispirata. 
Spero vi sia piaciuta, mi farebbe piacere una vostra recensione. 
Se volete passare dalla mia FF siete i benvenuti :) 
Ciao belli, 
alla prossima.
-Frem.
  
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