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Autore: __Jude    09/01/2013    2 recensioni
"Tutti avevano vissuto nel miraggio di un sogno. Ma quello di Stiles era diverso, era palpabile, era vero! Ed il suo ricordo non lo aveva abbandonato. Dimenticare era impossibile. E ricordare faceva paura."
Una Sterek un po' diversa dove niente è come sembra. Molto prima dei licantropi, molto prima degli Argent, molto prima della Sterek che tutti conosciamo.
Genere: Fluff, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2. Without you to hold I'll be freezing.




Stiles sbatte le palpebre ripetute volte, nel tentativo di svegliarsi ed evadere da quell’ assurda situazione – atto decisamente stupido ed insensato – prima di prendere fiato e cercare di articolare qualche parola. Ma tutto quello che gli esce dalla bocca è un insieme di sillabe sconnesse che lo fanno sembrare un rapper di beatbox con difficoltà respiratorie.

Derek se ne sta fermo, le braccia incrociate sul petto, gli occhi puntati sul ragazzo davanti a lui.
Intanto la notte se n’è andata e l’ alba sta scoppiando in una cascata di raggi che inondano di rosso e arancione il bosco. Ora non fa più tanto paura.
“Oh, accidenti!” esclama Stiles per porre fine al suo imbarazzante monologo di suoni pre - verbali. “Senti, ma tu hai intenzione di restare lì a fissarmi senza fare o dire nulla?”.
“Preferisci che mi ritrasformi in un lupo e ti sbrani?” risposte brusco il moro. “E poi il sogno è il tuo, mica il mio”.
Stiles si alza, mettendo su quella sua faccia accigliata da ‘nontistoseguendo’. “Il mio sogno? E questo che dovrebbe significare?”.
Ed ecco le labbra che si incurvano, i denti bianchi scoperti, gli occhi che s’ infiammano sotto i colori dell’ alba. Con la luce rossastra alle sue spalle e quell’ espressione enigmatica, Derek sembra uscito da un romanzo inglese. “Speravo me lo chiedessi. Vieni con me”.
Stiles esita, stringe le labbra. Chissà perché qualcosa gli dice che non sia proprio una buona idea seguire un uomo – lupo in mezzo al bosco. Ma aveva visto e sperimentato sogni ben peggiori di quello e poi quella che sta vivendo è comunque un’ illusione, no? La cosa più brutta che può capitare sarebbe svegliarsi di soprassalto nel suo letto nel bel mezzo della notte. La notte vera, quella che non si trasforma in un’ alba mozzafiato come quella che ha davanti.
Derek non si accerta che Stiles lo segua, sa che lo farà. E così è.
“Quindi tu che cosa saresti? Un lupo o un uomo?” domanda il giovane Stilinski dopo qualche minuto.
“Entrambi”.
“Entrambi? Cioè sei un… lupo mannaro?”.
“Sono un mutaforma. Il fatto che l’ altra mia metà sia un lupo dipende da te”.
“Da me? Che vuol dire da me? Io non ho mai voluto un cane perché i cani poliziotti di mio padre mi hanno traumatizzato da piccolo, figurati se posso volere un lupo!”.
Derek lo aspetta e lo affianca velocemente. “In questa dimensione non si parla solo di desideri, Stiles, ma anche di necessità nascoste nel tuo subconscio che si proiettano nei sogni”.
“Necessità?! Io non ho mai necessitato morti violente e mostri da brivido! Perché è questo che sogno da quasi un mese ormai e non tranquillità e benessere”.
“E’ di tranquillità e benessere che credi di aver bisogno?”.
“E di cosa sennò? Di un uomo – lupo che mi faccia da sensei?”.
La mano di Derek vola veloce sul petto di Stiles, sbattendolo contro il tronco di una grande quercia; e negli occhi sembra che stia comparendo di nuovo il lupo famelico perché ora sono rosso cremisi. Il cuore di Stiles inizia a battere all’ impazzata e un brivido gli percorre la schiena dolorante per l’ impatto.
“Sento il tuo cuore…” ringhia Derek a pochi centimetri dal suo viso. Il suo alito caldo sa di fresco, con una leggera punta di liquirizia. E’ buono, è umano, ma il fuoco che ha negli occhi divampa violento e animalesco. “Hai paura”.
Stiles deglutisce a fatica e sente la saliva scivolargli in gola pesante come una pietra. Ma qualcosa scatta dentro di lui ed ha la stessa intensità delle fiamme cremisi degli occhi di Derek. Non vuole che il sogno diventi incubo, non vuole doversi svegliare urlando e non vuole essere vinto di nuovo dalle tenebre del suo sonno. Così si inumidisce le labbra, usando una delle poche armi che possiede, se non l’ unica: le parole.
“Tu non puoi farmi del male. Tu non sei reale”.
Derek inclina la testa e, senza distogliere lo sguardo da Stiles, si avvicina al suo orecchio. La sua mano, dal petto del ragazzo, scivola lentamente fino al fianco, tastando con una precisione quasi chirurgica ogni muscolo che incontra sulla sua strada. Indugia sulla cassa toracica, sulle costole, assaporando il ritmo del respiro della sua preda. Poi scende giù, passando per la parte alta del fianco e stabilendosi sull’ inclinatura dell’ anca, lì dove l’ osso del bacino deforma leggermente la pelle. E Stiles percepisce tutto, ogni singolo movimento della mano di Derek, ogni impulso caldo che il suo tocco gli provoca, ogni respiro fresco di liquirizia che gli sfiora l’ orecchio.
Ma le parole, le parole che il moro gli sussurra sono quelle che sente di più. Lo tagliano da parte a parte, trapassandogli il cervello come una scarica elettrica.
“Io sono vero qui, Stiles. Ed esisto con la stessa intensità dei tuoi incubi… e dei tuoi sogni più belli”.
 
Gli occhi si aprirono di botto, rivelando le ombre della stanza e le coperte grigie nelle quali era avvolto. Con un scatto Stiles si mise dritto sul letto, il respiro affannato, la fronte leggermente umida di sudore, la testa che girava. Al centro del petto il cuore batteva velocissimo, probabilmente con la stessa frequenza che aveva percepito nel sogno. No, quel Derek l’ aveva percepita, lui era sicuro di averla sentita chiaramente, ricordava la sensazione violenta del cuore che sembrava bucargli il petto. Poi per un millesimo di secondo perse un battito. Avvertì una sorta di tonfo sordo e poi un’ acuta e breve fitta di dolore. Gemette piano portandosi una mano sul petto mentre il cuore tornava a battere lentamente.
Fu lì che si accorse di una cosa piuttosto insolita. Tutta la parte sinistra del torace, dal plesso solare al bacino, era incredibilmente calda, quasi bollente; mentre la parte destra, come quasi tutto il resto del corpo, era gelida. Percorse con le dita quella linea di fuoco immaginaria e realizzò che era esattamente la parte che aveva toccato il licantropo del sogno– no, mutaforma, così aveva detto. Quel pensiero lo attraversò come una lama. Strinse gli occhi e si rannicchiò di nuovo sotto le coperte, combattendo contro la cascata di pensieri che stavano inondando la sua testa.
Guardò la radiosveglia sul comodino: le 7 del mattino. Mezz’ ora dopo si sarebbe dovuto svegliare, così decise di non considerare l’ idea di riaddormentarsi.
Un sogno. Tutto un sogno, un’ illusione, non poteva essere altrimenti. Eppure ogni emozione, ogni dettaglio del paesaggio ed ogni parola che aveva detto e ascoltato erano sembrati così veri!
Come attraversato da un’ improvvisa febbre, ricordò perfettamente le tenebre notturne che lo avevano accolto e che poi si erano trasformate in un’ alba purpurea e sfavillante. Un’ alba rosso fuoco, come il fuoco che ardeva negli occhi del lupo che si era poi trasformato in un giovane tenebroso e con problemi a gestire la rabbia.
Col tempo arrivarono altre immagini e ovviamente altri dubbi. Nonostante cercasse di convincersi che era solo un altro dei suoi strambi sogni, c’ era qualcosa che lo tormentava, qualcosa che lo rendeva qualcosa di più di un sogno. Decise così che ne avrebbe parlato con Scott, lui sicuramente avrebbe potuto dargli un’ opinione oggettiva.
 
 
Se c’ era un momento perfetto per confabulare, quello era proprio l’ ora di chimica del Professor Harris. Tanto quello era talmente viscido, scontroso e amante dell’ abuso del potere che Stiles e Scott già non l’ avrebbero ascoltato per principio, figuriamoci poi se a una personalità del genere si aggiungevano formule chimiche e nomenclature da capogiro.
“Ho ricevuto il tuo messaggio stamattina. Di che mi devi parlare?” bisbigliò Scott al suo fianco. “Non sarà un’ altro piano per conquistare Lydia?! Perché l’ ultimo era talmente assurdo che penso mi basti fino al prossimo Natale”.
“No, no, Lydia non c’ entra niente! Ha a che fare con i miei… sogni”.
“Che è successo?”.
“Ecco ho fatto uno strano sogno… e dico sogno, non incubo. Ed era tutto così reale che quando mi sono svegliato faticavo a convincermi che fosse stato tutto frutto della mia fantasia”.
“Stilinski e McCall, gradirei che ci risparmiaste questo adorabile sottofondo, grazie” tuonò Harris.
Stiles roteò gli occhi e, senza dar peso alle parole del professore, iniziò a raccontare della sua avventura notturna. Non tralasciò nulla, neanche sul modo in cui Derek l’ aveva toccato e di come al risveglio avesse ritrovato, in un certo senso, i segno di quel contatto.
Scott ascoltò pazientemente, ma a fine racconto diede la risposta che Stiles già si aspettava. “Ascolta, io penso che tu sia molto stressato e mia madre una volta mi ha detto che il nervosismo e lo stress a volte provocano sogni strani o addirittura visioni. Anche io quando i miei hanno divorziato non dormivo bene la notte e credevo di sentire la voce di mio padre nel giardino”.
“Sì, ma è diverso!” rispose l’ altro gesticolando. “Ci sono tutta una serie di fattori che rendono la cosa più che insolita! E poi quel tizio, Derek, ha usato la parola dimensione per definire il mio sogno. Dimensione, Scott! E tutto quel discorso sulle necessità e il lupo e il mutare forma? Non sono certo un prodotto dello stress! Che poi io non sono stressato, ho voti alti in tutto e la mia vita procede monotona e senza grandi emozioni, non capisco perché dovrei…”.
“Stiles…”.
Scott guardò l’ amico con apprensione. Non voleva che si facesse trasportare da qualcosa che probabilmente non aveva nessun significato particolare, ma conoscendolo sapeva che non si sarebbe fermato. Forse Stiles aveva solo bisogno di credere, di applicarsi in qualcosa che non fosse la scuola. E se davvero tutta quella faccenda del sogno lo poteva tenere lontano dal dolore e dalle tenebre della sua vita per un po’, allora Scott lo avrebbe assecondato. Per proteggerlo.
“Facciamo così. Domani ci vediamo in biblioteca per documentarci. Hanno scritto un sacco di roba sui sogni” disse il moro dando all’ amico una pacca sulla spalla.
Stiles sorrise e Scott già pensava di averlo salvato un po’.





Author's Corner.

Volevo fare una premessa prima di continuare con i prossimi capitoli:
Derek potrebbe essere un po' OOC, perchè in realtà il suo personaggio in questa storia non è lo stesso che tutti conosciamo nella serie.
Questo perché vive in una dimensione diversa, che è quella dei sogni e deve essere una sorta di guida per Stiles.
Detto ciò, mi fermo sennò vi spoilero troppo xD e spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Ora come ora ho tanto da fare per questo è un po' corto, ma il prossimo sarà ancora più denso di fatti, promesso ;)

J.
  
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