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Autore: dontblinkcas    10/01/2013    4 recensioni
Chiuse gli occhi e lasciò che la sua mente fosse libera di vagare tra i ricordi. [...]
«Questo è sempre stato il tuo problema: hai troppo cuore, sei troppo umano e questo sarà la tua rovina», forse Kali aveva davvero ragione.
[CoFA]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno mie cari lettori.
Avevo intenzione di pubblicare un capitolo per ogni libro, ma la mia fantasia si è lasciata trascinare perciò questo capitolo è solamente la prima parte di Città di Cenere.
Spero che vi piaccia perchè sono molto contenta di questo capitolo.
Devo assolutamente farvi notare che la maggior parte dei dialoghi in questo capitolo sono stati ripresi dalle battute originali degli scritti della Clare.
Spero di riuscire ad aggiornare presto, ma ora la scuola si fa sentire e sono molto impegnata.
Ricordate che una recensione è sempre ben accolta!
Buona lettura,
Dany.





Dirty Little Secret

 



 
 
«Sono io. Intendo Alec, Alec Lightwood».
Magnus rimase sorpreso di quelle parole: nonostante avesse salvato la vita al ragazzo e Alec gli avesse chiesto di non andarsene dal suo capezzale non si aspettava di rivederlo così presto.
Tuttavia eccolo lì, mentre saliva le scale con passo incerto, come se fosse stupito anche lui di quello che stava facendo.
Magnus non si era sbagliato alla festa: era estremamente bello.

«A cosa devo il piacere?» chiese Magnus con apparente indifferenza, anche se si era accorto come il Nephilim avesse frettolosamente distolto lo sguardo dai jeans abbassati e ne era compiaciuto.
«Speravo di poter entrare e parlare con te».
Lo stregone lo guardò incuriosito, poi, senza dire nulla, si voltò, attraversò la stanza e si sdraiò sul divano.
Alec, he lo aveva seguito, ora lo guardava seduto su un divano di velluto d'oro: sembrava intimorito.
Per cercare di calmarlo fece apparire del the fra le sue mani.
«Per l'Angelo...».
«Amo quell'espressione».
Ed era vero.
Magnus amava quell'esclamazione, quelle semplici parole che i Nephilim ricorrevano usare, convinti che invocando il loro creatore avrebbero potuto essere confortati, difesi e protetti. Amava quell'espressione perché, nonostante Raziel non li avrebbe mai aiutati, loro non perdevano la fede, continuavano a ringraziare colui che li aveva generati. La stessa cosa non poteva essere detta per i Nascosti: loro erano stati creati da capricci, da sete di vendetta e di potere. Loro non potevano ringraziare i demoni perché loro non erano considerati creazioni, ma effetti collaterali.

Pensando a ciò ignorò la domanda di Alec e gli chiese il motivo della sua visita.
«Volevo ringraziarti per avermi salvato la vita».
Magnus lo fissò: aveva pensato di aver capito male, quel ragazzo non poteva volerlo ringraziare, lui era un Lightwood e i Lightwood non ringraziavano mai.
Per questo si alzò dal divano e gli sedette accanto, come se avvicinandosi potesse capire meglio il ragazzo che si celava dietro a quei riservati occhi azzurri.
 
Alec lo incuriosiva come non succedeva da molto tempo ormai.
Lo incuriosiva il fatto che fosse diverso da tutti i Lightwood che avesse mai incontrato. 
Lo incuriosiva il modo in cui quel cacciatore potesse essere così bravo a uccidere demoni ma così ingenuo sull'arma più potente di tutte: le parole.
Lo incuriosiva il modo in cui le sue guance si infiammavano sulla pelle diafana ogni qualvolta si sentiva imbarazzato, come ora che gli aveva appoggiato una mano sulla guancia e lo accarezzava.
Senza accorgersene emise un verso che fu però sentito da Alec.
Avrebbe voluto mentire, dire qualcosa che non facesse capire quanto lo attraeva, ma guardando quel volto angelico gli fu impossibile.
Solo l’arrivo del Presidente Miao riuscì a fargli riprendere il controllo.



Magnus si era appoggiato alla porta mentre aspettava che Alec, perso nei suoi pensieri, se ne andasse.
«Non hai mai baciato nessuno? Affatto?».
«No. Non un vero bacio…»disse Alec imbarazzato.
«Vieni qui».
 
Lo stregone lo attirò a sé, risalì con le mani le braccia muscolose del cacciatore e gli fece alzare il mento così che le loro bocche potessero combaciare. Sentì Alec emettere gemiti soffocati sulle sue labbra. Con delicata urgenza prese le redini del gioco: con la lingua socchiuse le labbra del Nephilim ed esplorò la sua bocca; assaggiò il sapore delle labbra di Alec mentre le mordicchiava.
Un brivido percorse la schiena dello stregone, il battito del cuore accelerò e sentì il sangue bollente scorrergli per tutto il corpo, come se fosse lava incandescente.
Gemette sorpreso quando Alec gli mise le mani sotto la maglietta e lo attirò più a sé prendendolo per i passanti dei jeans. Stava perdendo il controllo, ma non gli interessava, in quel momento esisteva soltanto il ragazzo che aveva tra le braccia. Si staccò dalle soffici labbra di Alec e scese lungo il collo, con la lingua seguì la linea della vena che si era ingrossata per l’eccitazione. I baci divennero presto piccoli morsi. Sentì Alec diventare sempre più instabile e, anche se tutto il suo corpo si oppose, si allontanò.
Cercò di mantenere il respiro calmo, ma senza riuscirci; gli occhi brillarono quando notò il piccolo segno rosso sul collo diafano di Alec.
 
«Ora sei stato baciato. Ci vediamo venerdì?».
Fu come un lampo.
Senza sapere come Magnus si trovò di nuovo contro il petto duro di Alec.
Questa volta era il Nephilim ad avere il controllo: il bacio fu forte, veloce e urgente.
Nonostante il tocco inesperto, il cuore di Magnus perse diversi battiti.
«Venerdì».
Lo stregone vide sparire Alec oltre le scale, rimase qualche secondo appoggiato contro la porta per assicurarsi di riprendere il controllo. Era da molto che non si sentiva in quel modo: aveva quasi dimenticato quello che si provava ad avere le farfalle nello stomaco.
 

***


 
Quando Jace, Clary e Simon uscirono dal suo appartamento, Magnus chiuse la porta a chiave e ci si appoggiò sopra, guardando Alec, che si rigirava il cellulare tra le mani, con aria divertita.
 
L’appuntamento di venerdì era andato inaspettatamente bene: nonostante un breve imbarazzo iniziale, Alec aveva abbandonato la diffidenza che mostrava verso le persone che non facessero parte della sua famiglia.
Magnus lo aveva ascoltato parlare per ore, mentre il giovane cacciatore gli raccontava la sua breve vita; aveva perfino sorvolato sul modo in cui Alec narrava le imprese di Jace, come se fosse un dio sceso in terra da venerare.
Aveva provato uno strano piacere mentre gli aveva confidato i suoi sentimenti: come si era reso conto di essere gay, come lo avesse rivelato a sua sorella e della sua perenne paura di essere scoperto dai suoi genitori e da Jace.
E poi il Nephilim gli aveva chiesto qualcosa sulla sua vita: lo stregone aveva guardato i suoi occhi blu e aveva eluso la domanda raccontandogli della rivolta del Circolo.
Magnus non voleva parlare della sua vita precedente, odiava farlo. Il passato era passato e farlo riaffiorare lo rendeva pateticamente nostalgico; pensare a tutte le persone lasciate indietro lo faceva quasi soffocare nella tristezza.
No, non voleva vedere il viso di Alec rattristirsi per i suoi amori perduti e non voleva farlo preoccupare.
 
«Hai intenzione di stare appoggiato alla porta tutto il giorno per fissarmi?»chiese Alec sbuffando, distogliendo Magnus dai suoi pensieri.
«E anche se fosse?»rispose l’altro con un sorriso, si staccò dalla porta e lo raggiunse.
Alec prese un lembo della vestaglia verde e lo baciò.
Il ragazzo impara in fretta, pensò lo stregone mentre gli metteva le mani fra i capelli.
Ma il contatto fu breve.
«Allora, la prima stagione di Gilligan’s Island?»domandò il cacciatore a pochi centimetri dal suo viso, Magnus sentiva il suo respiro solleticargli il collo.



Era da più di un’ora ormai che stavano guardando quella serie.
Erano seduti comodamente su un divano bianco, spalla contro spalla, mentre le loro lunghe gambe erano appoggiate sul tavolino davanti a loro. Magnus continuava a commentare ogni scena e raccontava di come avesse conosciuto una volta i personaggi quando aveva accidentalmente aperto un portale negli studios in cui la serie veniva girata.
«Hai davvero aperto un portale in mezzo a tutti quei mondani?»chiese Alec a metà tra lo scandalizzato e il divertito.
«Erano gli anni Sessanta! Non ricordo con estrema lucidità quel momento della mia vita. In quel periodo sì che organizzavo delle vere feste. Ricordo una che è durata una settimana…», ma Magnus non finì mai di raccontare cosa fosse successo perché Alec, esasperato da quel continuo parlare, gli prese il volto tra le mani e lo baciò.
 
Le loro labbra si muovevano in perfetta armonia mentre il bacio si trasformava da delicato a un fiume in piena di passione. Magnus lo attirò sopra di sé mentre gli metteva le mani sotto la maglietta, toccando gli addominali scolpiti e sentendo il cuore del cacciatore che accelerava; con un movimento rapito Alec decise che la sua maglietta fosse soltanto d’intralcio.
Gli occhi da gatto di Magnus brillarono quando guardarono il fisico di Alec: l’aveva già visto a petto nudo quando lo aveva curato, ma allora non pensava che quel cacciatore avesse potuto davvero essere suo. Ma Alec non lasciò che contemplasse il suo aspetto perché di nuovo le labbra di Magnus furono impegnate a baciare quelle del ragazzo dagli occhi blu.
Le mani di Alec scesero sulla maglia a rete dello stregone, che rabbrividì al tocco fresco. Le dita però non si fermarono sul petto, ma arrivarono fino al bottone dei jeans di Magnus.
Gli occhi da gatto si spalancarono, le pupille si dilatarono e il verde dei suoi occhi scintillò nella fioca luce che proveniva dallo schermo ancora acceso.
Anche Alec lo stava fissando, il suo sguardo era un misto di eccitazione e paura.
Verde contro azzurro.
«Sei sicuro?»sussurrò Magnus con delicatezza, nonostante il desiderio fosse palpabile.
«Non sono mai stato più sicuro in vita mia» mormorò Alec e si avvicinò di nuovo alle sue labbra mentre la sua mano slacciò il bottone dei jeans dello stregone.
  
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