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Autore: Asterion    10/01/2013    1 recensioni
Ecco, paura è la parola giusta, esemplifica perfettamente il mio stato d'animo di allora. La paura, un meccanismo che ti distrugge, che inibisce ogni tuo movimento, che annichila ogni tua azione. E, in effetti, mi fermai, ad un centimetro dal suo volto, mentre la spada mi cadeva a terra, quasi impercettibilmente. Si, perché io ero prigioniera di quegli occhi. Lui, Kenji, mi stava ammaestrando come un burattino. ( Estratto capitolo 4)
Avvertimento: I nomi in neretto che precedono il racconto indicano il narratore!
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Toga Yagari, Zero Kiryu
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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Cap. 5: Incubi ad occhi aperti

 

 

ZERO KIRYU


Paura.

Mi sono sempre chiesto cosa fosse, semplicemente perché non ne ho mai provata... fino a quel giorno.

 

Le lancette dell'orologio battevano ormai l'una di notte quando tornai barcollante in camera mia, strascicando i piedi come un ubriaco. L'unico suono udibile era il fastidioso tintinnare della mia Bloody Rose. Mi appoggiai qualche secondo al muro freddo vicino alla porta, con la fronte ancora imperlata di sudore freddo. Mi passai una mano tra i capelli, come per tranquillizzarmi.

Era tutto finito. Basta.

Tirai un pugno al muro, per poi lasciarmi scivolare lungo quella superficie fresca e ritrovarmi a sedere sulle piastrelle del pavimento.

Mi sentivo frustrato e impotente.

Possibile che quel vampiro mi avesse battuto così facilmente?

Mi aveva umiliato, nel vero senso della parola. E dire che ero un hunter! Ma a chi volevo darla a bere?!

Come aveva fatto?

Questo mi chiedevo disperatamente, con il viso tra le mani.

Lo avevo guardato negli occhi e basta.

Improvvisamente ero stato colto da un terrore cieco, un indefinito sgomento, che non riuscivo a capire da dove derivasse. Non ho mai avuto particolare paura per qualcosa , eppure lui aveva svegliato in me quel sentimento.

Quel terrore era quasi tangibile, era come se l'aria intorno a me ne fosse impregnata in profondità; a ripensarci mi vengono ancora i brividi.

Lui aveva manipolato la mia mente, mi aveva ridotto ad una marionetta, una bambola da poter magistralmente comandare a suo piacimento.

Ma era inutile continuare a pensarci.

Mi alzai, con grande fatica, e mi buttai sul letto,a pancia in su.

Forse la cosa migliore sarebbe stata dormire, in modo da poter recuperare le energie. Ma qualcosa, un piccolo particolare, attirò la mia attenzione, mentre, con le palpebre chiuse, ero sul punto di prendere sonno.

Uno scricchiolio, accompagnato da un gocciolio ripetuto.

Mi alzai a sedere e mi guardai intorno. Non c'era niente di strano. Andai persino a controllare le tubature del bagno, ma, a quanto pare, tutto era perfettamente funzionante.

Ma il gocciolio continuava, più forte, e io iniziai ad avvertire un debole giramento di testa.

Ad un certo punto lo sguardo mi cadde lì.

Sul muro, al di sopra del mio letto, c'era una frase scritta con lettere di sangue. Contemporaneamente sentii una fitta dolorosa alla base del collo, dove c'era il marchio di quella donna. Di riflesso vi posai una mano che al tatto percepii immediatamente umida. Me la avvicinai incredulo agli occhi. Sangue. Sangue che scorreva tra le mie dita.

Tornai ad osservare la scritta sul muro.

Il liquido color porpora continuava a sgorgare da quelle lettere scavate nell'intonaco e scendeva, inesorabile, mescolandosi ad altri rivoli.

 

Ichiru ha fame.

 

Continuai a fissare quel maleficio, incantato.

Mio fratello? Cosa c'entrava lui in tutta quella storia?

 

“KENJI! SO CHE SEI TU, FOTTUTO BASTARDO! MOSTRATI!”

Mi voltai.

Niente.

L'adrenalina cresceva e mi imperlava le mani di sudore freddo.

Destra? Sinistra? Niente.

Presi tra le mani la Bloody Rose e sparai alcuni colpi, a caso, contro il muro, contro il soffitto, contro il vetro della finestra, che si infranse cadendo in mille pezzi sul pavimento.

 

Nuove parole si aggiunsero, sotto a quelle già scritte. Lo capii perché sentii di nuovo quel gocciolio sulla parete e la mia ferita dolorante.

 

Ichiru ha fame.

Ha fame di sangue.

 

Fu un attimo.

Notai un'ombra scura che si accompagnava alla mia.

Mi voltai e sbarrai gli occhi.

Impossibile.

Era lui.

Ichiru Kiryu, davanti a me, con un'espressione priva di emozioni.

Come aveva fatto a comparire dal nulla?

Mi fissò per un istante, per poi sorridere e iniziare ad avvicinarsi a me, mostrando i canini appuntiti.

“Fratello mio...ho fame...”

La sua voce aveva qualcosa di metallico e non sembrava affatto appartenere né ad un umano né ad un vampiro.

Presi tra le mani la mia Bloody Rose e, convinto che quello non fosse davvero il mio gemello ma un mostro assetato di sangue, gli sparai.

I proiettili rimbalzarono sul corpo di Ichiru, per poi schiantarsi al suolo con un rumore metallico.

Intanto lui seguitava ad avvicinarsi, con calma omicida.

Decisi di tentare con il corpo a corpo, ma anche quella risoluzione risultò inutile. Sembrava che i miei colpi non avessero alcun effetto evidente. Ichiru si rialzava, sempre, e riprendeva ad avvicinarsi.

Alla fine, proprio mentre gli stavo indirizzando un pugno nel basso ventre, riuscì a cogliermi impreparato, mi afferrò il braccio destro e poi salì al collo.

Mi divincolai, mentre mio fratello mi fissava negli occhi con uno sguardo vacuo, quasi assente, stringendomi maggiormente alla gola.

Notai chiaramente le pupille del mio assalitore tingersi di porpora.

Mi si avventò addosso , affondando i suoi canini nella mia pelle. Urlai mentre cadevo inesorabilmente a terra. Sentivo chiaramente il sangue abbandonare il mio corpo insieme alle energie.

Ero quasi sul punto di perdere coscienza, quando qualcuno o qualcosa di identificato bloccò il mio pseudo-fratello mentre si stava per scagliare nuovamente su di me, serrandogli le braccia da dietro.

Notai dei capelli argentati far capolino da dietro la sua spalla sinistra e il luccichio di due denti aguzzi che mordevano la pelle di Ichiru, macchiandosi di rosso fuoco.

Sbarrai gli occhi.

Un altro vampiro?

Cazzo. Non ero assolutamente in grado di combattere in quelle condizioni. Ciononostante provai a rialzarmi, facendo forza sul muro dietro di me.

Fu quando assunsi una posizione eretta che lo vidi.

Quel vampiro...

Un orribile copia di me stesso.

Ero io, allo stadio E.

Quasi stentai a riconoscermi dall'altra parte della stanza. Il volto cangiato, orribile, le labbra quasi tirate sui denti aguzzi e gli occhi sbarrati e vuoti. Il mio corpo era più esile e le mie mani erano quelle di una belva, con le unghie lunghe e affilate.

E ora?

Come avrei potuto reagire?

Era ovvio che fosse una mia fantasia mentale però...

Presi a schiaffeggiarmi la faccia, cercai con tutte le forze di tornare in me, ma non successe nulla.

L'altro Zero mi fissò, prima con curiosità, poi con l'espressione di un lupo affamato.

Chiusi gli occhi.

Ormai che potevo fare?

Un suono ruppe il silenzio.

Il pomello della porta che si girava e una voce melodiosa che mi chiamava.

Aya.

NO, cazzo.

L'altro Zero si girò dalla parte della porta e scoprì i canini.

Con le forze rimaste mi avventai addosso a lui urlando come un pazzo. Ma quello Zero era troppo veloce per me e così lo mancai cadendo violentemente contro l'armadio. Ricordo che mi accasciai a terra e presi a urlare con tutta la voce che avevo quando vidi il level End addosso a Aya.

Poi oblio completo.

****

“Zero! Zero! Svegliati! Cavolo, è in un bagno di sudore, deve essere svenuto! Zero! Mi senti?”

Alzai pesantemente le palpebre e inizialmente vidi solo la sagoma di una figura vicino al mio viso. Cercai di mettere a fuoco.

Aya.

Aya, sana e salva.

Sospirai e mi misi una mano sulla fronte sudata. Era stato tutto un sogno, un terribile sogno e meno male era finito.

“ Zero, finalmente!”

Gli occhi di Aya si illuminarono nel vedere che mi ero ripreso.

“Quando sono arrivata deliravi. Eri sdraiato a terra e urlavi fissando il muro. Ma che cosa è successo?”

Provai a parlare, ma la mia bocca era troppo asciutta.

“ Tieni, bevi. Ti ho preso un bicchiere d'acqua.”

Mi sollevai da terra con gran fatica. Mi sentivo spossato e per di più avevo anche un leggero giramento di testa.

“ Ho avuto un'allucinazione...c'erano lettere lì sul muro, scritte col sangue....e c'era mio fratello Ichiru, mi ha aggredito e poi...c'era un altro me, dall'altra parte della stanza, al livello E....ha aggredito mio fratello e poi...l'ultima cosa che ricordo è che ti si è avventato addosso...”

Le parole mi uscirono confuse, come quelle di un pazzo. Probabilmente lo ero anche.

Aya mi ascoltò con espressione seria, poi soggiunse:

 

“Deve esser stato Kenji. Penso che abbia un qualche potere per manipolare la mente delle persone. Mi ricordo che quando l'ho guardato negli occhi sono stata colta da un terrore cieco, solo che... dopo mi è passato. Non ho la più pallida idea di cosa ti sia successo...”

Neanche io sapevo cosa dire. Ero ancora terrorizzato, avevo paura di avere un'altra allucinazione.

“Devo...devo andare da lui.”

Mi alzai in piedi, deciso nella mia risoluzione, ma Aya mi bloccò alla parete.

“No. Tu non vai da nessuna parte Zero. Tu resti qui.”

Le afferrai le braccia e delicatamente la spostai.

“No, Aya. Devo andare.”

“ Allora dovrai fermarmi.”

Lo sguardo della ragazza era serio e risoluto e non lasciava intendere compromessi.

Forse tutti i torti non li aveva: ero spossato, non sarei mai riuscito a tener testa a quel sangue puro.

“ Va bene, Aya, hai vinto.”

“Ci vado io.”

La guardai a bocca aperta.

“Aya, no. E' troppo pericoloso.”

“Zero, ormai è tanto che faccio l'hunter. Lasciami andare, lasciami dimostrare a Yagari quanto valgo. E poi...” abbassò gli occhi , rabbuiandosi “ un tempo Kenji era il mio migliore amico...forse...sono l'unica che può parlarci.”

Rimasi in silenzio a rimuginare.

Il fatto è che avevo paura per la sua incolumità, tuttavia era anche vero che era un hunter a tutti gli effetti.

“ Va bene, ma non metterti nei guai. E soprattutto se hai bisogno di aiuto chiama Yagari, intesi?”

Aya annuì con espressione decisa.

“Allora Zero, ci rivediamo presto. Vedrai che tutto andrà bene! Mi raccomando, se c'è qualche problema contatta l'associazione o Kaito!”

Mi dette una pacca sulla spalla e mi sorrise, prima di lasciarmi solo nella stanza a ripensare all'accaduto.

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Angolo di Asterion:

 

Hi readers!

Intanto vi chiedo umilmente scusa per il ritardo. Lo so, sono imperdonabile, ma ho avuto diversi impegni e ho dovuto faticare molto per ritrovare l'ispirazione per questo chappy.

Se devo dirla tutta, nonostante siano ormai mesi che ci metto penna, non ne sono ancora pienamente soddisfatta xD Fatemi sapere qualcosa, qualsiasi cosa, con una piccola recensione! Grazie in anticipo a tutti quelli che si fermeranno a leggere :)

Asterion :3

  
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