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Autore: Black Fullmoon    10/01/2013    1 recensioni
Sherlock è morto cadendo dal tetto del Bart. Questa è una cosa che John sa e che tutti sanno e ormai non mettono più molto in discussione. Ma Sherlock non è tipo da morire e sparire da questo mondo. In fondo il corpo è solo un mezzo di trasporto di cui puoi anche fare a meno.
Genere: Comico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson , Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Sherlock sono a casa! - 
- Lo vedo che sei a casa John - sbuffò Sherlock. John non aveva ancora capito come potesse Sherlock sbuffare o semplicemente emettere suoni visto che tecnicamente non spostava aria. Gliel'avrebbe dovuto chiedere prima o poi, sperando che il suo amico non lo mandasse educatamente a quel paese. Era una cosa che Sherlock faceva a volte, ma solo se eri un suo buon amico. Altrimenti ti insultava senza preoccuparsi minimamente dell'educazione. Ad ogni modo, il fantasma era evidentemente di cattivo umore. Fluttuava a gambe incrociate ad un paio di metri sopra il divano e da quel che John poteva vedere aveva un paio di chiazze di sangue in fronte. John rabbrividì. Odiava quelle macchie. Gli ricordavano brutti momenti.
- Hai combinato qualcosa oggi? - chiese John mettendo giù la giacca.
- Mh -
- Cosa intendi con "mh"? - domandò John sentendosi bastardo e girandosi in modo da essere di fronte a Sherlock.
- Sei noioso Jawn. Ho dato la caccia a un paio di gente mentre tu eri a lavoro e visto che ne ho preso e spedito a miglior vita solo uno senza piste buone per gli altri sono tornato qua, è sufficiente come spiegazione? - Sherlock finì di parlare con un altro sbuffo e lasciando che l'area rossa sulla sua fronte aumentasse leggermente, giusto per far capire a John quanto fosse infastidito dalle sue domande. Non si notava che voleva essere lasciato in pace?
- Sherlock... - mormorò John sentendosi impallidire.
- Cosa? -
- Ti manca la spalla - sussurrò John indicando la spalla sinistra di Sherlock. Un pezzo era come scomparso, e c'era una sorta di leggerissima nebbiolina al posto della parte mancante. Dava quasi l'impressione che Sherlock si stesse... Sfilacciando, riducendosi a fumo. A questo si aggiungeva che la nebbiolina era rossastra, il che dava un orrendo effetto sangue.
- Lo so Jawn - rispose Sherlock senza cambiare espressione.
- E... Perché? - chiese John deglutendo. Sherlock roteò gli occhi.
- Perché sfortunatamente il mio corpo è sensibile al calore, e può eventualmente esserne danneggiato, quindi quando è scoppiato un incendio nel posto in cui mi trovavo oggi il fatto di avere delle fiamme nella spalla per molto tempo ne hanno fatto sparire un pezzo. Sì, fa male, sì, ricrescerà; e ora vorrei tanto poter pensare in pace grazie - sbuffò Sherlock come se John gli avesse fatto una qualche offesa personale. Il dottore lo chiamò un paio di volte ma lui non rispose. Alla fine John si tirò in piedi ed andò a farsi un tè. Si sentiva lo stomaco vagamente scombussolato.
Il resto della serata Sherlock lo passò a fingere che John fosse solo un pezzo dell'arredamento dotato della capacità di muoversi ed emettere suoni e a far volare libri per il salotto. John invece fece del suo meglio prima per tentare di farsi riconoscere da Sherlock lo status di essere umano, e poi visti gli scarsi risultati a ignorare il più possibile sangue e pezzi mancanti del suo amico. Infine decise di alzarsi e chiudersi in camera propria. Prima provò a scrivere qualcosa sul suo blog, poi decise di lasciar perdere e mettersi a letto.
L'informazione ricevuta precedentemente continuava a tornargli in testa. Sensibilità al calore, sensibilità al calore, sens... Dannazione. Andiamo, Sherlock era un fantasma, giusto? Un fantasma che passava attraverso agli oggetti e quindi non poteva venire ferito. No, poteva da qualcosa di molto caldo. John seppellì la faccia nel cuscino.
Ricresce, si disse, aspetta un po' e poi ricresce, l'ha detto anche lui no? Non ti devi preoccupare, non può succedergli nulla di davvero serio. Però... Non poteva far a meno di pensare al fatto che quindi esisteva effettivamente una maniera per danneggiare Sherlock, e anche decisamente banale. Bastava un fuoco e Sherlock perdeva pezzi. Diceva che ricrescevano, ma se invece della spalla ad essere colpito dal fuoco fosse stato il torso? John si immaginò la scena di Sherlock senza nient'altro che quella nebbiolina al posto del busto e per poco non gli venne un mancamento. Sarebbe successo qualcosa a Sherlock in quel caso? Naa, era già morto in fondo, i morti sono morti, non sono vivi quindi non possono rimanerci secchi due volte, no? È logico, i morti rimangono morti, a volte girano in giro ma non... Merda, merda, merda. John stava per avere una crisi isterica. Solo che non poteva accettare l'idea di perdere Sherlock per la seconda volta. In fondo al suo amico non poteva succedre nulla, no? Almeno sperava.
John ebbe diversi problemi nel dormire quella notte. Non era il tipo da non addormentarsi quando succedeva qualcosa. Era il tipo da avere incubi per un tempo variabile da un paio di settimane ad anni. John si svegliò con un urlo strozzato poco prima delle due dopo un incubo che aveva come soggetto Sherlock che cadeva dal Bart e a metà caduta si tramutava in nebbiolina rossa. I rumori di sotto erano finiti. Evidentemente Sherlock si era stufato di far volare cose per casa. 
- Non mi succederà niente - disse una voce sopra di lui. John quasi saltò per la sorpresa. Alzando lo sguardo, vide la testa di Sherlock che sbucava dal muro sopra alla testiera del letto.
- Mi hai fatto venire un infarto! - ansimò John.
- Lo escludo. Eri solo già agitato per quell'incubo su una mia possibile seconda morte - disse Sherlock.
- Come... -
- È banale, anche tu ci arriveresti in meno di un minuto. Non hai incubi così violenti da quando sono tornato, e l'unica cosa che avrebbe potuto scatenarli nuovamente è lo stato in cui è ridotta la mia spalla. Perciò direi che era uno di quelli che hanno come soggetto me, o meglio la mia morte, e non uno di quelli sulla guerra. Di sicuro hai compreso nel sogno l'immagine che l'ha scatenato, ovvero me che svanisco. Visto che una cosa simile non può accadere ad un essere umano in vita, il tuo sogno era di me che morivo un'altra volta - spiegò Sherlock. John annuì e si lasciò ricadere sdraiato sul letto.
- Dimmi che non ti succederà niente - mormorò John.
- Non posso prometterlo ma escludo che mi possa succedere qualcosa di davvero grave - rispose Sherlock con un sorriso sghembo.







Salve! Scusate il ritardo nel postare, speravo che avrei potuto farlo prima e che magari sarei anche riuscita a scrivere un capitolo di una lunghezza accettabile, invece... Vabbè, ormai è andata. Bye!
  
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