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Autore: Hermes    10/01/2013    1 recensioni
Ero una ragazza come le altre, niente di strano in questo.
E come tutte le altre avevo i miei difetti ed i miei pregi.
E so cosa state per chiedermi…no, non mi sono innamorata di lui.
Innamorarsi vuol dire essere legati ad un’altra persona e ciò non è successo.
Mi chiedo solo quali strade abbia intrapreso e basta, non voglio andare oltre.

[Questa storia fa parte della serie 'Steps']
Genere: Science-fiction, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Steps'
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Nota
In questo capitolo (ed anche nel prossimo) ci sono particolari cose che non consiglio di provare a casa, niente di grafico ma solo situazioni illegali e potenzialmente dannose per la salute. Lettore avvisato mezzo salvato, io ho fatto il mio dovere. =)
Buona lettura.

These days I just can't find my ground
No-one seems to see me as I'm walking around
'Cause in these times there's no surprise
I don't need to fantasize
It's all here in my mind

Some days I'm fine
Nothing on my mind
Some days are ok
But only when I'm high
The Verve ~ Country song

Dopo il mio brutto incontro nell’atrio non è più capitato nulla di strano.
Ho passato il test ed i miei orari sono tornati normali, permettendomi di dormire.
Linds va avanti con il suo corso di quantistica, ed il martedì pomeriggio ci introduce Raph come suo assistente.
A quel punto ci sono rimasta di stucco e Linds mi manda un’occhiata ammonitoria perché la smettessi di fare gli occhi spalancati dalla sorpresa, il biondo San Bernardo ci fa lezione al suo posto e non se la cava male per essere laureato in informatica.
Max e Richard non hanno niente da ridire ma una parte della classe inizia ad avere dei dubbi su Linds ed i suoi metodi.
Barbara poi fa l’arpia maligna sia alle sue spalle sia con me. Avrà cervello ma la puzza sotto il naso non le manca.
Chissà perché c’è l’ha tanto con noi in particolare, probabilmente avrà una sindrome da prima della classe. Linds non l’ha esclusa dalle sue spiegazioni però…
Il topo è carente nel suo ruolo di professore, ha dei comportamenti poco ortodossi ma li bilancia con il carisma ed la sua completa conoscenza della materia. Il Dean avrà idea di cosa combina nel laboratorio che gli ha assegnato?
Sì, perché sabato ero completamente rimbecillita, tanto che non mi ero nemmeno resa conto di aver finalmente varcato la soglia del bunker sotto la facoltà.
Ripensando con calma a quella notte non poteva essere diversamente, l’ascensore che sale in diretta fuori nel parcheggio esterno del campus è quello di servizio usato esclusivamente dal personale per il carico/scarico magazzini, materiali per i laboratori ed i grandi pacchi dei corrieri, ci vuole una chiave apposita per poterlo usare. Dopo quattro anni avanti ed indietro per questo posto non posso sbagliarmi.
Non mi sono mai interessata di quella parte della facoltà ma son sicura che – oltre all’ascensore – ci sono delle scale per arrivarci. Quindi, quando passo a caso davanti una di quelle piantine dell’edificio incorniciate con le posizioni degli estintori e le freccioline ‘You are Here’ mi fermo, cercando di capirci qualcosa in quella babele di linee continue e tratteggiate.
La genetica è una passeggiata a confronto!
Un quarto d’ora dopo sono ancora più confusa, l’unica cosa che ho capito è che le doppie linee sono muri ed i quarti di cerchio significano le porte ma la soluzione dell’arcano è ancora molto lontana.
“Ciao, zucchero.”
Mi volto lentamente, trovandoci Will. Lo zainetto penzolante da una spalla.
Oggi non deve avere allenamento perché è vestito da surfista con la camicia sbottonata in maniera strategica ed i khaki che gli cadono addosso come se gli fossero stati cuciti su misura. Il look del figlio di papà se non ricco, benestante.
Un ciuffo di capelli gli casca sulla fronte alla James Dean.
Se non fosse per l’arroganza che esala da tutti i pori lo potrei ancora prendere in considerazione.
“Che cosa vuoi?” domando con gentilezza misurata, non ho ancora dimenticato la sera che gli avevo rotto il naso.
“Mi han detto che sei ancora sola come un cane.” mi flashia con i suoi denti bianchi, abbagliandomi di proposito “Cos’è? Sono tutti poco dotati rispetto a me?”
“Non essere ridicolo, per favore.” rispondo educata “Se c’è una cosa che non mi interessa adesso sono le relazioni. Ti ho già detto di lasciami perdere.”
“Allora è vero…” replica con un sorrisetto compiaciuto.
“Cosa? Sentiamo!” incrocio le braccia con sguardo tranquillo, in attesa che questo spiacevole incontro si concluda in maniera più civile dell’ultimo. È una speranza vana, mi sa…
“Ho sentito in giro che ti fai ripassare dall’ultimo arrivato.”
“Scusa, cosa dovrei trarre dalle tue insinuazioni di dubbia provenienza, supponendo che non siano stupidaggini? Chi sarebbe il nuovo arrivato poi?” Ripassare? Oh sì, ripasso parecchio…i libri di testo, testa di cavolo!
“Quel Lagden…chi altri?! I nerd non fanno che parlare di lui, per non parlare delle ragazze…quell’uomo mi dà il vomito!”
“Non sai nemmeno che faccia abbia, hai dato fisica l’anno scorso.” replico diplomatica, contenendo la mia ira. Chi è quel deficiente emerito che ha tirato fuori questa storia?! Non siamo nemmeno andati a letto sul serio e parliamo già di ripassamento!
“Non importa, le mie informazioni sono accurate.”
“Basta che ci credi tu, Will.” alzo le spalle rilassata, tanto anche se volessi non puoi accusarmi in base alle tue convinzioni carino.
“Non vuoi sapere chi me l’ha detto, Michelle?”
“No. Non mi interessa e non ho tempo di rompere le scatole al contrario di qualcun altro qui presente.”
“La mia nuova ragazza.” ha sillabato la frase con amabile cattiveria come se ogni sua nuova amichetta dovesse spezzarmi il cuore “Mi ha raccontato del test di Lagden e di come l’hai passato. Gli hai fatto qualche favorino sotto la cintola per scucirgli le domande? Dì la verità, piccola!”
“Will, domanda disinteressata…tu e Barbara non avete nient’altro di meglio da fare?” ho ripreso ad analizzare la cartina con un sorrisetto, so ancora fare due più due ma sul serio vorrei vedere la sua faccia ora.
“Zucchero…non sei nelle condizioni di fare ironia sulla mia vita di letto.” fa, deluso dal mio interesse. Poi mi viene in mente…
“Da quand’è che i tuoi compagni di squadra hanno messo la testa a posto e studiano diligentemente in biblioteca come ogni comune mortale?” domando blanda, lasciando perdere per la seconda volta la pianta.
Pensavo di essere diventata paranoica, ma no. Quegli armadi durante la mia giornata al campus mi tenevano d’occhio sul serio. Sempre ad una certa distanza.
“Anche loro devono passare degli esami, Michelle. Che domande fai?” il suo tono è artefatto, lo vedo benissimo che sta combattendo per non tradirsi. Il suo costoso cellulare ultimo modello inizia a trillare e lo sfila dalla tasca dei pantaloni “Devo andare. Comunque stiano le cose sugar; io farei molto attenzione a trombarmi il tuo professorino od in futuro potrei avere un paio di affari da proporti…” strizza l’occhio e s’incammina “A presto, Michelle.”
Me li ha messi alla calcagna e con tutta probabilità l’idea è stata di Barbara, non sua.
Va bene, ho ferito il suo orgoglio e la sua immagine di sportivo in vista ma le minacce sono troppo.
Può cercare quanto vuole…non troverà uno straccio di prova. Linds non è lo scemo del villaggio ed io neppure. Che poi magari non ci arriveremo nemmeno al letto…e pensare che ci stavo facendo un pensierino!
Mi lascio alle spalle questo dialogo che non mi preoccupa e mi dirigo al bar dove trovo Max e Richard a studiare ad uno dei tavolini. Il piano è sommerso da una montagna di libri di statica, dispense sulle costruzioni in cemento armato e opuscoli su come utilizzare le energie rinnovabili per creare un edificio auto sufficiente ed compatibile al 100% con l’ambiente che lo circonda.
Quando mi notano mi fanno dello spazio ed mi illustrano con entusiasmo crescente – e perfettamente sincronizzato – il loro progetto, hanno intenzione di competere in un concorso sponsorizzato e la loro idea non è per niente male. Li ascolto parlare con un sorriso, ponendo domande sui punti dove non capisco.
Questi due li adoro tantissimo, è facile starci vicino e poi non tirano fuori mai cavolate emerite…non li conosco molto ma sono sempre più convinta che stiano assieme…
Mi sono rilassata sulla seggiola in plastica quando sento la voce di Linds, dietro le mie spalle.
“Gregory, Buxton.”
“Professore, che piacere! Vuole sedersi?!” fa Max un po’ agitato e cercando di trovare un’altra sedia libera nelle vicinanze.
“Oh no, sono solo passato a lasciarvi i libri di architettura sostenibile che vi avevo accennato.” tende a Richard tre o quattro libri dall’aspetto nuovo “Spero che vi siano utili, quella vecchia megera della bibliotecaria li rivuole tra un mese, cercate di restituirmeli in tempo o dovrò imbavagliarla per farla stare zitta.”
Mamma mia, non si smentisce mai il topo.
I tre ridacchiano poi Linds, o meglio, il professor Lagden mi lancia un’occhiata curiosa “Signorina Hervas, fa anche lei parte del team?”
“Oh no, non ci capisco niente di costruzioni professore.” faccio docile, sorseggiando la mia tazza di broda “I biochimici non hanno la testa per certe cose.”
“Capisco. Beh, ragazzi vi saluto e buon lavoro. Ci rivediamo domani a lezione.” sorride e se ne va, facendo una fermata al bancone dove si fa preparare due mug fumanti poi sparisce.
Intanto i due nerd hanno le lacrime di gratitudine che scendono dagli occhi a cuoricino mentre lo guardano allontanarsi.
“Dovremmo fargli un monumento!” fa Max.
“Questi libri sono nuovi ed intonsi!” esclama Richard con il naso affondato in uno dei volumi “Fanno proprio al caso nostro, guarda qui!”
Mentre spulciano i contenuti, continuo a bere il mio caffè finché una vibrazione mi fa sfilare dalla tasca il telefono. Ho un nuovo messaggio nell’inbox.

Non avrai abbastanza cervello ma per me vai benissimo così come sei, ma belle. Acida e divertente al punto giusto.
Il Corvo Rapace.

Per poco non sputo a spray il caffè sul progetto di Max e Richard.
Ingollo la sorsata viola in faccia mentre i due mi guardano sorpresi dalla mia reazione.
Come…cosa…brutto topo stalker!
“Michelle va tutto bene? È successo qualcosa di grave?” domanda Max, facendo aria con un ventaglio mentre tossisco.
“No, niente…ahem…mi sono appena ricordata di aver lasciato dei libri in giro, scusate eh!” scappo via ancora sorpresa, digitando sul tastierino.

Come fai ad avere il mio numero di telefono, topastro?! Da quanto ce l’hai?!

Dopo tre minuti mi arriva la risposta.

Così adesso sono un topo? Che metamorfosi…comunque l’ho recuperato dal database universitario, Raph mi doveva un favore. Ti saluto, ma belle…adesso il roditore ha da fare. ;)
Il Topo Occhialuto.

Fisso il display rassegnata poi prendo un sospiro ed elimino i messaggi, salvando il numero sotto l’equivoco ID Marylin Zen.
Povera me, questo pomeriggio sta degenerando sotto tutti gli aspetti!

È la notte fra il venerdì ed il sabato, l’orologio analogico dell’Università segna la bellezza delle tre del mattino.
Una volta che non devo passare la notte qui a studiare…e riesco a seguire le repliche di Friends in santa pace!
Il resto della settimana avevo seguito lezioni e incastrato qui e là delle sessioni sull’avanzamento della mia tesi, quindi non mi ero più incontrata con Linds anche se io e Raph ci incontravamo spesso al bar mentre si concedeva una pausa o faceva alcuni lavoretti per il topo.
A proposito…che cosa avrà combinato questa volta? Tremo al solo pensarci!
Entro con il mio solito passepartout nella facoltà.
Se quello che canticchiava in sottofondo al telefono era Linds, allora era proprio messo bene!
La curiosità la fa da sovrana comunque…e finalmente – grazie alle indicazioni di Raph - riuscirò a sbirciare il loro bunker segreto al di sotto del pianoterra!!!
Trovo la scala di servizio e scendo con una certa ansia…tutte le luci sono accese e nessun tipo di rumore, una situazione anomala.
Al fondo della scala c’è un lungo corridoio illuminato da una fila continua di neon e disseminato di porte.
Una è spalancata e busso leggermente ma non vedo nessuno segno di vita. La prima stanza non ha niente di strano con tre o quattro computer spenti e due armadi archivio.
Poi sento distintamente la voce di Linds decantare scabroso un’aria di Verdi da una porta comunicante:

Di quella pira l’orrendo foco
Tutte le fibre m’arse avvampò!…
Empi spegnetela, o ch’io tra poco
Col sangue vostro la spegnerò…
Era già figlio prima d’amarti
Non può frenarmi il tuo martir.
Madre infelice, corro a salvarti,
O teco almeno corro a morir!
Mi devo mordere l’interno della guancia per non mettermi a sghignazzare a quel povero esempio di rappresentazione, e per poco non vengo infilzata quando Linds corre fuori dal laboratorio con un asciugamano avvolto tipo turbante attorno al capo, gli occhiali storti sul naso e brandendo in mano un ombrello a mo’ di spada. Era decisamente ‘andato fuori di testa’ come Raphael me l’aveva descritto mezz’ora prima al telefono.
Proprio lui lo segue esasperato a discreta distanza.
“Madre!” declama il pazzo appena mi vede, puntandomi contro la punta dell’ombrello.
Scosto l’oggetto contundente, rispondendo con calma “Sì, sono io. Ma tu caro sei stato molto molto cattivo con me!”
“Non è vero!” mi risponde Linds con una smorfia, guardando il pavimento con il muso lungo.
Temporaneamente disarmato lo spingo a sedere sul divano e mi volto verso Raphael “Vi siete dati all’alcool o cosa?”
“Magari…prima era completamente impazzito, voleva buttar giù gli scaffali per rifare l’arredamento!” commenta Raph con le mani fra i capelli.
“Capisco perché hai voluto che mi precipitassi qui…ma io avevo capito che aveva battuto la testa.” obbietto, non riesco a comprendere come Linds possa essere così vispo dopo una bella botta sulla capoccia!
“In effetti è caduto dalle scale e ho pensato che avesse bevuto. Non è da lui ubriacarsi poi mi è venuto un dubbio e ho controllato l’armadietto delle sostanze pericolose che tiene per gli esperimenti. L’ho trovato aperto…” spiega il biondo, occhieggiando preoccupato Linds che adesso batte la testa di proposito sul bracciolo imbottito del divano.
“Non colgo il significato…cosa c’entra l’armadietto?” domando leggermente tesa.
“Ecco…diciamo che fin da quando lo conosco gli è sempre piaciuto sperimentare…” il San Bernardo replica sbrigativo, l’argomento lo mette chiaramente a disagio.
Ci rimango di sasso…è l’ultima cosa che mi aspettavo!
“Linds assume stupefacenti e tu glielo lasci fare?!” esclamo a voce così alta che anche il diretto interessato salta su spaventato. Lo sapevo che non aveva tutte le rotelle a posto ma questo...!
“Lasciami spiegare, Michelle…” Raphael ha alzato le mani in segno di protesta pacifica contro il mio umore esplosivo “Gli ho sempre detto che prima o poi si sarebbe polverizzato il cervello con i suoi intrugli ma non mi ha mai dato ascolto, e quando si faceva non si era mai comportato così, te lo giuro.”
“Ed adesso che se l’è fumato il cervello io cosa c’entro?!” rispondo piccata “Devo pagare i danni?”
Raphael sospira sconsolato “Prima mi sono voltato un attimo e per poco non si dava alla nobile arte del sommelier con l’acido muriatico! Pensavo di riportarlo a casa sua ma da solo non ce la faccio, e capace di buttarsi fuori dal finestrino appena non guardo…”
Non ho molto da obbiettare, mentre parliamo Linds mi si è avvicinato e mi guarda fisso con i suoi occhi neri. Si è formata una linea di concentrazione sulla sua fronte ed una parte della bocca si arriccia nell’evidente sforzo di ricordare qualcosa.
“Ma belle? E te che ci fai qui? Non dovresti essere qui…” dice infine, le frasi slegate ed il tono sognante.
“Son venuta a farti da baby-sitter, tesoro…” gli dico, rimandandolo facilmente in confusione, topo imbecille! poi continuo a parlare con Raph “Sono d’accordo con il fatto che sia meglio riportarlo a casa…ma chi lo guida quel mostro di macchina?”
A quella domanda scende il silenzio mentre ci guardiamo con il tipico sguardo del ‘Ti prego non io!’
L’ho vinta quando Raphael tira un sospiro di sconfitta e mi sento un verme.
“Dai Raph…sono certa che Linds l’ha assicurata contro qualsiasi cosa!”
“Grazie per la fiducia!” il biondo si alza dalla sedia, sfilandosi il camice “Tienilo tranquillo per un po’, vado a spegnere ed andiamo.”
“Spegni cosa di grazia?” ficco il naso e Raphael si volta scoccandomi un’occhiata d’avvertimento.
“Michelle…”
“Ok, ok…non ti seguo!”
Uffa!
Raph torna un quarto d’ora dopo e mi aiuta a trascinare Linds fino all’ascensore…nel frattempo quel pazzo è finito in uno stato simile ad una normale sbornia e rantola no-sense a mitraglietta.
Lo ficchiamo nello strettissimo sedile posteriore della Ferrari stile ginocchia-in-bocca e partiamo.
“Dici che ha sbagliato con le sue dosi abituali per finire così?” domando a voce bassa, lanciando un’occhiata dietro dove il soggetto della mia domanda gioca felicemente a disegnare sul vetro appannato.
“Le tue ipotesi sono buone quanto le mie, baby.” risponde Raph rigido come un manico di scopa. Guidare lo terrorizzava “So solo che deve essere roba nuova…non l’ho mai visto così allucinato.”
“Fantastico, questo vuol dire che bisogna tenerlo sotto osservazione…” replico grugnendo quando Linds prende a leccare il finestrino e far le boccacce ai pochi passanti che sono ancora in giro a quest’ora “Prega di non incontrare una pattuglia o finiamo tutti alla prima stazione di polizia!”
Il traffico è scarso nonostante i miei timori e scendiamo giù al parcheggio, infilandoci tutti e tre in ascensore appena si apre con un Ding!
Quando ci richiudiamo la porta dell’appartamento alle spalle, Linds è tornato leggermente più calmo e si lascia sedere sul divano, ma ha gli occhi lucidi e distanti dietro le lenti, le pupille molto dilatate e di grandezze diverse.
“E se provassimo a farlo vomitare? Lo so che ormai ce l’ha in circolo ma…” dico esitante ma Raph scuote la testa.
“Non ingerisce i suoi preparati, Michelle…o li inala o se li inietta in endovena.”
“È completamente scemo!”
“Scemo ma genio.” replica Raph con un sospiro “Non l’ho visto così alticcio da un po’…deve essere roba pesante.”
“Cosa facciamo?” domando preoccupata, sventolando una mano davanti a Linds ora immobile come una statua e lo sguardo fisso.
“Niente…inoltre non so nemmeno cosa potrebbe andar bene per farlo tornare in se.” Raph lo guarda esasperato “Credo l’unica sia metterlo a letto e sperare che la smaltisca da solo. Magari un sacchetto del ghiaccio per il colpo alla testa.”
“Ed il corso di Fisica lunedì?!”
“Farete vacanza.”
Dovrete passare sul mio corpo ancora caldo per non venire a lezione, ma belle…dillo anche agli altri.” dichiara Linds con tono grave, senza staccare gli occhi dal muro davanti a se.
Lancio un’occhiata incredula al San Bernardo che sorride “Okay…se inizia a rispondere vuol dire che non sta poi così male…lo portiamo a letto e poi torno al campus.”
“E mi lasci qui?!” ribatto con ansia “Potrebbe avere delle crisi o che ne so!”
“Nah…he’s wasted, piccola non preoccuparti che lo conosco. I casi sono due o si addormenta di botto o ti manterrà sveglia per tutta la notte.”
“Bella roba!”
Raph si mette un braccio del topo sulle spalle e lo tira in piedi senza troppi problemi “Dai buddy, proprio come ai vecchi tempi.”
Lo trascina da solo fino alla camera da letto che è identica al resto dell’appartamento, ovvero spoglia e mai vissuta.
Linds scivola sul letto, lasciandosi cadere all’indietro, gli occhi sempre fissi su un punto indefinito.
“Beh…io torno al laboratorio. Rimani qui con lui?”
“Ho forse altra scelta?” rispondo “Quest’uomo è capace di far saltare in aria lo stabile se rimane solo.”
Bomba fatta in casa: ti basta mescolare tre parti uguali d-
“Linds chiudi quella bocca e non ci provare nemmeno!” lo interrompo con un’occhiataccia.
Raph ridacchia “Andrà tutto bene Michelle, credimi. È in ottime mani.”
“Sicuro…al massimo lo strozzo.”
Raph si raccomanda ancora una volta e va via.
Uhm…siamo soli adesso…
Torno nella stanza dove quello scemo non si è mosso di un centimetro da dove l’amico lo ha scaricato, le gambe piegate all’altezza delle ginocchia ed i piedi a terra ad un angolo scomodo quanto innaturale.
Mi siedo accanto e gli tolgo gli occhiali, posandoli sul comodino poi prendo in esame i suoi vestiti.
Niente storie Michelle…il più che puoi fare per lui – anche se vorresti solamente picchiarlo – è metterlo comodo, proprio come faresti per un bambino.
Ha addosso il solito paio di jeans, delle all-star, un maglioncino di cotone blu notte e dallo scollo una maglietta bianca sotto.
Fatti forza, Michelle.
Prendo un bel respiro e lo aggancio sotto alle spalle, sollevandolo a fatica. Il suo mento si posa sulla mia spalla mentre tentenno, cercando la posizione giusta per sfilargli il maglione e non rimanere imprigionata sotto al suo peso.
Magro come un grissino e greve come un obelisco! Roba da pazzi!
Lo riadagio sul materasso e scendo per slacciargli le scarpe, poi mi occupo dei pantaloni…e grazie a Dio l’occupante sembra knock-out quanto il suo fratello più grande.
Quando rialzo lo sguardo ha chiuso gli occhi, quindi lo sposto completamente sul materasso e scelgo quel momento per andare a scavare nella sua cabina armadio e cercare qualcosa di somigliante un pigiama. Se devo proprio passare la notte qui almeno che sia comoda!
Intanto che mi infilavo nel suo pigiama rimuginavo...che Linds non fosse del tutto a posto l’avevo capito da un pezzo ma adesso la sua frase “Ci vuol ben altro per farmi perdere la testa.” di quando eravamo usciti a cena per la prima volta assume tutto un nuovo significato.
Non so il perché…ma ho il presentimento che questa sarà una notte molto lunga.

Love, life, happiness
Nothing more, nothing else
Love, life, happiness
Nothing more, no regrets

'Cause dying is easy
It's what I'm living for
I heard a beggar as he wept on my floor

Tick Tock
There's another one gone
Another soul gone
The Verve ~ Country song

~~~

Canzone del capitolo: The Verve ~ Country song.

Le note di questo capitolo sono:
- Nel capitolo precedente ho deliberatamente dato troppo peso ai sospetti di Michelle sui rugbisti, lasciandovi immaginare che loro stessero dietro il fattaccio notturno nell'atrio. Ebbene, ho sbagliato a farvi credere una cosa del genere! L'assalto subito da Michelle non è legato in alcun modo con Will ed i suoi compagni di squadra. La spiegazione di Linds riscontra l'unica verità dietro il fatto. Ho altri programmi per Will&Company ma questo forse l'avete capito leggendo questo nuovo chapter...
- Gregory e Buxton sono i primi cognomi che mi sono venuti in mente da appuntare ai nerd, ero arrivata fin qui facendo finta di niente ma in un ambiente come quello universitario i professori di certo non ricordano i nomi di persona e tengono anche le distanze. Per mia esperienza personale fin dalle medie i miei professori chiamavano sempre con il cognome gli studenti, quindi ho ripreso dal mio passato questa particolare caratteristica...okay questa è una nota cretina ed inutile...LoL;
- Hervas è il cognome di Michelle che - come la mia protagonista - ha evidenti radici ispaniche, anche questo l'ho scelto nell'ultimo periodo dato che non ci avevo mai pensato...xD
- La cabaletta che canta Linds nel suo stato psicotico è 'Di quella Pira', un estratto dall'Opera Il Trovatore di Giuseppe Verdi, scritta nel 1853. Il passo in questione potete ascoltarlo qui se siete curiosi;

Un'altro bel capitolo da più di tremila parole...non credevo di aggiornare così presto ma la trama lievita più del necessario, ed io non riesco a mettere un freno alle mie mani sulla tastiera -___-"
Michelle ma belle ha già spoilerato per me sul prossimo capitolo xD infatti racconterò il resto della nottata e vi anticipo che non sarà un capitolo lungo quanto questo, a meno che non metta a punto qualche bella scenetta tortuosa...
Comunque vorrei ringraziare Petitecherie che segue fedelmente la vicenda e recensisce ed anche il paio di anime che seguono la storia dalle quinte tenebrose. Anche se rimanete in silenzio mi fate piacere comunque, quindi mi auguro che la storia vi piaccia.
Che succederà al nostro pazzo di un topo?
Lo saprete a tempo debito... =)
Hermes

  
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