Fanfic su artisti musicali > EXO
Segui la storia  |       
Autore: Yukotan    10/01/2013    2 recensioni
'Kai' è diverso da tutti: per qualche strana ragione è stato scelto come 'guardiano' di qualcosa (gli dicono della Terra stessa) e adesso ha dovuto abbandonare tutto e tutti per stare con altri 11 ragazzi che hanno delle capacità particolari come le sue.
Ha appena iniziato questa nuova vita, si sente solo, ha bisogno di ritornare indietro.
Solo gli altri 'guardiani' possono aiutarlo, e trova supporto in uno di loro in particolare.
[Tao/Kai, accennato HunHan, Baekyeol]
[Ispirato all'mv 'MAMA']
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



7.



Jong In si ricordò completamente della sua vita il giorno dopo che ritrovò Tao. Si ricordava che si sentiva sempre e costantemente arrabbiato e deluso, ma che non voleva la pietà di nessuno e per questo schivava le persone e le trattava male. Odiava il fatto che poi i suoi genitori avessero deciso di mandarlo da uno psicologo, perché secondo loro in quel momento 'la sua mentalità non era completamente stabile e avrebbe potuto tentare di nuovo il suicidio da un momento all'altro'.
Jong In accettò solo perché sentiva il bisogno di parlare con qualcuno di serio e perché, effettivamente, era felice di vivere solo quando si trovava con Tao o con i suoi amici. Lo psicologo si rivelò essere Kris, o come si chiamava in realtà, Wu Fan. Avevano già avuto sessioni insieme, prima di quel tentativo di imbottirsi di pastiglie, perché sua madre lo vedeva effettivamente depresso.
Kris – era impossibile chiamarlo con il suo vero nome, davvero – lo ascoltò interrompendolo raramente. Ogni tanto faceva qualche domanda, mostrandosi effettivamente incuriosito dal racconto di quel sogno; Jong In si sentì soddisfatto e con un peso in meno, quando terminò il suo racconto quasi interminabile. "Ti sentiresti meglio se i tuoi genitori iniziassero a parlarti invece di mandarti da me?" Chiese guardandolo con intensità. Non servì nemmeno pensare alla risposta. "Certo, vorrei essere preso in considerazione da loro, qualche volta."
Kris annuì, ma non sembrò aver finito. "E tua sorella? Le parli di quello che sta passando?" Il più giovane scosse la testa. "Ho… Paura." Lo psicologo gli fece un piccolo sorriso e si alzò, porgendogli la mano. Jong In la strinse e capì che l'incontro era giunto al termine. "Prova a pensarci su… Potresti provare a convincere i tuoi genitori a parlare con te. Digli che è un compito che ti ho dato io, e vedrai che un po' di tempo lo troveranno per te. E poi, vorrei che pensassi a cosa sta passando tua sorella e come ciò che prova lei può affliggere te."
Jong In si sentì finalmente capito. Kris non gli dava idea di una persona socievole, ma era stato sempre comprensivo nei suoi confronti; era normale, visto il suo lavoro, ma in passato si era ritrovato con persone che lo dichiaravano sempre un caso perso e lo mandavano a casa prescrivendogli medicinali su medicinali. Sospirò quando uscì dalla porta e vide i suoi genitori aspettarlo con ansia. Sua madre gli schioccò un bacio sulla guancia e lo portò verso l'auto.
"Allora, com'è andata?" Domandò lei appena chiusero le portiere. Jong In si leccò distrattamente il labbro. "Bene, direi." Commentò. "Mi ha dato un compito e vorrei portarlo a termine." La madre lo guardò curiosa e gli fece cenno di andare avanti. Il ragazzo deglutì e si guardò attorno, nervoso. "Vorrei… Parlare con te e papà. Di qualsiasi cosa. Ma vorrei parlare con voi."
La donna parve sorpresa per un secondo, ma un attimo dopo gli sorrise e gli strinse con affetto la mano. "Qualsiasi cosa, pur di farti stare meglio." Lo assicurò. Jong In si sentì vagamente più sicuro di se stesso, quindi continuò il suo discorso. "Vorrei farlo perché… Mi manca stare con voi." Continuò con cautela. Sua madre sussultò appena. "Oh, tesoro… Forse abbiamo trascurato troppo la famiglia per stare dietro al lavoro. Ma io e tuo padre vogliamo garantire ai nostri figli le cose migliori che possiamo offrirgli."
Il ragazzo scosse la testa. "Io sarei molto più felice con voi che stare da solo con tanti oggetti. Penso che anche mia sorella vorrebbe solo parlare un po' con voi." In quel momento arrivò suo padre nell'auto, con una faccia scura e arrabbiata. "Jong In, quando arriviamo a casa vorrei parlare con te." Borbottò. Il giovane sapeva che quel tono non diceva nulla di buono, ma in fondo sperava che suo padre si stesse davvero interessando a lui.
 
Una volta a casa litigò con i suoi genitori. Suo padre insisteva per sapere perché avesse tentato il suicidio e voleva sapere che cosa stesse nascondendo. Non disse nulla; voleva parlare con i suoi genitori, non avere un interrogatorio su cose che gli facevano ancora male. Come al solito, passò tre lunghe ore a ballare con la musica alta, in modo da dimenticare tutto. Quando improvvisamente si bloccò il suono, si voltò sorpreso e vide Tao con un piccolo sorriso sulle labbra.
"Sei arrabbiato, eh?" Jong In sospirò e si appoggiò sul vetro, per poi scivolare seduto a terra. Le parole non servivano davvero in quel momento, non quando c'era Tao che lo capiva solo con uno sguardo. Il suo ragazzo si sedette accanto a lui e lo strinse in un abbraccio; non gli sembrava importare che fosse tutto sudato, nemmeno quando gli baciò una tempia, la guancia, la mascella ed infine le labbra. "Vuoi venire da me?" Gli chiese appena si divisero. Jong In annuì con un piccolo sorriso e lo baciò ancora una volta. "Ti amo." Mormorò il più giovane, chiudendo gli occhi.
"Anche io ti amo, Jong In. Più di quanto pensi." Tao lo aiutò ad alzarsi e dopo aver preso un asciugamano, iniziò ad asciugargli il sudore. Jong In lo lasciò fare, scoprendo di apprezzare più di quel pensava i leggeri tocchi delle dita sulla sua pelle, che si stava raffreddando. Tao lo coprì e lo portò lentamente fuori dalla palestra, con un braccio sulla sua vita.
Camminavano tranquillamente in silenzio, la rabbia di Jong In era completamente svanita appena aveva visto il viso del suo amante. Appoggiò la testa sulla spalla di Tao e si strinse a lui, iniziando a sentire il freddo. Un rumore veloce di passi lo fece voltare appena; vide i suoi genitori che lo guardavano preoccupati e sorpresi, forse di trovarlo lì, abbracciato ad un ragazzo. Non sentì la preoccupazione; era terribilmente tranquillo, perché aveva Tao con sé.
"Jong In, ma dove sei stato?! Ti abbiamo telefonato un sacco di volte, hai visto che ore sono?! Ci hai fatto preoccupare!" Esclamò suo padre appena gli si avvicinò. L'uomo lo prese per un braccio e fece per trascinarlo via, ma Jong In tolse con calma la mano che lo attanagliava. "Non torno a casa, questa notte." Disse risoluto. La madre lo guardò sorpresa, ma parlò con più calma. "Vai a dormire con questo ragazzo?" Domandò lanciando occhiate nervose a Tao. Jong In annuì, ma suo padre si arrabbiò ancora di più. "Non capisco, Jong In, sono tuo padre ed ho diritto di sapere che cosa fai! Perché ci nascondi le cose?!"
Con un impeto di coraggio, il giovane lo fissò con rabbia. "Vuoi sapere i miei segreti?! Va bene! Tao è il mio segreto! Io sono gay e lui è il mio ragazzo!" Questo zittì l'uomo più grande, che sbarrò gli occhi incredulo. Non fece nulla, e Jong In si voltò ed iniziò a camminare lontano da loro, con Tao al suo fianco che lo strinse con affetto al suo corpo. Dopo qualche passo si mise una mano sulla bocca e nascose un singhiozzo, mentre le lacrime iniziarono a scendergli sulle guancie.
 
La nottata passata da Tao non fu certo delle migliori, ma si accontentò di dormire nel suo stesso letto mentre il ragazzo più grande gli sussurrava frasi dolci che lo fecero calmare almeno un po'. Si risvegliò con lui che gli baciava con leggerezza il collo, e tornò di malavoglia a casa. Non voleva trovare sua sorella né i suoi genitori, ma il suo arrivo se lo aspettava decisamente diverso; sua madre lo abbracciò, così come sua sorella, e suo padre gli sorrise e gli arruffò i capelli.
"Ci dispiace tanto, Jong In." Gli disse l'uomo dopo che si calmarono un po'. "Non pensavamo che le nostre azioni ti facessero sentire tanto nervoso e preoccupato. Non ci importa chi ti piace… Noi ti staremo sempre accanto, soprattutto adesso che hai bisogno di noi." Il giovane ragazzo rimase con la bocca spalancata. Non pensava che sarebbe successo, aveva sempre pensato al peggio, come essere cacciato di casa o venire odiato per il resto della sua vita.
Ma finalmente qualcosa, oltre a Tao, andava bene. Serrò gli occhi e scoppiò a piangere con forza, lasciandosi abbracciare di nuovo. In mezzo alle lacrime iniziò a scusarsi, a dire quanto voleva bene alla sua famiglia; mai, come in quel momento, si sentì felice di non essere morto. Sì, era davvero felice, si sentiva finalmente completo e appagato. Il Tao del sogno aveva ragione, non doveva più scappare.
Non c'era più il bisogno di farlo, comunque.
 
Solo una volta da dopo l'incidente, sognò di tornare nella stanza infinita e buia dove aveva trovato Tao. I petali erano sempre lì, che cadevano senza sosta, ed il suo ragazzo era lì con loro, ad aspettarlo. "Guarda." Gli disse lui con un sorriso, indicando un pozzo. Entrambi si affacciarono e Jong In vide tutto quanto. Vide i momenti passati con i suoi amici, vide le lacrime che aveva versato, vide le paure che aveva attraversato e le strade che aveva percorso. "La tua vita non è male." Commentò Tao guardandolo con un sorrisetto. "Ci saranno tante altre lacrime e altrettanti sorrisi… Direi che è valsa la pena continuare a vivere." Jong In sorrise ed annuì. "Sì, è davvero valsa la pena."
Al risveglio c'era il suo ragazzo addormentato accanto a lui, che lo abbracciava. In quel momento riuscì a capire che quel lunghissimo sogno che aveva fatto mentre era in coma era come una sorta di prova da superare. Era contento di averla superata, ed era contento di aver fatto il sogno. Era stato strano, ma utile. Sospirò e chiuse gli occhi, accoccolandosi meglio accanto a Tao. Era stato bello avere i super poteri, ma preferiva che fosse tutto così. Una vita accanto al suo ragazzo, assieme alla sua famiglia ed i suoi amici, non come quella del sogno dove erano tutti divisi. Preferiva così, perché sapeva che i problemi un giorno li avrebbe risolti e non sarebbe mai stato solo. Il potere di poter scegliere con chi stare, dove stare, e quando, il potere di provare emozioni. Questo, gli piaceva. Era umano, dopotutto.


Fine





Note:
Ecco, finalmente sono riuscita a scrivere quest'ultimo capitolo. L'assenza dei commenti mi ha tirato giù di morale, mi dispiace ^^;
Ma l'importante è che sono arrivata al termine! *_*
Chiedo scusa per averci messo così tanto e soprattutto per aver girato in questo modo le carte in tavola. Non vi è piaciuto molto questo cambiamento improvviso, eh? ^O^''
Ho sempre desiderato scrivere una fic dove in realtà era tutto un sogno! XD
Bene, ringrazio tutti quelli che hanno messo la fic tra i preferiti, i ricordati ed i seguiti, ed anche per chi ha commentato gli altri capitoli. ^^
Per chi leggesse anche in inglese, ho 'Dreaming' per voi, altra mia fic ^^
Seguitemi anche su tumblr, e provate a leggere anche il resto che ho postato qui! ^O^
Alla prossima fic! ^O^
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > EXO / Vai alla pagina dell'autore: Yukotan