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Autore: Autumnsong    10/01/2013    10 recensioni
Basso e mingherlino, con grandi occhi nocciola e capelli castano scuro, Frank Iero sembrava tutto tranne che un pugile, ed ogni persona con cui parlava, glielo faceva notare - e pesare;
per sua fortuna era molto agile e veloce, e sgusciava tra le gambe degli avversari,
si arrampicava sulle corde attorno al ring e saltava.
E soprattutto, si sentiva vivo.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Body Snatchers
I was too weak to give in
-too strong to lose-

 


«Nonna!»
Gerard corse fino a raggiungere la donna e le strinse la mano sorridendo felice.
Lei si scostò i lunghi capelli neri dal viso, e rispose con un sorriso ancora più luminoso.
Quel giorno i genitori avevano portato Mikey dal pediatra perché da un po' di giorni aveva un gran mal di pancia, e Gerard sarebbe dovuto rimanere con la nonna fino a tarda sera.
Quello era uno dei giorni che il ragazzino preferiva: amava stare con la nonna, perché lo faceva sentire veramente bene, mentre l'attenzione dei suoi genitori era sempre divisa a metà tra lui e il fratello, e spesso la spartizione non era equa quanto avrebbe voluto.
Saltarono in macchina e Elena legò la cintura a Gerard, dopodiché partirono diretti al circo.
Al circo! Gerard non ci era mai stato, ed era eccitatissimo all'idea, anche se non era molto felice all'idea di vedere degli animali in trappola.
Ma non importava, era comunque al settimo cielo.
Scesero dall'auto e Gerard rimase fermo accanto all'entrata, mentre aspettava che la nonna andasse a comprare i biglietti; andarono a sedersi assieme in terza fila, così che potessero vedere bene ma in modo da non essere troppo vicini: «Non voglio che qualche clown mi chiami in pista per fare quei giochi dove chiamano i bambini» aveva detto Gerard, terrorizzato all'idea di finire sotto ai riflettori.
Lo spettacolo iniziò con almeno dieci acrobati che volteggiavano in aria appesi a delle corde, sembravano degli uccelli in volo e a Gerard sembrava un sogno.
Erano così sicuri di se stessi, così coordinati e non sembravano avere paura, neanche un po'.
Dopodichè arrivarono i clown e poi i cavalli, ma ci volle un po' perché entrassero in scena i leoni, proprio quelli che Gerard aspettava tanto di vedere, così possenti, belli, forti.
Strinse la mano della nonna e emise un gridolino eccitato, mentre il domatore prendeva qualcosa dalla tasca e si dirigeva verso una specie di cerchio, come un hula-hop ma più grande; in un batter d'occhio il cerchio si infuocò e dalla platea si alzò un "ooh" di stupore. Gerard sobbalzò e tutta l'allegria iniziò a dissolversi: il fuoco era una delle cose che l'aveva sempre spaventato a morte. Non voleva guardare quei poveri animali doverci saltare in mezzo, magari sbagliare ed ustionarsi.
Decise che la cosa migliore da fare era girarsi, e nascose il viso nel cappotto di Elena, che si alzò e lo trascinò fuori preoccupata.


«Che succede piccolino?» chiese accarezzandolo. Il ragazzino la guardò storcendo il naso «Ho paura del fuoco» disse. Elena annuì comprensiva e lo fece sedere in macchina, guidando poi fino al parco e dirigendosi verso una delle panchine che guardava allo stagno.
«Sai, una volta amavo il fuoco» disse la donna lasciando vagare lo sguardo sul panorama davanti a sé.
«Lo amavo, ma poi iniziai ad esserne terrorizzata. Dopo l'incendio.»
Gerard si girò a bocca aperta: «Incendio? Che incendio?»
Elena sospirò «Gerard, tesoro mio. Sei ancora piccolo, ma crescerai ed il tempo inizierà a passare tanto, tanto in fretta. Niente e nessuno lo può fermare. Ma le cose possono andare male, può succedere qualcosa e tutto può andare in fumo ed in cenere.
E cercare di tornare indietro è impossibile; puoi dissotterrare un corpo dopo che è stato sepolto, ma non lo riporterai mai in vita. »
«Che significa tutto ciò, nonna?»


«Gee?»
Frank accarezzò il viso del ragazzo, per svegliarlo, poi si alzò e si diresse in cucina. «Ricordati che dobbiamo andare a parlare con Bob, hai presente? E anzi, dobbiamo parlare anche noi due. Del gruppo.» Gerard sospirò, si alzò a sedere e sbuffò.
Non era molto allegro in quei giorni. «Frankie io ti amo, lo sai vero?» chiese con un mezzo sorriso.
Frank si fece dubbioso. «.... Sì?»
«Eh. Io ti amo, però non amo il gruppo. Cioè, non credo di farcela. Però puoi portarlo avanti tu, e io posso… Non so, farvi pubblicità?»
Frank si lasciò cadere sul divano accanto al moro. «Non so. Sì, forse. Proviamo.»

Gerard rimase seduto mentre il chitarrista si preparava ad uscire.
Cercava di ricordare cosa aveva appena sognato, o meglio, rivisto.
O sognato?
Non riusciva a capire.
Probabilmente stava diventando pazzo.
Ricordava bene quella giornata al circo, parecchi anni prima, ma quelle parole.... Non era sicuro che Elena gliele avesse dette.
Certo era che effettivamente aveva sempre avuto paura del fuoco. Si sentiva come in trance, non ci stava capendo più praticamente nulla. Soprattutto, come finiva quell'episodio? Cosa significava tutto quello?
«Gee?» Frank accarezzò il viso del ragazzo, per svegliarlo, poi si alzò e si diresse in cucina. «Ricordati che dobbiamo andare a parlare con Bob, hai presente? E anzi, dobbiamo parlare anche noi due. Del gruppo.»
Gerard spalancò gli occhi e rimase pietrificato. O Frank si era bevuto il cervello, o aveva deciso di ripetere le stesse azioni e le stesse cose per prenderlo in giro, o lui stava perdendo colpi.
Annuì in direzione di Frank e si tolse il plaid che gli aveva adagiato addosso il ragazzo, alzandosi a sedere e prendendo la giacca buttata sul divano accanto a lui.
«Tua nonna aveva ragione, comunque» disse Frank che si trovava già fuori dall'appartamento.
Gerard uscì «Che hai detto? Che diceva mia nonna?» chiese salendo in macchina.
Frank mise in moto e ridacchiò «Gee, senti le voci? Io non ho detto niente!»
Il moro alzò le spalle aggrottando la fronte, probabilmente aveva battuto la testa da qualche parte in uno dei suoi stupidi incubi.
 
 


Frank piazzò un bel diretto al centro dello stomaco del tizio che aveva davanti, alzando poi entrambe le mani per coprirsi il viso.
Il labbro gli sanguinava come al solito, ma non gli importava affatto.
Tutto quello che contava in quel momento era che era tornato finalmente a combattere e che, cosa più importante, Gerard era lì a guardarlo insieme ad altra gente, quella che erano riusciti a radunare o che aveva sentito la voce girare.
Dopo l'incidente in palestra, che ovviamente l'aveva resa inagibile, le sessioni di boxe erano state trasferite nel parco di fronte all'edificio, e anche se l'organizzazione era praticamente nulla e c'erano borse, pugili e spettatori ovunque, Frank era decisamente felice. Aveva dovuto aspettare tantissimo per combattere quando si era rotto le gambe, e non aveva certo voglia di rimanere ancora fermo.
E Gerard, Gerard lo era venuto a vedere!
Certo, aveva tante volte immaginato il giorno in cui l'avrebbe visto combattere, e di certo quella sera non stava andando come se l'era sognata: stavano passeggiando e per caso il boss aveva trovato Frank e gli aveva intimato di andare lì e sostituire un tizio che mancava; lui aveva accettato e Gerard non aveva potuto fare a meno di seguirlo, anche se malvolentieri.
Mentre fantasticava sul suo fidanzato, l'avversario gli mollò una ginocchiata all'altezza dell'ombelico, e Frank tossì rumorosamente.
«Vaffanculo!» esclamò mentre l'arbitro fischiava la fine del round.
Non capiva perché, dato che nessuno dei due era a terra agonizzante, ma alzò le spalle e scese dal ring, dopotutto quel tipo gli dava fastidio e forse era meglio piantarla lì.

Andò verso Gerard e lo baciò, cosciente della gente che li stava osservando.
Quando si staccò dalle labbra del ragazzo, sorrise e fece per girarsi e prendere l'asciugamano che quello gli stava porgendo, ma sentì una voce non ben definita e gli arrivò un cazzotto in viso.
Gerard spalancò gli occhi e si protesse in caso ne stessero arrivare anche a lui, mentre con l'altro braccio iniziò a trascinare Frank via dalla folla, mentre il ragazzo sbraitava e si dimenava furiosamente.
Sfuggito alla presa del moro, piazzò un calcio sul fianco del tizio che l'aveva colpito; poi lo guardò in viso.
Il boss lo scrutò massaggiandosi il fianco.
«Sei un frocio del cazzo» sputò dalla bocca storta che si ritrovava «Lo sapevo, lo sapevo. E' per quello che non volevi la puttanella che ti ha chiesto di combattere, eh? Ti fai le fantasie sui tipi con cui combatti, ti piace farti picchiare? Frocio»
Frank rimase a fissarlo impassibile, mentre dentro di lui gli organi si stavano attorcigliando attorno al cuore che pulsava violento, quasi a voler evitare che scoppiasse.
Probabilmente se fosse stato un animale, a quelle provocazioni avrebbe risposto sbranando l'uomo senza lasciarne nemmeno le ossa.
Ma aveva un cervello, si disse, e funzionava. Quindi rimase fermo.
«Vattene» gli intimò il boss indicando un punto a caso nella stanza, che probabilmente doveva essere la porta.

Ormai le vene stavano per uscirgli dalla pelle, il cuore per esplodere e il cervello per smettere di funzionare.
Aveva sempre giurato che non avrebbe mai lasciato perdere.
Mai rifiutato di difendere quello che, alla fine, era la parte migliore di se stesso.
Era stanco di iniziare sempre di nuovo, di subire, di rimanere in silenzio, di rimanere a guardare.
Guardò Gerard, che gli sussurrava di lasciar passare, di andarsene, che era troppo forte per cedere a tutto quello.
Si lasciò trascinare fuori senza più alcuna forza nelle gambe e nella mente. Si sedettero in macchina.
«Non sentirti una merda Frank» Gerard come al solito interpretava i pensieri ancora prima che venissero formulati.
Frank gli strinse la mano. «Le persone non possono essere così cattive e noi non possiamo essere così deboli da lasciar perdere tutto. Sono stufo di stare in ginocchio a farmi buttare addosso pietre senza potermi alzare e fargliele mangiare, quelle pietre. Non è bello quando nemmeno il tuo cuore può battere liberamente.»
Le lacrime iniziarono a scaldargli le guance contro la sua volontà, e si sentì soltanto ancora più stanco. Gerard non rispose, e probabilmente fu meglio così.
Si sentì in colpa, perché aveva parlato da egoista, pur sapendo che anche Gerard aveva passato le stesse cose che passava lui.
Certo, un pugile omosessuale era da barzellette, probabilmente.
Quelle che ti facevano ridere pur essendo così stupide ed insensate.
Una differenza c'era, però. Frank con Gerard non si era mai sentito stupido o insensato, nemmeno un secondo. 
















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ta-dan! 
Guardate chi c'è?
*balle di fieno*
Ok, ciao. Spero che qualcuno si ricordi ancora di me e soprattutto di questa fanfiction. Vi giuro che non ho mai pensato nemmeno un secondo di abbandonarla, diciamo che mi sono un po' persa per strada. Fatto sta che sono quiii, ho aggiornato e giuro, ce l'ho messa tutta, con il cuore e con il fisico (credetemi che è difficile scrivere con un dito rotto lol) quindi ecco, spero che si capisca qualcosa di più di prima, lo so che è tutto un casino, ma do ufficialmente il via alle ipotesi! 
Anche le più stupide o malate, fatele, suu.
E soprattutto, se recensite non vi mangio, anzi, vi do i biscotti. Recensite, perchè è importante sapere se dall'ultimo capitolo vi ho deluso e adesso volete picchiarmi come Frank o no, uhm.

Vi ricordo la mia pagina facebook e il mio twitter, ciaau.
   
 
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