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Autore: rosewhite    11/01/2013    0 recensioni
Lo capisco dai tuoi occhi.. Quanti orrori hai visto?
Tra colleghi ci si capisce. Ma probabilmente pensi che io sia troppo piccola per comprenderti. Prima di giudicare, guarda cosa riesco a fare.
[I primi due capitoli sono d'introduzione. Godetevi la storia]
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jasper Hale, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: PWP, Tematiche delicate | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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CAPITOLO 19

 

Un'ora, un giorno o poco più, 
dicevi sempre e per sempre, si però, 
guarda cosa è rimasto adesso che niente è lo stesso.

 

 

Gli incubi mi perseguitavano, ancora.

Ancora venivano a torturarmi nelle poche ore che mi concedevo per riposarmi.

Ancora mi riportavano ad un passato che volevo dimenticare.

Ancora, dopo anni, mi facevano tremare.

Ancora mi ricordavano i miei errori e la mia fiducia andata in pezzi.

Ancora ed ancora, una tortura che non finiva mai.

Ed io ancora una volta mi svegliai di soprassalto.

Mentre la lieve luce del mattino entrava dalle persiane abbassate aprii gli occhi, stancamente, come se qualcosa mi avesse rubato energie durante il sonno. Ed erano sempre loro, gli incubi, a farlo.

Come lievi gocce che scavano la roccia, deturpavano il mio animo. Lentamente, con la calma di chi sa che vincerà.

Provai ad alzarmi ma sentii un peso all’altezza del ventre, abbassai lo sguardo e vidi un braccio lievemente abbronzato con i peli biondi che si intrecciavano come fili d’oro. 

Sospirai. Jason mi aveva visto in un momento di debolezza e non riuscivo ad accettarlo, a perdonarmelo.

Gli spostai il braccio delicatamente per non svegliarlo e lo poggiai sul letto mentre mi mettevo seduta.

<< Dove vai? >> la sua voce era roca ed ancora assonnata.

<< A farmi una doccia >> dissi alzandomi. Lui si voltò verso il comodino e guardò il cellulare.

<< Ma sono ancora le sette, torna a letto >> si stiracchiò allungando le braccia fino a toccare la spalliera del letto.

<< Non ho più sonno, ma tu continua a dormire >> gli sorrisi e gli aggiustai le coperte.

<< Mmh.. – mugugnò – ma se hai bisogno di me sono proprio qui, nel tuo letto. >> disse sorridente richiudendo gli occhi.

<< Un abusivo nel mio letto >>

<< Un abusivo dannatamente sexy >> mormorò ricadendo nella trappola del sonno. Scossi la testa e mi avviai verso il bagno.

Mi richiusi la porta alle spalle e sospirai aprendo l’acqua.

Mi guardai allo specchio. Sembravo spenta, lo spettro di me stessa.

La pelle di solito olivastra, ora aveva un colore malsano per via degli effetti del veleno.

I capelli sembravano più scuri ed appesantiti, le occhiaie formavano due piccole mezzelune violacee sotto gli occhi castano scuro.

Le labbra solitamente quasi rosse, ora erano di un rosa sbiadito. Sospirai di nuovo togliendomi il pantalone senza forze.

“Una volta finito questo lavoro mi prenderò una bella vacanza… me ne vado tipo alle Hawaii a prendere il sole oppure a farmi un bel viaggio culturale. Anzi, ancora meglio. Giro il mappamondo e ci punto il dito” pensai tra me e me.

Vorrei non aver mai fatto quel pensiero, perché i ricordi tornarono ad azzannarmi la mente come cani feroci.

 

Flashback.

<< Allora dolcezza, quando abbiamo finito qui dove vogliamo andare? Da bravo gentiluomo faccio scegliere te >>
Seduta con le gambe incrociate sotto di me, sul divanetto rosso di quella lussuosa e luminosa camera d’albergo, al centro di Parigi, lo guardai.

Era bello da mozzare il fiato. Con raggi di sole setosi al posto dei capelli, i lineamenti del viso appena squadrati, quelle labbra perfette che ti facevano impazzire e quegli occhi rosso sangue dannatamente, ed era la parola più adatta per descriverli, provocanti.

<< Non lo so Asher, decidi tu. Per me è indifferente >>

Mi sorrise ed il mio cuore mancò un battito.

<< Allora facciamo così.. – prese il mappamondo da sopra al tavolo in legno scuro al centro della stanza e si accovacciò vicino a me – io lo giro e tu lo fermi. Così sceglieremo insieme ma in realtà non sceglierà nessuno. >>

Risi annuendo e lui diede un colpo al mappamondo dorato che iniziò a roteare su sé stesso velocemente.

<< Quando vuoi dolcezza >> e così misi l’indice sul piccolo mondo tra le sue mani che si fermò al mio tocco.

<< Cos’è uscito? >> gli domandai non riuscendo a distogliere lo sguardo dal suo viso.

<< Romania >> disse alzando un sopracciglio.

Scoppiai a ridere.

<< Dracula torna a casa >> dissi ridendo ancora più forte. Lui posò il mappamondo per terra e mi guardò con aria di sfida.

<< Che c’è Dracula? Hai perso il mantello? >>  mi saltò addosso facendomi stendere.

<< Dracula ha fame, bambolina. >> mi iniziò a baciare il collo ed io risi più forte.

<< Per carità fermati Asher! – mi divincolai ridendo – Tutto ma non i baci sul collo! >> gli diedi dei piccoli pugni sul petto e lui si issò sulle braccia guardandomi dritta negli occhi.

<< Allora andiamo in Romania? >> domandò

Annuii e lui mi bacio sulle labbra delicatamente.

<< E che Romania sia allora, piccola mia. >> Mi issai e lo baciai con più passione tirandolo giù con me dalla camicia.

 

<< Voglio sposarti >> mi sussurrò all’orecchio accarezzandomi distrattamente il braccio poggiato sul suo petto.

Facendo l’amore avevamo distrutto il letto, c’erano cuscini a terra e solo uno, posizionato sotto la sua testa, era riuscito a rimanere sul letto.

Con il viso sul suo petto, ascoltando il silenzio, sospirai.

<< Ne abbiamo già parlato >>

<< Lo so, Beatrice. Ma io continuo a dire che la tua visione è ottusa >>

<< Ed io che la tua è egoista >>

Mi misi seduta e cercai con lo sguardo i miei vestiti. Presi il reggiseno nero buttato in malo modo sul comodino in ciliegio e lo indossai.

Si preannunciava un’altra lite e non mi piaceva essere nuda davanti alla persona con la quale discutevo.

<< Non è una visione egoista la mia, potremmo stare insieme per sempre. >>

<< Il per sempre, Asher, non esiste. E poi a quale prezzo? >>

<< I vampiri vivono per sempre >> controbatté lui ignorando la domanda.

<< I vampiri vivono più a lungo, finché qualcuno non li ammazza. >> allontanò il discorso con un gesto non curante della mano. Mi passò le braccia intorno alla vita mentre mi infilavo la sua camicia, perché la mia maglia era nell’altra stanza, ed io rimanevo intrappolata nel suo profumo.

Chiusi gli occhi mentre mi tirava a sé.

<< Un morso solo. Sarai mia per sempre ed io sarò tuo per sempre >> mi baciò il collo ma ero arrabbiata e stufa di quella discussione, questa volta non avrei ceduto.

<< Non rinuncerò a me stessa per un per sempre nel quale non credo Asher. >> posai la mia mano sulla sua e gliela spostai.

<< Se non vuoi stare con me perché sei qui ora? Perché sei qui con la mia camicia addosso? >>

Mi voltai verso di lui e sorrisi, un sorriso che non arrivava agli occhi, perché anche se aveva parecchi anni in più a me, qualche secolo in più a dire la verità, era ancora un bambino.

<< Perché ti amo, lo sai. >> mi abbassai a baciarlo e lui mise il broncio ed incrociò le braccia sul petto definito.

<< Se mi ami resta con me per sempre, lascia che ti trasformi e sposiamoci >> Scossi la testa.

<< Se mi ami, lasciami essere me stessa. Lasciami crescere e non chiedermi di rinunciare a tutta la mia vita, alla mia famiglia, ai miei poteri, per te. >> mi alzai e mi infilai il jeans recuperato da terra. Andai vicino al cassettone e presi una maglia leggera a maniche lunghe azzurra.

<< Dove stai andando? >> mi chiese con tono duro mettendosi seduto, il lenzuolo bianco gli copriva solo la parte bassa del ventre e le gambe.

Gli occhi gli si scurirono, segno che si stava arrabbiando.

<< Esco, torno tra qualche ora. >> spazzolai i capelli e li legai in una coda alta.

<< Maledizione Beatrice. Non andartene mentre stiamo parlando. >>

<< Questa è una discussione finita prima di iniziare Asher. Se vuoi stare con me, lo farai mentre il mio cuore batte. Non intendo più discutere su questo. >>

<< Ma così il nostro tempo finirà! Perché non lo capisci? >>

<< Se mi trasformi, il mio tempo finirà in quell’istante. Ed ho solo diciannove anni. >> Presi la borsa dalla scrivania ed aprii la porta.

<< Non osare uscire da qui. Prima dobbiamo finire di parlare. >>

<< Io ho finito di parlare >>

<< Non uscire da quella maledetta porta oppure… >> non lo feci terminare.

<< Ci vediamo questa sera >> chiusi la porta che tremò contro la mia schiena, probabilmente aveva lanciato il cuscino. Sospirai e mi diressi verso l’uscita dell’hotel indossando un’espressione neutra e sorridendo cordialmente all’addetto alla reception, m’immersi nel calore del primo pomeriggio parigino.

**

Non andai mai in Romania.

 

Uscii dal bagno con l’accappatoio arancione troppo grande chiuso in vita da un nodo ed i capelli umidi.

<< Ora torni a letto? >> la voce di Jason mi fece sussultare.

<< Perché dovrei tornare a letto? >>

<< Per farmi compagnia – aprì gli occhi dello stesso colore del cielo di Forks e mi fissò – mi sento tanto solo >>

Presi dal cassetto l’intimo, una maglia larga grigia e uno short nero.

<< Vuoi che ti chiamo un cane? Loro sono sempre felici di dormire nel letto >> dissi sorridendo ed avviandomi verso il bagno.

<< Ti aspetto qui! >> urlò prima che richiudessi la porta.

 Quando tornai in camera vestita e con i capelli asciutti, lui era ancora lì.

Sveglio, con la schiena poggiata contro la spalliera e le mani dietro la testa.

<< Non capisco perché voi donne ci mettete tanto ad asciugarvi i capelli >> disse sorridendomi.

<< Perché noi abbiamo più capelli , è ovvio >> batté una mano sul letto ed io mi sedetti ubbidiente.

<< Allora quando hai intenzione di alzarti? >> gli chiesi.

<< Ho tutto il tempo che voglio, fino al prossimo turno quindi… >> si stese ed io seguii il suo esempio.

Poi mi passò un braccio intorno alle spalle e mi tirò a sé.

<< Hai avuto una brutta nottata, riposati un po’ >> poggiai la testa sul suo petto e quell’azione mi ricordò i momenti con Asher, stavo quasi per avere un altro flashback quando mi accorsi di una cosa.

Tum, tum tum, tum.

Il suo cuore.

Chiusi gli occhi. Lui non era Asher.

Anche se si assomigliavano un po’ il suo cuore batteva e lui non mi avrebbe mai chiesto di cambiare, almeno non fisicamente.

Rincuorata da quel pensiero e coccolata dalle sue mani che mi accarezzavano i capelli, mi rilassai al ritmo del suo cuore.

Dovevo stare attenta, dopo la brutta esperienza, non potevo permettere al mio cuore di cedere di nuovo.

<< A cosa stai pensando? >> chiese d’un tratto facendo vibrare il petto.

<< A nulla in particolare >> mentii.

<< Mmh…. >>

Rimanemmo così per un bel po’.

Forse cedere non sarebbe stato così male, forse potevo riscattarmi.

Poi una visione cambiò tutto.

Una visione agghiacciante.

Il bosco di Forks ed il mio corpo esanime tra il terreno coperto dalle foglie gialle.

Tum, tum tum, tum.

L’ultimo battito del mio cuore, poi il buio.

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Sì. Lo so che vorreste uccidermi.. è passato un sacco di tempo dall’ultimo aggiornamento ma Hey! C’è un lato positivo! Il diciottesimo capitolo è arrivato alle 80 visualizzazioni!!!

Poi una cosa che mi fa piacierissimo!!

Le 4 recensioni!!

Grazie mille a:


Alba97, la mia immancabile Alba.

Carlotta Meuniere, spero tu abbia continuato a leggere

Sky Curto , fammi sapere!!

Rainbowilliams, vedi cosa ne pensi anche di questo.

Spero che vi sia piaciuto!!!
A presto, spero!

Con il lavoro ed il pc di mia mamma che è andato a farsi benedire ( e quindi usano il mio) vedo difficile postare presto ma ci proviamo!

Un bacio a tutti!

P.S. ho una sorpresa per voi!! p.p.s. ho ripostato il capitolo di venerdì <3

Rose.

   
 
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