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Autore: willina    11/01/2013    5 recensioni
Hermione alle prese con un dubbio esistenziale.
* * *
“Hermione, non te l’ho mai chiesto, ma qual è il tuo colore preferito?”
“… Non lo so, Harry.” [...]
* * *
[...] “Harry, ci ho pensato.”
“Mhm? A cosa?”
“Mi piace il verde, lo sai?” [...]
* * *
[...] Un raggio di sole filtrava esattamente in direzione della faccia di Harry; mentre lo guardava, Hermione si accorse che, alla luce, gli occhi dell’amico assumevano una brillantezza stupefacente. [...]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Salve a tutti!
Non dico niente qui, tutti i commenti sono sul fondo.
Buona lettura!
Ester
 
Ps. Dedicata a RunaNox_88: belè, spero sia una bella sorpresa anche se non è la coppia che vorresti! Questa Hermione è anche un po’ tua, leggendo capirai perché. Un bacio!
 

Mi piace il verde, lo sai?

 
 

“L'occhio desidera grazia e bellezza, ma più ancora di esse il verde dei campi.”
Siracide

 
 
“Hermione, non te l’ho mai chiesto, ma qual è il tuo colore preferito?”
“… Non lo so, Harry.”
“Come puoi non saperlo?”
“Non ci ho mai pensato prima. Il tuo qual è?”
“Il verde.”
“Perché il verde?”
“Perché è un colore caldo, mi ricorda la primavera: l’erba che nasce, le foglie che spuntano sugli alberi… è il colore della rinascita.”
 
 
Hermione faceva colazione sovrappensiero, senza fare caso a quello che portava alla bocca. Com’era possibile che in quindici anni non si fosse mai chiesta quale fosse il suo colore preferito?
D’accordo, c’era stato il periodo dell’amore folle per il rosa, quando era piccola; dopotutto era una bambina come tutte le altre, doveva pur avere il diritto di coltivare qualche passione “normale”, no?
 
E poi? Beh, poi c’era stato il passaggio repentino verso il blu.
Sorrise. Sì, decisamente la sua normalità era finita presto: a sei anni voleva ostinatamente che le pareti della sua cameretta fossero ridipinte di quel colore. Ma non di un blu qualunque: lei voleva quella tonalità particolare che aveva trovato su un libro di cui ora le sfuggiva il titolo (si appuntò di andare a cercarlo, appena fosse tornata a casa): il blu Klein.
I suoi genitori erano impazziti, avevano girato mezza città per trovare la vernice adatta!
 
Ma anche il “periodo blu” non aveva avuto lunga durata: a otto anni avrebbe voluto cambiare metà del guardaroba per lasciare spazio a magliette, pantaloni, felpe, maglioni e giubbotti viola. Hermione ricordava che però sua madre, in quel caso, era stata irremovibile: neppure con giorni di pagnistei e musi lunghi era riuscita a convincerla. Si era dovuta consolare pensando che, essendo in piena crescita, la sostituzione sarebbe avvenuta comunque, gradualmente.
 
Riflettendoci bene, Hermione si sentì un po’ Picasso(1). Però lei il periodo africano non l’aveva avuto. E il cubismo le stava decisamente antipatico. Ogni quadro cubista, secondo lei, era la rappresentazione di una forte emicrania che divideva la testa in mille pezzi. (2)
Chissà se Picasso soffriva di emicrania?
 
“Hermione? … Hermione?”
La voce di Ron la riscosse dalle sue elucubrazioni. La ragazza lo guardò interrogativamente: l’amico appariva perplesso e sembrava chiedersi se fosse il caso di porle la domanda che aveva in mente oppure no. Alla fine si decise:
“A cosa stai pensando?”
Hermione rispose, incerta: “Perché?”
“Perché sono cinque minuti che tenti di mangiare l’ala di Edvige. Non volevo disturbarti, ma mi sembra pronta a beccarti da un momento all’altro.”
Con la mente ancora alle sue riflessioni precedenti, la ragazza ci mise qualche secondo a recepire le sue parole: fissò l’amico, poi la civetta, poi di nuovo Ron e infine ancora Edvige, che appariva seriamente oltraggiata e effettivamente in procinto di farle del male.
Hermione ritrasse la mano, come scottata, e arrossì violentemente, guardandosi intorno per capire chi avesse assistito alla scena: fortunatamente sembrava che fosse ancora troppo presto perché gli studenti presenti in Sala Grande riuscissero a pensare a qualcosa di diverso dalla colazione e dalle lezioni imminenti.
Decise comunque che era ora di alzarsi e avviarsi verso l’aula di Pozioni. Ron la guardò alzarsi e, mentre stava per allontanarsi, le chiese: “Ma quindi, a cosa stavi pensando?”
“… All’emicrania di Picasso!”
 
 
“Harry, ci ho pensato.”
“Mhm? A cosa?”
“Mi piace il verde, lo sai?”
“Davvero? Come mai?”
“Mi piacciono tutte le cose verdi: l’erba, gli alberi, il colore che ha a volte il mare, le olive… l’insalata!”
“L’insalata. Ti piace il verde per l’insalata.”
“Sì, sono diventata vegetariana.”
“Ah sì? Non lo sapevo!”
“… era una battuta, Harry.”
“Ma davvero? L’Avada è verde, anche quella ti piace?”
“In ogni cosa c’è un’eccezione.”
 
 
Harry, Ron e Hermione uscirono dal castello dirigendosi verso la riva del lago, dove si sedettero sulle radici sporgenti di quello che ormai consideravano il “loro” albero. I due ragazzi discutevano animatamente dell’ultimo schema che avevano provato in allenamento, mentre Hermione leggeva il libro di Trasfigurazione, con una piccola ruga da concentrazione in mezzo alla fronte.
 
Il tiepido sole di metà ottobre filtrava tra le poche foglie rimaste dell’albero e creava spettacolari giochi di luce con la complicità della superficie limpida del Lago Nero.
Quasi tutti gli studenti sembravano essersi tacitamente accordati per uscire a godersi una delle ultime giornate calde prima dell’inizio dell’inverno: ovunque, nel parco, si udivano schiamazzi e risate piene di gioia e, negli angoli più appartati, le coppie si scambiavano dolcezze.
 
Distratta dal vociare di un gruppo di Tassorosso che passava lì accanto, Hermione alzò la testa dal libro e si guardò intorno. Inspirò profondamente l’aria fresca e profumata d’erba e si aprì in un grande sorriso ricordando il discorso che aveva fatto solo il giorno prima con Harry. Volgendosi verso l’amico si accorse che anche lui la stava fissando e le stava sorridendo; e, come spesso accadeva, non ebbero bisogno di parole per capire che le loro menti stavano viaggiando nella stessa direzione.
 
Un raggio di sole filtrava esattamente in direzione della faccia di Harry; mentre lo guardava, Hermione si accorse che, alla luce, gli occhi dell’amico assumevano una brillantezza stupefacente. In quel contesto perfino quell’ombra di malinconia che il ragazzo aveva sempre in fondo allo sguardo spariva(3): l’unico messaggio che vi  si poteva cogliere in quel momento era: pace. Pace verde, per la precisione. Un verde caldo e avvolgente, che la faceva sentire protetta e sicura.
 
In quel momento, Ron interruppe le riflessioni della ragazza (-Dev’essere un vizio!-, pensò lei): “Hermione, come fai a studiare sempre? Guarda che bel cielo che c’è oggi! Non ti viene voglia di volare?”
“Mi piace volare? Davvero? Non me n’ero mai resa conto!”
“Ma insomma, come può non piacerti la scarica di adrenalina che si prova quando una corrente d’aria ti sposta la scopa? Non ti solletica l’idea della sfida contro i bolidi che vogliono colpirti? E non vuoi provare il meraviglioso  vuoto che senti nella pancia quando fai una capriola per parare una Pluffa?”
Harry e Hermione si guardarono interdetti e, di nuovo senza parlare, si chiesero se l’amico fosse serio.
Cautamente, il ragazzo chiese: “Ron? Ma stai cercando di convincere Hermione a volare?”
Con espressione sorpresa e ingenua, l’interpellato rispose: “Mi pare ovvio! Perché, non si capisce?”
Sbuffando, Hermione si alzò e, con somma gravità, disse: “Harry, hai presente il test di Piton di domani che nessuno di voi vuole fare? Credo proprio che dovreste mandare Ron a chiedergli di spostarlo, sono certa che, con la sua abilità di persuasione, potrebbe farglielo addirittura cancellare!”
E lasciandosi alle spalle un Ron a metà fra il confuso e il terrorizzato all’idea che l’amica stesse dicendo seriamente e un Harry in preda alle risate, Hermione raccolse il libro e si diresse al castello.
 
 
“Hermione, ti prego, mi aiuti con il tema di Storia della Magia?”
“No. Se no come impari? E poi non ho preso appunti su quell’argomento.”
“Dai, ti prego! Ho avuto gli allenamenti di Quidditch e la Umbridge mi ha tenuto più del solito in punizione, non ce l’ho proprio fatta! E la consegna è domani!”
“Sei sleale.”
“Perché?”
“Perché mi piacciono i tuoi occhi, non puoi guardarmi così!”
“Davvero ti piacciono i miei occhi? Perché?”
“Sono verdi, no? Amo tutte le cose verdi.”
“A parte l’Avada.”
“A parte l’Avada, certo.”
 
 
Hermione era in Biblioteca e cercava di ignorare quel fastidioso mal di testa che da un paio di giorni la perseguitava. Era in ritardo rispetto al suo programma di studio e questo la indisponeva terribilmente.
In più, Harry, seduto di fianco a lei, continuava a fischiettare un motivetto che la distraeva e le impediva di concentrarsi sul complicato compito di Aritmanzia che aveva di fronte.
Non voleva essere cattiva con lui, perciò si ostinava a rimanere in silenzio e si limitava a scoccargli ogni tanto qualche occhiata di fuoco, sperando che se ne accorgesse e si zittisse.
Ad un certo punto credette di essere riuscita nell’intento, perché l’amico smise di fischiare; un po’ rasserenata, la ragazza si accinse a terminare il suo tema. Era quasi alla fine, quando Harry riprese. (4)
Al limite della sopportazione, Hermione alzò la testa di scatto per dirgli di tacere, ma si accorse che lui la stava fissando con uno sguardo strano e penetrante.
Ammutolita, la ragazza si limitò a chiedergli con gli occhi perché la stesse guardando. Harry continuò a scrutarla per un po’, mettendola in soggezione con l’intensità di quel verde, e infine, con voce lenta e calma le disse: “Mi stavo chiedendo cos’hai: è da qualche giorno che sei strana, pensierosa. Non vuoi parlarmene?”
Hermione, sorpresa e ancora intimidita dalla potenza dello sguardo dell’amico, boccheggiò per un momento, prima di sforzarsi di pensare a quello che le era stato chiesto.
Era strana? Pensierosa? Cercò di ricordare se nei giorni precedenti ci fosse stato qualche episodio particolare di distrazione da parte sua. Aveva mai mancato di partecipare a qualche discussione dei suoi amici? (Al di là di quelle sul Quidditch, ma questo rientrava nella normalità, insomma.)
Non le sembrava di ricordare nulla, per cui, con somma curiosità, rispose: “Perché dici questo?”.
Harry la guardò sorridendo e rispose: “Hermione, l’altro giorno in riva al lago hai smesso di studiare senza motivo. Non è mai successo prima in 5 anni. E tu che non prendi appunti a una lezione? Pensavo che sarebbe finito il mondo, prima di poter vedere una cosa simile. In più, Ron l’altro giorno mi ha raccontato di una scena divertentissima che rischiava di terminare con la mia civetta con l’ala azzannata da una mia affamatissima amica. Lui forse può credere che “l’emicrania di Picasso” sia una strana malattia, ma io no. Allora, me lo dici cos’hai?”
Hermione era paralizzata dallo stupore: Harry la osservava con più attenzione di quanto immaginasse e lei non sapeva come rispondere.
Era tutto vero quello che le aveva detto. Maledettamente vero. Ma cosa poteva confessargli, se nemmeno lei sapeva cosa la turbasse tanto nella storia del suo colore preferito? Come poteva rivelargli che, all’improvviso, ora che aveva capito di amare il verde, i suoi occhi le piacevano più di quanto fosse lecito?
Quanti problemi avrebbe comportato un’ammissione simile? Ne avrebbe comportati? In fondo, essendo verdi, era naturale che ne fosse attratta: le piacevano tutte le cose di quel colore (con l’eccezione dell’Avada, certo).
Ma allora perché l’erba non la sconvolgeva in quel modo? Perché gli alberi non le creavano quella sensazione in fondo allo stomaco?
E allora capì: non erano gli occhi di Harry a piacerle perché erano verdi. Era il verde a piacerle perché era il colore degli occhi di Harry.
Era lui a piacerle.
E con sommo dispiacere dell’amico, a quel punto non più tanto amico, Hermione si alzò di scatto e, camminando all’indietro, senza interrompere il contatto visivo con la fonte del suo turbamento –quel verde- uscì dalla Biblioteca.
 
 
“Allora, Hermione, ti prego, mi vuoi dire cos’hai?”
“…”
“Mi sto preoccupando seriamente, se non vuoi parlarmene almeno dimmi che è tutto a posto.”
“Non lo so.”
“Che intendi con ?”
“Mi piace il verde, lo sai?”
“Sì, lo so. Ma che c’entra?”
“… Per me sei tutto verde.”
“Dovrebbe essere una dichiarazione d’amore questa?”
“Una specie.”
“Non credevo che essere definito un marziano mi avrebbe reso così felice.”
 
 
THE END
 
 
(1)È ovviamente un riferimento al grande artista Pablo Picasso e, in particolare, ai due periodi meno conosciuti della sua arte: il “periodo blu” e il “periodo rosa”, chiamati in questo modo a causa delle tinte principali delle sue opere in quegli anni. Ho ripreso questi due nomi in modo un po’ “sacrilego”, spero che nessun amante di Picasso se ne senta offeso!
(2)Questa immagine non è frutto della mia testa, ma della teoria che il neuroscienziato Michel Ferrari ha esposto nella sua tesi di laurea, secondo la quale Picasso, che soffriva di una forma particolare di emicrania, dipingeva nei suoi quadri le visioni che aveva durante la fase dell’aura visiva. Non ho la pretesa di essere un’esperta di neurologia, per cui, per chi fosse interessato, questo che posto è il link di una pagina in cui è spiegato abbastanza chiaramente il fenomeno dell’aura visiva.
 
http://ilmeridiano.wordpress.com/2011/06/30/emicrania-con-aura-visiva/
 
(3)Sinceramente non so nemmeno se questa nota fosse necessaria, ma ora spiego: quando leggo qualcosa ho il pregio/difetto di cogliere molte frasi e molti spunti che poi mi rimangono in testa. È un pregio sicuramente, perché mi consente di imparare e ricordare tanto di quel che leggo; il difetto sta nel fatto che spesso ricordo gli spunti ma non da dove provengono.
Per cui la nota è perché sono certa che “l’ombra di malinconia sempre presente nello sguardo di Harry” derivi da una fic che ho letto recentemente, ma, purtroppo, pur essendomi scervellata a lungo, non mi viene proprio in mente quale.
Se qualcuno dovesse sapere di chi è, per cortesia, me lo comunichi, in modo che io possa citare l’autore a dovere. Grazie!
(4)Su questa citazione non ho nessun dubbio: la scena di Harry che fischietta in Biblioteca e disturba lo studio di Hermione viene dalla one-shot “Michelle” di Patronustrip. Se vi piace la coppia ve la consiglio caldamente, perché è davvero ben scritta e è riuscita a farmi emozionare.
 
Angolo dell'autrice:

The end!
Bene, a chi è arrivato a leggere fino a qui dico: grazie!
Spero che vi siate divertiti a leggere almeno la metà di quanto mi sono divertita io a scrivere di questa Hermione un po’ acida (lo ammetto, è autobiografica!), un po’ dolce e soprattutto taaaanto confusa.
A me non sembra di averla fatta così diversa dai libri da meritare l’OOC: tutto sommato dimostra in diverse occasioni quella ironia un filino pungente che usa in questa storia. Se siete di diverso avviso, però, cambio l’avvertenza.
Spero che si sia capita la struttura della storia: le parti in corsivo sono vari “botta e risposta” fra Harry e Hermione a proposito del filo conduttore della storia, che è la ricerca del colore preferito di Hermione, con la conclusione che avete letto. In mezzo ci sono le parti narrative-riflessive, che spiegano come Hermione arriva a realizzare il sentimento che prova.
Ho voluto scrivere questa one-shot come tributo a quella che, secondo me, è la vera coppia per eccellenza in Harry Potter: mi spiace per Ron e Ginny, ma Harry e Hermione sono creati per stare insieme a mio parere (alla fine una cosa la Skeeter l’ha scritta giusta ;) ). Quei dialoghi in corsivo sono esattamente come mi immagino il rapporto fra loro due: frizzante, pungente quanto basta, ma anche dolce (anche questo è autobiografico, direi). E la dichiarazione mi ha fatta morire dal ridere, perché è davvero venuta fuori da Hermione, io non c’entro niente!
In ultimo: la storia, se non si fosse capito, è ambientata nell’ottobre del quinto anno. Ho scelto questo periodo perché volevo che fossero abbastanza grandi da conoscersi già da un po’ e da essere in grado di provare un sentimento un pochino più maturo di una cotterella da undicenni e, allo stesso tempo, volendo restare fedele ai libri il più possibile, ho voluto evitare le complicazioni che avrebbe comportato scegliere il sesto anno, con la sbocciatura dei sentimenti per Ron e Ginny.
Bene, grazie a tutti ancora per essere arrivati fin qui!
Me lo lasciate un commentino, ino, ino? Anche solo per dirmi se vi è piaciuta o no (nel caso di una recensione negativa, vi prego, spiegatemi perché, così che possa migliorare! :) ). 
Ester

   
 
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