Serie TV > I Cesaroni
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Autore: Eliessa    11/01/2013    2 recensioni
La famiglia Cesaroni oramai sembra aver ritrovato la sua stabilità nel quartiere della Garbatella; mentre Marco ed Eva che orami sono una coppia anzi una famiglia insieme alla loro Marta, si sono trasferiti all’estero. Il destino per loro però sa essere molto crudele. Riusciranno ad essere uniti anche quando tutto inizia ad andare per il verso sbagliato?
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Pensieri e parole
 
 

L’alba era appena spuntata su Roma e Marco non aveva chiuso occhio.
Era rimasto sul letto, con il telefono tra le mani e la voglia di chiamare Eva, ma pentendosene ogni qual volta gli tornavano in mente le sue stesse parole “Finché sarai confusa non potrai mai sapere se mi ami con certezza o meno. È bastata una notte e la tua vita si è sconvolta, te lo leggo negli occhi. Preferisco farmi da parte e tornare da te solo quando sarai convinta della tua scelta.”
Preso dall’insonnia, Marco camminava per la stanza, nella speranza di trovare pace al caos che aveva dentro, ogni tanto si affacciava alla finestra per guardare fuori nella speranza di vedere qualche passante e poter trovare conforto in un semplice sorriso, ma dalla finestra poteva solo osservare il vuoto della notte; mentre il suo quartiere dormiva, lui era sveglio.
Marco si sentiva diviso in due: una parte desiderava più di qualsiasi alta cosa al mondo di tornare da Eva, senza di lei si sentiva semplicemente morire. Necessitava di Eva più dell’aria che respirava, ma preferiva star male piuttosto che far soffrire ancora Eva. Aveva imparato a tenersi tutto dentro e sapeva bene cosa volesse dire soffrire per amore e non poterne parlare con nessuno; mentre l’altra parte lo teneva fermo a Roma, sul suo letto, incapace di fare qualcosa. Era diventato apatico e neanche la chitarra poteva essere il suo sfogo. Non aveva voglia di suonare, né di stare con la famiglia, né di uscire per farsi due passi. Non voleva fare niente. Voleva stare nell’oscurità, da solo, senza fare nulla, senza vedere nessuno.
Lui ed il suo dolore.
Lui e nessun’altro.
Rudy aveva sentito per tutta la notte rumori provenienti dalla mansarda. Aveva capito che Marco non aveva chiuso occhio, così prima di andare a fare colazione salì dal fratello.
-Marco, posso entrare?-chiese Rudy.
-Anche se ti dico di no, entri lo stesso, tanto vale.-rispose Marco rassegnato.
-Ti sbagli Marco.-ribadì il fratello entrando. –Sono solo venuto a chiederti se ti va di andare a fare colazione fuori, solo io e te.-
-No, ti ringrazio, ma non ho voglia di uscire, né di scendere sotto.-
-Prima o poi dovrai uscire da queste quattro mura, e tu lo sai, i problemi non si risolvono stando imprigionati nella propria stanza.-Rudy stava per andare via, ma Marco lo bloccò.
-Scusami Rudy, so che tu fai tutto questo per me, ma ciò che desidero ora non si trova né in casa, né alla Garbatella, né puoi darmela tu. Uscire non mi sembra la soluzione migliore.-
-Allora prendi un cavolo di aereo e vai da chi ha la risposta al tuo problema.- Marco annuì e Rudì lasciò la stanza. Una volta uscito andò in cucina a fare  colazione con il resto della famiglia.
-Rudy… e Marco?-chiese Giulio.
-Non scende.-
-Io vorrei sapere che è successo.-disse Lucia. –Eva non chiama, Marco non parla, che situazione!-
-Io veramente con Marco ci ho parlato.-
-E che t’ha detto Rudy? Avanti parla.-
-Papà, se veramente vuoi aiutare Marco non fare nulla, lascialo riflettere. Ha bisogno di stare da solo.-
-Si, come no, mio figlio sta male ed io non faccio nulla per aiutarlo.-
-Lo conosci com’è, no? Se ora vai a parlargli è capace che ti vada contro e non ti dirà nulla. Nessuno può aiutalo, a meno che…-
-Che hai in mente?-chiese Alice.
-Mando un messaggio a Walter.-
-Ma almeno il motivo di questo suo rientro a casa si può sapere o è un segreto di stato?- Chiese Giulio
-Si sono traditi.-Tutti rimasero stupiti. –I dettagli ve li risparmio, non occorre spiegare. Ah, io non vi ho detto niente.- Rudy guardò l’orologio.–È tardi, forza muoviamoci.- disse Rudy rivolto ad Alice.
-Si, arrivo, calmati. Buona giornata a tutti.-Rudy corse via con Alice e mentre si dirigevano a scuola, Rudy continuò a massaggiare con Walter che alla fine decise di andare dall’amico.
-Almeno a me, puoi raccontare quello che è realmente successo?-Chiese Alice non appena entrambi arrivarono vicino scuola.
-Non c’è nulla da raccontare. Eva ha tradito Marco con Alex e Marco ha tradito Eva con una certa Maya e nonostante avessero ammesso di aver sbagliato, Eva per un momento ha dubitato dell’amore per Marco e lui l’ha lasciata da sola per farla riflettere. Lui la ama ancora e non sai quanto vorrebbe ritornare a Londra, ma…-
-Che situazione!-esclamò Alice.
-Eh già…-
 
Intanto a Londra anche Eva aveva passato la notte sveglia a rileggere il suo diario, testimone dell’amore, dell’odio, della paura, dell’insicurezza del suo sentimento per Marco.
Il suo diario era l’esatta fotocopia di Eva, con la differenza che la Eva in carne ed ossa non era in grado di esprimere i suoi sentimenti, qualsiasi essi siano perché aveva paura di sembrare ridicola o pensava che nessuno potesse capirla e la giudicasse a priori; mentre l’Eva cartacea era una ragazza perfetta. Sapeva esprimersi, sapeva darsi delle rispose certe, ma soprattutto nessuno avrebbe mai riso di lei.
Aveva passato tutta la notte a rileggete pagine su pagine, a vedere foto ed a rileggere la lettera che quattro anni prima gli aveva lasciato per andare nella stessa città in cui ora lei si trovava.
La sapeva a memoria e quella lettera era solo uno dei tanti testimoni del loro vero amore.
 
- Caro Marco, sono sola.
- Caro Marco, mi manchi.
- Caro Marco, ti amo.
- Caro Marco, senza di te muoio.
- Caro Marco, non so che fare.
- Caro Marco, non ho il coraggio di guardati negli occhi dopo quello che ti ho fatto.
 

Queste erano le frasi che Eva compose durante la notte insonne sul suo diario. Lì per lì potevano sembrare delle frasi senza alcun senso logico, ma leggendo tra le righe si poteva capire una triste verità: “Caro Marco, sono sola e mi manchi. Ti amo e senza di te morire. Da sola non so cosa fare e non ho il coraggio di venire da te perché non potrei guardati negli occhi dopo quello che ti ho fatto anche se ti amo.”
Erano le 8 ed Eva era ancora nel letto con il pc sulle gambe ed i video del concerto di Marco riprodotti sullo schermo, mentre Marta era accanto a lei.
-Mamma!-esclamò la piccola.
-Ehi, buongiorno. Guarda papà com’è bello.-
-Si.-rispose Marta. –Mamma voglio parlare con papà.-
-Ma certo.-rispose Eva. Marta non doveva pagare per gli errori commessi dai genitori, così, con una chiamata anonima, Eva compose il numero di Marco e passò il telefonino alla figlia.
-Papà, dove sei?-
“Amore mio, sono dai nonni. Come stai?”
-Mi sono appena svegliata. Sono nel letto con mamma. Quando torni?-
“Presto, te lo prometto. Che stai facendo?”
-Sto guardando con mamma un film dove tu canti.-
“Si chiamano concerti non film, Marta. E mamma come sta?”
-Sta bene. Te la passo?-
“No, salutamela tu, ok? Ora chiudo, ti chiamo questa sera.”
-Promesso?-
“Si Marta, promesso. Ciao amore mio.”
-Ciao papà.-Marco chiuse la chiamata e Marta diede il telefonino alla madre.
-Allora, che ha detto papà?-
-Che è dai nonni e stasera richiama. Quando andiamo noi?-
-Appena vado in vacanza dal lavoro ti ci porto, promesso. Vado a farti il latte, tu vuoi guardarti i cartoni animati?- Marta annuì sorridendole. Eva dopo averle dato un bacio si alzò dal letto, aprì la televisione e inserì un dvd con il cartone del Re Leone. Mentre andava in cucina qualcuno bussò alla porta. Era Alex. Eva non voleva aprire, non voleva vederlo.
-Senti, lo so che sei in casa.-iniziò a dire Alex. –Non sono qui per cercare di convincerti ancora a stare con me. L’ho capito che ami Marco.-
-E allora cosa vuoi?-chiese Eva aprendo la porta.-
-Mi fai entrare almeno?-Eva annuì.
-Vieni, andiamo in cucina, devo preparare la colazione a Marta.-
-Ok.-
-Allora?-chiese Eva.
-Sono venuto a chiederti se ti serve un amico in questo momento.-
-Guarda che non attacca Alex.-
-Mi credi se ti dico che non ci sto provando?! Voglio solo esserti amico. Se hai bisogno di una spalla su cui piangere, io ci sono. Se vuoi un consiglio, io sono qui.-
-Allora Alex, se davvero vuoi essermi amico, dimmi cosa devo fare, perché sento che sto per mollare tutto.-
-Non sono io che devo dirti quello che devi fare, solo tu sai quello che realmente vuoi.-
-Sento di amare Marco, ma se è andato via, forse la mia assenza lo fa stare bene.-
-Lui è andato via perché ti ama.-
-No, il Marco che conosco io non mi avrebbe mai lasciato da sola.-
-Ti ricordi quando ci siamo incontrati la prima volta? Marco era partito, e ti aveva lasciato una lettera. Sono convinto che ancora la tieni nel tuo diario, eh beh… quando eravamo a New York, tu eri alla Columbia mentre io a casa a mettere ordine. Stavo sistemando la nostra camera, e nel letto avevo trovato il tuo diario e nel riporlo nel tuo cassetto mi è caduto e con lui la lettera. Non ho resistito e l’ho letta. Eva, quelle parole poteva scriverle solo una persona innamorata… “[…] Sono troppo incerto e confuso per valere quanto il tuo futuro; è meglio che mi faccia un po' da parte perchè tu possa accostare il mio ricordo ai tuoi progetti e valutare seriamente quale delle due cose ti somigli di più, sia piu tua e meriti di più la tua energia e la tua attenzione. La mia paura è che un giorno tu possa identificarmi come i tuoi rimpianti, paura che tu non me lo dica e che lasci a me la responsabilità di leggertelo negli occhi. Tra oggi e quel giorno preferisco partire oggi, perchè oggi parto con la certezza che mi ami ancora e ti lascio con la certezza che nonostante tutto e nonostante tutti ti amo anch'io” Diceva così, non è vero?-
-Si, diceva proprio così.-
-Sono sempre stato geloso di Marco. Sono stato geloso perché io potevo avere tutto ciò che materialmente potessi desiderare, ma lui aveva te, e tu non puoi essere comprata, tu puoi essere solo amata. Torna da Marco.-
-Non mi sento pronta per tornare da lui. Finchè non riesco a perdonare me stessa per quello che ho gli ho fatto, non posso tornare.-
-Ed a te non importa che t’abbia tradito?-
-No, perché lui, anche se mi ha tradito non ha avuto dubbi sull’amore per me, io invece si.-
-E sono indiscreto se ti chiedo di poter rimanere accanto a te fino a quando non trovi il coraggio di andare da lui?-
-No, anzi. Grazie Alex.-ed Eva lo abbracciò.
-Tutto andrà bene, ne sono sicuro.-
 
A Roma invece Marco aveva deciso di scendere a fare colazione, ma solo perché era digiuno da quasi 24 ore.
In cucina erano rimasti solo Giulio e Lucia.
-Ehi Marco.-
-Ciao papà. Lucia.-rispose Marco. Diede un’occhiata veloce sulla tavola e vide che il caffé non c’era. –Il caffé è finito?-
-Si, ma te lo rifaccio subito.-rispose Lucia.
-No prendo latte e cereali è lo stesso.-
-Sicuro, perché veramente non mi costa nulla farlo.-Si guardarono negli occhi. –Te lo rifaccio, ne hai bisogno.-
-Grazie, stanotte non ho dormito granchè.-
-Non sei più abituato a sentire i tuoi fratelli fare casino, eh!-
-No, più che altro mi dava fastidio il silenzio.-Nessuno replicò, ma qualcuno bussò alla porta.
-Vado io.-rispose Giulio. –Walter.-
-Ciao Giù. Do sta il depresso?-
-In cucina, c’ha ‘na faccia.-
-E vedemo che se po’ fa.-
-Buongiorno!-esclamò esaltato Walter.
-Walter.-rispose Marco abbracciandolo.
-Sapete, una volta avevo un amico, ora invece ritorna e non mi dice nulla.-
-Sarei passato dopo da te.-
-E ti devo credere?-Marco fece cenno di no. –Appunto. Allora, che si dice nel campo della musica?- Walter cercò di rimanere sul vago. –Ci sarebbero buone probabilità di incidere un nuovo cd ma è tutto da vedere. Devo finire alcune canzoni.-
-Almeno le finirai prima del mio matrimonio?-
-Perché te sposi?- chiese Giulio.
-Dopo la nascita nel nuovo Masetti è molto probabile di si.-
-Hai proprio messo la testa a posto eh Walter.-
-Ho cercato di imitarti.-
-Allora bell’esempio che hai preso in considerazione.-
-Lucì, il caffè è uscito?-
-Si, ora Walter.-
-Bene, allora prendiamo un vassoio e mettiamo il caffè, le tazzine, i cornetti, fette biscottate e nutella.-
-Ma che stai facendo?-chiese Marco.
-Andiamo a fare colazione in mansarda.-rispose iniziando ad incamminarsi. –Ancora seduto stai, muoviti.-
-E muoviamoci.-rispose Marco.
-Speriamo che almeno Walter lo aiuti.-disse Lucia.
-Speriamo, altrimenti vado io in mansarda e lo faccio parlare a modo mio.-
Intanto in mansarda, dopo che Walter sistemò tutto sul letto, Marco iniziò a parlargli.
-Era proprio necessario tutto questo?-
-Si Marco è necessario. E’ necessario per farti capire che non puoi stare chiuso in casa. Devi riprenderti. Hai deciso di separarti da Eva? Va bene, ma non tormentati. Esci, suona, vivi, ma fa qualcosa. Alla fine non vi siete detti addio per sempre.-
-A me invece è sembrato di si.-
-Perché tu hai voluto mettere la parola fine. Se non fossi andato via ora invece di piangere saresti con la tua fidanzata e tua figlia.-
-Ma tu come fai a sapere….?-
-Rudy, me lo ha raccontato poco fa e mi sono precipitato.-
-Io lo ammazzo quando torna.-
-No, ha fatto bene, perché se on mi avesse detto lui di cosa ti fosse successo, tu avresti fatto finta di niente con tutti e soprattutto con me che sono il tuo migliore amico.-
-Hai ragione.-
-Senti, questa sera ti va di venire a cena da noi?-
-No, che ne dici invece di uscire io, te e Carlotta?-
-Solita pizzeria?-
-E vada per a solita pizzeria.-
-Senti, ma Eva l’hai sentita?-
-No, ho solo parlato con Marta poco fa. Stavano guardando insieme uno dei miei tanti concerti, ma non so altro di Eva.—
-Vabbeh, prima o poi dovrete sentirvi.-
Intanto i minuti passarono e ne passarono ben 90, ovvero un’ora e mezza.
Un’ora e mezza di risate, spensieratezza, di gioia, di vita.
Quando Walter andò via, Marco lo accompagno all’entrata.
-Mi raccomando, passiamo alle otto, sii puntuale almeno una volta nella tua vita.-
-D’accordo, farò del mio meglio.-
-Ciao Marco.-
-Walter!-Walter era andato via e Marco andò in cucina dove per la seconda volta trovò il padre e Lucia.
-Senti papà, so che se non sei in bottiglieria è colpa mia, perché vorresti aiutarmi, ma qui l’unica cosa che può farlo è il tempo. Io ed Eva ci siamo traditi.-aggiunse dopo un breve attimo di pausa. –Non ne abbiamo fatto mistero, ma ho deciso di allontanarmi un po’ da lei per capire se il nostro amore è in grado di superare anche questo.-
-Ed ora?-
-Ed ora niente papà. Non so cosa stia facendo Eva, so solo che apparentemente sta bene, poco fa ho sentito Marta, ma Eva è brava a tenersi tutto dentro, quindi non è facile capire cosa stia provando, soprattutto se è Marta a dover fare da spia.-disse accennando un sorriso. -Se volete parlarle ovviamente, non dovete rendermene conto, in fondo è tua figlia Lucia e se la conosco bene non ti chiamerà mai per dirti che sta male, è orgogliosa, ma sono sicuro che la tua voce le sarà d’aiuto in questo momento.-
-Marco, c’è qualcosa che possiamo fare per te?-chiese Giulio.
-Si, fate come se non fosse successo nulla e qualsiasi notizia avete che riguarda Marta voglio saperla. Anche se Eva dovesse chiamarvi di notte per dirvi semplicemente che ha qualche linea di febbre, io voglio essere informato subito.
-D’accordo.-
-Ora vado sopra, magari riesco a suonare un po’ e tu papà vai in bottiglieria, non vorrai che zio Cesare s’arrabbi.-disse ridendo.
-Mi hai convinto, ci vediamo dopo.-
-Ciao Giulio.-disse Lucia.
-A dopo.-rispose Marco per poi tornare in mansarda, pretendere la chitarra e cantare, cercando di esprimere quello che parlando non riusciva a dire. E le parole gli uscirono.
 

Piove anche qui
E aspetto che
Passi un pensiero diverso da te.
Uno sguardo per
Rendermi conto che
Che mi intristisco un po’.
È una fotografia,
rubata a casa ta,
quand’eri con me
Per me
Con me.
Pensieri di te
Di tutti quei piccoli momenti
Che fan grande un giorno con te.
Lo pagherei oro e argento
Riso e pianto
Tutto quello che ho.
In fondo sai
Gli errori mie
Io li ho commessi inseguendo un se poi
Chiuso dentro di me
Senza un vero perché
Io non ne esco mai
Basta fotografie
Appese a nostalgie
Ti voglio per me
Con me
Per me
Ritorno da te
Da tutti quei piccoli momenti
Che fan grande un giorno con te
Lo pagherei oro e argento
Riso e pianto
Tutto quello che ho.

   
 
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