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Autore: Beatrice97_    11/01/2013    0 recensioni
Tutto può succedere. Sembra un titolo banale, ma io penso che incentri fin da subito il contenuto della storia.
Non sono una scrittrice e non mi sento tale, ma mi piace molto scrivere le mie emozioni e quello che penso.
Spero che la storia vi piaccia. Ciauu :)
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi chiamo Beatrice e ho sedici anni. Non mi considero una bella ragazza, ma i miei amici e tutti quelli che conoscono dicono il contrario, quindi va bene così. Sono alta 1,63 e non sono magra, ma nemmeno grassa;  sono normale per la mia altezza. Ho i capelli castani, tendenti al rosso e gli occhi azzurri. Ho un carattere di merda e la mia vita è un casino. Solo quando sono con lei tutto va meglio. Lei, la mia migliore amica. Si chiama Eleonora e IO SONO TUTTO IL CONTRARIO DI LEI. Non so neanche perché andiamo d’accordo, ma da quando ci siamo conosciute non ci siamo più mollate neanche un attimo. Lei è una ragazza dolce e molto tenera, è sempre carine e gentile con tutti quanti, anche con quelli che la fanno stare male. Io no, sono tutto il contrario di lei, sono antipatica e scortese, acida con qualsiasi persona che mi gira attorno, ma quando mi affeziono è la fine, fidatevi. Sono molto solitaria e delle volte le persone che mi stanno intorno pensano che io sia depressa, ma non è proprio così.
Ero sdraiata comodamente sul letto a leggere un libro, quando improvvisamente sento sbattere la porta d’ ingresso e sentire delle urla. Era Eleonora; chissà cosa aveva per essere così esaltata, va beh meglio scendere. Appena scesi le scale la vidi stravaccata sul divano con in mano due strisce di cartone colorato; non riuscivo a capire cosa fossero, così mi avvicinai di più.. Erano dei biglietti per il concerto degli One Direction, la sua band preferita. Io la odiavo con tutto il mio cuore. Perché allora aveva comprato il biglietto anche per me sapendo che a me non piacciono quei cinque idioti? Lei aveva gli occhi a cuoricino per la felicità, io invece ero incazzata nera.
“Perché hai in mano quei biglietti schifosi di quella band schifosa? E perché soprattutto sono noi? Non penserai mica…” mi interruppe
“Bea ti ho fatto un piccolo regalo, non sei contenta?
“No, per nulla! Sai che odio quel gruppo, come ti è venuto in mente?”
“Eddai Bea lo sai che amo quei ragazzi. Sai quanto vorrei vederli almeno una volta, provare quelle emozioni che solo dal vivo posso provare. Ti prego ti prego ti prego!”
Mi sentivo una stronza, quante ragazze sarebbero impazzite di gioia tenendo in mano quel biglietto, e io che lo avevo beh non me ne fregava nulla. Dopo tutto non sarebbe così male vedere quei cinque figoni, perché si lo sono, a due metri da me. E poi ammettiamolo, Londra è una città magnifica e ogni occasione per andarci io la afferro al volo.
“Occhei Ele, ma solo per questa volta! Non azzardarti più a fare una cosa del genere”
Mi abbracciò, “Grazie Bea, sai quanto tengo a quei ragazzi grazie mille.”
Oggi era martedì e il concerto si terrà il giovedì successivo, ma avendo una villetta a Londra, prendemmo i biglietti per l’ indomani così ci facciamo anche una mini vacanzina in quella splendida città. Quindi quando Ele se ne andò iniziai a preparare la valigia. Sembravo un maschiaccio, ma in realtà amavo la moda. Mi piaceva vestirmi bene e sempre abbinata e soprattutto utilizzare accessori. Non volevo portarmi a dietro tutto l’armadio, così presi solo i miei vestiti più carini, gli accessori abbinati, scarpe, tante tante scarpe e trucchi ovviamente. Non uscivo mai di casa senza trucco. Non dovrei aver dimenticato nulla. Il giorno successivo avrei ricontrollato per precauzione.
 Visto che erano già le otto scesi a preparare la cena per me e mia sorella. Non avendo i genitori, sono io che devo svolgere i lavori di casa, anche perché mia sorella lavora e la sera rincasa tardi e anche molto stanca, quindi non voglio farla stancare ulteriormente. Mangio il mio piatto di pasta e il restante lo metto nel forno a mia sorella, così che stia al caldo. Le lasciai appiccicato al forno un biglietto:
“Ciao Anni, io domani parto con Ele per Londra. Abbiamo un concerto ma avendo la casa ne approfittiamo per fare una mini vacanza. Mi mancherai un sacco.   Bea.”
Non volevo farla preoccupare. Lei con me era così gentile e premurosa. Era l’ unica famiglia che mi era rimasta e non volevo farla soffrire o trattarla male; litigavamo spesso ma in fondo le volevo un mondo di bene.
Dopo di che salii in camera, mi stesi sul letto e iniziai a guardare la televisione, ma come al solito dopo dieci minuti mi ero addormentata come una pera vestita e sopra le coperte. La mattina successiva, il giorno della partenza, mi svegliai nel mio pigiamone di pail, sotto le coperte. Che dolce che è mia sorella. Mi alzai dal letto; erano le otto e mezza e avevamo la partenza a mezzogiorno, quindi avevo un sacco di tempo. Scesi in cucina e mentre bevevo la mia solita e deliziosa cioccolata, saltavo per tutta la casa per radunare all’ ingresso tutte le cose necessarie che mi servivano per il volo. Dopo salii in camera e scelsi i vestiti da mettere e come truccarmi. Io ero pronta. Scesi e ricontrollai se tutto c’era. Telefono preso, carica batterie preso, valigia presa, borsa presa. Mmm non mancava nulla. ODDIO NO, IL BIGLIETTO! Mi misi a cercarlo per tutta la casa, per poi ricordarmi che entrambi i biglietti li aveva Ele, perché mi conosceva e sapeva perfettamente che io lo avrei perso.
Presi tutto e scesi le scale, aprii il portone e visto che Ele mi stava già aspettando in macchina, caricai tutte le mie cose nel bagagliaio e salii dietro. Visto che non avevamo ancora la patente, ci accompagnava suo fratello. Aveva appena compiuto diciannove anni ed era un gran figo. Ho una cotta per lui da quando sono alle superiori e lui lo sa. Ci siamo anche frequentati per un periodo e ci siamo anche baciati, ma non penso che lui sia interessato a me, quindi lasciamo perdere.
“Portare più roba no è, Bea?” mi disse Lorenzo, suo  fratello.
“Sai come sono, devo avere tutto non si sa mai!”
Chiacchierammo del più e del meno, e finalmente arrivammo in aeroporto. Facemmo tutti i controlli necessari, salutammo il fratello di Eleonora e salimmo sull’aereo. Non era la prima volta che salivo su un aereo, anzi ci sono salita molto spesso, ma ogni volta ho sempre un’ angoscia dentro, una paura che qualcosa vada storto, ma fortunatamente anche questa volta atterrammo sane e salve. Eleonora era agitata già ora, si vedeva dai suoi occhi e dal modo in cui si muoveva. Sprizzava felicità da tutti i pori e fece felice anche me. Prendemmo un taxi e ci dirigemmo verso casa mia. Dopo venti minuti arrivammo, pagai l’ autista e tirai  fuori i bagagli.  Aprii la casa, era molto carina; la classica casa londinese, ampia e spaziosa. Io portai i bagagli in camera e avvisai Ele che andavo a fare un giro. Io sapevo che lei preferiva stare in casa a vedere tutti i tweet che i ragazzi facevano su twitter; a me non interessava particolarmente, era una bella giornata di sole, cosa molto rara a Londra e non capisco perché dovrei rovinarmela in casa davanti ad uno stupido pc. Si io sono una di quelle ragazze che preferisce l’aria aperta allo stare in casa, e un buon libro ad un computer. Presi la borsa e uscii. La conoscevo bene Londra quindi sapevo come muovermi. Decisi di fare un salto da starbucks, sono buonissime le sue cose. Presi una cioccolata con panna e mi incamminai verso il parco. Vicino a casa mia c’era un parco bellissimo ed era stupendo sedersi sulla panchina e leggere un buon libro. Mi sedetti sulla prima panchina che trovai libera e iniziai a leggere il mio libro. Dopo pochi minuti sentii delle urla provenire da poco lontano da dov’ero io. Mi alzai e andai a controllare cosa fosse successo; erano solo dei ragazzini che giocavano con la palla, nulla di che, quindi decisi di tornare indietro. Ero comoda su quella panchina. Mi incamminai; camminavo sempre guardandomi le scarpe, non so perché ma mi divertivo ahahahah però… BOOM. Ovviamente ero finita addosso a qualcuno, mi aveva fatto cadere la borse e tutto era uscito. Bene proprio un bell’inizio. Mi appoggiai sulle ginocchia e raccolsi tutte le mie cose, alzai lo sguardo.. quel ragazzo stava davanti a me e mi stava aiutando a raccogliere le cose. Era stato davvero carino e non mi sono nemmeno accorta che era.. ODDIO ERA ZAYN MALIK, il tipo degli One Direction, che tanto odio. Mi alzai e lui mi disse:
“Strano che appena mi hai visto non ti sei messa ad urlare come una gallina, sono veramente contento.”
Io risposi ovviamente acida come al solito: “Che bella considerazione che hai delle tue fan Malik. Comunque so chi sei, ma non mi sembra il caso di fare tutte quelle scenate, tanto non vi accorgerete né di loro né di me, quindi fiato sprecato per nulla”, feci un sorrisino perfido. Ero davvero scocciata, chi cacchio si credeva di essere. Ok era carino, una bella voce e tutto quelle che volete, ma dopo tutto è una persona normale come tutte le altre.
“No aspetta, non intendevo quello. A me fa sempre piacere che le mie fan urlino per me, è solo che preferisco quelle che fanno finta di niente come te.”
“Ehi, io non faccio finta di niente per paura di darti fastidio, ma perché di te e dei tuoi amichetti non me ne frega proprio nulla, chiaro!?”
“Mm che bel caratterino la ragazza, che ne direbbe di fare quattro passi?”
“Solo perché non ho nulla da fare.” Effettivamente era proprio un bel ragazzo; occhi scuri, penetranti, belle labbra e un corpo da far paura. Ma io non mi sono mai focalizzata sull’ aspetto fisico delle persone. Se sei bello ma dentro non hai nulla, non vali proprio niente.
“Allora sei di qui? Londra è grande ma ormai più o meno le facce le conosco e la tua non l’ ho mai vista.”
“No infatti, sono italiana. Sono qui perché la mia migliore amica mi ha costretto a venire con lei al vostro concerto, ma come vedi non sono molto entusiasta di ciò. Nel senso che preferirei stare davanti al camino con un buon libro.”
“Mmm non pensavo fossi italiana, cioè hai un bell’ accento.”
“Si, mia madre è inglese quindi non sono del tutto italiana.”
“Ah capisco, abiti qui vicino?”
“E’ la casa rosa qui di fianco al parco”
“Sisi ho presente qual è. Ho una casa anch’io lì vicino. Eh allora a te piace Londra?”
“E’ la città più bella che io abbia mai visto.”
“Si, ti do ragione. Ma l’Italia è un paese bellissimo no?”
“Dicono tutti che sia bello, ma forse non sanno cosa significa bello. L’unica cosa bella dell’ Italia, o meglio da dove vengo io, sono i negozi e ovviamente il cibo. Il cibo inglese fa veramente schifo! Quando me ne vado da qua, peso sempre cinque chili in più!”
“Ahaha mi fai ridere; si hai ragione qui esistono solo fast food. Dove abiti di preciso in Italia?”
“Ma cos’è, un interrogatorio?! Io vengo da Milano”
“E’ bellissima Milano, dico davvero.”
“Si ma non c’è niente da vedere. E’ mille volte meglio Londra.”
“Ti do ragione ahah.”
Continuavamo a parlare e parlare e parlare, era davvero simpatico oltre che carino. Da come parlava sembrava un ragazzo molto dolce e gentile, ma poi è tutto da vedere. E’ stato così carino da accompagnarmi anche a casa.
“Se ci scambiassimo i numeri? Così magari ci vediamo prima del concerto.”
“Certo.”
“Ok, allora ci sentiamo per messaggio, ciao.. Ehi ma aspetta io non conosco ancora il tuo nome, che stupido. Come ti chiami?
Scoppiai a ridere, era troppo buffo. Aveva un faccino tenerissimo e con la mano destra si grattava la testa imbarazzato.
“Io mi chiamo Beatrice, ma chiamami Bea”
“Ok, Bea ci sentiamo, buona serata”
“Grazie anche a te.”
  
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