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Autore: Ryo13    11/01/2013    4 recensioni
Storia della follia a cui può spingere l'amore, narrata nella forma di un racconto. Adam e Amelia non possono vivere l'uno senza l'altro, ma questo li spingerà ad intraprendere un cammino oscuro, che rompe i limiti della vita, della morte, della morale.
 
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Your mind plays on you'
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Dopo tanto parlarne, ecco il famoso inzio della seconda parte!
Bah, non so quanto vi dira sulle vostre teorie o suoi vostri sospetti e presunte cospirazioni... lascerò che sia la storia pian piano a svelarvi il tutto ù.ù
Sperando di ingrigarvi ancora con questo settimo capitolo, vi lascio alla vostra lettura!
Attenderò i vostri commenti per scoprire che ispirazione ne avete tratto! Eheh... :hamster:


SECONDO PROLOGO.

[Un numero imprecisato di anni dopo]


Eccoti. Sei pronta.
Tu chi sei?

Non mi riconosci?
No…
Bene. Non avere paura.

Dove mi trovo?
A casa tua.

Non mi ricordo di questa casa.
Presto ti sarà familiare.

Io non… non ricordo come mi chiamo.
Io ti darò un nuovo nome.

Che significa?
Un giorno capirai.

Ho paura.
Non averne. Mai.

Ma tu chi sei?
Io mi chiamo Adam.

E… il mio nome?
Tu sei Amelia.

 

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«Amelia!»
La ragazza si voltò sentendosi chiamare per nome.
«Aspetta! Dove vai?» chiese la compagna affaticata dalla corsa. Si piegò un attimo su se stessa a riprendere fiato e continuò: «Non vieni a casa mia?»
«Oh… per quell’incontro? Temo di no. Mi dispiace ma oggi ho un altro impegno.» Amelia sorrise all’amica amabilmente.
«Ma come! Avevi detto che venivi!» l’accusò quella.
«Avevo detto che venivo? Ti sbagli io…»
«No, è vero! Hai sempre la testa tra le nuvole ma ascolta: ieri parlavo con Teresa per invitare anche lei a mangiare a casa mia. Eravamo proprio accanto a te e siccome tu non mi avevi ancora dato la tua risposta, ne ho approfittato per domandati che facessi. Tu mi ha guardata un momento e mi ha detto “Sì, sì certo”. Allora… non lo ricordi proprio?»
Amelia alzò le spalle dispiaciuta. «Scusa… non avevo davvero sentito… In realtà pensavo ad altro.»
«Ma che ti succede ultimamente? Sei sempre distratta! Ti si fa una domanda e tu con quell’espressione ebete… tesoro, ti voglio bene con tutto il cuore, è per questo che te lo dico apertamente… fai certe facce! Come a chissà quali pensieri ti preoccupano. Sicura che non ci sia nulla che non vada? Guarda che a me puoi dirlo!»
«Oh, Michelle, grazie davvero.» Amelia allungò una manina sottile e toccò il braccio dell’amica affettuosamente. «Lo so che con te posso parlare… è solo che… non è che ci sia davvero qualcosa che mi preoccupi… è solo che Adam ultimamente…»
«Tuo padre, dici?» l’interruppe Michelle.
«Beh… sì.»
«Uff!» sbuffò la ragazza. «Credimi, non capirò mai perché ti ostini a chiamarlo per nome! È tuo padre santiddio! Ogni volta che lo menzioni lo confondo sempre col ragazzo del terzo anno!»
«Lo so, scusa.»
«Non fa nulla. Allora… cosa stavi dicendo?»
Amelia distolse lo sguardo e fissò il ciglio della strada. Prese un respiro e boccheggiò un momento, in cerca del modo più giusto per esprimersi.
«Michelle, davvero… non saprei nemmeno come spiegarlo! Mio padre ha fatto menzione ultimamente a una cosa che dovremmo fare, insieme. Io non so bene di cosa si tratti ma me ne parla da anni. Sono sempre stata curiosa e pensavo di non vedere l’ora che succedesse, però… ora mi sento incerta e un po’ timorosa. Il guaio è che non so bene di cosa avere paura, ecco!»
«Ah, tutto qui?» sdrammatizzò Michelle che si era aspettata qualcosa di molto più tragico. «Quand’è così devi solo distrarti e non pensarci! Dici che non ti ha detto di cosa si tratta? Beh, magari finalmente ti porterà a conoscere tua madre, ci hai pensato? È sempre stato misterioso sulla sua identità… forse non ha voluto dire troppo perché non sa come metterti davanti al problema.»
«Ah! Non è da Adam non sapere come pormi un problema, te l’assicuro! Comunque sì, ci ho pensato e forse è questo che mi terrorizza! Insomma… io non so niente di lei! Come fa a mandarmi così allo sbaraglio? E se non dovessi piacerle? Io…»
«Rilassati, rilassati!» ingiunse la ragazza che vedeva Amelia sempre più agitata. «Vedrai che andrà tutto per il meglio! Fidati!»
«Lo pensi davvero?»
«Sì. Ne sono certa.» ripeté «Tuo padre non ti manderà allo sbaraglio. È sempre così… preciso! Eheheh»
«Beh… non posso darti torto!» rispose Amelia alleggerendosi l’animo.
Le due ragazze scoppiarono a ridere e si ricordarono vicendevolmente alcuni episodi particolarmente esilaranti della “precisione” del padre di Amelia.
«Ahah… grazie Micky. Mi hai fatto sentire meglio!»
«Ne sono contenta! Allora… sicura di non voler venire?»
Amelia scosse il capo. «No, ti ringrazio, ma ho davvero qualcosa da sbrigare. Di qualunque cosa si tratti, credo che sarà oggi.»
«Oh! Allora in bocca al lupo, Lia! Fammi sapere come va!»
«Certo, al più presto!»
Così le amiche si separarono e imboccarono direzioni differenti.
Nel tragitto, Amelia tornò nuovamente malinconica, nonostante l’incoraggiamento di Michelle. Il fatto era che non, si sapeva spiegare perché, ma provava una certa inquietudine.
Non era da Adam essere così misterioso: non lo era mai stato, su nulla. Gli unici argomenti che si caricavano di mistero erano l’identità di sua madre e l’evento che avrebbe cambiato in qualche modo la sua vita.
Ovviamente, lei non sapeva di cosa si trattasse, ma Adam le aveva sempre detto, sin da quanto era piccola, che sarebbe venuto un giorno in cui lei avrebbe dovuto affrontare una prova: una sorta di test, qualcosa che avrebbe valutato qualcosa in lei e forse le avrebbe dato modo di cambiare la sua vita. Sembrava che Adam non vivesse per altro che per quel momento; spesso le sue frasi si caratterizzavano in base al ‘prima’ o al ‘dopo’ del grande evento: “Amelia, dopo potremmo andare a vedere quel tal posto”, “puoi fare questo prima, Amelia, dopo forse non potrai”, e via dicendo.
Insomma, non c’era proprio bisogno di menzionare a che cosa si riferisse perché quello non era un semplice evento: era l’evento!
E se all’inizio aveva fatto tante domande per cercare di scoprire il più possibile, al lungo andare aveva capito che Adam era irremovibile e non avrebbe detto nulla di più di quanto volesse prima che lo ritenesse opportuno.
Ora, però, le cose erano cambiate perché di qualunque cosa si trattasse non era più un evento lontano nel tempo – qualcosa che riguardava il futuro – ma una cosa molto vicina e molto imminente oltre che molto ignota!
Persa nei suoi pensieri non si accorse immediatamente di essere arrivata.
La casa dove abitava si trovava in una zona abbastanza isolata dalla città e per raggiungerla doveva prendere l’autobus. Per fortuna, quella giornata non c’era stato molto traffico e il mezzo era scivolato agevolmente lungo la strada raggiungendo tutte le fermate addirittura in anticipo rispetto alla tabella di marcia.
Ora si trovava al cancello esterno dell’abitazione: una costruzione antica e caratteristica, non immediatamente visibile dall’esterno. Quel cancello non c’era sempre stato ma da quando era aumentata la criminalità, Adam aveva preferito farlo installare, almeno così diceva sempre. Camminando sul sentiero tracciato, osservò la campagna circostante. Non poteva proprio lamentarsi, viveva in un paradiso terrestre! Doveva essere grata ai suoi antenati che aveva tramandato quel luogo da generazione in generazione, rifiutandosi sempre di vendere. Era strano, ma quando ci pensava, le pareva assurdo non sapere quasi nulla della sua famiglia! Non soltanto sapeva poco di sua madre, ma non conosceva praticamente nessun altro parente a parte Adam, suo padre. Lui, poi, non ne menzionava mai nessuno come se fosse venuto solo al mondo e non avesse mai avuto nessuno… a parte sua madre, naturalmente.
Eppure qualcuno doveva esserci da qualche parte! Nelle pareti di casa vi erano appese vecchie fotografie che ritraevano una donna – sorridente assieme ad Adam – che doveva essere sua madre (non c’erano altre spiegazioni: la casa ne era piena dopotutto!), e poche altre con soggetti diversi: quando Amelia aveva chiesto chi fossero le persone ritratte, Adam aveva risposto che erano parenti di Amelia. Erano altresì morti tutti: una vera sfortuna!
Ed Adam non l’aiutava per niente a conoscere chi fossero stati in vita: qualunque domanda ella gli ponesse, si mostrava più tenace di una sfinge!
Arrivò alla porta di casa. Prese un sospiro e suonò il campanello.
«Ti stavo aspettando, Amelia. Sei in anticipo.» l’accolse alla porta suo padre, come faceva ogni giorno. Qualcosa in lui, nel suo atteggiamento e nel tono stranamente solenne, allarmò di nuovo, per un attimo, la ragazza.
Si diede tra sé della stupida e si costrinse a rilassarsi. Era suo padre, per l’amor di Dio! Anche se aveva la fissa di non voler essere chiamato così ma col proprio nome, comunque ciò non cambiava il ruolo che aveva! Non poteva volerle fare del male, nonostante quell’assurda aria di mistero!
«Sei pronta?» interruppe i suoi tormentosi pensieri Adam.
«Non proprio…» rispose sinceramente.
«Hai bisogno di un po’ di tempo?»
«No… è che… preferirei saperne qualcosa prima. Mi… mi aiuterebbe a capire, credo.»
«È meglio di no. Lo sai.» Adam assunse un’espressione seria. Era strano, perché nonostante l’espressività del volto, non sembrava mai davvero provare ciò che l’atteggiamento faceva supporre. In quel momento, per esempio, si sarebbe detto che fosse troppo serio, forse persino un po’ arrabbiato. Invece Amelia sapeva che non era così. Adam non si arrabbiava mai.
Tirò fuori un altro pesante sospiro e cedette.
«D’accordo, Adam. Come vuoi. Portami a fare quel che dobbiamo e finiamola qui!»
Allora egli si rischiarò in un sorriso così aperto e palesemente soddisfatto che Amelia ne fu quasi rincuorata. Quasi.
La condusse verso il suo laboratorio nello scantinato – un luogo che era precluso ad Amelia per la maggior parte delle volte – e questo riaccese in lei l’ansia dell’ignoto: quell’ambiente le era poco familiare, nonostante si trovasse dentro casa sua. Adam vi si chiudeva per ore ma raramente le permetteva di metterci piede e meno che mai di dare un’occhiata ai lavori che vi conduceva.
Sapeva poco e niente persino del lavoro che faceva suo padre!
A volte si sentiva un’estranea dentro la sua vita: le sembrava di non conoscere affatto il genitore con in quale aveva sempre vissuto e di non conoscere la sua famiglia, le sue radici, la sua storia… finanche la sua casa!
Forse, finalmente, quel giorno sarebbe cambiato qualcosa perché Adam le aveva sempre promesso che le avrebbe spiegato tutto – dopo la prova – e che avrebbe risposto a ogni sua domanda.
Questo pensiero, alla fine, le diede il coraggio di buttarsi in qualcosa che le era totalmente sconosciuto.
Si sistemò su una lettiga attaccata a dei macchinari, su indicazione di Adam.
«Sei pronta?» le chiese per la seconda volta questi.
Amelia respirò profondamente, badando a non andare in iperventilazione.
«Sì, lo sono.»

 

[Continua...]

 

   
 
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