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Autore: Glowen    31/07/2007    5 recensioni
“Non mi sono tirato indietro, Cissy” disse con voce tranquilla, come se stessero amabilmente conversando davanti ad una tazza di tè. Finalmente staccò gli occhi dal parquet e li posò in quelli azzurri e sgranati della cugina, dell’amica d’infanzia.“Ho tradito” disse con intensità sconcertante. Regulus e Narcissa Black, cugini e amici d’infanzia; una piccola storia che ripercorre i momenti delle loro scelte, di quando hanno deciso di cancellare le decisioni sbagliate prese fino a quel momento, e farne finalmente di giuste.
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Narcissa Malfoy, Regulus Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non avrai nessun altro Dio all’infuori di me

AVVERTENZE:

Questa storia contiene un unico spoiler del VII libro: la vera identità di RAB.

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Io ho sempre pensato che RAB fosse questa persona, ma ora che ne ho la conferma avendo letto il libro, penso sia giusto segnalarlo come spoiler.

Tutto il resto della storia, è di mia invenzione.

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Se non volete sapere chi sia RAB, non continuate a leggere.

 

 

Scelte sbagliate

“Non mi sono tirato indietro, Cissy” disse con voce tranquilla, come se stessero amabilmente conversando davanti ad una tazza di tè.

Finalmente staccò gli occhi dal parquet e li posò in quelli azzurri e sgranati della cugina, dell’amica d’infanzia.“Ho tradito” disse con intensità sconcertante.

Regulus e Narcissa Black, cugini e amici d’infanzia;

una piccola storia che ripercorre i momenti delle loro scelte, di quando hanno deciso di cancellare le decisioni sbagliate prese fino a quel momento, e farne finalmente di giuste.

 

 

Villa Black era sempre splendente, ma quel giorno lo era ancora di più.

Il Signore e la Signora Black avevano addobbato e tirato a lucido la sala da pranzo come –fino ad ora- avevano fatto solo per il Natale.

Loro figlio, aveva annunciato che a cena avrebbe avuto qualcosa di importante da dire loro e sebbene tutti sapessero esattamente di cosa si trattasse, agivano come se sarebbe stata una grande sorpresa.

Aveva invitato perfino gli zii del ragazzo, che si erano portati dietro le figlie.

Tutti sedevano nella grande sala dal soffitto alto, intorno all’antico tavolo di legno, e davanti ad elaborati antipasti, aspettavano l’arrivo di Regulus Black.

Erano tutti in silenzio e la Signora Black aveva gli occhi adoranti fissi davanti a sé, perché –quando Regulus si fosse lì materializzato- voleva essere già pronta a mostrargli il suo orgoglio.

Bellatrix era l’unica che mangiava, tagliando con grazia le tartine e portandosi alla bocca i pezzetti con la forchetta, senza guardare nessuno ma sfoggiando l’espressione sicura di chi ne sa qualcosa di più degli altri.

Narcissa, al suo fianco, le lanciava continue occhiate, sperando che lei confermasse o smentisse quello che tutti loro pensavano che fosse.

Ma Bellatrix non la degnava di uno sguardo e teneva gli occhi argentati fissi sul proprio piatto, la testa leggermente china e la collana con lo stemma dei Lestrange –dono dell’unico ragazzo che avesse e avrebbe mai amato- che pendeva a mezz’aria.

Un sonoro CRAC interruppe il silenzio nella sala e tutti alzarono gli occhi o si voltarono –a seconda della posizione occupata lungo al tavolo- a guardare il punto dal quale proveniva.

Regulus Black si era appena materializzato al centro della stanza e sembrò piacevolmente stupito di trovare lì anche zii e cugine.

“ Buonasera a tutti” disse, mentre si sistemava la camicia bianca che era uscita dai pantaloni. Poi infilò la bacchetta nella tasca interna del mantello che gli ondeggiava alle spalle e avanzò verso di loro con un sorriso stampato sulle labbra sottili.

“Mamma, papà..” iniziò guardando i due signori seduti dall’altra parte del tavolo, in trepidante attesa.

Al loro fianco, Bellatrix alzò gli occhi per rivolgere un’occhiata a Regulus, poi tornò al proprio piatto.

“Zii e cugine..” aggiunse velocemente, lanciando agli altri commensali una veloce occhiata. Ma poi tornò a guardare sua madre diritta negli occhi e mosse piano le labbra, come se quello fosse il momento più bello della sua vita e come tale andasse assaporato.

“Mi sono unito al Signore Oscuro” disse.

Guardò le reazioni di tutti e poi nuovamente sua madre.

“Mi sono unito al Signore Oscuro” ripetè e senza staccare gli occhi smeraldini dalla donna, si sollevò la manica della camicia e mostrò loro il fiammeggiante Marchio Nero.

La Signora Black mandò al diavolo l’etichetta e si alzò e gridando abbracciò il figlio.

 

 

“L’hai fatto per te, o per tua madre?” stava chiedendo Narcissa al cugino.

Erano usciti sotto al porticato e parlavano forte per sovrastare il rumore del vento che portava in giro foglie e cartacce.

Regulus se ne stava appoggiato a una delle colonne e si portava alla bocca una sigaretta babbana, con l’aria un po’ trasandata di quel ragazzo ribelle che non aveva mai voluto essere.

Guardava fisso davanti a sé.

“Tutti e due” rispose.

Con la schiena contro la colonna a fianco, Narcissa non si perdeva un suo movimento.

Sbuffò, la sua contrarietà, mentre il vento le portava davanti al viso i capelli lunghi.

Regulus volse il viso a guardarla.

“Non l’ho fatto per mia madre. L’ho fatto per me!” disse con voce più convincente, ma la cugina non mutò la sua espressione scettica.

“Per Salazar, Cissy, lo sai che lo stimo e appoggio!” esclamò, allargando le braccia e lasciandosele ricadere a peso morto contro le gambe.

La sua facilità a perdere la pazienza o a surriscaldarsi –altra cosa che lo rendeva immensamente simile al fratello che aveva rinnegato- gli avevano sempre impedito di diventare un Serpeverde modello.

Era silenzioso e schivo, ma Narcissa pensava che fosse solo per nascondere il suo essere totalmente privo del sangue freddo e delle macchinazioni mentali tipici dei membri della loro Casa.

Sotto al portico, lei rise portandosi una mano davanti alla bocca.

“ L’ho vista camera tua, Rab!” esclamò, poi tornò seria “Ma anche la mia è piena di poster di Coubert Kurtnay, ma non per questo mi metterei a girare in tournè con lui”

“Il Signore Oscuro non è uno stupido cantante da tre soldi!” le fece notare subito Regulus

“Lo so” disse Narcissa, annuendo piano “Ma il concetto è lo stesso”

Regulus distolse lo sguardo da lei e lo puntò nuovamente verso il cortile spazzato dal vento.

Si morse il labbro inferiore e restò a lungo in silenzio.

“Cosa vuoi che ti dica, Cissy?” parlò Regulus senza guardarla.

“Ho solo paura che tu abbia fatto la scelta sbagliata”

“La mia scelta è giustissima. Anche Bellatrix ha dett…”

“La scelta giusta, fatta per i motivi sbagliati, è altrettanto sbagliata”

Stavolta fu il turno di Regulus, di ridere.

“Da quando sei così saggia, Cissy? Dovresti smetterla di frequentare gli amici altolocati di Lucius!”.

Poi tornò a farsi serio.

“Se non vuoi credere che io sia convinto degli ideali della Causa, se non puoi accettare che io sia pronto a fare qualcosa e non solo a sfottere i Mezzosangue per i corridoi di Hogwarts, bhè, in questo caso, non abbiamo nulla da dirci”.

Mentre diceva questo, voltò le spalle al cortile.

Prima di rientrare in casa, gettò in terra la sigaretta e lasciò che il vento la portasse lontano.

Narcissa Black rimase poggiata alla colonna fredda, pensierosa.

 

 

Regulus!” gridò Narcissa Malfoy, materializzandosi nell’ingresso della Villa degli zii.

Rab, sono Cissy! Rispondi!” gridò ancora, sollevandosi il lungo abito con una mano e percorrendo a passo veloce l’ingresso.

Iniziò a salire velocemente le scale, la mano che scorreva sul corrimano e la schiena piegata all’indietro, per bilanciare involontariamente il perso della pancia rotonda.

Reg, sei qui? Regulus, fatti vedere!” gridò sbucando nel corridoio del secondo piano, trafelata e agitata.

I capelli erano ancora bagnati dalla doccia che si stava facendo quando Lucius era tornato a casa con l’ultima novità sciolti sulle spalle stillavano gocce cristalline sulla schiena e sul petto più rotondo del solito.

Reg!” gridò ancora, e questo suo ultimo richiamo fu coperto da un sonoro CRAC, al di la di una delle porte che si aprivano sul corridoio.

Veniva dalla stanza di Regulus, che lui stesso aveva protetto con incantesimi di ogni sorta, tra i quali molti anti-localizzazione di materializzazione.

Infatti la porta si aprì e nel corridoio sbucò un ragazzo trafelato, poco meno che ventenne, con i capelli neri sudati e attaccati alla fronte.

I suoi occhi verdi, screziati d’argento, guizzarono nel vedere Narcissa, ma una volta capito di chi si trattava, sospirò di sollievo.

Narcissa” disse. Non era un saluto, ma una semplice constatazione.

Chiuse la porta della camera e si passò una mano tra i capelli.

Reg, dimmi che non è vero!” esclamò Narcissa, afferrando il cugino per un braccio e voltandolo verso di sé.

Lui distolse lo sguardo.

“Non chiamarmi così, Narcissa. Reg è morto tanti anni fa” disse con voce malinconica “Sono Black. O semplicemente Regulus

Narcissa aprì la bocca, guardandolo senza capire e senza alleviare la presa intorno al suo braccio.

Lucius dice che non ti sei presentato alla missione! Ti hanno aspettato quasi un’ora, ma tu non sei andato”

“Lo so” disse lui, sempre fissando un punto imprecisato del pavimento rovinato.

“Ma che hai fatto, Reg?!” piagnucolò allora Narcissa “Non ti starai tirando indietro?” esclamò poi, guardandolo con gli occhi di chi spera di essere smentito.

Ma Regulus rimase in silenzio e a Narcissa scappò un singhiozzo.

Lucius non andrà subito da Lui, perché si fida di te e non accetterà mai che ti sei ritirato! Ma Amycus era con lui ad aspettarti e sarà gia dal Lord e…” roteò gli occhi guardandosi intorno nel corridoio “ …e…Oh Merlino, Reg! Vai subito da lui e di che avevi avuto paura, ma che sei pentito e non si ripeterà più! Ti punirà ma…”

Regulus alzò una mano, interrompendo la parlata veloce e preoccupata della cugina.

“Non mi sono tirato indietro, Cissy” disse con voce tranquilla, come se stessero amabilmente conversando davanti ad una tazza di tè.

Finalmente staccò gli occhi dal parquet e li posò in quelli azzurri e sgranati della cugina, dell’amica d’infanzia.

“Ho tradito” disse con intensità sconcertante.

Si liberò dalla presa di lei e si avviò veloce lungo il corridoio, diretto alle scale.

Narcissa lo seguì, correndo per stargli dietro, il rumore dei tacchi echeggiante tra le pareti strette.

Regulus…non si può tradire il Signore” sussurrò a bassa voce, quasi non volesse sentirsi.

Lui poggiò la mano sul corrimano e iniziò a scendere, a passo quasi di corsa.

“Ho capito che ho sbagliato” disse una volta arrivato nel salone, girandosi a guardarla “Che ci sono sì cose per cui vale la pena morire, ma non sono quelle in cui credono Riddle e chi crede in lui”

Narcissa sgranò gli occhi, spaventata dalle parole del cugino, dell’amico d’infanzia.

Sentir chiamare il Signore Oscuro che il ragazzo aveva sempre idolatrato con il cognome abbandonato da tempo le fece uno strano effetto.

L’unica altra persona che aveva sentito chiamarlo così sotto il tetto di una famiglia come i Black, era stato Sirius, ed era successo anni e anni prima.

Regulus ignorò questa sua reazione e continuò a parlarne, nella penombra del salotto col le tende tirate.

“Avevi ragione tu. Avevo fatto la scelta sbagliata”

“No” disse subito Narcissa, prendendogli nuovamente il braccio per sentirsi più vicina a lui o forse per paura che lui potesse scappare via da un momento all’altro “Tu sei spaventato per quello che ti hanno chiesto di fare! Lo sono stati tutti alla prima missione! È normale! Sei sempre stato impulsivo e hai reagito d’impulso anche stavolta! Ma vedrai che passerà e allora…”

Ma Regulus la interruppe nuovamente.

“ Non mi sono spaventato per quello che mi hanno chiesto di fare. Ma in quel momento ho realizzato quello che stavo facendo; quello che stavamo e state facendo” disse con voce grave. Prese un profondo respiro.

Cissy, io non credo più nella causa. E per di più penso che Riddle sia solo un pazzo!”

Narcissa sgranò nuovamente gli occhi, ma Regulus sembrò non farvi caso.

Era talmente tanta l’angoscia che provava, che non aveva spazio per preoccuparsi anche di quella della cugina.

“E’ un pazzo e va fermato. Io sono come distruggerlo, e lo farò”

“Non si può distruggere il Signore, Reg! e per piacere, ragiona un attimo e…”

“Sono il ragazzino Black” la interruppe lui con un ghigno amaro e beffardo “Il più giovane e abile MangiamorteRiddle, che giudica sempre male le persone, si è fidato di me troppo. Troppo. Mi ha rivelato alcune cose, che non ha mai detto a nessun altro. Io posso contribuire a distruggerlo, e lo farò”

Detto questo si liberò nuovamente dalla presa della cucina e andò alla porta d’ingresso, afferrando per strada un foglio e una stilografica.

“Contribuirai? C’è qualcun altro che…” lasciò la frase in sospeso, per non dire quelle parole. Poi le disse lo stesso “..ha tradito?”.

“No, ma io voglio dimostrare a Riddle che posso fare anch’io qualcosa di grande, e mettergli i bastoni tra le ruote più di quanto creda possibile. Molti mi giudicheranno un perdente, ma non mi importa. Non sono mai stato orgoglioso di me stesso come in questo momento”.

Narcissa si morse il labbro inferiore. Regulus sembrava non avervi fatto caso, ma quella era la stessa identica frase che aveva pronunciato Sirius, la volta che era uscito da quella casa deciso a non farvi più ritorno.

“Comunque sia, tra anni, forse decenni, si accorgeranno di quello che ho fatto. Io attenderò né morto né vivo, finchè non arriverà il degno avversario che farà a Riddle un culo così!”

Concluse con un tono sprezzante e una risata irriverente che non erano da lui.

Sempre ridendo arrivò alla porta e l’aprì di scatto.

Sulla soglia, si volse a guardare la cugina, che aveva gli occhi sgranati e la bocca aperta a disegnare una piccola ‘o’.

“Ci sono degli ideali, Cissy, per i quali gli uomini sono disposti a dare la loro vita. Sono un codardo e sono famoso per questo. Ma ho sempre sognato di morire per qualcosa di giusto. Di essere ricordato anche dopo la morte per quello che avevo fatto. Per questo mi sono unito ai Mangiamorte” fece una pausa, facendo scoccare la lingua contro il palato, poi riprese “Ma avevo visto male. Ci sono ideali più importanti, di uccidere Mezzosangue e Babbani. Non voglio morire dopo aver ucciso delle persone, per stupide teorie sul sangue. Gli ideali che ho scelto –giusto cinque minuti fa- di seguire, prevedono un mondo migliore, non un mondo distrutto”.

Una pausa quasi interminabile.

“Addio, Cissy

Si accomiatò per sempre da lei Regulus, voltandole velocemente le spalle e attraversando a grandi passi il cortile del numero 12 di Grimmauld Place.

 

 

Reg aveva ragione” disse Narcissa, sprofondata nella sua poltrona. Un bicchiere di cherry in mano e lo sguardo perdo nel buio del salone di Malfoy Manor.

“Quando dici Reg, ti riferisci per caso al nostro carissimo cugino Regulus?” le domandò Bellatrix, comparendo sulla soglia della cucina con una bottiglia in mano e alzando le sopracciglia sottili.

Narcissa annuì piano e Bellatrix rise di una risata da pazza, camminando verso la sorella e poggiando la bottiglia sul tavolino.

“Allora dovresti dirmi –di grazia- su cosa mai quel perdente avesse mai avuto ragione!” sghignazzo.

“Ci sono cose più importanti della Causa” parlò in un sussurro Narcissa, mentre gli occhi scuri di Bellatrix si sgranavano. “Gli ideali” portò come esempio, pensando intensamente a Regulus e ricordandolo per la prima volta dopo tanti anni che nemmeno lo nominava.

“E mio figlio” aggiunse con determinazione, una scintilla nello sguardo.

Quella stessa scintilla che aveva visto negli occhi di Andromeda, quando aveva affrontato loro padre, mano nella mano con Ted Tonks; la stessa scintilla che era balenata negli occhi di Sirius quando aveva aperto con foga la porta di Villa Black, trascinandosi dietro il baule e che aveva rivisto anni dopo, nello sguardo di Regulus, mentre a sua volta afferrava con decisione la maniglia di quella stessa porta.

Si alzò dalla poltrona e poggiò il bicchiere sul tavolo.

Cissy, che ti prende? Il nostro Signore ha importanti compiti per mio nipote..”

“Il tuo signore” precisò Narcissa, staccando dal muro il mantello nero e indossandolo “e mio figlio”.

Poi camminò veloce fino nell’atrio del castello.

Dopo un attimo di smarrimento, Bellatrix la seguì.

“Sei impazzita, per caso? Tu non sei una Mangiamorte, non puoi sapere cosa ha in mente ma …”

“Zitta” la interruppe Narcissa, gridando con voce stridula. “Non voglio più ascoltare una parola! E’ mio figlio!”

“Cosa diavolo vuoi fare, esattamente?”

“Andare a chiedere aiuto. Chiedere protezione per il mio Draco!”

Bellatrix sgranò ancora gli occhi iniettati di sangue.

“Non puoi rivelare del piano, Cissy! Nemmeno di quel poco che sai…”

Bellatrix….” Iniziò Narcissa, girandosi verso la sorella. Ma come la guardò negli occhi, capì una cosa che fino a quel momento le era sfuggita.

“Non puoi capire” tagliò corto, prima di afferrare saldamente l’impugnatura della bacchetta “Reh aveva ragione” disse poi più a sé stessa che alla sorella, poi si materializzò a Spinner’s End.

Incredula, Bellatrix la seguì.

Il rumore dei due sonori CRAC echeggiò a lungo per i corridoi di Malfoy Manor.

  
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