“Non c’è la faccio più…” dissi salendo per la decima volta quella ponente rampa di scale trascinando a fatica il borsone.
“Non farmi vedere, nascondermi, fare avanti e indietro da Londra e Italia…”
“lo so…” disse, mentre mi seguiva.
Raggiungemmo il pianerottolo del primo piano; mi girai verso le scale per vedere dove era rimasto e ci trovammo uno di fronte all’altra, mi fissava con i suoi occhi azzurri e io con i miei verdi reggevo quello sguardo spaesato.
“E poi…” aggiunsi con un tono di voce fioco, come se mi pentissi di quello che stavo per dire
“E poi…?!” ripeté lui stimolato da quell’affermazione incompleta
“Niall…cosa siamo io e te?! Cosa provi per me?!” dissi sicura storpiando la sfumatura di rabbia che avrei voluto conferire alla frase
Mi scrutava. Toccò la mia mano e d’istinto lasciai andare il borsone che cadde sul gran tappeto rosso. Sfiorò le mie dita dolcemente. Continuava a guardarmi negli occhi; il mio cuore batteva velocissimo e riuscivo a percepire anche il suo battito velocizzar, sempre di più.
Mi prese la mano e piano piano allentò la presa facendo scorrere la sua lungo il mio braccio, arrivò al collo e poi al viso dal quale scostò i capelli spostandoli dietro al mio orecchio. Si chinò con il viso leggermente continuando a fissarmi con i suoi occhi color cielo, posò la sua fronte sulla mia, il suo naso sul mio; rimase così per alcuni secondi che mi parvero lunghissimi, fece scorrere le mani sulla mia schiena, mi strinse e posò finalmente le sue labbra sulle mie, chiusi gli occhi, mi baciò e mi ribaciò. Fu un bacio lungo e intenso. Riaprii gli occhi, mi guardò e mi disse: “Ti amo…ti basta?”
Sorrisi.
 
 
 
Erano passati due giorni da quella sera, mi sentivo libera da un peso che mi stava rodendo dentro. Non uscivamo quasi mai di casa, perché pioveva, perché non volevamo correre il rischio di essere visti insieme, perché per quanto ne sapevano tutti gli altri ero sua cugina venuta dall’Italia per studiare l’inglese. Odiavo quella parte, volevo essere me stessa, abbandonarmi ai miei sentimenti, alle mie emozioni, abbandonarmi a lui. Ma non potevo, non quando c’erano gli altri. L’unico che intuiva qualcosa, dai nostri sguardi, dal nostro modo di fare era Zayn. Sapeva che c’era qualcosa tra noi e ci osservava, senza dire niente, o almeno fino a quando non decise di parlarne con Niall. Tutte le nostre bugie, le nostre storielle cadevano una dopo l’altra sotto il suo sguardo sicuro e spavaldo. Scoprì tutto, ma non disse niente a nessuno, riteneva sbagliato mentire agli altri, soprattutto perché mentivamo anche a noi stessi. Rimuginammo su queste affermazioni per un’po’ di giorni e decidemmo di dirlo a tutti gli altri. Almeno in casa avremmo potuto essere noi stessi. Fondamentalmente nemmeno noi sapevamo perché tenevamo nascosto il nostro rapporto agli altri del gruppo, forse perché avevamo paura di fare qualcosa di sbagliato, perché non ci fidavamo, perché forse noi stessi non credevamo in quello che stavamo facendo.
Il miglior momento per dirglielo era la cena, eravamo tutti insieme e la mia cucina italiana gli avrebbe tranquillizzati prima della notizia. Tenevo la mano di Niall sotto il tavolo e la stringevo forte per la paura della reazione degli altri. Niall ad un tratto senza pensarci si alzò e disse: “Io ed Alice stiamo insieme!”. Gli altri ci guardarono allibiti e un velo di silenzio coprì la cena finché Louis non lo interruppe: “Cosa?! Tu stai con tua cugina?!”
Attendevano tutti una risposta, mi alzai, senza mollare nemmeno per un secondo la mano di Niall e spiegai tutto, svelai tutte le menzogne, dissi tutto, mentre gli altri allibiti mi guardarono, ci guardarono.
“Da quanto va avanti questa storia?!” chiese Harry stupito
“Mesi…”rispose Niall, è si, erano passati alcuni mesi dal primo incontro all’aereoporto, mesi che prendevo un aereo per vederlo magari anche un breve fine settimana, mesi che il mio cuore era in subbuglio per lui, aspettando di capire cosa fossimo, ammesso che fossimo qualcosa.
“Perché non ci avete detto niente?!” domandò Liam
“Non eravamo sicuri di quello che stavamo facendo, non sapevamo come avreste reagito…” risposi stringendo sempre di più la mano di Niall per la tensione.
Silenzio, e nuovamente Louis lo interruppe: “Meglio così, cucina italiana gratuita! Non poteva andarci meglio!”
“C’è il dolce?” chiese Harry
e finalmente quel lungo momento d’imbarazzo finì, me dentro di me pensavo, pensavo se tutto ciò fosse possibile, giusto, immorale o cosa, ma non mi ero mai sentita così, così combattuta. Tutto ciò era infattibile ma allo stesso tempo stupendo perché lo amavo con tutta me stessa e lui amava me.
 
 
 
Eravamo accoccolati sul divano a guardarci un film, lui mi toccava i capelli, mentre io mangiavo i popcorn preparati qualche minuto prima. Quella era la sera prima della mia ennesima partenza, del mio ennesimo ritorno in Italia, del mio ennesimo volo. Non l’avrei più rivisto per mesi, a causa della scuola e della sua partenza per l’Austarlia, era frustrante sapere di non poter sentire il suo profumo, la sua risata contagiosa, il suo modo di esultare quanto vinceva una partita di calcio, il suo modo di abbuffarsi; perché ormai lo amavo, amavo tutto di lui, tutto. Ogni piccola cosa, ogni piccolo particolare che apprezzavo totalmente; era irresistibile ai miei occhi e io lo ero ai suoi. Adoravo tutte le sue premure, i suoi abbracci, i suoi baci, il suo modo di sussurrarmi “ti amo” all’orecchio. Ed ero lì a godermi tutto questo prima del decimo arrivederci.
L’orologio rintoccò la mezzanotte e mi addormentai tra le sue braccia.  
. . . HI GIRLS! questa è la mia prima FF!! in realtà del profilo è la seconda ma lo condividiamo;) mi farebbe molto piacere ricevere dei commenti per migliorare... quindi scrivete!! :) graziee!! buona lettura!!