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Autore: puciu    12/01/2013    2 recensioni
Nancy stava guardando il Late Late Show quando l’uomo bussò alla porta.
Ispirata alla canzone "Seems so long ago, Nancy" di L. Cohen.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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NANCY


1961
 
Nancy stava guardando il Late Late Show quando l’uomo bussò alla porta. La poltrona in cui stava accoccolata come un gatto sapeva sgradevolmente di tabacco e colonia. Gay Bryne stava intervistando in bianco e nero una vecchia signora il cui figlio era stato pestato a morte da un gruppo di ragazzacci il mese prima, e Nancy osservava il suo volto piatto e segnato attraverso il fondo di una bottiglia di birra lasciata in camera due giorni prima da qualcuno. Gli occhi della povera signora attraverso la superficie spessa e opaca si facevano enormi e lattiginosi, e la sua vecchia pelle assumeva un colorito alieno, verdastro. Quando il pugno pesante del visitatore si abbatté sulla porta, Nancy fece inavvertitamente cadere il pezzo di vetro che si frantumò in mille pezzi sul pavimento sporco della camera.
L’uomo era vecchio e sapeva di alcool. Il suo sorriso era storto e brutto, e i suoi modi avevano una gentilezza affettata, bambinesca. Nancy era stanca quella sera, come la maggior parte delle sere, ma al vecchio questo non interessava; si limitò a ribadire che il prezzo era quello stabilito con Vecchia Lana, non un centesimo di più, e a pretendere la bocca e il corpo di Nancy in una serie di gesti bruschi e disinteressati che lo lasciarono stanco e irritato. Se ne andò sbattendo la porta.
Nancy rimase sdraiata sul letto in silenzio per qualche minuto, respirando piano; poi si alzò e andò alla piccola finestra che rischiarava di una luce giallastra i fornelletti incrostati dell’angolo cucina. Cork rispose al suo sguardo con gentilezza, mandandole all’orecchio il suono limpido dello scorrere del Lee. La Casa del Mistero, sul fiume, era immersa nel nero fumoso della notte.

·

 
Jasper Bell era un cliente di Suzy. Nancy lavorava alla Casa del Mistero da pochi mesi quando lo vide per la prima volta. Era giovane e curato, e questo la colpì. Stava scendendo le scale per chiedere a Vecchia Lana il permesso di assentarsi la sera seguente, e lo incrociò che saliva di fretta. Lui le lanciò uno sguardo vagamente ansioso, prima di riprendere a salire. È una di loro, deve aver pensato. Quando chiese coraggiosamente a Vecchia Lana chi fosse quel ragazzo, la donna la guardò sospettosa prima di risponderle, con un sorriso sarcastico, che poteva anche mettersi l’anima in pace perché quello, da Suzy, non ce lo strappava via nessuno.
Tornata in camera, si attaccò allo spioncino della porta e attese per almeno mezzora che il ragazzo uscisse. Quando lo fece sorrideva. Nancy intravide Suzy, bianca e nuda sulla porta, che lo guardava materna allontanarsi.
Ogni settimana Jasper tornava. Non era molto bello né elegante; ma Nancy era incredibilmente gelosa di Suzy, da cui lui tornava ogni giovedì e dalla quale, passata un’ora, si separava sorridendo. Le settimane divennero attese alla porta, e Jasper passava e passava. Nancy si innamorò di lui il giorno in cui venne con un fiore bianco e Suzy scomparve. Non li rivide più.

·

 
Vecchia Lana contava molto su Nancy. Qualcuno avrebbe addirittura potuto dire che fosse affezionata alla ragazza. Non che Nancy fosse una bellezza; no, aveva gli occhi troppo chiari, e anche il naso un po’ storto. Ma una cosa era certa: chi andava a trovare Nancy, prima o poi sarebbe tornato. Forse la ragazza ispirava tenerezza con il suo sguardo irrimediabilmente innocente; oppure aveva una sensibilità particolare, e riusciva ad inorgoglire gli uomini più forti e a rinfrancare con dolcezza quelli più insicuri. Qualunque fosse il motivo, esso bastava perché Vecchia Lana avesse per lei un occhio di riguardo.
Collaboravano da quasi tre anni. Il suo povero papà era in prigione, come i poveri papà di tante delle ragazze di Lana. Probabilmente Nancy aveva una famigliola da qualche parte, un piccolo nido malnutrito a cui pensava e provvedeva da sempre; perché Lana si era accorta che, ogni settimana, una parte del proprio stipendio la ragazza lo riponeva in una vecchia lattina che stava immobile da anni, sul suo comodino malmesso accanto al letto. Il resto finiva irrimediabilmente in biancheria e trucco, e ogni tanto in qualche biglietto del cinema. Era una cara ragazza, diligente, ordinata. Silenziosa.

·

 
Isaac Telford fu uno dei primi clienti di Nancy. Insegnava latino in un piccolo liceo privato frequentato da ragazzi ricchi ai quali del latino non poteva interessare di meno. La prima volta che Isaac andò a trovarla, Nancy rimase stupita dal fatto che l’uomo desiderasse parlare con lei dopo aver fatto l’amore. Nancy non amava parlare di sé, ma non le dispiaceva ascoltare. Isaac ogni settimana pagava per due ore, e dopo aver fatto l’amore parlava. Spesso del proprio insegnamento, a volte del mondo e del tempo, raramente di se stesso, in alcuni casi dei suoi amori o di altre cose del passato. Nancy ascoltava, all’inizio con pazienza ma presto con passione, dell’umbratile e sonora campagna di Lucrezio, del tempo fuggevole e prezioso di Seneca, degli eroi tristi di Lucano e degli accorati accenti di Cicerone. Isaac era immerso nelle sue parole, le dipingeva con la voce ritratti concreti e reali di figure grandi e lontane, e le fece comprendere con il tempo la vastità di ciò che gli uomini possono conoscere e l’incolmabile immensità di ciò che sempre ignoreranno. Lui stesso, agli occhi di Nancy un sublime portatore di saggezza e verità, era solo un insegnante fallito costretto a comprarsi chi ascoltasse le sue parole, diceva. Nancy voleva rispondergli, e spesso sembrava sul punto di farlo, di aggiungere una sua sussurrata parola al fiume di quelle di Isaac; ma puntualmente si chiudeva nella sicurezza del proprio silenzio. Isaac la guardava e le accarezzava le guance con delicatezza, e sembrava incoraggiarla con lo sguardo ad aprire le labbra, a fargli sentire la sua voce, così bella e così rara. Un giorno Isaac giunse inaspettatamente, dopo soli due giorni dalla sua ultima visita; e Nancy quando gli aprì la porta gli sorrise, e si rese conto di essere felice di vederlo. Non disse nulla, ma Isaac se ne accorse, e la baciò prima di condurla per mano verso il letto. Nancy si innamorò di lui quel giorno, con la testa appoggiata sul suo petto, ascoltandolo parlare con passione infinita della delicatezza dei versi di Marco Aurelio. Lo accompagnò alla porta e Isaac la guardò negli occhi aspettandosi un suo gesto o una parola, e Nancy gli chiese di non venire più.
 

·

Too-ra-loo-ra-loo-ral…
 
La Casa del Mistero non chiudeva mai a chiave i suoi battenti per la notte, ma Vecchia Lana accordava il riposo a coloro che se l’erano guadagnato durante il giorno.
Nancy contava i Puint contenuti nella lattina ogni sera prima di coricarsi, sdraiata sul materasso, prima di lavarsi il viso e di chiudere le tende per la notte. Era un rito che le dava sicurezza. Uno Scilling al giorno, significava più o meno un Punt alla settimana, ogni settimana da tre anni; ancora pochi giorni, e poi se ne sarebbe andata. Centoventuno, centoventidue, centoventitre.
 
Over in Killarney
Many years ago
Me Mither sang a song to me
In tones so sweet and low.
Just a simple little ditty
In her good ould Irish way
And l'd give the world if she could sing
That song to me this day…
 
La finestra di Nancy dava sul Lee, e sui resti di una fabbrica di scarpe sull’altra riva del fiume, annerita dalle fiamme. La neutralità del suo paese durante la guerra aveva risparmiato molti lutti e fatiche, ma non aveva impedito alla furia nazista di rovesciare dal cielo le sue scariche di inferno sui tetti di Cork. E nemmeno aveva rallentato il diffondersi della tubercolosi, infida e cieca, che si era portata via sua madre dopo la fine del conflitto. Ma lei al tempo era così piccola che quasi l’aveva dimenticata. Centoventiquattro, centoventicinque, centoventisei.
 
Too-ra-loo-ra-loo-ral
Too-ra-loo-ra-li… Hush now don't you cry!
Too-ra-loo-ra-li
Too-ra-loo-ra-loo-ral… That's an Irish lullaby.
 
Nancy ripose con cura ogni moneta e banconota all’interno della lattina e si immerse nella luce giallastra del piccolo bagno. Lavò dal volto ogni traccia di trucco e infilò la camicia da notte che stava appesa al gancio sulla porta, prima di tornare in camera e mettersi alla finestra. Il Lee conservava una natura antica e indigena, indifferente ai cambiamenti che si rincorrevano sulle sue sponde. Il suono del suo scorrere non copriva quello dei pensieri di Nancy ma da anni vi fluiva accanto, e ne faceva parte.
 
Oh I can hear that music
I can hear that song
Filling me with memories
Of a mother's love so strong
Its melody still haunts me
These many years gone bye
Too ra loo ra loo ral…
Until the day I die.

·

 Pieter Colijn era un ex-militare olandese. Aveva un maschietto di tre anni e un altro in arrivo e una moglie bionda, che somigliava a Nancy ma più bella. La prima volta che andò a trovarla era un giovedì e il sole stava per tramontare. Dovette sentire qualcosa di speciale quando Nancy lo abbracciò, perché il giovedì successivo al tramonto tornò, e così ogni giovedì seguente. Arrivava sempre alla medesima ora, quando il sole era ancora visibile oltre i tetti delle case, e se ne andava al buio, senza accendere la luce. Aveva un solco sulla coscia destra dove l’aveva colpito un proiettile spesso 9 mm che aveva ancora nella gamba, sparato dall’ MP 40 di un tedesco che poi aveva ucciso. I suoi gesti erano estremamente precisi e si ripetevano sempre uguali: dopo essere arrivato si spogliava partendo dalla cravatta, e piegava con cura tutti i vestiti per poi appoggiarli su una sedia, sotto alla quale poneva le scarpe. Era un uomo imponente, e faceva l’amore con la fronte corrugata e gli occhi aperti, sciogliendo tra le braccia accoglienti di Nancy tutti i nodi che aveva dentro. La baciava raramente, ma quando lo faceva sembravano quasi baci d’amore. Quando il loro tempo insieme stava per terminare Pieter si alzava, si rivestiva in silenzio guardandola con attenzione, prima di salutarla con un cenno del capo e uscire dalla porta senza voltarsi. Nancy solitamente andava alla finestra per vederlo allontanarsi, col suo passo che non riusciva a smettere di sembrare una marcia. Un giorno Pieter arrivò e, dopo essersi tolto la cravatta, disse a Nancy che il bambino era nato, un maschio, e che lui e sua moglie avevano deciso di tornare a crescerlo in Olanda. Quel giorno nel fare l’amore chiuse gli occhi, poi si rivestì con cura e prima di andare le rivolse il solito gesto col capo. Ma giunto alla porta si fermò un istante, e guardò Nancy di uno sguardo che era un addio. Nancy si innamorò di lui in quel momento di incertezza, in quello scarto dalla norma, nella debolezza che si nascondeva dietro agli occhi di un uomo così forte. Il giovedì successivo al tramonto andò ad aspettarlo alla finestra pur sapendo che non sarebbe venuto, e così fece il giovedì dopo e quello dopo ancora; poi smise.

·

Nancy stava guardando il Late Late Show quando l’uomo bussò alla porta. La poltrona in cui stava accoccolata come un gatto sapeva sgradevolmente di tabacco e colonia. Dopo che egli se ne fu andato sbattendo la porta, Nancy rimase sdraiata per qualche minuto; poi si alzò e andò ad affacciarsi alla piccola finestra. Cork rispose al suo sguardo con gentilezza, mandandole all’orecchio il suono limpido dello scorrere del Lee.
Nancy si infilò il cappotto leggero, indossò gli stivaletti e afferrò la lattina dal comodino, prima di chiudersi in silenzio la porta alle spalle e confondersi col buio della strada.
 
Quella notte, Vecchia Lana fu la prima a capire. Aprì gli occhi, svegliata dall’improvviso rumore e dall’agitazione frenetica che avvertiva fuori dalla porta, e come attraverso un presagio seppe con assoluta certezza che il suono dello sparo era venuto dalla camera di Nancy. Quando arrivò al primo piano, le ragazze erano già nella stanza. Nancy giaceva sul letto, solo che non era più Nancy. In mano, una calibro 45 lucente, nuova, inspiegabilmente immacolata, che sembrava voler prendere le distanze da quello che era accaduto. Vecchia Lana si guardò intorno nella piccola stanza che le pareva di vedere per la prima volta, alla ricerca di un segnale, di un indizio, di una prova; ma non trovò nulla. Ogni cosa era al proprio posto, con l’eccezione della lattina dei risparmi di Nancy, che giaceva rovesciata per terra, vuota. Le ragazze, in silenzio, uscirono dalla camera. La Casa del Mistero, sul fiume, era immersa nel nero fumoso della notte.

·

Isaac Telford venne a sapere del suicidio di Nancy attraverso un trafiletto sul The Examiner, sull’autobus del mattino, mentre andava al liceo. Insegnava ancora latino, sempre nello stesso liceo, e i ragazzi erano sempre gli stessi, con cognomi diversi. Isaac si era sempre chiesto come mai una ragazza libera e bella come Nancy avesse scelto di fare quello che faceva. Si rese conto allora che lei non era mai stata libera, e non lo sarebbe stata nemmeno al di fuori della Casa del Mistero.
Isaac non pensa più a Nancy dopo aver letto della sua morte. Lavora, va a teatro, frequenta anche delle donne. Ogni tanto, quando si distrae, vede Nancy con la coda dell’occhio, nei capelli biondi delle ragazze, nei gesti delicati delle loro mani, per strada o dai finestrini dell’autobus; ma non se ne accorge mai.
È soltanto nei sogni, nelle notti più sole e più buie, che Nancy gli appare. Come l’ultima volta che l’ha vista, gli apre la porta con un sorriso; lo accoglie nel suo letto, lo ascolta parlare, ed è ancora più bella e quieta che nei ricordi. E quando il sogno sta per finire Nancy lo accompagna alla porta, fissa gli occhi nei suoi e prima che lui se ne vada, senza esitare, apre le labbra.
“Sono contenta che sei venuto.”
 
 

FINE



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 NOTE
Là nel Killarney / molti anni fa / mia madre mi cantava una canzone / con note dolci e lente. / Una semplice filastrocca / nel suo antico accento d’Irlanda / e darei il mondo intero / perché me la cantasse oggi.
Too-ra-loo-ra-loo-ral (x2) Shhh, su non piangere!
Too-ra-loo-ra-li (x2) è una ninna nanna d’Irlanda.
Oh sento quella musica / riesco a sentire il canto / che mi riempie dei ricordi / dell’amore così forte di una madre. / La sua melodia ancora mi perseguita / dopo tutti questi anni / too ra lo ora loo ral / fino a ché non morirò.
 
Il Punt è stata la sterlina irlandese fino all’introduzione dell’Euro nel 2002. Uno Shilling (Scilling in irlandese) equivaleva a 1/20 di Punt.

Questa storia è direttamente ispirata dalla canzone "Seems so long ago, Nancy" di Leonard Cohen, che si presta a diverse interpretazioni; questo è ciò che quello splendido testo ha suggerito a me. Il brano è stato anche tradotto da De André, e la sua versione si intitola semplicemente "Nancy". Un grazie di cuore ad entrambi i cantautori per aver reso la mia vita un po' più bella.
  
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