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Autore: Niiral    31/07/2007    6 recensioni
La sperenza non morirà finchè ci sarà qualcuno pronto a combattere per la libertà e la giustizia
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prigione di Azkaban

Prigione di Azkaban

Draco Malfoy guardava la luna attraverso la piccola fessura che si apriva su una parete della sua cella senza, però, vederla realmente. L’avambraccio gli prudeva fastidiosamente da giorni ormai. Lentamente posò i suoi occhi tempestosi sullo squarcio sulla sua camicia di seta nera. Il Marchio Nero si stagliava nitido sulla pelle una volta candida come neve ed ora sporca di sangue e di sudore mescolato a polvere. Il rantolo dei Dissennatori gli riempiva le orecchie, il cervello, l’anima.

Non era mai stato troppo felice in vita sua, ma ora quella piccola fiamma di speranza che era rimasta accesa dentro di lui a tenerlo vivo, si era spenta con l’accendersi delle grida di sofferenza e pazzia di quel luogo.

Il suo sguardo si soffermò sulla prima pagina della Gazzetta del Profeta di quel giorno, unico suo lusso in quel posto di dolore. Il Lord Oscuro era stato sconfitto, già, e con sé si era portato anche il Bambino che questa volta non è riuscito a sopravvivere. La bandiera dei maghi. La speranza in un mondo migliore era morta con Harry Potter. I sogni di un mondo privo di paura e di orrori era svanito. I Mangiamorte, per vendetta, avevano fatto una strage di Auror e civili e si erano impadroniti del Ministero. Azkaban era diventata un luogo di torture. Oppositori, mezzosangue e babbani venivano rinchiusi in quelle celle per essere torturati in nome di un padrone ormai morto.

Draco sogghignò. Lui, algido Purosangue, discendente dei Black e dei Malfoy, rinchiuso lì, tra la feccia, perché per una volta era stato coraggioso. Aveva detto no. Aveva rinunciato ad essere Mangiamorte. Quella non era la sua strada. Era stato costretto. Costretto da suo padre, da quella pazza di sua zia così convinta in quella causa. Aveva avuto la forza di alzare la testa e far sentire le sue ragioni, e per questo era stato rinchiuso in quella cella. Si chiedeva perché ancora non l’avessero ucciso: per i traditori non c’è perdono.

Improvvisamente la porta della cella si aprì e qualcuno venne spintonato malamente sul pavimento. Era avvolto in un lungo mantello da viaggio nero, il cappuccio calato sul volto ne impediva il riconoscimento. Il nuovo prigioniero era di bassa statura e molto sottile. Respirava a fatica e si trascinò immediatamente in un angolo buio. Il carceriere emise un ghigno compiaciuto e disse:«Qui ti sentirai più a tuo agio, fetida Sanguesporco!» poi rivolse la sua attenzione a Draco e con un piccolo sarcastico inchino disse:«Saluti a te pupillo dei Malfoy! La cara Bellatrix ti manda una piccola compagnia, pensa che a un traditore come te faccia piacere incontrare di nuovo una vecchia conoscenza» e con un ultimo sorriso di scherno si girò e si sbattè la porta alla spalle.

Draco posò uno sguardo interrogativo sulla nuova venuta. Si chiese se potesse essere…

«Chi sei?» chiese con tono freddo

La figura cominciò a ridere sommessamente.

«Malfoy, chi l’avrebbe mai detto, tu qua, ad Azkaban! Non posso dire, però, che sia un piacere rivederti.»

Riconobbe quella voce. Era lei.

«Granger?» chiese titubante il ragazzo

«Proprio io…» e detto questo si alzò in piedi sulle gambe traballanti. Avanzò a stento finchè un raggio di luna non la colpì lievemente. Lentamente si abbassò il cappuccio rivelando un viso scavato e stanco. Un rivolo di sangue scendeva dal lato destro della bocca. I capelli erano lasciati liberi di ricadere annodati e scomposti sulle spalle fragili. Gli occhi erano rimasti vigili anche se arrossati da lunghe ore di insonnia. Il mantello cadeva mollemente sul corpo della ragazza, arrivando fino a terra. Era il mantello di un uomo e sul cuore spiccava debolmente illuminato dalla luce lunare il simbolo di Grifondoro. Chissà, forse quel mantello era appartenuto allo Sfregiato o a quel pezzente di Weasley. Sotto,a coprire quel corpo minuto e dimagrito c’era una veste violetta con ricami argentati che giocavano con i raggi della luna. Draco emise uno sbuffo e le volse le spalle.

«Sei più brutta di quanto ricordassi Mezzosangue.» e così dicendo si stese su quella sorta di branda, su cui ogni sera si sdraiava, spaccandosi la schiena per trovare una posizione che rasentava la comodità.

«Pensi forse di essere conciato meglio di me Principe delle Serpi?» rispose la ragazza. In effetti il giovane Malfoy non era messo meglio. Dei lividi violacei gli segnavano la pelle degli zigomi laddove un pugno l’aveva colpito. I capelli erano sporchi e dietro la nuca una chiazza che assomigliava a sangue rappreso si distingueva nitida. La camicia era lacerata in più punti così come i pantaloni. Le costose scarpe erano infangate e rovinate in più punti. Le nocche erano escoriate e le labbra affilate erano secche e spaccate.

Draco si mise una mano sugli occhi e sogghignò.

«Benvenuta all’inferno Granger» e così dicendo allargò le braccia come si fa quando si da un benvenuto. La ragazza non fiatò e si diresse nel cantuccio dove si era rintanata. Si tolse il mantello e lo adagiò dolcemente a terra. Si stava per sdraiare quando dal muro cominciò ad emergere un letto uguale a quello di Malfoy. Le stesse lenzuola grigie e maleodoranti. Si sedette. Il materasso, se si poteva chiamare tale, era duro. Si sdraiò cercando di ignorare il dolore lancinante alla schiena. Guardava il soffitto cercando di prendere sonno. Quant’era che non dormiva decentemente! Due, forse tre giorni. Da quando Harry era morto e l’avevano divisa da Ron. L’aveva sentito urlare prima di essere portata via da un mangiamorte troppo forte anche solo per pensare di poter essere sconfitto da una ragazzina allo stremo delle sue forze. Lentamente riuscì a cadere in un sonno leggero costellato di luci verdi, grida e persone che supplicano di avere salva la vita.

Draco la sentiva agitarsi nel sonno. Sarebbe stato ancora più difficile addormentarsi con lei che gemeva e supplicava. Si girò su un fianco, pensoso. Cosa sarebbe successo il giorno dopo? E quello dopo ancora? Sarebbe morto domani? O tra una settimana, o tra un mese? Sarebbe stato così fortunato da poter camminare sulla terra come uomo libero?

Perso nei meandri della sua testa, si addormentò, un sonno, fortunatamente per lui, senza sogni.

***

L’aria salmastra entrava spinta dalla brezza nella cella. Un brivido gli percorse la schiena, svegliandolo. Draco Malfoy si sedette sul letto massaggiandosi la testa.

«Il rancio è lì, vicino alla porta» il ragazzo si voltò verso il punto da cui proveniva la voce. Hermione era seduta a gambe incrociate nel mezzo della cella, il viso rivolto verso la finestrella. In mano aveva un tazza di acqua, da cui ogni tanto beveva a piccoli sorsi.

Draco guardò verso la porta. Il rancio era per due. La Granger non aveva mangiato. Si alzò e afferrò il suo pezzo di pane.

«Tu non mangi?» le chiese

«Ti interessa?» gli rispose.

Malfoy non le rispose. No, non gli interessava se la Mezzosangue non mangiava. Rimase a fissarla per alcuni attimi fino a quando non sentì qualcuno armeggiare con la serratura e spalancare la porta. Un Mangiamorte entrò portando un bacile pieno d’acqua.

«Forza lavatevi. Non si respira qui dentro per la puzza! Anche se l’unico modo per togliere la puzza di mezzosangue sarebbe bruciare tutto.» e così detto si dileguò. Draco si avvicinò all’acqua. Vide la sua immagine riflessa. La Mezzosangue dopotutto non aveva poi così torto. Non aveva una buona cera. Si bagnò le mani. L’acqua era gelida. Si lavò il viso, gli avambracci e cercò di scrostarsi il sangue dai capelli.

Alzò il viso verso la ragazza, che non aveva mutato la sua posizione.

«Non ti lavi?» le chiese gelido come l’acqua che c’era nel bacile.

«Aspetto che tu finisca» rispose altrettanto gelida Hermione

«Ho finito» dichiarò il biondo

«Bene» la ragazza si alzò, raggiunse il bacile e vi immerse la mani«Puoi voltarti?» il biondo sgranò gli occhi credendo di non aver capito.

«Neanche per sogno! Perché dovrei?»

«Hai intenzione di vedermi senza veli Malfoy?» disse tranquillamente la ragazza.

Draco, allora, si voltò sbuffando, rivolgendo nuovamente la sua attenzione al pane lasciato poco prima. Poteva sentire benissimo il vestito scendere e posarsi leggero a terra.

Con un gemito di dolore Hermione cominciò a pulire le varie ferite che le frammentavano la pelle. Alcuni sanguinavano ancora. Provò un brivido, quando la sua pelle entrò a contatto con l’acqua fredda. Cercò di sbrigarsi. Che senso aveva tutta quella cura personale se entro poco sarebbe morta. Forse sperava ancora che i pochi superstiti sarebbero andati a prenderla? Sarebbe stata fortunata se avesse resistito in quell’incubo per alcuni giorni. I Mangiamorte non si sarebbero lasciati scappare questa occasione. La Mezzosangue amica di Potter gli era stata offerta su un piatto d’oro. L’avrebbero torturata fino a farla arrivare alla pazzia così come anni addietro era stato fatto con i Paciock? Oppure l’avrebbero finita con l’Anatema che uccide? Avrebbe fatto male morire?

Velocemente si rivestì.

«Puoi girarti. Ho finito» disse sbrigativa.

Il ragazzo si girò sbuffando. «Che questa sia la prima e l’ultima volta che succede Mezzosangue!»

«Tranquillo non succederà più. Non rimarrò qua a lungo» disse senza la minima inflessione nella sua voce.

«Che cosa intendi dire?» ma non ricevette risposta. Nella cella era apparsa Bellatrix Lestrange.

«Buongiorno nipote. Spero che ti sia piaciuto il mio regalo» disse accennando ad Hermione. Draco indurì la mascella e non rispose. Bellatrix si avvicinò ad Hermione. La ragazza non provò a distogliere lo sguardo quando i suoi occhi incontrarono le folli iridi della Lestrange. La Mangiamorte con un movimento fulmineo afferrò la ragazza per i capelli e le tirò indietro la testa. Con le lunge unghie cominciò a carezzarle la gola, mentre si chinò verso di lei e le sussurrò all’orecchio:«Diamo inizio ai giochi lurida Mezzosangue» e così dicendo la trascinò fuori dalla cella. Prima di andarsene scoccò un’occhiata a Draco. «Non rimanere sveglio ad aspettarla nipote!» e con un’ultima perfida risata se ne andò.

Il ragazzo rimase tutta la giornata sul letto a pensare alle parole della Mezzosangue. Forse sapeva che sarebbero andati a prenderla. O peggio sapeva che sarebbe morta subito. Era un piatto troppo succulento. Draco sapeva che ora, con molta probabilità, stavano cercando di farla parlare, di estorcerle informazione sulla Resistenza che si stava riorganizzando.

***

Sciaf!

La frusta colpì la schiena di Hermione. La ragazza continuava a tenere duro nonostante il sangue che ora cominciava a colare. Le catene che le tenevano i polsi le avevano lasciato dei segni violacei.

«Crucio!» urlò la Lestrange. Il dolore le invase il colpo. Voleva urlare ma non aveva le forze per farlo. Da quanto era là? Due ore? Due giorni? Non lo sapeva. Sperava solo che se la signora con la falce aveva deciso di venirsela a prendere, l’avesse fatto velocemente.

«Dimmelo!» urlò la Lestrange «dove vi nascondete?»

Un’altra frustata le colpì la spalla destra. Le palpebre cominciavano a farsi pesanti.

“Hermione”

Stava morendo? Si sentono le voci nella testa quando si muore? Si sente il tuo migliore amico che ti chiama?

“Hermione sono io, Ron! Rispondimi!”

Ron, l’unico vero amico rimastole. Insieme fino alla fine. Alla sua fine. Quanto è labile il confine tra vita e morte? Un filo continuava a ripetersi. E quel filo ora continua a parlare nella sua testa.

“Sto morendo vero?” pensò. Non aveva la forza di articolare una domanda.

No non stai morendo!” rispose la voce di Ron nella sua testa.

“Ron cosa sta succedendo?”

“Sono riuscito a stabilire un contatto mentale con te! Adesso devi ascoltarmi! Sappiamo che sei ad Azkaban e dov’è la tua cella…” cominciò Ron

Ma come avete fatto?”chiese Hermione

“Ora non c’è tempo di spiegarti! Questa notte verremo a prenderti. Ti richiamerò io mentalmente quando sarà il momento!” disse Ron in fretta. La ragazza non rispose. Un altro Cruciatus la colpì in mezzo alle scapole. Era stremata.

“Resisti Hermione! Ci rivedremo presto! È una promessa!” e detto questo il contatto mentale si chiuse. Hermione rise sommessamente.

«Che cosa ridi feccia?» gridò Bellatrix.

Hermione alzò di poco la testa per fronteggiarla. Sentiva il sangue colarle dalla schiena. Ogni fibra del sue corpo le doleva.

«Siete finiti!» disse. Uno schiaffo la colpì in faccia e con un ultimo moto di rabbia la Mangiamorte ordinò di riportarla in cella.

***

Draco era rimasto sveglio. La Mezzosangue era fuori da troppo tempo. Sarebbe tornata?

Lei aveva detto che non sarebbe rimasta molto tempo lì. Era già scattata la sua ora? Evidentemente no si disse vedendola farsi trascinare da due uomini che la scaricarono malamente sulla branda. La raggiunse immediatamente. Era sdraiata sulla pancia. La veste stracciata sulla schiena era sporca di sangue. Una guancia era gonfia, i polsi lividi. Respirava a fatica. La prese tra le braccia, non poteva lasciarla certo così. Non voleva avere un cadavere sulla sua coscienza.

«Granger guardami! Granger non fare scherzi! Guardami!» le disse scuotendola. La ragazza aprì debolmente gli occhi.

«M-Malfoy» sospirò. Il ragazzo la adagiò nuovamente su letto. Le strappò la veste per cercare di fermare il sangue sulla schiena. Si guardò intorno alla ricerca di qualcosa che avrebbe potuto aiutarlo. Trovò il mantello della Mezzosangue e il bacile dell’acqua che nessuno era andato a reclamare. Li prese, immerse il mantello nell’acqua e lo passò sulle ferite che dilaniavano la schiena della Granger.

La ragazza si lamentò dolorante. Cercò di divincolarsi finchè le forze non l’abbandonarono completamente.

«Granger guarda come sei ridotta! E smettila di lamentarti, devo pulirle» la ragazza si girò leggermente per guardarlo negli occhi.

«Non è certo colpa mia se tua zia mi ha torturato per ore!» disse acida.

Il ragazzo non rispose ma non distolse lo sguardo dai suoi occhi dorati. La ragazza provò a mettersi seduta senza riuscirci.

«Dammi una mano. E fai piano! Mi fa male tutto!» nonostante le ferite, non aveva perso la sua verve. Il ragazzo la prese delicatamente per un braccio e la alzò. La vesta strappata le scivolò dalle spalle scoprendole, ma fu prontamente bloccata dalla mano di Hermione. Il ragazzo le fissò le spalle ossute e ferite.

«Che hai da guardare?» chiese Hermione

«Sei magra da fare schifo!» disse freddamente Draco.

«Grazie molto gentile!» rispose la streghetta.

Prese il lembo del mantello bagnato e se lo mise sulla guancia, sperando così di farlo sgonfiare. Draco continuava a guardarla.

«Come fai ad essere ancora così forte? Io dopo tutte quelle torture non avrei neanche la forza di continuare a respirare!» disse improvvisamente Draco. Le labbra della Grifoncina si piegarono in un sorriso amaro.

«Speranza» disse semplicemente. Draco ghignò emettendo un ghigno scettico

«La speranza è morta da tempo Granger. È morta insieme a Potter. Non c’è più niente da fare. È ora di arrendersi»

«La speranza non morirà fin quando ci sarà qualcuno disposto a morire per la libertà e la giustizia. Harry ha solo spianato la strada a chi è rimasto. Noi…io devo continuare a combattere affinché il suo sacrificio non sia stato vano» Draco rise

«Voi Grifondoro siete tutti uguali! Voi e il vostro coraggio! Disposti a tutto pur di salvare il mondo! Poveri illusi! Morirete tutti!» Hermione lo guardò con gli occhi infiammati

«Almeno la mia vita ha uno scopo! Non hai fatto altro che scappare. Tu, hai mai fatto qualcosa per migliorare la vita degli altri o la tua?»

«Si» rispose amaramente«e quel qualcosa ha fatto in modo che venissi sbattuto in questa cella» Hermione tacque. Che fare dirglielo? In realtà perché non provare a cercare di salvare qualcun altro? E se lui non avesse voluto essere salvato? Provarci però non le sarebbe costato niente.

«Senti stasera cercheranno di tirarmi fuori di qui…» Draco alzò lo sguardo

«Cosa stai cercando di dirmi mezzosangue?»

«Che se vuoi puoi venire con noi…» disse la ragazza, per la prima volta titubante.

«Mezzosangue chi ti dice che io voglia essere salvato? Come dici tu la mia vita non ha scopo, a che pro quindi uscire? Per fare cosa, scappare di nuovo? No grazie, ne faccio a meno» la ragazza lo guardò

«Potresti aiutarci nella lotta…potresti dare uno scopo alla tua vita!» Draco rise

«Questa non è la mia guerra. Non cercare di salvare la mia anima dannata Granger.» la ragazza tacque e lo guardò con uno sguardo che voleva dire”almeno ci ho provato!” immerse nuovamente il mantello nell’acqua e lentamente si sdraiò su un fianco. Era stanca ma doveva rimanere sveglia.

“Hermione mi senti?” Ron aveva ripristinato il contatto mentale.

“Si”

“C’è stata una soffiata. I Mangiamorte sanno che questa sera ci sarebbe stata un’evasione, quindi rinforzeranno anche le misure di sicurezza. Abbiamo bisogno di un nuovo piano. Cercheremo di agire il prima possibile. Abbiamo scoperto che la maggior parte dei Mangiamorte è di guardia ad Azkaban. Sferreremo un attacco la sera che verremo a prenderti, quindi purtroppo non prima di due settimane. Pensi di potercela fare?”

“Si, posso farcela. E tu come stai?” chiese la ragazza

“Io bene. Ora devo andare. Ci sentiremo presto” e Ron andò.

Hermione imprecò leggermente. Il suo compagno di cella si voltò

«Fammi indovinare. C’è stato un imprevisto e non possono più venire vero? Cercheranno di attaccare Azkaban tra due settimane» Hermione lo guardò con aria interrogativa

«Ma come…?»

«Dovresti imparare a chiudere la mente mezzosangue. Molti mangiamorte sono del Legilimens» Hermione lo guardò con occhi furiosi.

«Non provare mai più a leggermi nella mente!» e dettò questo non parlò più. Draco ridacchiò e poi si coricò addormentandosi quasi immediatamente.

***

Erano passati tre giorni da quella sera. Le ferite di Hermione erano leggermente migliorate. La guancia si era sgonfiata e i lividi sui polsi si stavano schiarendo. Il vero problema era la schiena. I segni della frusta continuavano a farle male, molto male. Lei e Malfoy parlavano a ringhi e grugniti, visto che era ancora arrabbiata perché lui le aveva letto la mente.

Il rancio, quella mattina, arrivò puntuale come sempre. Hermione non degnò il pane di una sola occhiata, prese la sua tazza e si sedette sul bordo del letto. Draco la guardò di sottecchi.

«Se continui a digiunare non ti ristabilirai mai» il ragazzo non ricevette risposta. Non che si aspettasse di sentirla parlare. Prese, allora, il pane, si avvicinò e glielo porse.

«Non ho fame» disse gelidamente la ragazza

«Mangia» continuò il Serpeverde

«Non ho bisogno della balia Malfoy! Sono abbastanza grande per decidere se mangiare o meno!» rispose seccata Hermione. Non aveva voglia di parlare. Continuava a chiedersi come mai i Mangiamorte non fossero andati a prenderla per interrogarla sul tentativo di evasione. Forse non sapevano chi avrebbe cercato di scappare. Alzò lo sguardo. Draco era ancora vicino a lei. Lo guardò sbuffando, si alzò e si avvicinò alla finestrella. Il cielo era plumbeo come il suo umore. Grossi nuvolosi minacciavano di riversare il loro contenuto di lì a poco. Sarebbe davvero riuscita a sentire di nuovo lo scorrere di una goccia di pioggia sulla pelle? Sarebbe riuscita di nuovo a sentire l’odore della terra umida dopo un acquazzone estivo? Più il tempo passava e più ne dubitava.

Immersa nei suoi pensieri non si accorse neanche che qualcuno le si era affiancato.

«Allora brutta sanguesporco…chi era che ti voleva far evadere?» la ragazza si voltò per fronteggiare il mangiamorte. La maschera gli copriva il viso, senza impedirle di trapassare quegli occhi azzurri slavati, vuoti di qualsiasi emozione se non la pazzia.

«Non so di cosa tu stia parlando» disse tranquillamente. Velocemente si ricordò di cosa le aveva detto Malfoy giorni prima, così si affrettò a chiudere la mente.

«Non scherzare. Sappiamo che dovevano cercare di far uscire te.»

«Bene. Allora sapete più cose di me. Io non ne so niente»

Il Mangiamorte sorrise senza gioia.

«Bene» le si avvicinò ancora e le diede uno schiaffo che le spaccò il labbro. Il sangue cominciò a scendere caldo.

Draco serrò i pugni pronto a colpire.

«Le ragazzine come te faranno tutte una brutta fine lurida mezzosangue. Ricordalo perché non tutti saranno clementi come me.» e detto questo se ne andò senza più una parola.

Draco si avvicinò con stizza ad Hermione. Il labbro era spaccato ma lei sembrava non curarsene. Lo guardava senza un’espressione precisa.

«Non guardarmi come se fossi dispiaciuto Malfoy. Non ho bisogno della pietà di nessuno!» fece per andarsene ma il ragazzo l’afferro per il polso. Hermione emise un gemito dolorante. I polsi continuavano a farle male. Draco le si mise davanti.

«Fammi vedere il labbro» ordinò. Lei sbuffò.

«Non è niente di grave. Passerà in poco tempo.» ma il Serpeverde non volle sentire ragioni. Le prese il viso tra le mani e cominciò a scrutare il taglio sul labbro inferiore.

Cosa stava facendo? Potevano poche parole di mezzosangue a cambiare la sua visione del mondo? Forse si. La sua vita era senza un fine, perché non trovarne uno? Voleva forse essere salvato? Si, decisamente si.

Draco aveva cominciato a carezzare le labbra secche e spaccate di Hermione. Fuori aveva cominciato a piovere copiosamente. Il suo viso si avvicinava lentamente al viso della ragazza.

Quanto è labile il confine tra indifferenza ed amore? Una carezza, continuava a ripetersi Hermione. Quella stessa carezza che le faceva perdere il contatto con la realtà. Chiuse gli occhi il momento che le labbra di Draco sfiorarono lievemente le sue, quasi paurose di poterle fare male. Rimasero fermi in attesa che l’altro facesse qualcosa. Poi si staccarono come se si fossero scottati. Si guardarono per alcuni istanti senza sapere se dire o fare qualcosa. La prima a reagire fu Hermione. Alzò la mano e la posò sulle labbra di Draco. Un sorriso lieve le increspava le labbra.

«Sei sporco di sangue…» e con mano tremante cominciò a cercare di pulire il sangue che gli aveva lasciato lì dove le loro labbra si erano incontrate.

La salvezza aveva davvero quel volto? Il volto della mezzosangue Granger che ora era intenta a pulirgli la faccia come se lui fosse importante per lei? Forse era tutto finto, ma d’altronde nella sua vita ce ne erano state tante di bugie, quindi perché non lasciarsi crogiolare in quella menzogna così bella?

Poggiò le sue dita sulla mano di Hermione che si fermò all’istante.

«Non pulirlo» Hermione lo guardò con aria interrogativa.

«È solo sangue» disse spiegandosi. Hermione lo guardò incredula. Solo sangue. Quell’affermazione le rimbalzava in testa come una scheggia impazzita. Il suo sangue, sangue di mezzosangue, sporcava il suo volto da purosangue, e a lui non importava.

Si alzò sulle punte e ricongiunse le sue labbra con quelle del ragazzo. Il leggero sfiorare divenne ben presto una danza melodiosa. Una danza fatta di sospiri, di incredulità e forse, ma si, anche di gioia. Si staccarono minuti dopo, senza allontanarsi. Le fronti si toccavano, le mani erano unite al loro fianco, le labbra gonfie e rosse di baci.

«Perché?» chiese semplicemente Hermione.

«Perché era la cosa giusta da fare. Per una volta in vita mia tutto mi è apparso chiaro» rispose altrettanto semplicemente Draco. Rimasero in quella posizione per quella che sembrò loro un’eternità, poi si divisero e rimasero a guardare la finestra, vicini quel tanto che bastava per sentire il cuore dell’altro battere.

***

“Hermione…Hermione riesci a sentirmi?” Hermione sbattè più volte le palpebre. Era ancora molto assonnata.

“Hermione?” Ron era nella sua testa e le parlava.

Si Ron, sono qui” rispose Hermione in fretta.

“Non posso stare molto. Siamo tampinati. Ti volevo dire che domani notte attaccheremo Azkaban. Tieniti pronta.”

“Ok, lo sarò” la comunicazione si interruppe bruscamente. Hermione cercò di convincersi che era per non farsi scoprire ma rimase comunque molto turbata. Erano passati parecchi giorni dal bacio con Malfoy. Non ce ne erano stati altri. Passavano semplicemente più tempo a contatto. Si sedevano vicini, lui le curava le ferite, si sfioravano lentamente quasi timorosi. Parlavano pochissimo. Erano entrambi molto turbati per ciò che era successo.

Hermione aveva ricominciato a mangiare e si sentiva molto meglio.

Quella sera Draco notò che la ragazza era molto agitata.

«Che succede?» chiese. Erano sdraiati vicini sul letto del ragazzo. Le mani erano poggiate sul lenzuolo, vicine, ma non si toccavano. Entrambi guardavano il soffitto. Il mantello della ragazza copriva entrambi visto l’aria fresca che entrava dalla finestra. Hermione non rispose subito.

«Domani la Resistenza attaccherà Azkaban.» disse infine. Draco si voltò a guardarla. Il suo profilo si intravedeva alla debole luce della luna piena. Rimase a fissarla finchè lei non si voltò e i loro sguardi si incatenarono.

«Non è solo per questo che sei turbata Granger» continuò il Serpeverde.

«Ho paura per Ron» continuò la ragazza.«Ho paura che qualcosa possa andare storto. Ho paura che non usciremo più da qui. Ho paura di morire» per la prima volta i suoi pensieri erano usciti senza che lei avesse fatto niente per trattenerli. Draco, allora si chinò su di lei, le posò un bacio all’angolo della bocca e le sussurrò:«Io ho paura quanto te Granger. Per quanto questa vita sia brutta, le sono ancora troppo attaccato per poterla lasciare andare. Farò di tutto per rimanere qui, e sono sicuro che anche tu farai di tutto per rimanere.» le sue non erano parole di conforto, e forse non volevano neanche esserlo. Era una sorta di promessa. Hermione si girò poggiandosi su un fianco per poterlo guardare meglio in faccia e poi annuì.

«Hai ragione. Lotterò per rimanere.» Draco le sorrise e poi si chinò sul suo orecchio.

«Mi aiuterai a salvare la mia anima dannata Hermione?» era la prima volta da quando si conoscevano che pronunciava il suo nome. La Grifoncina sorrise.

«Si lo farò Draco. È una promessa» e così detto suggellò la loro promessa con un bacio e poi si addormentò tranquilla vicino al compagno di cella.

La giornata sequenza fu caratterizzata da una attesa febbrile quasi spasmodica. Entrambi non riuscirono a toccare cibo. La tensione rendeva l’aria irrespirabile. Rimasero tutto il tempo ad aspettare, in silenzio senza riuscire a dire o fare nulla. Le ore sembrano non terminare mai. Finalmente calò la notte.

Non sapevano dire che ora fosse quando dei fuochi illuminarono il mare che circondava Azkaban.

Hermione sorrise.

«Stanno usando un diversivo» disse a Draco. Draco le fece capire di continuare a parlare.

«Vedendo quei fuochi i Mangiamorte non capiranno che sono opera dei Tiri Vispi Weasley e manderanno li i Dissennatori. La Resistenza così potrà entrare e abbattere quanti più Mangiamorte possibili.» Draco annuì.

Poco dopo un’esplosione rimbombò tra le celle.

«Sono dentro» disse Draco. Dopo fu tutto un susseguirsi di esplosioni, di voci che urlavano incantesimi a destra e manca.

Pochi minuti dopo anche la loro porta saltava in aria.

«Hermione!» un allegro e sporco Ron si fece largo tra le macerie. Hermione gli volò tra le braccia.

«Sei venuto!» disse allegramente lei.

Si sciolsero dall’abbraccio. Ron si guardò intorno e il suo sguardo cadde su Malfoy che lo guardava torno.

«E lui che ci fa qua?» disse rivolgendo l’attenzione ad Hermione.

«Ora non c’è tempo per spiegare. Coraggio andiamo.» rispose in fretta la ragazza.

Uscirono dalla cella e si abbassarono appena in tempo per non beccarsi uno Schiantesimo. Accucciati si ripararono in un angolo. Ron porse ad Hermione un bacchetta.

«Prendila, ti potrà servire. Non separatevi per nessuna ragione. Uscite dalla prigione; fuori hanno bisogno di aiuto. I Dissennatori stanno tornando» disse in fretta. Poi afferrò le mani di Hermione, la guardò negli occhi e le disse:«Stai attenta. Non voglio perderti di nuovo!» detto questo le baciò la fronte e senza darle nemmeno il tempo per ribattere era sparito nel fumo della battaglia.

Hermione prese Draco per la mano, la bacchetta nell’altra e cominciò a correre, schivando incantesimi e scagliandone altri che andarono tutti a segno.

Draco era immediatamente dietro di lei.

«Che cosa c’è tra te e Weasley?» chiese senza riuscire a fermarsi.

«Protego!» urlò Hermione scagliando via un fiotto di luce rossa. Non degnò Draco di uno sguardo.

«Non mi sembra il momento ed il luogo adatto per parlarne! Se usciremo vivi da qui ne riparleremo!» gridò la Grifoncina continuando a correre.

«Allora preparati ad una lunga conversazione mezzosangue, perché usciremo da qui vivi!» gridò Draco in risposta. Un sorriso comparve sulle labbra della ragazza.

Con molte difficoltà riuscirono ad uscire dall’edificio. I Dissennatori circondavano una squadra di Auror. Tra loro Hermione riuscì a scorgere Tonks e Lupin. Si fece avanti lasciando la mano di Draco. Alzò la bacchetta e si concentrò.

«Expecto Patronum!» una luce bianca illuminò l’aria. I Dissennatori scapparono respinti dalla luce. Delle grida di gioia si alzarono al cielo, ma Hermione non riuscì ad unirsi a loro. Uno Schiantesimo la colpì alla schiena. Tutto diventò immediatamente buio.

***

La luce che filtrava attraverso le palpebre era forte, talmente tanto che quando aprì gli occhi ne rimase accecata. Aveva i polsi fasciati, così come la schiena. Si trovava in una stanza bianca, pulita, che riconobbe come una di quelle del San Mungo.

«Allora buon’ora mezzosangue!» una voce fredda e seccata si era levata dal suo fianco. Si girò e i suoi occhi incontrarono quelli glaciali di Malfoy. Non potè fare a meno di sorridere. Notò che aveva la testa fasciata.

«Che cosa hai fatto alla testa?» chiese

«Un ultimo regalino dei Mangiamorte, ma niente di grave. Tu come stai?» Draco le teneva la mano ed era seduto su una sponda del letto. Hermione si mise comoda sui cuscini.

«Sono stata peggio. Ma dimmi…che cosa è successo dopo che sono svenuta?» Draco tacque per qualche secondo.

«Dopo che ti hanno colpita sono arrivate altre squadre di Auror. Non credo di averne mai viste così tante in vita mia…Abbiamo vinto Granger! I Mangiamorte sono stati sconfitti! La speranza ha trionfato!» sulle labbra di Hermione apparve un sorriso radioso.

Avevano vinto. Avevano vinto. Non riusciva a pensare altro. La gioia che provava sembrava incontenibile. Si gettò di slancio tra le braccia di uno stupito Draco che dopo un poco ricambiò l’abbraccio. Si scostarono un poco e le loro bocche si incontrarono una, due, tre , forse cento, forse mille volte. Nessuno sapeva e poteva dirlo. Si staccarono sorridenti.

«Grazie per aver mantenuto la promessa!» sussurrò Draco.

«Dovere signor Malfoy!»rispose Hermione.

Draco a quel punto si sdraiò di fianco a lei, le passò un braccio intorno alla vita in modo che lei potesse appoggiarsi.

«Allora mezzosangue…» Hermione sbuffò

«Non la smetterai mai di chiamarmi mezzosangue vero?» chiese seccata.

«No mai. Stavo dicendo…noi dobbiamo parlare!» Hermione rise felice. Felice di avere una vita davanti per poter parlare.

  
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