Prigione
di Azkaban
Draco Malfoy guardava la luna attraverso la piccola
fessura che si apriva su una parete della sua cella senza, però, vederla
realmente. L’avambraccio gli prudeva fastidiosamente da giorni ormai.
Lentamente posò i suoi occhi tempestosi sullo squarcio sulla sua
camicia di seta nera. Il Marchio Nero si stagliava nitido sulla pelle una volta
candida come neve ed ora sporca di sangue e di sudore
mescolato a polvere. Il rantolo dei Dissennatori gli
riempiva le orecchie, il cervello, l’anima.
Non era mai stato troppo felice in vita sua, ma ora
quella piccola fiamma di speranza che era rimasta accesa dentro di lui a
tenerlo vivo, si era spenta con l’accendersi delle grida di sofferenza e pazzia
di quel luogo.
Il suo sguardo si soffermò sulla prima pagina della
Gazzetta del Profeta di quel giorno, unico suo lusso
in quel posto di dolore. Il Lord Oscuro era stato sconfitto, già, e con sé si
era portato anche il Bambino che questa volta non è
riuscito a sopravvivere. La bandiera dei maghi. La speranza in un mondo
migliore era morta con Harry Potter. I sogni di un mondo privo di paura e di orrori era svanito. I Mangiamorte, per vendetta, avevano
fatto una strage di Auror e civili e si erano
impadroniti del Ministero. Azkaban era
diventata un luogo di torture. Oppositori, mezzosangue e babbani venivano rinchiusi in quelle celle per essere torturati in
nome di un padrone ormai morto.
Draco sogghignò. Lui, algido
Purosangue, discendente dei Black e dei Malfoy, rinchiuso lì, tra la feccia,
perché per una volta era stato coraggioso. Aveva detto no. Aveva rinunciato ad essere
Mangiamorte. Quella non era la sua strada. Era stato costretto. Costretto da suo padre, da quella pazza di sua zia così convinta in
quella causa. Aveva avuto la forza di alzare la testa e far sentire le
sue ragioni, e per questo era stato rinchiuso in quella cella. Si chiedeva
perché ancora non l’avessero ucciso: per i traditori non c’è perdono.
Improvvisamente la porta della cella si aprì e
qualcuno venne spintonato malamente sul pavimento. Era avvolto in un lungo mantello da viaggio nero, il cappuccio
calato sul volto ne impediva il riconoscimento. Il nuovo prigioniero era
di bassa statura e molto sottile. Respirava a fatica e si trascinò
immediatamente in un angolo buio. Il carceriere emise un ghigno compiaciuto e
disse:«Qui ti sentirai più a tuo agio, fetida Sanguesporco!» poi rivolse la sua attenzione a Draco e con
un piccolo sarcastico inchino disse:«Saluti a te pupillo dei Malfoy! La cara
Bellatrix ti manda una piccola compagnia, pensa che a
un traditore come te faccia piacere incontrare di nuovo una vecchia conoscenza»
e con un ultimo sorriso di scherno si girò e si sbattè
la porta alla spalle.
Draco posò uno sguardo interrogativo sulla nuova
venuta. Si chiese se potesse essere…
«Chi sei?» chiese con tono
freddo
La figura cominciò a ridere sommessamente.
«Malfoy, chi l’avrebbe mai detto, tu qua, ad Azkaban! Non posso dire, però, che sia un piacere rivederti.»
Riconobbe quella voce. Era lei.
«Granger?» chiese titubante il ragazzo
«Proprio io…» e detto questo si alzò in piedi sulle
gambe traballanti. Avanzò a stento finchè
un raggio di luna non la colpì lievemente. Lentamente si abbassò il
cappuccio rivelando un viso scavato e stanco. Un rivolo di sangue scendeva dal
lato destro della bocca. I capelli erano lasciati liberi di ricadere annodati e
scomposti sulle spalle fragili. Gli occhi erano rimasti vigili anche se
arrossati da lunghe ore di insonnia. Il mantello
cadeva mollemente sul corpo della ragazza, arrivando fino a terra. Era il
mantello di un uomo e sul cuore spiccava debolmente illuminato dalla luce
lunare il simbolo di Grifondoro. Chissà, forse quel mantello era appartenuto
allo Sfregiato o a quel pezzente di Weasley. Sotto,a
coprire quel corpo minuto e dimagrito c’era una veste violetta con ricami
argentati che giocavano con i raggi della luna. Draco emise uno sbuffo e le
volse le spalle.
«Sei più brutta di quanto ricordassi Mezzosangue.» e così dicendo si stese su
quella sorta di branda, su cui ogni sera si sdraiava, spaccandosi la schiena
per trovare una posizione che rasentava la comodità.
«Pensi forse di essere conciato meglio di me
Principe delle Serpi?» rispose la ragazza. In effetti
il giovane Malfoy non era messo meglio. Dei lividi violacei gli segnavano la pelle degli zigomi laddove un pugno l’aveva
colpito. I capelli erano sporchi e dietro la nuca una
chiazza che assomigliava a sangue rappreso si distingueva nitida. La camicia
era lacerata in più punti così come i pantaloni. Le costose scarpe erano infangate
e rovinate in più punti. Le nocche erano escoriate e
le labbra affilate erano secche e spaccate.
Draco si mise una mano sugli occhi e sogghignò.
«Benvenuta all’inferno Granger» e così dicendo
allargò le braccia come si fa quando si da un
benvenuto. La ragazza non fiatò e si diresse nel cantuccio dove si era
rintanata. Si tolse il mantello e lo adagiò dolcemente a terra. Si stava per sdraiare
quando dal muro cominciò ad emergere un letto uguale a quello di Malfoy.
Le stesse lenzuola grigie e maleodoranti. Si sedette. Il materasso, se si
poteva chiamare tale, era duro. Si sdraiò cercando di ignorare il dolore
lancinante alla schiena. Guardava il soffitto cercando di prendere sonno. Quant’era che non dormiva decentemente! Due, forse tre
giorni. Da quando Harry era morto e l’avevano divisa da Ron.
L’aveva sentito urlare prima di essere portata via da un mangiamorte troppo
forte anche solo per pensare di poter essere sconfitto da una ragazzina allo
stremo delle sue forze. Lentamente riuscì a cadere in un sonno leggero
costellato di luci verdi, grida e persone che supplicano di avere salva la vita.
Draco la sentiva agitarsi nel sonno. Sarebbe stato
ancora più difficile addormentarsi con lei che gemeva e supplicava. Si girò su
un fianco, pensoso. Cosa sarebbe successo il giorno
dopo? E quello dopo ancora? Sarebbe morto domani? O tra una settimana, o tra un mese? Sarebbe stato così
fortunato da poter camminare sulla terra come uomo libero?
Perso nei meandri della sua testa, si addormentò,
un sonno, fortunatamente per lui, senza sogni.
***
L’aria salmastra entrava spinta
dalla brezza nella cella. Un brivido gli percorse la
schiena, svegliandolo. Draco Malfoy si sedette sul letto massaggiandosi la
testa.
«Il rancio è lì, vicino alla porta» il ragazzo si
voltò verso il punto da cui proveniva la voce. Hermione era seduta a gambe
incrociate nel mezzo della cella, il viso rivolto verso la finestrella. In mano
aveva un tazza di acqua, da cui ogni tanto beveva a piccoli sorsi.
Draco guardò verso la porta. Il rancio era per due.
«Tu non mangi?» le chiese
«Ti interessa?» gli
rispose.
Malfoy non le rispose. No, non gli interessava se
«Forza lavatevi. Non si respira qui dentro per la
puzza! Anche se l’unico modo per togliere la puzza di mezzosangue sarebbe
bruciare tutto.» e così detto
si dileguò. Draco si avvicinò all’acqua. Vide la sua immagine riflessa.
Alzò il viso verso la ragazza, che non aveva mutato
la sua posizione.
«Non ti lavi?» le chiese gelido
come l’acqua che c’era nel bacile.
«Aspetto che tu finisca» rispose altrettanto gelida
Hermione
«Ho finito» dichiarò il biondo
«Bene» la ragazza si alzò, raggiunse il bacile e vi immerse la mani«Puoi voltarti?» il biondo sgranò gli
occhi credendo di non aver capito.
«Neanche per sogno! Perché
dovrei?»
«Hai intenzione di vedermi senza veli Malfoy?»
disse tranquillamente la ragazza.
Draco, allora, si voltò sbuffando, rivolgendo
nuovamente la sua attenzione al pane lasciato poco prima. Poteva sentire
benissimo il vestito scendere e posarsi leggero a terra.
Con un gemito di dolore Hermione cominciò a pulire
le varie ferite che le frammentavano la pelle. Alcuni sanguinavano ancora.
Provò un brivido, quando la sua pelle entrò a contatto con l’acqua fredda.
Cercò di sbrigarsi. Che senso aveva tutta quella cura
personale se entro poco sarebbe morta. Forse sperava ancora che i pochi
superstiti sarebbero andati a prenderla? Sarebbe stata fortunata se avesse
resistito in quell’incubo per alcuni giorni. I Mangiamorte non si sarebbero
lasciati scappare questa occasione.
Velocemente si rivestì.
«Puoi girarti. Ho finito» disse sbrigativa.
Il ragazzo si girò sbuffando. «Che
questa sia la prima e l’ultima volta che succede Mezzosangue!»
«Tranquillo non succederà più. Non rimarrò qua a
lungo» disse senza la minima inflessione nella sua voce.
«Che cosa intendi dire?» ma
non ricevette risposta. Nella cella era apparsa Bellatrix Lestrange.
«Buongiorno nipote. Spero che ti sia piaciuto il
mio regalo» disse accennando ad Hermione. Draco indurì
la mascella e non rispose. Bellatrix si avvicinò ad
Hermione. La ragazza non provò a distogliere lo sguardo
quando i suoi occhi incontrarono le folli iridi della Lestrange.
Il ragazzo rimase tutta la
giornata sul letto a pensare alle parole della Mezzosangue. Forse sapeva che
sarebbero andati a prenderla. O peggio sapeva che
sarebbe morta subito. Era un piatto troppo succulento. Draco sapeva che ora,
con molta probabilità, stavano cercando di farla parlare, di estorcerle
informazione sulla Resistenza che si stava riorganizzando.
***
Sciaf!
La frusta colpì la schiena di Hermione. La ragazza
continuava a tenere duro nonostante il sangue che ora
cominciava a colare. Le catene che le tenevano i polsi le avevano lasciato dei segni violacei.
«Crucio!» urlò
«Dimmelo!» urlò
Un’altra frustata le colpì la spalla destra. Le
palpebre cominciavano a farsi pesanti.
“Hermione”
Stava morendo? Si sentono le voci nella testa quando si muore? Si sente il tuo migliore amico che ti
chiama?
“Hermione sono io, Ron! Rispondimi!”
Ron, l’unico vero amico rimastole. Insieme fino
alla fine. Alla sua fine. Quanto è labile il confine tra vita e morte? Un filo
continuava a ripetersi. E quel filo ora continua a
parlare nella sua testa.
“Sto morendo vero?” pensò. Non aveva la forza di
articolare una domanda.
“No non stai morendo!”
rispose la voce di Ron nella sua testa.
“Ron cosa sta succedendo?”
“Sono riuscito a stabilire un contatto mentale con
te! Adesso devi ascoltarmi! Sappiamo che sei ad Azkaban
e dov’è la tua cella…” cominciò Ron
“Ma come avete
fatto?”chiese Hermione
“Ora non c’è tempo di spiegarti! Questa notte
verremo a prenderti. Ti richiamerò io mentalmente quando
sarà il momento!” disse Ron in fretta. La ragazza non rispose. Un altro Cruciatus la colpì in mezzo alle scapole. Era stremata.
“Resisti Hermione! Ci rivedremo presto! È una promessa!” e detto questo il contatto mentale si chiuse.
Hermione rise sommessamente.
«Che cosa ridi feccia?» gridò Bellatrix.
Hermione alzò di poco la testa per fronteggiarla.
Sentiva il sangue colarle dalla schiena. Ogni fibra del sue
corpo le doleva.
«Siete finiti!» disse. Uno schiaffo la colpì in faccia e con un ultimo moto di rabbia
***
Draco era rimasto sveglio.
Lei aveva detto che non sarebbe
rimasta molto tempo lì. Era già scattata la sua ora? Evidentemente no si
disse vedendola farsi trascinare da due uomini che la scaricarono malamente sulla branda. La raggiunse immediatamente. Era
sdraiata sulla pancia. La veste stracciata sulla schiena era sporca di sangue.
Una guancia era gonfia, i polsi lividi. Respirava a fatica. La prese tra le braccia, non poteva lasciarla certo così. Non
voleva avere un cadavere sulla sua coscienza.
«Granger guardami! Granger non fare scherzi!
Guardami!» le disse scuotendola. La ragazza aprì debolmente gli occhi.
«M-Malfoy» sospirò. Il ragazzo la adagiò nuovamente
su letto. Le strappò la veste per cercare di fermare il sangue sulla schiena.
Si guardò intorno alla ricerca di qualcosa che avrebbe potuto aiutarlo. Trovò
il mantello della Mezzosangue e il bacile dell’acqua che nessuno era andato a
reclamare. Li prese, immerse il mantello nell’acqua e lo passò sulle ferite che
dilaniavano la schiena della Granger.
La ragazza si lamentò dolorante. Cercò
di divincolarsi finchè le forze non l’abbandonarono
completamente.
«Granger guarda come sei ridotta! E smettila di lamentarti, devo pulirle» la ragazza si girò
leggermente per guardarlo negli occhi.
«Non è certo colpa mia se tua zia mi ha torturato
per ore!» disse acida.
Il ragazzo non rispose ma
non distolse lo sguardo dai suoi occhi dorati. La ragazza provò a mettersi
seduta senza riuscirci.
«Dammi una mano. E fai
piano! Mi fa male tutto!» nonostante le ferite, non aveva perso la sua verve.
Il ragazzo la prese delicatamente per un braccio e la alzò. La vesta strappata le
scivolò dalle spalle scoprendole, ma fu prontamente
bloccata dalla mano di Hermione. Il ragazzo le fissò le spalle ossute e ferite.
«Che hai da guardare?» chiese
Hermione
«Sei magra da fare
schifo!» disse freddamente Draco.
«Grazie molto gentile!» rispose la streghetta.
Prese il lembo del mantello bagnato e se lo mise
sulla guancia, sperando così di farlo sgonfiare. Draco continuava a guardarla.
«Come fai ad essere ancora così forte? Io dopo
tutte quelle torture non avrei neanche la forza di continuare a respirare!»
disse improvvisamente Draco. Le labbra della Grifoncina si piegarono in un
sorriso amaro.
«Speranza» disse semplicemente. Draco ghignò
emettendo un ghigno scettico
«La speranza è morta da tempo Granger. È morta
insieme a Potter. Non c’è più niente da fare. È ora di arrendersi»
«La speranza non morirà fin
quando ci sarà qualcuno disposto a morire per la libertà e la giustizia.
Harry ha solo spianato la strada a chi è rimasto. Noi…io devo continuare a
combattere affinché il suo sacrificio non sia stato vano» Draco rise
«Voi Grifondoro siete tutti uguali! Voi e il vostro
coraggio! Disposti a tutto pur di salvare il mondo! Poveri illusi! Morirete
tutti!» Hermione lo guardò con gli occhi infiammati
«Almeno la mia vita ha uno scopo! Non hai fatto
altro che scappare. Tu, hai mai fatto qualcosa per migliorare la vita degli
altri o la tua?»
«Si» rispose amaramente«e quel qualcosa ha fatto in
modo che venissi sbattuto in questa cella» Hermione
tacque. Che fare dirglielo? In realtà perché non
provare a cercare di salvare qualcun altro? E se lui non avesse
voluto essere salvato? Provarci però non le sarebbe costato niente.
«Senti stasera cercheranno di tirarmi fuori di
qui…» Draco alzò lo sguardo
«Cosa stai cercando di
dirmi mezzosangue?»
«Che se vuoi puoi venire
con noi…» disse la ragazza, per la prima volta titubante.
«Mezzosangue chi ti dice che io voglia essere
salvato? Come dici tu la mia vita non ha scopo, a che
pro quindi uscire? Per fare cosa, scappare di nuovo? No grazie, ne faccio a
meno» la ragazza lo guardò
«Potresti aiutarci nella lotta…potresti dare uno
scopo alla tua vita!» Draco rise
«Questa non è la mia guerra. Non cercare di salvare
la mia anima dannata Granger.» la
ragazza tacque e lo guardò con uno sguardo che voleva dire”almeno ci ho
provato!” immerse nuovamente il mantello nell’acqua e lentamente si sdraiò su
un fianco. Era stanca ma doveva rimanere sveglia.
“Hermione mi senti?” Ron aveva ripristinato il
contatto mentale.
“Si”
“C’è stata una soffiata. I Mangiamorte sanno che
questa sera ci sarebbe stata un’evasione, quindi
rinforzeranno anche le misure di sicurezza. Abbiamo bisogno di un nuovo piano.
Cercheremo di agire il prima possibile. Abbiamo scoperto che la maggior parte
dei Mangiamorte è di guardia ad Azkaban. Sferreremo
un attacco la sera che verremo a prenderti, quindi
purtroppo non prima di due settimane. Pensi di potercela fare?”
“Si, posso farcela. E tu come stai?”
chiese la ragazza
“Io bene. Ora devo andare. Ci sentiremo presto” e
Ron andò.
Hermione imprecò leggermente. Il suo compagno di
cella si voltò
«Fammi indovinare. C’è stato un imprevisto e non
possono più venire vero? Cercheranno di attaccare Azkaban
tra due settimane» Hermione lo guardò con aria interrogativa
«Ma come…?»
«Dovresti imparare a chiudere la mente mezzosangue.
Molti mangiamorte sono del Legilimens» Hermione lo
guardò con occhi furiosi.
«Non provare mai più a leggermi nella mente!» e
dettò questo non parlò più. Draco ridacchiò e poi si coricò addormentandosi
quasi immediatamente.
***
Erano passati tre giorni da quella sera. Le ferite
di Hermione erano leggermente migliorate. La guancia si era sgonfiata e i
lividi sui polsi si stavano schiarendo. Il vero problema era la schiena. I
segni della frusta continuavano a farle male, molto male. Lei e Malfoy parlavano a ringhi e grugniti, visto che era ancora arrabbiata
perché lui le aveva letto la mente.
Il rancio, quella mattina, arrivò puntuale come
sempre. Hermione non degnò il pane di una sola occhiata, prese la sua tazza e
si sedette sul bordo del letto. Draco la guardò di sottecchi.
«Se continui a digiunare non
ti ristabilirai mai» il ragazzo non ricevette risposta. Non
che si aspettasse di sentirla parlare. Prese, allora, il pane, si
avvicinò e glielo porse.
«Non ho fame» disse gelidamente la ragazza
«Mangia» continuò il Serpeverde
«Non ho bisogno della balia Malfoy! Sono abbastanza
grande per decidere se mangiare o meno!» rispose
seccata Hermione. Non aveva voglia di parlare. Continuava a chiedersi come mai
i Mangiamorte non fossero andati a prenderla per interrogarla sul tentativo di evasione. Forse non sapevano chi avrebbe cercato di
scappare. Alzò lo sguardo. Draco era ancora vicino a lei. Lo guardò sbuffando,
si alzò e si avvicinò alla finestrella. Il cielo era plumbeo come il suo umore.
Grossi nuvolosi minacciavano di riversare il loro contenuto di lì a poco.
Sarebbe davvero riuscita a sentire di nuovo lo scorrere di una goccia di
pioggia sulla pelle? Sarebbe riuscita di nuovo a sentire l’odore della terra
umida dopo un acquazzone estivo? Più il tempo passava e più ne dubitava.
Immersa nei suoi pensieri non si accorse neanche
che qualcuno le si era affiancato.
«Allora brutta sanguesporco…chi
era che ti voleva far evadere?» la ragazza si voltò per fronteggiare il
mangiamorte. La maschera gli copriva il
viso, senza impedirle di trapassare quegli occhi azzurri slavati, vuoti
di qualsiasi emozione se non la pazzia.
«Non so di cosa tu stia
parlando» disse tranquillamente. Velocemente si ricordò di cosa le aveva detto Malfoy giorni prima, così si affrettò a chiudere la
mente.
«Non scherzare. Sappiamo che dovevano cercare di
far uscire te.»
«Bene. Allora sapete più cose di me. Io non ne so
niente»
Il Mangiamorte sorrise senza gioia.
«Bene» le si avvicinò
ancora e le diede uno schiaffo che le spaccò il labbro. Il sangue cominciò a
scendere caldo.
Draco serrò i pugni pronto
a colpire.
«Le ragazzine come te
faranno tutte una brutta fine lurida mezzosangue. Ricordalo perché non tutti
saranno clementi come me.» e
detto questo se ne andò senza più una parola.
Draco si avvicinò con stizza ad
Hermione. Il labbro era spaccato ma lei sembrava non
curarsene. Lo guardava senza un’espressione precisa.
«Non guardarmi come se fossi
dispiaciuto Malfoy. Non ho bisogno della pietà di nessuno!» fece per andarsene ma il ragazzo l’afferro per il polso. Hermione
emise un gemito dolorante. I polsi continuavano a farle male. Draco le si mise davanti.
«Fammi vedere il labbro» ordinò. Lei sbuffò.
«Non è niente di grave. Passerà in poco tempo.» ma il Serpeverde non volle
sentire ragioni. Le prese il viso tra le mani e cominciò a scrutare il taglio
sul labbro inferiore.
Cosa
stava facendo? Potevano poche parole di mezzosangue a cambiare la sua visione
del mondo? Forse si. La sua vita era senza un fine, perché non trovarne uno?
Voleva forse essere salvato? Si, decisamente si.
Draco aveva cominciato a carezzare le labbra secche
e spaccate di Hermione. Fuori aveva cominciato a piovere copiosamente. Il suo
viso si avvicinava lentamente al viso della ragazza.
Quanto è labile il confine tra indifferenza ed
amore? Una carezza, continuava a ripetersi Hermione. Quella
stessa carezza che le faceva perdere il contatto con la realtà. Chiuse
gli occhi il momento che le labbra di Draco sfiorarono lievemente le sue, quasi
paurose di poterle fare male. Rimasero fermi in attesa
che l’altro facesse qualcosa. Poi si staccarono come se si fossero scottati. Si
guardarono per alcuni istanti senza sapere se dire o fare qualcosa. La prima a
reagire fu Hermione. Alzò la mano e la posò sulle labbra di Draco. Un sorriso
lieve le increspava le labbra.
«Sei sporco di sangue…» e
con mano tremante cominciò a cercare di pulire il sangue che gli aveva lasciato
lì dove le loro labbra si erano incontrate.
La salvezza aveva davvero quel volto? Il volto
della mezzosangue Granger che ora era intenta a pulirgli la faccia come se lui
fosse importante per lei? Forse era tutto finto, ma d’altronde nella sua vita
ce ne erano state tante di bugie, quindi perché non
lasciarsi crogiolare in quella menzogna così bella?
Poggiò le sue dita sulla mano di Hermione che si
fermò all’istante.
«Non pulirlo» Hermione lo guardò con aria
interrogativa.
«È solo sangue» disse spiegandosi. Hermione lo
guardò incredula. Solo sangue. Quell’affermazione le rimbalzava in testa come
una scheggia impazzita. Il suo sangue, sangue di
mezzosangue, sporcava il suo volto da purosangue, e a lui non importava.
Si alzò sulle punte e ricongiunse le sue labbra con
quelle del ragazzo. Il leggero sfiorare divenne ben presto una danza melodiosa.
Una danza fatta di sospiri, di incredulità e forse, ma
si, anche di gioia. Si staccarono minuti dopo, senza allontanarsi. Le fronti si
toccavano, le mani erano unite al loro fianco, le
labbra gonfie e rosse di baci.
«Perché?» chiese
semplicemente Hermione.
«Perché era la cosa giusta da fare.
Per una volta in vita mia tutto mi è apparso chiaro» rispose altrettanto
semplicemente Draco. Rimasero in quella posizione per quella che sembrò loro
un’eternità, poi si divisero e rimasero a guardare la finestra, vicini quel
tanto che bastava per sentire il cuore dell’altro battere.
***
“Hermione…Hermione riesci a sentirmi?” Hermione sbattè più volte le palpebre. Era ancora molto assonnata.
“Hermione?” Ron era nella sua testa e le parlava.
“Si Ron, sono qui” rispose
Hermione in fretta.
“Non posso stare molto. Siamo tampinati. Ti volevo
dire che domani notte attaccheremo Azkaban.
Tieniti pronta.”
“Ok, lo sarò” la comunicazione si
interruppe bruscamente. Hermione cercò di convincersi che era per non
farsi scoprire ma rimase comunque molto turbata. Erano
passati parecchi giorni dal bacio con Malfoy. Non ce ne erano
stati altri. Passavano semplicemente più tempo a contatto. Si sedevano vicini,
lui le curava le ferite, si sfioravano lentamente quasi timorosi. Parlavano
pochissimo. Erano entrambi molto turbati per ciò che era successo.
Hermione aveva ricominciato a mangiare e si sentiva
molto meglio.
Quella sera Draco notò che la ragazza era molto
agitata.
«Che succede?» chiese.
Erano sdraiati vicini sul letto del ragazzo. Le mani erano poggiate sul lenzuolo,
vicine, ma non si toccavano. Entrambi guardavano il
soffitto. Il mantello della ragazza copriva entrambi visto l’aria fresca che
entrava dalla finestra. Hermione non rispose subito.
«Domani
«Non è solo per questo che sei turbata Granger»
continuò il Serpeverde.
«Ho paura per Ron» continuò la ragazza.«Ho paura
che qualcosa possa andare storto. Ho paura che non usciremo
più da qui. Ho paura di morire» per la prima volta i suoi pensieri erano usciti
senza che lei avesse fatto niente per trattenerli. Draco, allora si chinò su di
lei, le posò un bacio all’angolo della bocca e le sussurrò:«Io
ho paura quanto te Granger. Per quanto questa vita sia
brutta, le sono ancora troppo attaccato per poterla lasciare andare. Farò di
tutto per rimanere qui, e sono sicuro che anche tu farai di tutto per rimanere.» le sue non erano parole di
conforto, e forse non volevano neanche esserlo. Era una sorta di promessa.
Hermione si girò poggiandosi su un fianco per poterlo guardare meglio in faccia
e poi annuì.
«Hai ragione. Lotterò per rimanere.» Draco le sorrise e poi si chinò sul suo orecchio.
«Mi aiuterai a salvare la mia anima dannata
Hermione?» era la prima volta da quando si conoscevano
che pronunciava il suo nome.
«Si lo farò Draco. È una
promessa» e così detto suggellò la loro promessa con un bacio e poi si
addormentò tranquilla vicino al compagno di cella.
La giornata sequenza fu caratterizzata da una attesa febbrile quasi spasmodica. Entrambi non riuscirono a toccare cibo. La tensione rendeva l’aria
irrespirabile. Rimasero tutto il tempo ad aspettare,
in silenzio senza riuscire a dire o fare nulla. Le ore sembrano non terminare
mai. Finalmente calò la notte.
Non sapevano dire che ora fosse
quando dei fuochi illuminarono il mare che circondava Azkaban.
Hermione sorrise.
«Stanno usando un diversivo» disse a Draco. Draco
le fece capire di continuare a parlare.
«Vedendo quei fuochi i Mangiamorte non capiranno
che sono opera dei Tiri Vispi Weasley e manderanno li
i Dissennatori.
Poco dopo un’esplosione rimbombò tra le celle.
«Sono dentro» disse Draco. Dopo fu tutto un susseguirsi
di esplosioni, di voci che urlavano incantesimi a
destra e manca.
Pochi minuti dopo anche la loro porta saltava in
aria.
«Hermione!» un allegro e sporco Ron si fece largo
tra le macerie. Hermione gli volò tra le braccia.
«Sei venuto!» disse allegramente lei.
Si sciolsero dall’abbraccio. Ron si guardò intorno
e il suo sguardo cadde su Malfoy che lo guardava torno.
«E lui che ci fa qua?» disse rivolgendo
l’attenzione ad Hermione.
«Ora non c’è tempo per spiegare. Coraggio andiamo.» rispose in fretta la ragazza.
Uscirono dalla cella e si abbassarono appena in
tempo per non beccarsi uno Schiantesimo. Accucciati
si ripararono in un angolo. Ron porse ad Hermione un
bacchetta.
«Prendila, ti potrà
servire. Non separatevi per nessuna ragione. Uscite dalla prigione; fuori hanno
bisogno di aiuto. I Dissennatori
stanno tornando» disse in fretta. Poi afferrò le mani di Hermione, la guardò
negli occhi e le disse:«Stai attenta. Non voglio
perderti di nuovo!» detto questo le baciò la fronte e senza darle nemmeno il
tempo per ribattere era sparito nel fumo della battaglia.
Hermione prese Draco per la mano, la bacchetta
nell’altra e cominciò a correre, schivando incantesimi e scagliandone altri che
andarono tutti a segno.
Draco era immediatamente dietro di lei.
«Che cosa c’è tra te e
Weasley?» chiese senza riuscire a fermarsi.
«Protego!» urlò Hermione
scagliando via un fiotto di luce rossa. Non degnò Draco di uno sguardo.
«Non mi sembra il momento ed il luogo adatto per
parlarne! Se usciremo vivi da qui ne riparleremo!»
gridò
«Allora preparati ad una lunga conversazione
mezzosangue, perché usciremo da qui vivi!» gridò Draco in
risposta. Un sorriso comparve sulle labbra della ragazza.
Con molte difficoltà riuscirono ad uscire
dall’edificio. I Dissennatori circondavano una
squadra di Auror. Tra loro Hermione riuscì a scorgere Tonks e Lupin. Si fece avanti lasciando la mano di Draco. Alzò
la bacchetta e si concentrò.
«Expecto Patronum!» una luce bianca illuminò l’aria. I Dissennatori scapparono respinti dalla luce. Delle grida di
gioia si alzarono al cielo, ma Hermione non riuscì ad
unirsi a loro. Uno Schiantesimo la colpì alla
schiena. Tutto diventò immediatamente buio.
***
La luce che filtrava attraverso le palpebre era
forte, talmente tanto che quando aprì gli occhi ne rimase accecata. Aveva i
polsi fasciati, così come la schiena. Si trovava in una stanza bianca, pulita,
che riconobbe come una di quelle del San Mungo.
«Allora buon’ora
mezzosangue!» una voce fredda e seccata si era levata dal suo fianco. Si girò e
i suoi occhi incontrarono quelli glaciali di Malfoy. Non potè fare a meno di sorridere. Notò che aveva la
testa fasciata.
«Che cosa hai fatto alla testa?»
chiese
«Un ultimo regalino dei Mangiamorte, ma niente di
grave. Tu come stai?» Draco le teneva la mano ed era seduto
su una sponda del letto. Hermione si mise comoda sui cuscini.
«Sono stata peggio. Ma
dimmi…che cosa è successo dopo che sono svenuta?» Draco tacque per qualche
secondo.
«Dopo che ti hanno colpita
sono arrivate altre squadre di Auror. Non credo di averne mai viste così tante
in vita mia…Abbiamo vinto Granger! I Mangiamorte sono
stati sconfitti! La speranza ha trionfato!» sulle labbra di Hermione apparve un
sorriso radioso.
Avevano vinto. Avevano vinto. Non riusciva a
pensare altro. La gioia che provava sembrava incontenibile. Si gettò di slancio
tra le braccia di uno stupito Draco che dopo un poco ricambiò l’abbraccio. Si
scostarono un poco e le loro bocche si incontrarono
una, due, tre , forse cento, forse mille volte. Nessuno sapeva e poteva dirlo.
Si staccarono sorridenti.
«Grazie per aver mantenuto la promessa!» sussurrò
Draco.
«Dovere signor Malfoy!»rispose Hermione.
Draco a quel punto si sdraiò di fianco a lei, le
passò un braccio intorno alla vita in modo che lei potesse appoggiarsi.
«Allora mezzosangue…» Hermione sbuffò
«Non la smetterai mai di chiamarmi mezzosangue
vero?» chiese seccata.
«No mai. Stavo dicendo…noi
dobbiamo parlare!» Hermione rise felice. Felice di avere una vita
davanti per poter parlare.