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Autore: HIUGA89    12/01/2013    1 recensioni
Mi avvicinai al mio uomo decisa, arrabbiata, delusa.
"Perché cerchi di mentirmi? chi diavolo sei tu veramente?"
I suoi occhi azzurri mi fissavano, ma non rispose. Così lo incalzai, cercando di sembrargli disperata, triste e in effetti, lo ero.
"Ian! Ian ti prego guardami! chi sei veramente?"
Il suo sguardo si alzò su di me e la verità mi travolse.
"Sono Damon Salvatore"
E se in realtà Ian Somerhalder fosse Damon Salvatore e non il contrario?
La finzione, spesso, diventa realtà...
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lui era il mio uomo, il mio amore, la mia gioia.
Lo avevo conosciuto per sbaglio, alla festa di matrimonio di mia sorella minore. Io non mi ero mai sposata, odiavo i vincoli, odiavo la monotonia, ma in fondo mi mancava essere amata. Me ne stavo in un angolo, appoggiata allo stipite della porta della cucina, a metà tra la cucina e il salone, sorseggiando il quarto bicchiere di spumante. Mi annoiavo.
Mia sorella festeggiava il matrimonio con uomo che a me non piaceva, alto, bello, biondo, ricco, gentile e sincero. Odiavo quelle qualità in una persona, a parte l’essere biondo, che, o ogni caso, avrei potuto sopportarlo se l’uomo della mia vita fosse stato anche arrogante, sfacciato e dannatamente sexy. Si, il mio non era un ideale di amore “normale”, ma anche le persone che si arrogavano il diritto di cosa fosse giusto per me erano odiose.
Il mio spumante stava finendo ed entrai in cucina poggiandolo sul tavolo. Sbuffai, naturalmente.
Appiccicato al lavello, un uomo dai capelli neri e dagli occhi azzurri mi stava fissando con un irritante mezzo sorriso stampato in faccia. Io sfoggiai la mia faccia decisamente non amichevole.
“Hai problemi?”
Sorrise ancora e mi irritò.
Indossava una camicia nera quasi del tutto aperta, dalla quale si intravedeva una lunga collana di piccole perline scure. I pantaloni di pelle. Fu inutile per me cercare di non pensare quanto fosse tremendamente sensuale.
Si avvicinò a me con passo cadenzato e lento senza smettere di ridere del mio essere infastidita. Lentamente fu a un passo da me.
“Ti annoi?”
“Certo che si”
“Chi è lei?”
Mi indicò una ragazza mora, con i capelli acconciati e un vestito bianco che scendeva regolare sui suoi fianchi. Mia sorella.
“È mia sorella, la sposa”
“Siete molto diverse”
Non era vero. Fisicamente eravamo quasi identiche. Castane e dagli occhi nocciola, con il viso dai tratti lineari, le labbra sottili e un fisico asciutto.
“Ti sbagli, ci scambiano sempre per gemelle”
Mi guardò spalancando gli occhi e notai quanto fossero tremendamente azzurri.
“Non intendevo questo”
Io ignorai la sua considerazione. Odiavo anche le persone che cercavano di impressionarti capendo al primo approccio qualcosa di te.
“E tu chi saresti?”
“Oh, sono un amico, un collega, lavoro con lei sul set”
“Sei un attore?”
“Diciamo di si”
Risi sarcastica. Il classico bello che cercava di dare un senso alla propria vita cercando di rimorchiare le ragazze solo grazie al proprio lavoro. Ma a me non impressionava nessuno, ormai ero scettica e cinica nei confronti del genere maschile.
Mi guardò ancora senza cambiare quell’espressione sfrontata. Sapeva che mi avrebbe conquistata e chissà per quale motivo voleva farlo. Non ero nulla di speciale.
“Come ti chiami?”
Risposi scocciata, cercando di farglielo capire quanto poco quella conversazione mi interessasse.
“Beckah”
“Molto piacere, io sono…”
Sbuffai spazientita.
“Non te l’ho chiesto”
Mi voltai stizzita per tornare alla noiosa festa, quando il suo atteggiamento cambiò, mi prese il braccio portandomi a lui. I suoi occhi ora erano seri, profondi, sembravano perforare i miei. Si avvicinò al mio orecchio sussurrandomi.
“Ian…”
Il suo sussurro mi accarezzò il collo e per un attimo ebbi un brivido impercettibile. Lasciò la presa sul mio braccio e se ne andò sorridendomi ancora. Io rimasi immobile.
Si, fu lui ad essersi guadagnato tutto il mio amore.
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Io ed Ian ci eravamo visti raramente, sempre a causa di mia sorella e tutte le volte il nostro approccio era stato freddo da parte mia e terribilmente caldo da parte sua. Trasudava sesso da tutti i pori, lo ammettevo. Ashley mi aveva detto di stargli alla larga, che era un tipo strano, ombroso e allo stesso tempo interessante, che probabilmente aveva mille donne e ne corteggiava un milione. Ovviamente non me ne importava nulla di cosa dicesse mia sorella, col suo fresco sposo pronta a portarla a Parigi per i weekend. Io avrei preferito un demone della notte, pronto a prendermi e a baciarmi nel bosco alla luce della luna piena. No, non potevo ascoltarla. In realtà non ricordo come esattamente lo sguardo di ghiaccio di Ian riuscii a scuotermi, ma in effetti, una sera, fu diverso dal solito.
Ero andata a prendere Ashley sul set fotografico per l’anteprima della sua nuova fiction strappalacrime. Dovevamo andare a trovare i nostri genitori, come tutti i martedì a cena.
Parcheggiai la macchina e aspettai che uscisse. Vidi la porta dell’albergo di fronte aprirsi ed Ian ne uscì notandomi da lontano. Si avvicinò alla macchina, io abbassai il finestrino senza nemmeno guardarlo.
“Come andiamo?”
“Male”
“Posso salire?”
“No”
“Perché?”
“Perché io ed Ashley dobbiamo andare dai miei e poi non mi piaci”
“Oh, ma per favore!”
Rise e io ne rimasi stupita. Si fece serio e avvicinò una mano al mio viso. Con due dita mi sfiorò l’incavo del collo. Poi entrò con la testa in macchina e, senza che io potessi dire di no, lo baciò e avvertì la punta della sua lingua sulla pelle. Si scostò da me con un sorriso. Io ero paralizzata.
“Lo so che ti scogli quando ti tocco”
Cercai di riprendere la mia arrogante e fastidiosa sicurezza, ma, in effetti, la voce sembrò tremare.
“Non credo proprio”
In quel momento anche mia sorella uscì e per la prima volta dopo tanto tempo fui davvero contenta di vederla. Ian si allontanò e andò verso di lei, la prese per le spalle bloccandola. Io non riuscivo a capire cosa le stesse dicendo, ma lei sembrava come ipnotizzata e non muoveva un muscolo. Preoccupata per cosa la pazzia di quell’imbecille avrebbe potuto farle scesi dalla macchina e andai verso di loro.
“Vogliamo andare?”
Ashley mi guardò, sembrando ancora più imbambolata del solito.
“Io non vengo tesoro, perdonami! Devo vedere Chris e decidere per quanto riguarda il nostro viaggetto in Florida!”
Io fui molto impressionata da quelle parole. Non avevamo mai saltato una cena con i genitori, era categoricamente proibito e mentre io lo avevo accettato per quieto vivere, lei era la preferita di papà e non avrebbe mai voluto contraddire la tradizione.
“Ma che vai dicendo? E io cosa dico a papà?”
“Oh stai tranquilla! Glielo dirò io, lo sai che a me non dice mai di no”
Non insistetti più di tanto, in fondo le riunioni del martedì mi avevano sempre dato sui nervi. Annuì senza dire nulla.
“Io prendo un taxi e vado a casa, non preoccuparti per me, piuttosto a Ian serve un passaggio lo accompagneresti per me?”
La sua voce era tremendamente squillante e fastidiosa. Dissi ok, pensando quanto fossero penosi gli uomini. Ashley sorrise sculettando e se ne ritornò in albergo dove la troup stava sistemando per andarsene. Fissai Ian con disprezzo. I miei occhi diventarono due fessure.
“Ti accompagno solo perché mi hai indirettamente salvata, forse, da una cena coi miei”
Lui alzò le spalle e senza dire nulla entrò in macchina. Sbuffai.
“Dove devi andare?”
“Dove vuoi tu”
Il suo sensuale mezzo sorriso gli si dipinse sul volto.
“Mi prendi in giro?”
“No”
“Ok allora restiamo qui ti va?”
Il suo viso si avvicinò al mio ed io mi bloccai ancora una volta. Mi baciò e io non mi opposi. Le sue labbra erano dannatamente calde, il suo respiro affannoso. Iniziai a rispondere con irruenza al bacio e gli presi la nuca accarezzandogli i capelli. Il tocco della sua lingua fu magico, sensuale, dolce e allo stesso tempo sapeva di qualcosa di malvagio, di cattivo e mi piacque da impazzire. Si staccò da me accarezzandomi una guancia.
“Mi piace avere sempre ragione…”
“Purtroppo anche a me”
Risposi, per la prima volta, con un sorriso.
Quella sera restammo davvero in macchina tutto il tempo, a baciarci, a parlare… fu solo l’inizio, perché divenne l’amore della mia vita.
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Il sole filtrava fastidiosamente dalla finestra.
Ero distesa sul letto nuda, con un lembo del lenzuolo appoggiato sul ventre. Stiracchiai le braccia e alla mia sinistra Ian non c’era. Sbuffai.
“AMORE! Uffa perché devo sempre svegliarmi da sola?”
Il mio uomo entrò. Con indosso solo i pantaloni di lino grigi del pigiama e un vassoio di legno in mano. Mise la colazione sul comodino e si distese accanto a me poggiando una margherita sul mio cuscino.
“Perché il tuo fantastico, bellissimo e simpaticissimo ragazzo vuole portarti la colazione a letto, senza indossare la maglietta, in modo tale che tu, vedendo i suoi pettorali così sexy possa avere voglia di dargli un bacio e di averlo sopra il tuo corpo che… come può vedere, è splendidamente non vestito”
Sorrise e mi baciò, abbracciandomi stretta.
Io risi e lo scansai di lato prendendo la colazione.
“Mi ucciderò se lo facciamo un’altra volta”
“E non sarebbe una morte fantastica?”
Mi prese da dietro iniziando a leccarmi il collo, ma io, effettivamente provata lo scansai di nuovo. Ian mi fece il labbruccio e io lo consolai con un bacio a stampo.
“Dai, la prossima volta se mi porterai una rosa invece di una margherita, mi alzerò dal letto solo per indossare biancheria intima sexy e starò tutto il giorno nel letto con te”
“Oh si! Vedi? Sono i compromessi la cosa che amo di più”
Mi alzai e indossai la sua camicia. Girai intorno al letto e ancora una volta gli stampai un bacio sulla fronte.
“No a te piacciono i ricatti”
“Vero”
Risi e andai a prepararmi. La giornata era iniziata bene.
Il mio studio legale non distava molto da casa mia e come tutti i giorni Ian mi accompagnava per un po’. Quella mattina, portava una camicia blu. Era bellissimo davvero.
Prima di svoltare l’angolo, un uomo dai capelli chiari e dalla mascella pronunciata si fermò.
“Damon… Damon sei tu… ma cosa ci fai a Los Angeles?”
Ian sembrò piuttosto confuso, ma anche… mi sembrò improbabile, spaventato.
“Ha sbagliato persona mi spiace”
Mi prese con forza il braccio portandomi via, ma il tizio ci seguì fermandolo di nuovo e io mi incuriosii.
“Ma no come? Damon Salvatore, sei di Mystic Falls, conosco tuo fratello Stefan, siamo stati insieme a una raccolta fondi”
“Mi dispiace, non so di cosa stia parlando”
L’uomo lo guardò a lungo e poi squadrò me facendosi sfuggire una risatina sarcastica.
“Si, ho capito”
Ian mi accompagnò fino al secondo angolo a sinistra senza dire una parola. Si era visibilmente incupito. Ci fermammo e mi diede un bacio frettoloso e nervoso. Si allontanò da me.
Damon… chi diavolo è?
  
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