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Autore: Ili91    12/01/2013    3 recensioni
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Arthur scopre il segreto di Merlin; la sua reazione a riguardo. Nel frattempo, Gwen è ancora manovrata da Morgana, che trama nell'ombra per conquistare Camelot e Merlin è del tutto intenzionato ad impedirlo.
Tratto dal primo capitolo:
Quando Arthur vide gli occhi di Merlin illuminarsi magicamente – no, improvvisamente -, la prima cosa a cui pensò era che la vista doveva avergli giocato un brutto scherzo.
Lo conosceva da sempre, non poteva avergli nascosto una cosa simile per così tanto tempo.
[...]
«Arthur, posso spiegare...» fece Merlin avvicinandosi a lui, che evidentemente non voleva rassegnarsi all'allontanamento dal proprio re. Posò le mani sul collo del cavallo come per fermarlo e alzò lo sguardo verso di lui.
«Ci sono delle buone ragioni, se...»
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
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A Matter of Trust - 4° capitolo
A Matter of Trust
IV


«Arthur sta male?» esclamò sbigottito Merlin, quando Gaius provò ad informarlo sulla situazione. «È grave? Gwen l'ha avvelenato di nuovo?»
Gaius gli fece segno di calmarsi. «Merlin, stai calmo. Ho visitato Arthur un momento fa e presenta tutti i sintomi di una brutta indigestione.»
Merlin inarcò le sopracciglia, mentre un'ondata di sollievo lo colmava. «Un'indigestione?»
«Sì. Non è grave, domani starà bene come sempre.»
Lui si concesse un sorriso. «Il solito asino, deve aver esagerato.»
Sentendosi rassicurato, Merlin andò a sedersi.
Appena era tornato nello studio di Gaius, alcune ore prima, aveva infranto l'incantesimo e ripreso i suoi soliti panni. Aveva aiutato Gaius con il suo lavoro quando era stato possibile – per esempio quando il malato non era cosciente – e si era nascosto nella sua stanza in caso contrario.
Non era una situazione facile, ma per ora non vedeva alternativa.
«Non c'è nient'altro che possa fare, allora?»
«Puoi stare tranquillo, Arthur domani starà bene. Possiamo andare a riposarci.»
Merlin annuì. Stava diventando paranoico, doveva liberarsi del problema “Guinevere” il più presto possibile.
***
Un esercito in rivolta marciava in direzione di Camelot.
Furono le guardie appostate sulle torri ad accorgersene per prime. Erano stanche, assonnate per la lunga notte da trascorrere di vedetta, ma non poterono non notare il grande, enorme esercito che si avvicinava.
Erano ancora distanti e non sarebbero arrivati alle mura ancora per un po', ma il tempo stringeva.
«Sir Leon, sir Leon» gridò una delle guardie, correndo per raggiungere il cavaliere.
«Che cosa accade?»
«Un esercito, sir, con intenzioni bellicose, si sta avvicinando.»
Leon rimase sorpreso dalla notizia così improvvisa, ma non c'era tempo per pensare, solo per agire.
Il re, anche se indisposto, doveva essere avvertito al più presto e bisognava prepararsi per la difesa di Camelot.
***
«Sire, sire!»
Arthur, che era appena scivolato nel sonno, venne svegliato dalle urla incessanti fuori dalla sua camera e il frenetico bussare.
Aprì gli occhi e vide sua moglie dirigersi verso la porta e parlare con l'intruso.
«Leon! Che cosa succede? Sai che il re non sta bene questa sera.»
«Vi chiedo scusa, altezza, ma è una questione della massima urgenza.»
Arthur si tirò su a sedere e allungò il collo verso l'uscio. «Cosa succede, Leon? Entra.»
Guinevere si fece da parte per lasciar passare il cavaliere e questi si precipitò subito ai piedi del letto padronale.
«Sire, Camelot è sotto attacco. Un esercito e in rapido avvicinamento.»
«Chi è il mandante, di chi si tratta?»
Leon scosse il capo. «Non lo sappiamo, sono ancora troppo lontani.»
Arthur scostò le coperte e tento di alzarsi. Il rimedio che gli aveva somministrato Gaius gli aveva calmato il dolore, ma si sentiva lo stesso debole e sofferente.
In ogni caso, il regno aveva bisogno del suo re e lui non poteva rimanere confinato a letto in una situazione come quella.
Guinevere si precipitò al suo fianco e riuscì a farlo risedere sul materasso spingendolo per le spalle. «No, Arthur, sei ancora malato, non saresti d'aiuto in queste condizioni.»
«Devo andare» tentò d'opporsi.
Leon si schiarì la voce e attirò l'attenzione degli altri due. «Sire, voi riprendetevi per il momento. Prepareremo Camelot per affrontare l'assedio e ce la caveremo da soli.»
«Grazie, Leon» affermò Guinevere. Scostò le coperte per lui e lo costrinse a letto.
Controvoglia, ma non gli resto altro da fare se non capitolare.
«Bene, domani mattina sarò presente.»
Leon annuì e si allontanò a passo svelto.
Guinevere gli sorrise e gli porse un bicchiere. «Bevi questo. L'ha lasciato Gaius, ti aiuterà a dormire meglio.»
Arthur prese il bicchiere e fece una smorfia quando lo accostò al naso: mai che gli intrugli di Gaius avessero un buono odore. Ingurgitò la medicina tutta d'un fiato scoprendo che il sapore era anche peggio, poi si lasciò rimboccare le coperte come se fosse un bambino.
Guinevere si chinò e gli bacio la fronte. «Vado a vedere se hanno bisogno di me. Buonanotte.»
«Buonanotte.» Uno sbadiglio lo colse improvvisamente. Si girò su un lato e chiuse gli occhi.
L'ultima cosa che si chiese prima che il sonno piombasse su di lui fu se Merlin, dovunque si trovasse, fosse in salvo e sperò che non avesse incontrato l'esercito in avvicinamento nel bosco.
***
Nei corridoi di Camelot, di solito silenziosi a quell'ora di notte, molte persone correvano su e guù per i corridoi, discutevano animatamente e urlavano ordini da una parte all'altra. Merlin, dal suo giaciglio, cercò d'ignorarli e si strinse con più energia la coperta addosso, poi si coprì la testa con un cuscino.  
Stava riscivolando nel sonno, quando sentì la voce di Gaius parlare con qualcuno. Merlin si alzò dal letto e si accostò alla porta della sua camera per ascoltare. Aprì uno spiraglio e tese l'orecchio.
«Vi raggiungerò tra un momento, solo il tempo di prendere lo stretto necessario» stava dicendo Gaius.
«Grazie» replicò il cavaliere, poi la porta si richiuse davanti a lui. Merlin ne approfittò per uscire allo scoperto. «Che cosa succede?» chiese. Si avvicinò per aiutare Gaius a procurarsi bende e varie boccette con rimedi medicinali.
«Un esercito sta attaccando Camelot, siamo sotto assedio» spiegò brevemente l'altro. «Devo preparare il necessario per accudire i feriti.»
«Pensate possa trattarsi di Morgana?» Era possibile che fosse già riuscita ad ottenere il sostegno di un altro sovrano e che l'avesse convinto a correre il rischio di attaccare un regno ben protetto come il loro?
Gaius scrollò le spalle. «Non so risponderti, Merlin. Per il momento sembra un esercito come un altro, senza interventi magici. Pronto a portare morte e distruzione.»
Era rischioso trasformarsi di nuovo dopo così poco tempo in Anne, ma Camelot poteva aver bisogno di lui. «Vengo con voi.»
Gaius lo squadrò per un momento. «Sei sicuro?»
«Non posso starmene a guardare mentre Camelot viene attaccata.»
«Bene, prepara il travestimento. Ti aspetto.»
***
Una mano che stringeva una chiave attraversò le sbarre e si allungò per infilare quest'ultima nella toppa.
Girò la chiave nella serratura un paio di volte e questa scattò.
L'uomo tirò indietro il braccio e sorrise al suo complice. «È tempo di andare» disse e spalancò la porta.
Il complice annuì e lo seguì fuori dalla cella.
La regina era passata alcune ore prima e li aveva avvertiti che il bersaglio principale era un mago, magro e con i capelli neri, ma probabilmente si sarebbe fatto vedere trasformato in una donna con i capelli lunghi.
In ogni caso, uomo o donna che fosse, non importava, l'ordine imperativo era uccidere.
***
Merlin, ritornato per l'occasione Anne, osservava da una finestra l'esercito marciare in direzione del castello.
Dalle mura di Camelot era possibile vedere le frecce scoccate dagli arcieri raggiungere l'esercito, che al contrario non si scompose nemmeno una volta.
Nessun soldato tentava di evitare il colpo o respingerlo con lo scudo, o cadeva a terra colpito da una freccia. Essi si limitavano a continuare a camminare a passo ritmato verso Camelot.
C'era qualcosa che non andava, era tutto troppo strano.
«Gaius, venite a vedere» disse Merlin, facendo segno all'altro di mettersi al suo fianco.
«Guardate, l'esercito non combatte, né si difende e non viene nemmeno colpito o ucciso.»
Gaius si piegò verso la finestra e strinse le palpebre per vedere meglio. Osservò per un po', poi si tirò indietro e annuì. «Hai ragione, Merlin.»
«L'esercito è incantato? In qualche modo non può essere colpito?»
«Penso si tratti di qualcosa di diverso. Dev'essere un incantesimo di illusione. Noi vediamo gli uomini, ma loro non possono né attaccare né difendersi, sono solo un'illusione.»
Merlin era confuso. Che senso aveva creare un esercito del genere?
«Oh, no!» esclamò, appena ebbe realizzato il vero piano organizzato da Morgana, l'evidente mandante di quella situazione. «È un diversivo» spiegò in fretta a Gaius. «In questo modo Arthur è indifeso e Gwen potrà ucciderlo senza essere sospettata.»
«Vado ad avvertire immediatamente i cavalieri» affermò Gaius. «È bene che sappiano della situazione e agiscano di conseguenza.»
«Sì.» Merlin sollevò un orlo del vestito in modo che non lo intralciasse e si diresse correndo verso la porta. La spalancò e si voltò verso Gaius senza attraversarla. «Io vado da Arthur.»
«Ma...» si oppose Gaius, preoccupato per lui.
Merlin bloccò sul nascere le sue proteste. «Conciato così non corro pericolo» gli rammentò e senza ulteriori commenti si infilò nel corridoio.
Doveva fare presto, Arthur era in pericolo.
***
Ancora prima di arrivare dinanzi alla porta della stanza di Arthur, Merlin seppe che i suoi sospetti erano corretti.
Morgana e chi per lei stavano tentando di arrivare al re e le guardie sgozzate fuori dalla porta erano una conferma.
Erano due, riverse sul pavimento, con un profondo taglio sulla gola da cui era uscito molto sangue, che aveva macchiato i vestiti e formato una pozza rosso scuro.
Merlin non prestò loro troppa attenzione, non c'era più nulla da fare per loro e non poteva nemmeno permetterselo.
Spalancò le porte della stanza, preparato a dover affrontare qualcuno, ma vide la stanza vuota. Temendo di essere arrivato troppo tardi, si precipitò ai piedi del letto di Arthur.
Un rumore alle sue spalle attirò la sua attenzione e Merlin si voltò di scatto, ma non abbastanza velocemente da riuscire ad evitare il coltellaccio da cucina che si conficcò nel fianco.
Merlin ansimò e si piegò in avanti. Compresse la ferita con una mano e respinse l'uomo che l'aveva colpito e l'altro brigante con la magia, un attimo prima che venisse sferrato il colpo di grazia.
I due uomini sbatterono con forza contro il muro di pietra e crollano a terra, Merlin non avrebbe saputo dire se erano ancora vivi o meno.
Si girò per controllare che Arthur stesse bene. Continuò a comprimere la ferita che sanguinava copiosamente e fece il giro del letto per mettersi nel lato dove preferiva dormire il re.
Arthur dormiva pacifico, come se nulla fosse accaduto un attimo prima e non avessero tentato di ucciderlo.
Un momento... qualcosa non tornava, però, rifletté Merlin. Se l'obiettivo era Arthur, perché non l'avevano attaccato per primo, approfittando del fatto che non potesse difendersi?
Era come se sapessero che lui sarebbe corso a salvarlo.
C'era una sola spiegazione possibile, il vero obiettivo era proprio lui, Merlin. Il suo sguardo cadde sulle proprie mani e si accorse che erano diverse, non più femminili per opera dell'incantesimo, ma erano tornate alla loro forma originaria.
L'incantesimo doveva essersi interrotto, rendendo rischiosa la sua presenza lì, nella stanza di Arthur, quando in realtà avrebbe dovuto trovarsi fuori dai confini come ogni esiliato.
Non mosse nemmeno un passo per fuggire e andare a nascondersi, le sue gambe cedettero in quel momento, facendolo accasciare sul pavimento, in ginocchio, con il corpo sorretto dal materasso del letto, una mano penzolante e l'altra molto vicina a quella di Arthur.
Il dolore al fianco si stava facendo insopportabile e si sentì stanchissimo.
Voleva solo... dormire.
***
Gwen entrò nella stanza di Arthur per ultima visto che, per la sua sicurezza, era necessario che i cavalieri le spianassero la strada.
Appena quest'ultimi furono dell'opinione che non ci fosse pericolo, Gwen si fece largo tra di loro e raggiunse i piedi del letto.
Arthur era girato sul fianco opposto rispetto a quello su cui l'aveva lasciato, orientato  verso Merlin, che era seduto sul pavimento, ma la testa era appoggiata al materasso.
Si tenevano la mano e la scena era disgustosamente tenera. Davvero, se fosse stata ancora innamorata di Arthur, sarebbe potuta essere gelosa del loro legame.
Il piano era fallito: Arthur era ancora in vita, ma, soprattutto, Merlin non sembrava ad un passo dalla morte, anche se la sua non era una bella ferita.
Gaius si stava già occupando di lui e Gwen non aveva dubbi, l'avrebbe rimesso in piedi quanto prima, sempre che lei non fosse riuscita a metterci il suo zampino.
Non sarebbe stato strano se la ferita si fosse infettata e Merlin non fosse sopravvissuto, no?
Alcuni cavalieri si occuparono dei banditi, sollevandoli e portandoli fuori dalla stanza.
Sullo sfondo, Gwen sentì le domande sussurrate su come fossero riusciti ad evadere e lei cominciò a preoccuparsi. Doveva essere più discreta o avrebbero cominciato a collegare e a scoprire la verità.
I cavalieri rimasti si guardarono l'un l'altro imbarazzati prima che Gwaine si degnò a porre la domanda che li tormentava: «Che ne facciamo di Merlin, altezza?»
Gwen sapeva di essersi già esposta troppo contro Merlin in precedenza, non le sembrava il caso di farlo nuovamente.
«Merlin ha bisogno di cure e di riposare, adesso. Aiutate Gaius a portarlo nel suo letto. Ogni ulteriore decisione sarà presa da Arthur domani mattina.»
I cavalieri annuirono sollevati e si affrettarono ad eseguire gli ordini.


Spazio Autrice: Avrei dovuto pubblicare ieri, lo so, ma non ci sono riuscita, scusatemi.
Eccoci al quarto capitolo!
Non ho molto da dire questa volta, se avete qualche domanda sono sempre disponibile.
Spero che vi sia piaciuto.
Come al solito, vi do appuntamento per il quinto capitolo settimana prossima, o venerdì o sabato.
Vi informo che ho finalmente ripreso la stesura di questa long e ho quasi finito l'ottavo capitolo.
Ilaria
   
 
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