Santo
cielo, possibile che io sia sempre di fretta? =_=; sono proprio un caso
disperato...
Salve a tutti! Vi ricordate di me, vero? ^^?
Chiedo
umilmente scusa se nello scorso capitolo non ho fatto un accenno ai
ringraziamenti per le vostre recensioni, ma ormai dovreste aver capito che sono
un'imbranata cosmica... Sappiate che se continuo ad andare avanti è solo grazie
alle vostre recensioni, siete sempre così cari con me, non me lo merito!
Questo capitolo risulterà meno movimentato per quanto riguarda il punto di vista
"guerra, sangue, morte&distruzione", ma non rivelerà proprio tutto, dato che non
ho avuto il tempo di scrivere di più (anche se scommetto che avrete capito tutti
come andrà a finire T_T mannaggia, sono troppo prevedibile...)
Non potrò aggiornare per 20 giorni, dato che sarò in Irlanda (*_*), ma al mio
ritorno mi metterò d'impegno per ultimare questa fanfic ormai agli sgoccioli.
Che
dire? Spero che vi possiate godere il capitolo e che vi divertiate durante le
vacanze!
Un bacio ed un abbraccio a tutti voi!
Dafne
"Shaina?"
La
pioggia, battente, rendeva quelle parole quasi ovattate; seduta sugli scalini di
marmo del Santuario, la ragazza voltò indietro il capo per cercare l'origine di
quella voce.
"Camus..." mormorò, atona, per poi tornare a fissare un punto indefinito nel
cielo plumbeo: non pioveva più così forte da tanto tempo in quel luogo e
l'evento, invece di alleggerire i cuori dei Cavalieri, li appesantiva in maniera
eccessiva.
Aquarius si avvicinò di poco, ignorando l'acqua che si infilava ovunque,
inzuppandolo; i suoi passi, nonostante lo scroscio della pioggia, risuonavano
appena esitanti, timororsi.
La voce di Shaina risultò flebile alle sue orecchie. "Marin te l'ha detto? Fino
a poco fa c'era lei con me..."
Levò
la mano destra, pallida, posando le dita esili sulla fasciatura che le copriva
l'occhio sinistro e buona parte della testa.
"Sì." disse Camus, senza guardarla e limitandosi a sedersi vicino alla ragazza.
"Non ho bisogno della tua pietà, nobile Aquarius." sbottò lei, senza
comunque fermarlo. "Perciò, se sei venuto fin qui solo perché spinto dalla
compassione, puoi anche muovere il tuo di dietro e tornartene a casa."
Il Gold scosse appena la testa, fissando lo sguardo sulle proprie mani: si
aspettava una reazione del genere.
"Ero preoccupato."
Shaina
sobbalzò appena a quelle parole, restando in silenzio e pensando di aver capito
male; poi, stringendosi le spalle, si concesse una risata priva di allegria.
"Preoccupato per cosa? Per il fatto che ho perso l'uso dell'occhio sinistro?"
"Sì, ma non solo..."
Lei si rabbuiò. "E allora per cosa ti sei preoccupato?"
"Per te."
In un
altro momento, Ophiucus si sarebbe voltata verso di lui aspettandosi un "Pesce
D'aprile" accompagnato da una pernacchia: Camus dell'Acquario preoccupato per
qualcuno era la barzelletta del secolo! Se poi ci aggiungiamo che era in
pensiero per lei, allora sarebbe stata costretta a chiamare
immediatamente uno psicanalista.
Invece, sorprendendo persino se stessa, la Sacerdotessa si limitò a piegare le
labbra in un sorriso vuoto. "Non ne vedo il motivo, dato che sto benissimo."
"Shaina..."
"In fondo ci dovrei essere abituata, no? Voglio dire, come dici tu, i Saint sono
più simili a macchine da guerra che ad umani e le macchine non dovrebbero
provare sentimenti."
"Shaina."
"Non è successo nulla di così sconvolgente, quegli Apprendisti sapevano a cosa
andavano incontro."
"Shaina!" la chiamò per la terza volta lui, spazientito, posandole le mani sulle
spalle e scuotendola. "Smettila con questa cavolo di recita, è inutile che
fingi!"
Lasciò
subito la presa quando si accorse che la ragazza non aveva minimamente reagito
alla scrollata, anzi, sembrava che non se ne fosse manco accorta; continuava a
guardarlo con l'occhio destro appena offuscato, mentre il sorriso vuoto non
abbandonava il suo volto.
Una marionetta dai fili rotti... si ritrovò a pensare ed una morsa
dolorosa gli strinse lo stomaco senza che lui ne capisse il motivo.
"Inutile?" ripeté invece Shaina, annuendo appena. "Sì, forse è così... Io sono
inutile."
Si guardò i palmi delle mani, senza realmente vederli. "Non sono stata capace di
salvare nemmeno un allievo che avevo preso sotto la mia protezione..."
"Non essere così dura con te stessa, nemmeno noi ci siamo riuscit-"
"MALEDIZIONE, GLIEL'AVEVO PROMESSO!"
Ophiucus si prese la testa fra le mani, sgranando l'occhio destro fino
all'inverosimile. "NON PASSA SECONDO SENZA CHE I VOLTI DI QUEI RAGAZZI MI
MARTELLINO IN TESTA! NON CE LA FACCIO PIù, MI SEMBRA DI IMPAZZIRE!"
urlò con tutto il fiato
che aveva in corpo, ignorando lo scroscio della pioggia e stringendosi le spalle
con tutta la forza che aveva; le unghie, al loro passare, lasciavano scie
rossastre sulla pelle. "Non ce la faccio..." ripeté, con voce più roca, mentre
il suo sguardo si offuscava di nuovo.
Forse fu per quello che all'inizio non reagì quando Camus, levandosi il mantello
bianco, le posò l'indumento sulla testa; rialzò appena la testa, voltandola
verso il Cavaliere.
Lui alzò gli occhi verso il cielo, incurante della pioggia. "Piangi, Shaina." le
disse, senza guardarla. "Piangi fino all'ultima lacrima, sfogati, e dopo torna
ad essere la fiera Sacerdotessa che tutti noi conosciamo."
La ragazza si portò una mano dinnanzi alla bocca, sorpresa, per poi liberare un
singhiozzo soffocato; posò la testa sulla spalla di Camus e pianse, stringendosi
nel mantello bianco e lasciando che le sue lacrime si mescolassero alle gocce di
pioggia.
Il
temporale non perse la propria potenza durante la notte, tutt'altro, ma l'odore
di terriccio non riusciva a coprire da solo l'alone di morte attorno al Grande
Tempio: la resa dei conti sembrava essere vicina, ogni Cavaliere se lo sentiva
nelle ossa, ma nessuno era in grado di reggere ancora per molto una situazione
del genere.
Non erano pronti, come non lo erano mai stati nelle battaglie precedenti.
Kanon
sospirò, staccandosi dalla superficie fredda del vetro della finestra; si
sentiva spossato e non aveva neanche la forza di ragionare con calma.
A cosa sarebbe servito, poi?
Un
rumore proveniente dalla sua stanza lo riscosse dolcemente dai suoi pensieri ed
il Cavaliere si affacciò alla porta della propria camera, sbuffando sonoramente.
"Nasser, finiscila di mettere a soqquadro la mia roba!"
La figura che gli dava le spalle sobbalzò, voltando il viso verso di lui; Gemini
sembrò sorpreso di trovarsi di fronte Cristal invece dell'africana e volse lo
sguardo attorno a sé, come per cercare qualcuno.
"Ma dov'è?"
Linx abbassò il volto divenuto improvvisamente triste e rimanendo in silenzio,
tornando a dare le spalle al Saint; Kanon sembrò ricordarsi solo allora che
l'egiziana era stata esiliata il giorno prima e si massaggiò le tempie con
entrambe le mani: non aveva dormito granché bene e probabilmente la stanchezza
gli stava giocando dei brutti scherzi.
"Ah, già..." mormorò, atono, appoggiandosi allo stipite della porta. "Scusami,
Linx, mi ero scordato che anche tu vivevi qui."
Lei
prese quelle parole come un velato rimprovero: durante gli ultimi mesi aveva
passato pochissimo tempo nella Terza, preferendo rintanarsi da Marin e
limitandosi a tornare nella Casa di Gemini solo per dormire e dove, ogni volta,
trovava ad aspettarla o il proprietario stesso o Ashanti.
Scosse la testa, alzandosi lentamente. "Non preoccuparti..."
"Posso sapere perché sei ancora qui? Credevo che ti fossi trasferita di nuovo da
Milo."
Era
una semplice constatazione, ma il tono involontariamente duro che aveva usato
ferì la Silver, che abbassò la testa dispiaciuta e portò le braccia dietro le
schiena, nascondendo qualcosa; Kanon si coprì il volto con una mano, sospirando.
"Scusa." borbottò, con voce lieve. "è
solo
che questa Casa è tornata dannatamente silenziosa..."
E io mi sento solo dovette ammettere a se stesso, preoccupandosi comunque
di tacere codeste parole; Cris sorrise appena, portando le braccia avanti e
porgendogli uno strano pacchetto.
"Sì, lo so. Questo è per te, da parte mia e di... Ashanti..." il tono allegro
s'incrinò al nome della ragazza, ma Kanon fece finta di nulla; inarcò sorpreso
il sopracciglio, allungando una mano ed afferrando il regalo.
"In realtà l'oca isterica te l'ha preparato mesi fa, non stava più nella pelle."
confidò Linx, tornando per un attimo quella di sempre. "Ha messo persino da
parte il suo orgoglio e mi ha chiesto di aiutarla per scegliere il regalo; in
fondo, sarebbe stato il primo compleanno che avremmo festeggiato per un Gold
Saint."
Gemini sussultò e
per poco non fece cadere il pesante pacchetto. "Il mio compleanno?" ripeté,
sorpreso, guardandola come se fosse un'aliena; lei annuì. "Ma come, te n'eri
dimenticato? Ieri era il 30 Maggio!"
"E... perché...?"
"Beh, Ashanti diceva che sembravi sempre così triste ed imbronciato, voleva
tirarti un po' su di morale... Abbiamo fatto male?" aggiunse, stavolta un po'
timorosa accennando al regalo.
Il Cavaliere restò
in silenzio, con la bocca appena aperta, poi scosse la testa. "No, no, anzi...
Vi ringrazio molto... è solo che sarebbe il primo compleanno che festeggio dopo
tanto tempo."
Non aggiunse altro e Cris non osò indagare oltre; si limitò a seguire Gemini,
sedendosi sul bordo del letto accanto a lui ed osservandolo attentamente mentre
scartava con cura il pacchetto.
"Oh..." fu l'unica
cosa che riuscì a dire il Cavaliere, davvero colpito dal regalo che si ritrovò
tra le mani: era un album di foto, la cui copertina sembrava decorata a mano con
dei colori a tempera tendenti al blu; più che decorato, l'involucro del libro
era pacciugato, dato il colore evidentemente steso a casaccio, ma lui lo
trovò comunque molto bello.
"Non sai quanti bernoccoli mi ha procurato Milo quando gli ho rubato il suo
album personale per avere questa foto." mormorò Cris, indicando la figura della
prima pagina: vi erano tutti i Gold resuscitati da Athena, prima che iniziasse
quell'assurda ed ennesima guerra ed era anche l'unica foto in cui vi era lui
assieme ai Cavalieri d'Oro e non Saga.
Gemini iniziò a sfogliare il regalo, sempre più sorpreso: erano tutte foto in cui compariva, ma di cui fino ad allora non era a conoscenza; Cris gli spiegò che lei ed Ashanti gliele avevano fatte di nascosto, a turni, oppure quando il Cavaliere era ancora troppo assonnato per riuscire ad accorgersi di una macchina fotografica.
"Alla fine c'è una
pagina bianca..." finì di dire Linx, prima di alzarsi. "Scusami, devo andare
all'allenamento ora."
Kanon annuì, sorridendole appena. "Grazie ancora."
"Lo sai bene che non è me che devi ringraziare." rispose la Silver, prima di
voltarsi e sparire dalla sua vista.
Gemini ascoltò i passi della ragazzina risuonare verso l'uscita, poi voltò
l'ultima pagina dell'album di foto; a penna, l'elegante calligrafia di Ashanti
recava un piccolo messaggio.
La mia vita è stata una raccolta di
piccoli e rari momenti di felicità
e la maggior parte di questi frammenti, Kanon, me li hai regalati tu.
Perciò, ho voluto fare anch'io qualcosa di analogo per te,
per ringraziarti di tutto.
Buon Compleanno!
Ashanti Nasser
Poco
prima di chiudersi il grande portone alle spalle, Cris fu quasi certa di aver
udito uno sbuffo triste, appena accennato; scosse la testa, alzando lo sguardo
verso l'alto.
"Non avrei mai pensato che potessi mancarmi pure tu, Ashanti. Persino il cielo
sembra triste." borbottò, iniziando a scendere le scale e dirigendosi verso,
fregandosene per una volta di guardare per terra dato che era sicura di non
poter cadere.
Errore.
"Attenta!!"
Cris
non fece in tempo a voltarsi, si ritrovò schiacciata contro gli scalini da un
peso non molto leggero e poco ci mancò che si rompesse qualche osso.
"DICK!" urlò lei, riconoscendo lo svizzero e tentando di scollarselo subito. "MA
PORCA MISERIA, STAI ATTENTO! MI HAI QUASI AMMAZZATA!"
"Scusa!" fece lui, tappandosi le orecchie e rialzandosi a stento. "Non è colpa
mia se mi hanno scaraventato contro di te!"
Linx
si tirò a sedere, massaggiandosi il collo e ringraziando di essere ancora tutta
intera; l'altro le offrì una mano per aiutarla ad alzarsi, ma lei la scostò in
malo modo, sbuffando con fare seccato.
"Che maleducata." sibilò Dick, facendo spallucce e voltandosi verso l'avversario
con cui era occupato poco prima. "Mi sa che non ci posso far nulla, hai vinto
tu."
Da
sotto il manto grigio e spesso formato dalle gocce di pioggia, Irzule gli lanciò
uno sguardo vuoto, annuendo semplicemente. "D'accordo, vado a riposarmi." disse,
iniziando a camminare a passi lenti verso di lui e massaggiandosi il polso; a
Cris sembrò passata un'eternità quando l'asiatica li raggiunse e li superò,
sparendo senza un minimo cenno di saluto.
"Non si è ancora ripresa dallo shock." commentò Dick, con tono pensieroso. "Lei
e Kéril dovevano essere molto uniti..."
"Nessuno è rimasto indifferente, scemo!"
"Proprio non riesci a essere gentile con me, eh?"
"Ma se sei stato tu a renderti antipatico la seconda volta che ci siamo visti! E
poi che pretendi, fai sempre lo sbruffone solo perché il nostro scontro è
risultato pari nonostante io sia una Silver e tu no e durante la scorsa lotta
non ti sei nemmeno degnato di usare il tuo potere per salvare Ashanti... Ehi, mi
stai ascoltando??"
Ma lui sembrava avere la testa da tutt'altra parte: teneva gli occhi fissi sul bordo del campo dell'allenamento, assumendo stranamente una posizione di attacco; Cris seguì il suo sguardo, ritrovandosi a socchiudere gli occhi per tentare di scorgere qualcosa nonostante l'acquazzone.
In
realtà era alquanto scettica al pensiero che i nemici attaccassero proprio quel
giorno, ma lo svizzero sembrava davvero preoccupato e lei non fu da meno quando
riuscì a scorgere un'ombra apparire e sparire con una velocità impressionante.
"Dannazione." sibilò, non appena vide Dick scattare ed inseguire la figura;
senza esitare oltre gettò un'occhiata alle proprie spalle ed iniziò a correre
dietro lo svizzero, sebbene uno strano dubbio s'insinuasse nella sua mente.
Qui c'è qualcosa che non mi convince...
"Sembra che la situazione ti stia sfuggendo di mano, caro Mur..."
La voce flebile ed un pochino isterica di Elise sembrò non scuotere il Gran
Sacerdote, appoggiato al tavolo ed intento a sfogliare un enorme libro; se alzò
la testa verso di lei fu solo perché la ragazza, per una volta, non gli aveva
affibbiato alcun nomignolo antipatico.
"Voglio essere certo di non aver mandato a morire una persona innocente,
nonostante avesse tutte le prove contro." mormorò, alludendo ad Ashanti,
riabbassando lo sguardo sul volume che aveva davanti: era il libro che Milo era
riuscito a salvare durante il primo attacco, "Zoroastrismo e religioni antiche",
e durante tutti quei mesi passati Aries non aveva fatto altro che fare ricerche
per tentare di scoprire qualcosa.
Inutile dire che era riuscito a scoprire ben poco sui loro nemici.
"Mi
spiace non poterti essere d'aiuto." disse lei tutt'a un tratto, sospirando. "Tu
mi stai insegnando così tanto sulla psicocinesi e io..."
"Lascia stare... Sai meglio di me che, anche se vuoi divenire un'Apprendista,
nelle tue condizioni ti sarà impossibile."
"Ti stai riferendo alle mie gambe, per caso?"
Mur chiuse per un attimo gli occhi, voltando il viso verso la mora. "Elise, se ti ho insegnato quelle cose e ti ho presa come mia allieva è solo perché volevo che imparassi a difenderti; in guerra non si può mai sapere."
Detto
questo, tornò a dedicarsi al libro come se niente fosse; Elise si portò la mano
destra dinanzi al viso, osservando l'anello d'argento che Cris le aveva regalato
a Natale. "Posso chiederti come mai non mi hai chiesto nulla?"
"Riguardo a cosa?"
"A come facevo a sapere la tua identità, quando ci siamo incontrati in
ospedale."
Mur
non fece una piega, continuando a scribacchiare qualcosa. "Probabilmente è stata
Linx a parlarti del Santuario e di tutto il resto."
"Sei acuto."
"Ne dubitavi?"
La
ragazza mosse la sedia a rotelle, posizionandosi al suo fianco. "In realtà, lei
mi ha raccontato davvero poco... La verità è che ho fatto un sogno..
premonitore, diciamo."
Mur inarcò un sopracciglio, scettico, e lei si affrettò a correggersi. "Non era
proprio un sogno... Forse più una visione."
"Elise..."
"Ah no!" esclamò lei, interrompendolo. "Lo so cosa vuoi dire! Secondo te, certe
cose dette da una persona come me non possono essere reali!"
"Una persona come te in che senso?"
"Pazza."
Calò
di nuovo il silenzio, interrotto da un rombo di un tuono; Mur si decise a
voltarsi del tutto verso la ragazza, lasciando il proprio lavoro sul tavolo.
"Senti..." disse, con la sua solita voce gentile. "Non sto dicendo che te lo sei
inventato, non mi permetterei mai."
"Ah, ecco." L'invalida incrociò le braccia con un gesto delicato. "E allora cosa
volevi dire?"
"Sai che una volta finita la guerra non potrai più stare con noi, vero?"
Il
sorriso sulle labbra di lei svanì. "Come? E perché?"
"Perché il Santuario è un luogo di scontri, di battaglie, e solo i Cavalieri
possono rimanervi."
"Ma io so difendermi! Me lo hai insegnato tu!"
Il Gran Sacerdote si passò una mano sul viso. "Elise, per quanto possa
insegnarti a difenderti, non potresti mai eguagliare gli altri Apprendisti! Per
un Saint, il minimo impedimento potrebbe essere una condanna a morte!"
"Tsk, a quanto pare, comunque lo si rigiri, il discorso è sempre quello."
Sembrava arrabbiata, mentre con la sedia a rotelle si allontanava dal Gold;
Aries scosse la testa.
"Per favore, cerca di capire! Stai mettendo in gioco la tua vita! Nelle tue
condizioni potresti fare ben poco."
Lei gli lanciò un'occhiataccia. "E allora, se sono così inutile, posso sapere
perché hai accettato di farmi venire qui?"
Mur
restò in silenzio, all'improvviso senza parole; effettivamente avrebbe potuto
rifiutare quando la ragazza gli aveva proposto di farla venire al Santuario, ma
era anche vero che non lo aveva fatto perché pensava potesse essere pericolosa.
Ed ora che, passati i mesi, si era rivelata del tutto innocua, allora perché non
la mandava via?
"La verità..." mormorò lei, con voce roca. "...è che ti faccio pena."
Fu il silenzio del Gold a farle più male, tanto che abbassò la testa e prese a tormentarsi le mani, come una bambina; ci pensò un sonoro colpo contro il portone a risvegliare entrambi.
"Ci
hai chiamato?" chiese Milo, apparsogli davanti e seguito da Shura, Marin, Shaka
e da un meno socievole Kanon; Elise non disse nulla, limitandosi a scomparire
dalla loro vista, mentre Aries sembrava stranamente sollevato nel vederli.
"Sì, amico mio. Gli altri?"
"June di Chamaeleon si è rifiutata di venire."
La
voce del Saint della Vergine fece sobbalzare qualcuno, tanto che Capricorn si
lasciò sfuggire un "Toh! Ha parlato!"
"Il motivo?" domandò Mur, lasciando perdere il commento di Shura; Shaka alzò le
spalle con fare indifferente, guadagnandosi una strana occhiata severa da parte
di Marin.
"Shaina di Ophiucus e Camus non li ho trovati: si vede che erano occupati."
Milo
si voltò di scatto verso colui che aveva parlato -Kanon-, sgranando gli occhi.
"Camus? Quel Camus? Occupato? Per Diana, allora la primavera è sbocciata
anche per lui!"
"Siamo in estate caro mio, e poi si può sapere perché devi sempre pensare male?"
lo rimproverò Gemini, mentre gli altri scuotevano la testa e sospiravano
stancamente; Scorpio sbuffò, guardandoli male.
"Piano con l'entusiasmo, ragazzi... e io che vi volevo tirare su di morale..."
"Aioria, Aldebaran e Aphrodite si stanno occupando degli Apprendisti rimasti."
intervenne Marin, prima che qualcuno potesse strozzare il custode dell'Ottava
Casa. "Il nobile Dauko, invece, è nella Tredicesima per parlare con Lady Saori."
Aries annuì, ringraziandola. "Vi ho chiamati poiché volevo rendervi partecipi di
ciò che ho scoperto riguardo ai nostri avversari."
"E a cosa servirà?" domandò scocciato Shura, appoggiandosi al muro; Kanon lo
guardò male.
"Conoscere i nemici contro cui dovremo scontrarci ci aiuterà a non farci
cogliere impreparati, idiota!"
"Grazie della spiegazione, maestrina, anche se nell'ultimo attacco l'unico a
farsi trovare impreparato eri tu!"
Marin alzò gli occhi al cielo, esasperata: da quando Ashanti era stata esiliata,
i due Gold non facevano altro che provocarsi a vicenda, finendo per picchiarsi.
"Uomini..." sbuffò, pronta a mettersi in mezzo per dividerli.
Fece appena in tempo a muoversi che qualcuno la precedette.
"ADESSO BASTA!"
Non fu
il grido terribile seguito da un'esplosione di energia a far desistere i due
litiganti dal venire alle mani, quanto il fatto che ad aver perso la pazienza,
incredibile ma vero, era stato Mur.
"Finitela, non è così che risolveremo questa guerra, porca puttana!"
Ahi, il Gran Sacerdote che spara parolacce, qui si mette davvero male...
fu l'unico pensiero degli astanti, che tornarono mansueti come agnellini;
Aries riprese fiato, tornando alla solita pacatezza che lo contraddistingueva.
Raccolse il libro ed i vari fogli sparsi sul tavolo, dando per un attimo le
spalle ai presenti. "Milo." chiamò, senza voltarsi. "Hai detto che questo libro
l'hai trovato in Biblioteca?"
"Esatto." confermò Scorpio, confuso, senza capire dove il Gold volesse arrivare;
iniziò a preoccuparsi quando quest'ultimo gli porse un foglio piegato in più
parti.
"Questo è l'elenco dei testi in ordine crescente per il numero di scaffali dove
erano riposti." spiegò, osservando con aria grave il compagno scorrere gli occhi
sulla lista.
Milo impallidì.
"Ma... non c'è?!"
Gli
altri si guardarono, senza capire; Mur riprese a parlare.
"Vi siete chiesti come mai il primo attacco è stato indirizzato proprio in
Biblioteca?"
"Pensavamo che fosse per la presenza di Milo." rispose Marin, sconcertata;
l'interpellato sbuffò sonoramente.
"Suvvia, non ci avrete creduto sul serio, spero! Chi mai vorrebbe uccidere una
persona simpatica come me?"
"Io un'idea ce l'avrei..." sibilarono in coro Kanon e Shura, prima di voltare lo
sguardo ognuno in una direzione diversa; Scorpio intuì che tentare di
risollevare il morale ai compagni era una causa persa.
"L'ipotesi che ho formulato io è azzardata..." riprese il Gran Sacerdote. "...ma
potrebbe anche reggere."
Shaka prese parola, avanzando di pochi passi verso di lui. "Secondo te, il libro
apparteneva alla spia?" chiese, con voce pacata; a quelle parole, Shura si
staccò dal muro.
"Impossibile!" esclamò, confuso. "A cosa sarebbe servito lasciare un libro del
genere in Biblioteca, con il rischio che qualcuno di noi potesse trovarlo ed
ottenere così informazioni importanti, come è invece successo?"
"Beh, è possibile che non volesse lasciarlo lì; è per questo che, quando Milo ha
trovato il libro, quei cavalieri hanno distrutto tutto cercando di assassinare
anche lui!"
"Ma Marin, continua a non avere senso! Perché portarlo lì, con il rischio che
correva?"
La
Sacerdotessa si strinse le spalle, senza guardarlo. "Non saprei..."
"Comunque sia, se ciò che pensa Mur è la verità... allora è un guaio."
Shura spostò lo sguardo interrogativo su Milo, senza capire il significato delle
sue parole; Scorpio volse la testa verso di lui, senza la minima traccia di
allegria in volto.
"Ashanti non era ancora arrivata qui durante il primo attacco... Vuol dire che
abbiamo condannato la persona sbagliata."
Cris si lasciò scappare uno sbuffo d'impazienza quando il suo compagno
d'eccezione si fermò per l'ennesima volta in mezzo alla strada di un villaggio
abbandonato, controllando se stavano andando nella direzione giusta.
"Insomma, Dick, che diavolo ti succede?" sbottò, tentando di farsi sentire
nonostante la pioggia. "Continuando così non raggiungeremo mai chi ci stava
spiando!"
"Perdonami, ma con tutta quest'acqua non si vede praticamente nulla."
Lei sbuffò, tentando di scostarsi i capelli bagnati dal volto. "E porca miseria,
perché diavolo non smette di piovere???" strillò, in preda ad un attacco di
isteria.
Lo svizzero stava per rispondere, quando l'ombra che stavano inseguendo
ricomparve per un attimo davanti ai loro occhi; ricominciò ad inseguirla senza
esitar e Cris gli fu subito accanto.
"Potrebbe essere una trappola!" disse, continuano a correre. "Torniamo indietro
ed informiamo i Gold! Non ti sembra che voglia a tutti i costi che la seguiamo?"
"Sciocchezze!" ribatté lui, aumentando la velocità; la figura davanti a loro
svoltò a destra, entrando in un vicolo stretto e sparendo dalla loro vista.
Linx si fermò, dubbiosa, mentre scrutava il capanno di legno abbandonato che le
si presentava davanti; Dick fu subito dietro di lei.
"Perfetto!" esclamò, superando la ragazza e mettendo una mano sulla maniglia.
"Quella spia è in trappola!"
Lei si affrettò ad immobilizzargli il braccio. "Ma sei fuori? Mi sembra ovvio
che sia un'imboscata e tu ci vai dritto dentro?"
"Tu guardi troppi film..."
"Si può sapere che diavolo ti prende oggi? Sei strano! E non alludo solo al tuo
comportamento..."
Come per sottolineare ciò che aveva detto, Cris posò lo sguardo sull'arto del
compagno intrappolato nella sua stretta; aveva una strana consistenza,
come se potesse svanire da un momento all'altro.
Dick si liberò dalla presa della Silver con uno strattone, irritato. "Sto
benissimo! E adesso levati!"
Scostò
la porta di legno con un gesto brusco e si addentrò all'interno senza più
degnare l'amica di uno sguardo; Cris avrebbe preferito rimanere fuori, ma il
timore che potesse succedere qualcosa all'Apprendista -nonostante se lo
meritasse- la spinse a seguirlo.
La porta dietro di loro si chiuse, lasciandoli nella più completa oscurità; il
rumore della pioggia era accompagnato da uno scricchiolio di legno proveniente
dall'alto, ma non sentirono altro.
"Ora possiamo uscire?" sbottò Cristal, tentando di scorgere la figura dello
svizzero nel buio; lui non rispose, ma mosse qualche passo in avanti.
Linz
non ebbe il tempo di riuscire ad abituare gli occhi all'oscurità che un lieve
rumore la fece voltare di scatto. Qualcosa di duro e metallico la colpì alla
guancia, scaraventandola a terra.
"Lo sapevo!" esclamò lei, rialzandosi dal pavimento polveroso. "Dick, se usciamo
vivi da qui me la paghi cara!!"
Una voce fredda e femminile le arrivò alle spalle, facendola sussultare.
"Taci..."
La
Silver riuscì a schivare dei pugni basandosi solo sullo spostamento dell'aria,
ma non poté evitare un calcio all'altezza dello stomaco che la buttò contro
qualcosa di duro e spigoloso.
Casse di legno... constatò la ragazzina, dolorante.
Tese le orecchie, attendendo di percepire anche il minimo rumore; la luce grigia
e tetra presente di fuori filtrava appena da sotto la porta e la Silver riuscì a
notare una sagoma in piedi, a poca distanza da lei.
Prima che la sconosciuta potesse colpirla di nuovo, Cris spiccò un balzo in
avanti, alla cieca, finendo contro l'avversaria; quella si lasciò sfuggire un
gemito di sorpresa non appena finì a terra e Linx ne approfittò per trovarle il
collo e stringerglielo con entrambe le mani.
"Non so chi tu sia, ma non ti trovo molto simpatica dato il caloroso benvenuto..." sibilò, sentendo le unghie della nemica penetrarle nei polsi; era difficile mantenere la presa, dato che quella si dimenava come un'anguilla, ma la Saint sembrava non intenzionata a cedere.
Tutt'a
un tratto la stanza venne illuminata bruscamente, tanto che la luce ferì gli
occhi della ragazzina per un istante; la sconosciuta doveva averne approfittato,
anche perché sentì le mani della sua rivale stringersi attorno ai suoi polsi,
distanziandoli con un gesto secco e liberandosi.
"Ce ne hai messo di tempo, idiota." tossì quella, scrollandosi di dosso la
Silver e puntando lo sguardo verso il fondo della stanza.
Cris
si alzò a fatica, alzando la testa per riuscire a guardare in volto la sua
avversaria: aveva i capelli lunghi, castani, che incorniciavano un viso ancora
giovane a differenza di quanto dimostravano le profonde rughe sulla sua fronte;
gli occhi color carbone la fissavano con sufficienza e forse anche con un
piccolo istinto assassino.
"Mio Dio..." mormorò Linx, strabuzzando gli occhi. "Il Cavaliere del Fuoco!"
La
donna sorrise in modo maligno, scoppiando a ridere. "Cielo, non pensavo di
essere così famosa!"
"Finiscila di fare la cretina." le ordinò perentoria una voce metallica,
evidentemente camuffata da un apparecchio.
Cristal scattò in piedi, voltando lo sguardo intorno a lei; alle sue spalle,
Dick avevo la testa bassa e i suoi movimenti erano ostacolati da delle corde che
gli avvolgevano il corpo; affianco a lui, un altro Cavaliere a lei molto
famigliare e con l'armatura viola la guardava divertito, incrociando le braccia
al petto.
"Toh, c'è anche il tizio del Vento..." sbuffò, mettendosi in posizione di
difesa. "Devo prendere a calci in culo anche te?"
Le parole crude non nascosero del tutto il suo tono incerto e lei si morse
segretamente il labbro quando l'interpellato scoppiò a ridere.
"Andiamo Cristal... Dovresti sapere meglio di me che non hai speranze in
battaglia."
"Tu come fai a sapere come mi chiamo??"
Il Cavaliere sospirò, portando entrambe le mani ai lati dell'elmo che gli copriva la testa. "Pensavo fossi più sveglia, sai?"
Se
Cris all'inizio era spaventata, quando lui si tolse quella protezione, rivelando
il proprio volto, il terrore s'impossessò della ragazzina, impedendole ogni
movimento.
Si limitò a tremare vistosamente, sillabando il nome del ragazzo che le stava
davanti.
"... Dick?"