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Autore: Koa__    12/01/2013    1 recensioni
Spock e Jim. Un'amicizia che lentamente si sta trasformando, che sta mutando in qualcosa di più complesso. Sentimenti che cambiano ed emozioni che sfuggono anche al controllo della più ferrea e rigida logica. Una storia introspettiva che prova a scavare nell'animo del vulcaniano Spock e del suo appassionato capitano James Kirk.
(TOS)
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Controllo


«Per un vulcaniano l’aspetto fisico di una persona è del tutto irrilevante. È illogico giudicare qualcuno soltanto dalla sua figura ed è quanto meno assurdo il pensare di potersi beare della bellezza di un individuo. Trarre piacere guardando un ammasso di cellule ben assestate è la cosa più insensata che uno della mia razza possa anche solo pensare, è quindi del tutto illogico il mio sentimento nei suoi confronti e non capisco come io possa desiderarla così tanto, Jim e come faccia il mio fisico a reagire alla sua vista».

«Spock, mi sente?»

La voce del capitano Kirk lo riscosse dai propri pensieri, il vulcaniano si guardò attorno stranito: l’aveva fatto di nuovo! Aveva pensato a quel che avrebbe potuto dirgli e l’aveva fatto nel momento meno opportuno.
 

Posò lo sguardo su di lui, l'umano era seminudo e teneva appoggiati sulla spalla gli abiti che avrebbe dovuto indossare. Sul suo viso era dipinta una strana espressione, il sorriso ammaliante che era solito portare e che aveva il potere di accelerare il battito del suo cuore, aveva lasciato spazio ad una sorta di preoccupazione che Spock non riusciva davvero ad interpretare.


Era forse in ansia per lui? Perché dal tono di voce che aveva usato, si poteva quasi intuire della preoccupazione. O forse si sbagliava...
 

«Spock, si sente bene? È rimasto immobile a fissare il vuoto per molto tempo, devo chiamare McCoy?»
«Non è necessario, stavo solo pensando» spiegò con voce pacata, provando a sembrare il più tranquillo possibile.
«E a cosa se posso permettermi? Doveva essere un bel sogno ad occhi aperti per perdersi fino a quel punto; ho provato più volte a chiamarla, ma senza ottenere risposta. Per un istante ho addirittura creduto che fosse andato in catalessi».
«Catalessi?» domandò in risposta, cercando di comprendere l'ennesimo bizzarro modo di dire terrestre.
«Sì, beh… lasci perdere, mettiamoci questi abiti piuttosto» mormorò Jim, posando i vestiti che teneva in mano per poi sbottonarsi i pantaloni.


E mentre Jim si spogliava della divisa, Spock non riusciva proprio a distogliere lo sguardo da lui: il colore rosato della sua pelle lo faceva letteralmente impazzire. Chissà come sarebbe stato accarezzarlo... E al tatto la sua pelle era liscia o ruvida? Le sue mani grandi sapevano essere anche delicate? Chissà com'era la sua voce mentre faceva l’amore e i suoi occhi? Avrebbero brillato così come brillavano adesso?
 

«Io ho il controllo» mormorò.
«Io ho il controllo» ripeté, stringendo con forza il pugno mentre le nocche della sua mano inverdivano.
«Io ho il…»

 

Spock non riuscì a trattenersi, la sua mano stretta a pugno andò a schiantarsi violentemente contro un visore, facendolo accartocciare su sé stesso.

 

Forse aveva gridato, il vulcaniano non ne era sicuro. Sentiva dolore alla mano, ma in quel momento non era quello che aveva bisogno di dominare. Doveva controllarsi e soffocare la sua attrazione per il terrestre e gli era necessario farlo il prima possibile.


 

*

 


 
Seduto sul bioletto dell’infermeria, Spock cercava a fatica di placare i suoi istinti in subbuglio. Dopo avergli medicato la mano, il dottor McCoy non aveva smesso un solo istante di girargli attorno, analizzandolo con il suo scanner medico. Lui però non ci aveva nemmeno badato, così come non aveva ascoltato il suo borbottio incessante che, ora, era quasi un eco lontano che a malapena arrivava alle sue orecchie. Lo sguardo basso e fisso a terra non gli permetteva nemmeno di guardare il capitano in viso, tuttavia Spock percepiva distintamente la presenza di Jim al suo fianco. Strinse il pugno, le nocche avevano smesso di sanguinare e il dolore era minimo, tanto che nemmeno il dottore aveva ritenuto necessario il dovergli somministrare degli antidolorifici. Ciò che l’aveva portato a perdere il controllo però, era tutto tranne che domato. Aveva bisogno di meditare, non gli occorreva altro in quel momento se non quello.

Di certo non gli era utile lo stare vicino a Kirk, sentire il suo profumo inebriante e percepire il suo sguardo su di sé gli donava sensazioni piacevoli. Forse troppo.

«Mi scuso per il mio comportamento» esordì poco dopo, sollevando lo sguardo fino ad incontrare quello stupito del medico. «Ultimamente non ho avuto il tempo di meditare e questa pratica è essenziale per noi vulcaniani al fine di controllare e dominare le emozioni».
«Non mi intorti con i suoi giri di parole, Spock, ha perso il controllo e non può essere per colpa della meditazione. Le sta succedendo qualcosa, anche se non capisco cosa possa essere».
«Non si sforzi eccessivamente, mi sento bene. Ora se permettete mi ritirerei nella mia cabina per il resto della mattinata, riprenderò servizio nel primo pomeriggio, capitano, dottore».

 


Il primo ufficiale uscì a passo svelto dall’infermeria, lasciando dietro di sé solo dubbi e domande.


 

*

 



Rimasti soli, Bones e Jim si guardarono dubbiosi, mai avevano visto Spock comportarsi a quel modo. Soltanto durante il Pon Farr aveva perduto il controllo della propria mente, ma se allora era giustificato, adesso non aveva alcun senso.
«Allora, Bones, come sta?» domandò Jim, lasciandosi andare contro la parete.
«Dal punto di vista biologico è in ottima forma, a parte quella leggera escoriazione. Non ha febbre e dalle mia analisi non risulta nulla di neurologico: è perfetto» concluse incrociando le braccia.
«Credi alla storia della meditazione?»
«Mh... Per quanto mi secchi doverlo ammettere, devo dire che Spock ha sempre dimostrato di conoscere il proprio corpo meglio di quanto lo possa comprendere io. Questa volta non ho basi medico-scientifiche che mi facciano credere che non sia vero ciò che ha detto, non ho niente su cui basarmi per controbattere. Non ci resta che credere alle sue parole, per quanto indecifrabili siano».


Jim lo guardò dubbioso, si aspettava una risposta del genere da parte del dottore. Lo conosceva sufficientemente da sapere che avrebbe dato soltanto il suo parere di medico, senza azzardare ipotesi. Entrambi erano sicuri di conoscere il primo ufficiale, ma ora che ci riflettevano, entrambi comprendevano che in realtà della sua vita privata sapevano ben poco.


«Che dobbiamo fare?» chiese senza nascondere ansia.
«Nulla» rispose Bones, «farà tutto da solo, non possiamo fare niente per aiutarlo».

 


Nell’infermeria calò il silenzio, evidentemente in ansia per la salute del suo primo ufficiale, Jim Kirk non riusciva a nascondere i suoi sentimenti. Il capitano si lasciò andare sul lettino, coprendosi la vista. Si massaggiò le tempie provando ad alleviare il leggero mal di testa che quell’assurda situazione gli aveva provocato, ma incapace di stare fermo, scattò all’impiedi voltando le spalle a McCoy ed abbassando lo sguardo a terra.

«Non so se ne sono capace, Bones, non so se riesco a non fare nulla» ammise.
«Ancora quei sentimenti, Jim?» domandò Leonard sornione.
«Già» annuì il capitano voltandosi e guardandolo negli occhi.

 


Le guance colorate di rosso sottolineavano l’imbarazzo che provava, tuttavia il capitano non voleva distogliere lo sguardo. Doveva affrontare quella situazione e dare un nome a ciò che provava e nessuno meglio di Bones avrebbe potuto ascoltarlo. Lui era suo amico, forse il più vero e sincero che aveva mai avuto in vita sua ed anche se sapeva che a fatica concepiva i rapporti tra persone dello stesso sesso, era certo che l'avrebbe consigliato nel modo migliore.
«Ero sicuro che sarei riuscito a controllarmi, perché lo faccio sempre quando sono in servizio. La responsabilità che sento per questi quattrocento uomini, mi porta a ragionare a mente libera; in un certo senso come Spock. Ma questi sentimenti che provo, sono incontrollabili e mi spaventano. Ho paura di perdere il senno da un momento all’altro, vorrei seppellire questo amore dentro di me ed eliminarlo dal mio cuore, ma non ci riesco! Ho anche paura che se mi lasciassi andare e se amassi Spock completamente, la vita dei miei uomini potrebbe essere in pericolo. Sempre che lui ricambi ciò che provo...»
«Per quale motivo credi che metteresti tutti in pericolo?» domandò Bones accennando un sorriso.
«E se perdessi tempo a fare l’amore con lui piuttosto che adempiere ai miei doveri? O se prendessi una decisione in funzione del mio sentimento, mettendo a rischio la vita di quest’astronave?»
«Non lo posso credere, Jim e conosco bene sia te che Spock. Ammettendo che un giorno starete insieme, io non posso pensare che due uomini come voi preferirebbero rimanere in cabina a fare l’amore, infischiandosene di tutto il resto. E sono sicuro di quel che dico».
«Quindi?» l’incalzò Jim.
«Secondo me dovresti parlarne con lui».
«Pa-parlarne con lui?» balbettò.
«E perché no? È proprio così improbabile che non provi nulla per te? Sei un uomo attraente e intelligente e non ti lasci andare a sentimentalismi inutili, sembri perfetto per Spock».



Il capitano si soffermò un istante, riflettendo sulle parole dell'amico. A stento si riconosceva, dove diamine era finito il Jim Kirk che non si lasciava scappare una conquista? Che aveva amato decine di donne e uomini e che non voltava mai le spalle di fronte alle difficoltà? Forse era sopraffatto dalla portata di quei sentimenti, troppo intensi, troppo fuori controllo per non averne paura.

«Tu dici che dovrei...» azzardò a dire timidamente.
«Ma certo!» lo rassicurò. «E ora devo stendere il mio rapporto medico, quindi buona giornata, capitano». 



Kirk fece ritorno sul ponte, senza smettere un solo istante di pensare a quella situazione, doveva parlare con Spock e risolvere la faccenda. Gli avrebbe dato il tempo che occorreva per meditare, dopodiché l'avrebbe affrontato. 


Continua...



Come avrete sicuramente notato, il rating di questa long è stato abbassato a giallo. Il motivo è semplice: ho praticamente finito di scrivere la storia (ho messo giù un pezzo dell'epilogo giusto oggi) e dato che non ci sarà nessuna lemon e nessuna scena di sesso, mi sembrava più giusto fare così. Vorrei spiegare i motivi per cui non ci sarà nessuna scena rossa in questa storia, ma ne verrebbe un poema e di certo sarebbe più lunga la spiegazione del capitolo, il riassunto è che secondo me non ci stava bene nel contesto generale. 

Spero comunque che questo capitolo vi sia piaciuto, io l'ho considerato il più azzardato di tutti, specie per il comportamento di Spock. 
_Koa_

   
 
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