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Autore: newyorkese    12/01/2013    0 recensioni
Questa storia parla di una semplice ragazza: Nicole, cresciuta dalla vita e da tutti i suoi numerosi imprevisti. Vive a Londra e dopo alcune difficoltà troverò finalmente l'amore e il sorriso.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Era uno stupido piovoso giovedì sera di quella sua stupida vita. Entrò in casa e fece cadere la borsa rumorosamente per poi restare qualche secondo davanti lo specchio a fissarsi mentre pensava se era quello l’aspetto che aveva avuto tutta la serata. Non era stata un gran che ma tutta la sua vita non lo era e quindi non si stupì di molto. Tolse gli stivali e si distese sul suo divano mentre dalla finestra provenivano grandi tuoni a causa del temporale. Si sentiva sola, forse perché lo era veramente, da quando aveva perso i suoi genitori era tutto diverso nella sua vita. Fissò la sua televisione spenta e si guardò in giro per cercare il telecomando, lo vide e si sporse per raggiungerlo. La sua felpa grigia lasciò spazio ai suoi polsi distrutti dalle emozioni troppo forti per essere controllate. Erano tre giorni che riusciva a controllarle e voleva continuare, così afferrò il telecomando e coprì le sue cicatrici. Ricordava bene il giorno in cui aveva iniziato, non ne andava fiera ma era l’unico dolore che riusciva a controllare. ‘Uno degli ultimi giorni di scuola del suo ultimo anno al liceo, uno degli anni più belli per una ragazza, almeno così dicono. La sua vita faceva schifo già da un pezzo e quest’idea le scorreva nella mente da sempre. Quel giorno era stato uno dei peggiori e poco prima dell’uscita chiese d’istinto alle sue amiche la loro reazione:
Nicole: Voi cosa fareste se scopriste che io mi tagliassi?
‘Nulla’ era stata la loro risposta, nessuno credeva avesse mai avuto il coraggio di compiere quel gesto
Nicole: Dico sul serio, non sto scherzando..
Poi quella che lei considerava la sua migliore amica le disse di fissarla dritta negli occhi e con uno scatto felino le alzò le maniche della camicia, e con uno sguardo soddisfatto disse:
Sarah: Visto? Non c’è niente di cui preoccuparsi..
Quel giorno aveva iniziato perché aveva la certezza che neanche le sue pseudo-amiche la avrebbero aiutata nel momento giusto. Scacciò quel momento dalla sua testa e strizzò gli occhi. In quel momento avrebbe voluto solo qualcuno da abbracciare, qualcuno che le dicesse ‘ehi, va tutto bene’ ma non c’era e nulla andava bene. Figlia unica, i genitori sepolti nel cimitero di Liverpool, dopo che un pazzo li aveva investiti la notte di Capodanno. Capodanno, oramai era vicino anche quel periodo, già, quel 28 dicembre lo stava passando proprio male. ‘Altri 3 giorni e sarai nel nuovo anno’ continuava a ripetersi convinta che quel nuovo anno le avrebbe cambiato la vita in meglio, ma sapeva bene che erano tutte cazzate, non cambiava nulla se non un numero sui calendari. Si chiedeva sempre se un giorno la vita le avesse sorriso ma iniziava a perdere le speranze. Non provò neanche ad accendere la tv, si alzò a frugare nella sua borsa e ne estrasse il suo iPod e le sue cuffie e poi salì nella sua stanza. Fissò le sue foto, quella era l’unica cosa che davano un minimo di colore alla sua vita. Le piaceva fotografare, fotografava ogni cosa: macchine, case, cartelli, persone, emozioni.. era convinta di poter catturare la vera essenza di una persona fotografandola, una semplice foto gli lasciava un ricordo e qualche sorriso forse. Infilò il suo pigiama e si distese sul letto, passava il suo tempo a pensare ai suoi difetti: i fianchi troppo grandi, magari non era molto alta e magari non era il massimo della bellezza. Lei aspettava solo qualcuno che le facesse capire che i suoi non erano difetti ma pregi, qualcuno che la amasse per quello che era e non per quello che voleva che fosse.  Si affacciò al balcone, era il posto che adorava di più dopo il suo posto segreto: una panchina sulla riva del Tamigi, adorava quel posto, la faceva sentire a suo agio anche più che nella sua stessa casa. Si sedeva li e fissava il mondo intorno a sé, la gente che passava, i taxi che scorrevano insieme a quegli autobus rossi che tanto adorava. Aveva lasciato Liverpool dopo essere rimasta sola, aveva venduto casa e con i soldi ne aveva comprata una a Londra. Non sarebbe riuscita a vivere in una casa dove tutto le ricordava quello che non aveva più. Era questo il suo carattere, sbagliato certo ma era questo: scappava appena ne aveva l’occasione. Tornò nel suo letto e accese l’iPod. Accendeva l’iPod e poi alzava il volume sperando che potesse superare le grida del suo cuore, gettandosi sul letto. Passava le ore, le notti, i pomeriggi interi in quel modo. La musica non era la sua vita, ma di sicuro la rendeva più piacevole. Forse era per questo che amava le persone con i suoi stessi interessi musicali, loro cercavano nella canzoni le stesse cose che cercava lei, e lei cercava nella musica, i pensieri che da sola non riusciva a tirar fuori dalla sua mente <3
  
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