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Autore: kresbiten    12/01/2013    4 recensioni
- Peter... com'è fare l'amore?- se era possibile, Charlotte arrossì ancora di più, ma osò fare questa domanda. Il ragazzo era a dir poco stupito, eppure, conosceva benissimo la risposta.
- Non lo so, Charlotte, non lo so. Io ho sempre fatto sesso, ma mai l'amore- le spostò una ciocca di capelli dalla fronte, sorridendo intenerito dalle sue guance rosse. La vide stringere le labbra e poi mordersele, sintomo che stesse per fare una delle sue domande-dalle-guance-rosse.
- Se... se lo facessi con me, cosa sarebbe, Peter?- il ragazzo si bloccò e rimase a bocca aperta per qualche secondo, per poi deglutire un paio di volte consecutivamente. Non si era mai posto questa domanda, ma si limitava a pensare che quel che faceva con quelle ragazze era solo per sfogare le sue ire represse, come le chiamava Charlotte. Era un modo per distrarsi, sfogare i suoi nervi e la sua astinenza. Solo sesso, niente affetto, amore o bene. Mentre Charlotte... si era limitato sempre a vederla come la sua piccolina, indifesa e preziosa migliore amica, che andava protetta; ma mai come una ragazza con cui fare altro.[...]
- Sarebbe amore, Charlotte. Io penso che sarebbe amore-
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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<big><big>Maria Felicia Benevento Efp</big></big> At first sight I left the energy of sun rays,
I saw the life inside your eyes.

 So shine bright, tonight, you and I,
we’re like beautiful diamonds in the sky.
 Eye to eye, so alive,
 we're like beautiful diamonds in the sky.


*



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Scusate davvero tanto il ritardo, spero di farmi perdonare.
Buona lettura!




Continuava a guardarsi e riguardarsi allo specchio, trovando ad ogni occhiata un difetto.
Prima i capelli, poi un punto nero, la piega del vestito, la guancia pallida. Fortunatamente non aveva ancora indossato quei trampoli che si ritrovava come scarpe, o a fare avanti e indietro si sarebbe già trovata con due caviglie gonfie da far concorrenza ad una mongolfiera.
Era già in ritardo di venti minuti, ma tanto si sapeva che a questo genere di cose mai tutti erano puntuali, tutt'altro. Quindi se l'era presa con comodità mentre acconciava i capelli in soffici boccoli e sfumava la matita nera brillantinata sugli occhi; aveva messo appena un pò di fard sulle guance pallide e un pò di rossetto rosso, tanto per darsi colore e richiamare il color corallo del suo vestito corto.
Eppure... si piaceva.
Le piaceva come il vestito aderiva ai suoi fianchi e come le gambe fossero lunghe e slanciate grazie ai tacchi, nonostante fosse un metro e sessanta d'altezza; le piaceva come i capelli contornavano il suo volto e come il nero dei suoi occhi fosse accentuato dal trucco particolare.
Era... carina.
E sola.
Aveva deciso di andare a quella maledetta festa di primavera solo per non dare soddisfazione a quelle galline delle sue amiche, che avrebbero ricominciato a prenderla in giro a causa della sua assenza. Certo, non che presentarsi da sola fosse una gran bella figura, ma almeno avrebbe potuto sfoggiare quella Charlotte che nessuno era abituato a vedere.
E sapeva anche che al ballo ci sarebbe stato Matthew, e l'idea di passare anche solo dieci minuti in sua compagnia non era male, in effetti. Effettivamente, si era aspettata un invito ufficiale da parte del ragazzo, ma poteva ben capirlo, soprattutto dopo quella scenata sulla piazza del liceo a causa di Peter.
Peter...
Non lo sentiva dal giorno precedente, ossia dalla discussione, dopo che lei aveva urlato ed era scappata nel pullman senza nemmeno dargli la possibilità di fermarla. Era ancora arrabbiata, senza saperne esattamente il motivo; era scoppiata di rabbia senza sapere il perchè, mentre Samanta continuava a parlare di Peter come un ragazzo che continuava a prenderla per culo mascherandosi dal bell'amico.
E... sì, aveva provato un certo fastidio, mentre le ragazze lo guardavano con la bava alla bocca e mentre lui se ne usciva con quel 'non c'è bisogno di alterarsi'.
Scosse la testa e si portò un boccolo dietro alla spalla. Era ora di andare: afferrò la borsetta e spense la luce, afferrando le chiavi dell'auto con cui sarebbe andata; si chiuse la porta d'ingresso alle spalle, ma ad attenderla non c'era la sua macchina da essere guidata, ma un'altra, sportiva, lucida, in moto.
Ma, soprattutto, c'era Matthew al posto guida.
Il sorriso ebete che spuntò sul suo volto fu spontaneo e il suo cuore fu avvolto da un calore confortante e pieno di speranze. A passo deciso si avvicinò all'auto e sobbalzò quando vide lo smoking blu del suo pseudo-amico affiancarla e aprirle la portiera.
"So di non averti invitata ufficialmente, ma pensavo ti servisse un passaggio" era bellissimo; il blu gli stava d'incanto e si intonava perfettamente con i suoi capelli biondi e gli occhi chiari.
"Stai molto bene, Matt" confessò Charlotte, mentre si accomodava in auto. Il ragazzo si sentì arrossire e balbettò un 'grazie' emozionato, senza rendersi conto di non aver nemmeno ricambiato il complimento. Eppure continuava a guardarla, a soffermarsi sulle sue gambe lunghe e pallide, ricoperte da una leggera calza, sul suo viso così ben curato, sui suoi capelli neri e sulle labbra rosse. Era bellissima... e lui si sentiva un perfetto idiota.
Ma, soprattutto, si sentiva in colpa.
Decise di non soffermarsi troppo su quei pensieri negativi e umilianti, ma di concentrarsi sulla serata e di godersela con quella ragazza che cominciava a piacergli davvero.

Il parcheggio era pieno di auto sportive ed eleganti; molto probabilmente tutti si erano fatti prestare l'auto per quell'occasione da qualcuno, nella speranza di fare maggiormente bella figura. Certo, si sapeva benissimo che gli alunni di quell'istituto fossero ben combinati dal punto di vista economico, ma alcuni genitori -i più intelligenti- non ci tenevano a dare le loro nuove e lucide auto ai loro figli neo patentati, rischiando di trovarsele ammaccate o graffiate il giorno dopo.
Charlotte si guardò intorno e sospirò di sollievo mentre guardava i vestiti eleganti delle ragazze e delle sue compagne; aveva temuto di essersi vestita troppo elegantemente, e invece aveva fatto bene. C'erano vestiti di ogni genere, eppure tutti di uno stile classico ed elegante.
Matthew le porse il braccio e lei lo sfferrò ben volentieri, entrando in quel locale da cui provenivano luci di mille colori e musica a tutto volume. Sentì immediatamente puzza di alcool e fumo, mentre svariati corpi si muovevano sotto i riflettori a ritmo di musica. Si sentivano grida, schiamazzi, risa, vocioni.
La solita serata da discoteca.
Non era mai stata a serate del genere; era sempre stata la solita ragazza che preferiva rimanere a casa a leggere un buon libro. Solo qualche festa di compleanno e, al massimo, qualcuna quando stava con Mark e la trascinava a destra e a sinistra; più che altro, in quel caso, aveva frequentato bar in cui il suo ex ragazzo ordinava birre a morire.
Da lontano vide il gruppetto di ragazze che conosceva e, non appena la notarono, si sbilanciarono per salutarla.
"Vieni con noi, Lot!", le urlò all'orecchio Samanta, sorridendo e sfoggiando il suo vestito paiettato sotto le luci colorate.
Si sentiva ancora timorosa e parecchio arrabbiata con quella ragazza che era stata motivo di discussione per lei e Peter. Eppure, per lei, sembrava una storia già vecchia; beh, da una come lei cosa pretendeva?
"Salve ragazze", sorrise e salutò con la mano, non sicura di essere udita a causa del frastuono che c'era nel locale. Si girò, resasi conto di aver perso il braccio di Matthew nel momento in cui Samanta l'aveva tirata. Fortunatamente era ancora lì, a qualche metro di distanza, mentre parlava e rideva con un gruppo di ragazzi.
"Sei uno... schianto! E noi che ti facevamo santarellina. Su, andiamo a ballare"
"Ma veram.." cercò di rifiutare ma la tirarono per il braccio e le sfilarono il cappotto, gettandolo sul divanetto accanto all'attaccapanni.
"Ti ci vuole alcool, ragazza!"
"Non lo reggo!" urlò, ma probabilmente non la sentirono, perchè le lasciarono tra le mani un bicchierone pieno di liquido denso e trasparente.
Massì, una volta ogni tanto non fa male a nessuno!, penso sorridendo.
Buttò giù e sentì subito la gola bruciare e riscaldarsi; l'effetto benestante fu immediato, tanto che iniziò a sentire la testa leggera così come le gambe. Finì di scolare il bicchiere e lo poggiò sul bancone, per poi buttarsi in pista insieme alle sue amiche.
Non le era mai successo di lasciarsi andare così, di mettere in mostra quel che era la vera Charlotte, in realtà. Sempre timida e impacciata, a differenza di quella che sera che si muoveva a ritmo della musica e muoveva i fianchi sensualmente; e non stava imitando le sue compagne che si sbattevano e strusciavano sul primo ragazzo che passava, ma era un gesto istintivo e naturale. Come se la Charlotte da notte si fosse improvvisamente risvegliata e si fosse finalmente ritrovata.
Mentre, dall'altro lato del locale, Matthew la guardava incantato e sì, anche leggermente stupito.
Chi se lo sarebbe mai aspettato dall'ingenua e dolce Charlotte?
Sorrideva, mentre la guardava; ma sentiva anche il cuore battere all'impazzata mentre beveva a sorsi il suo Cosmopolitan e ripensava alle parole dei suoi compagni, soddisfatti e divertiti quando lo avevano visto arrivare con lei. Si erano congratulati, eppure non era finita lì. Erano rimasti sorpresi della brevità dei tempi, ma...
Decise di raggiungerla, gettando il bicchiere di plastica duro nell'angolo e immergendosi in quella massa calda composta da tanti corpi in movimento. Si spaziò tra le persone, evitando ragazze che gli si buttavano addosso e cercavano di toccarlo, ormai fatte e ubriache. E la raggiunse, poggiando docilmente le sue mani sui suoi fianchi e girandola verso di lei.
Non appena lo vide le si arcarono le labbra; la ragazza poggiò le braccia sulle spalle di Matthew e prese a ballare in sincrono con lui.
Sembravano perfetti per stare insieme, la coppia perfetta e senza pensieri, che si divertivano. Forse erano invidiati da coppie che si erano divise e di cui i componenti erano chiusi in bagno con qualcun'altro, consumando un tradimento, forse lei era invidiata dalle ragazze a cui piaceva il biondo.
E, forse, lui era odiato da qualcuno.
Il bicchiere di quello strano liquido trasparente che piaceva davvero tanto a Charlotte, fu solo il primo di tanti altri. Matthew glie ne aveva offerto uno, le sue amiche che cercavano di farla impazzire altri, ragazzi in cerca di conquiste altri ancora.
E rideva, mentre ballava con le altre ragazze.
Rideva, mentre cantava a squarcia gola una canzone che sapeva a memoria.
Rideva, mentre ballava con Matthew, mentre le sue mani erano dietro alla sua nuca e sentiva quelle del ragazzo sui suoi fianchi. Occhi negli occhi, mentre il loro fiato sembrava mescolarsi, mentre i loro nasi si sfioravano, mentre stava per baciarla.
"Cosa diamine stai facendo?", il tono serio e arrabbiato coprì il volume alto della musica nelle sue orecchie, mentre le labbra di Matthew erano a pochi millimetri dalle sue.
Una mano le afferrò il polso e la fece girare, aumentando la nausea che le tormentava il povero stomaco pieno di alcool.
Probabilmente era davvero ubriaca, forse stava solo sognando, forse erano allucinazioni. Eppure il volto corrucciato e arrabbiato di Peter sembrava essere troppo reale per poter essere il soggetto di un suo sogno o di una sua allucinazione.
"Cosa..? SEI UBRIACA! SEI FORSE IMPAZZITA, CHARLOTTE?!" le urla coprivano le parole di quella canzone che a lei tanto piaceva, eppure Charlotte scoppiò a ridere.
Le sembrava così buffo mentre urlava arrabbiato, mentre il suo volto nero diventava ancora più stordito a guardarla in quelle condizioni, mentre le sue dita gli si chiudevano a pugno serrato.
"Ancora tu? Ma stai sempre in mezzo?!"
"Fatti gli affari tuoi, moccioso" Peter non guardava nemmeno Matthew, ma teneva gli occhi puntati sul viso di Charlotte, in preda alle risa. "Adesso tu vieni con me e ce ne andiamo" la tirò per un braccio, ma Matthew fu più veloce e tirò il corpo della ragazza verso di lui, stringendola forte al suo fianco.
Come a proteggerla, senza rendersi conto che quello da cui doveva proteggerla era da lui stesso.
"Charlotte non va da nessuna parte"
"E tu chi saresti per decidere al suo posto?"
"Il ragazzo con cui è andata al ballo. Il suo accompagnatore" il sorriso soddisfatto di Matthew lo irritò maggiormente.
"Un accompagnatore che l'ha fatta bere. Sai che è astemia? No, quindi lascia decidere me se sia il caso che torni a casa o no" il biondo rimase zitto, senza riuscire a trovare le parole giuste per risponderlo. Non si era affatto comportato da gentiluomo, aveva lasciato che la sua ragazza bevesse senza controllo, senza nemmeno chiederle se avesse retto o no; aveva solo pensato a divertirsi, come, in realtà, era il piano..

"Mi fai male!" urlò, squittendo, Charlotte; scosse il braccio e cercò di staccarsi dalla presa ferrea del suo migliore amico. "E lasciami!", continuò a lamentarsi, alzando gli occhi al cielo.
"Non urlare o ti tappo la bocca. STA ZITTA, CHARLOTTE. STA-ZITTA"
"Mi sono rotta di stare zitta! Devo sempre fare quel che mi dici tu, quel che mi dicono le mie amiche, quel che mi dicono mio padre e mia madre. LASCIATEMI VIVERE"
"Sei ubriaca, non sai quel che dici!" mentre discutevano, si erano fermati sul lato ovest della discoteca, illuminato da un lampione mezzo filminato in mezzo alla strada; non c'era anima viva per la strada, al massimo qualche compagnia di ragazzi chiusi in macchina, ma ben lontani da dove erano loro.
"Non sono ubriaca!"
"Sì, che lo sei"
"TI DICO DI NO, PUOI CREDERMI? So come mi chiamo, quando è il mio compleanno e il tuo, che ci conosciamo da sei anni, che ti scopi le mie amiche e che non mi ti sei fatto vivo da ieri!" il ragazzo rimase zitto, mentre rimuginava sulle parole della sua amica. Il suo orgoglio aveva peggiorato le parole infuocate del giorno precedente; sapeva benissimo quanto la sua amica fosse fragile e sensibile, eppure... eppure non aveva attivato il cervello mentre parlava, mentre gli occhi neri della sua nana diventavano ancora più scuri e sempre più piccoli, ma, soprattutto, più lucidi. Solo dopo si era reso conto di averla ferita ma... l'orgoglio distrugge tutto.
"Mi dispiace per ieri..." mormorò, abbassando lo sguardo.
"Dispiace più a me! Pensavo mi conoscessi e, invece, mi sbagliavo!" gli si era avvicinato, puntandogli il dito contro al petto. Le sue parole erano taglienti e il suo tono duro e deciso.
"Charlotte..."
"Sì, è questo il mio nome. Che bello!, lo ricordi ancora. E sentiamo, te lo ricordi anche mentre ti scopi le mie compagne?" ennesima pugnalata al petto, sempre più profonda, con una lama sempre più affilata, intrisa di veleno nero e di lacrime insanguinate. Sentiva la ferita al petto ardere, bruciare talmente tanto da piangere.
"Lo sai che per me, tu e loro siete due cose completamente separate"
"E tu sai benissimo quanto io venga presa per il culo da quelle lì! Che razza di amico sei? Da quanto tempo mi conosci per non capire ancora quanto io soffra per loro e per tutto il resto?" il pugno stretto della ragazza sembrava pesare quintali contro il petto di Peter; era come se gli stesse trasmettendo tutto il dolore, con un solo gesto, con un solo contatto. Come se gli stesse urlando tutto il dolore che aveva dentro o come, forse, stava già facendo.
Allungò una mano, mentre il cuore cadeva in mille pezzi insieme alle lacrime calde della sua migliore amica. Tentò di sfiorarle il volto, ma uno schiaffo allontanò la sua mano; e quel gesto gli fece ancora più male, gli recò ancora più dolore, affondò maggiormente la lama.
"E io, ogni volta, come la stupida, ci sto male. E poi ti perdono, ti perdono e, ogni volta, mi affeziono sempre di più a te"
"Sai quanto io tenga a te... Sei la più importante, Charl, lo sai. Loro non sono nulla, tu sei tutto"
"E allora perchè... perchè non basto? Mi dici sempre che sono bella, ma non ti basta! Che sono tutto, ma non ti basta!"
"Cosa stai dicendo Charl? Tu mi basti, sempre.."
"No! Tu non mi vuoi!" le afferrò le spalle e le strinse nella sua presa ferrea, temendo per qualche secondo di poterla romperla.
"Ti voglio!"
"Dimostramelo allora!"
"Dimmi cosa fare e lo farò, ti dimostrerò che ti voglio, che ci tengo a te" le sue piccole mani si chiusero a calice sulle guance del ragazzo, stringendo la presa e avvicinando i loro volti.
"Fa l'amore con me" e lo baciò.






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Ehm... sono tornata *sorriso ingenuo e occhi dolci*
Scusate per questo ritardo.... spaventoso, ma l'ispirazione era rimasta ancora in estate, a prendere il sole su un lettino in spiaggia. Comprendetela, è stata dura anche per lei tornare alle attività quotidiane e asfissianti lol. Certo, anche durante Natale è rimasta a far festa, ma è tornata, questo è l'importante ahahah.
La smetto di delirare, okay, okay.
...Non commento il capitolo perchè non voglio dare indizi e voglio che SIATE VOI ad immaginare, a capire piano piano, ad avvicinarvi.
Ma... questo me lo dovete dire: COSA SUCCEDERA' NEL PROSSIMO CAPITOLO? Buahahahahahahah.
Non sono una santa, ma non sono neanche stronza.
Quindi... a voi le previsioni u.u
Ah, quasi dimenticavo! Vorrei dedicare questo capitolo alla mia dolce comparella bella Sabrina, per tutti gli scleri notturni, per preoccuparsi per me, per sgridarmi quando deve, per fidarsi di me; ma, anche, perchè rileggendo questo capitolo ho pensato a lei e... lei sa perchè. love you <3

Smetto di parlare, non prima però di aver pubblicizzato la MIA NUOVA STORIA (soprattutto per chi ama leggere nel fandom Twilight). Potete trovarla QUI.

Inoltre, se volete, possiamo fare due chiacchiere su TWITTER o sul mio GRUPPO facebook. E, se siete troppo timide per lasciare una recensione qui, potete anche farlo su ASK , tanto è anonimo u.u

Ci sentiamo presto, promesso!
Un bacione enorme,
Mary xx
   
 
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