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Autore: PK ShowdowN    12/01/2013    3 recensioni
(Prima The final Act, poi il Regista... quando mi deciderò a trovare un titolo adatto? xD)
Una strana e poco rassicurante chiamata del professor Oak costringe Ash a lasciare Unima per recarsi a Sinnoh, a Duefoglie.
Il Team Rocket sembra aver deciso di riprendere il piano "Celebi" fallito quasi 10 anni fa.
Senza porsi troppe domande, Ash accetta la proposta dello studioso, recandosi immediatamente all'aeroporto di Unima.
(Spoiler)
A Sinnoh, una misteriosa ragazza, Green, avrà il compito di accompagnare Ash a destinazione e di aiutarlo, insieme ad altre due ragazze, a svolgere la missione.
Chi sono? Due vecchie conoscenze, Misty e Lucinda, anche loro coinvolte dal professor Oak.
(Altro spoiler)
Si scoprirà che Oak non è altro che il burattino di qualcuno, qualcuno di follemente cattivo, con in mente un diabolico piano, dove nulla è affidato a caso.
Perchè non basta vincere.
No, chi è veramente forte non si accontenta di questo...
In uno scontro tra Pokemon potentissimi, brillanti scienziati e poliziotti, uno scontro contro la propria personalità, contro il tempo, contro tutto...
Genere: Avventura, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ash, Misty, Prof Oak | Coppie: Ash/Misty
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime, Manga
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Come un soldatino di piombo mosso non da un bambino, ma dalla fame, Ash, con la bocca inumidita di saliva per l’appetito, boccheggiava fissando qualsiasi locale che vendesse cibo.
Se non altro aveva scoperto di essere a Duefoglie, nella famosa Ristorant street, la strada dei ristoranti.
Si narra che il primo locale fosse stato aperto da un italiano figlio di una coppia inglese, ma questa è un’altra storia, e dubito che vi interessi. (“Il cibo è buono, narratore?” “Ottimo Ash, perché?” “Sono interessato, maestro, parla ed io ascolterò come una spugna s’inzuppa d’acqua”)
Tornando al racconto, irritato per il comportamento dell’allenatore, pikachu emanò alcune scintille, incrociando le zampette ed irrigidendo la coda.
“Avanti pikachu, ti prego! Il narratore mi ha detto che servono un cibo ottimo” lo supplicò Ash.
Pikachu si voltò cercandomi. Decisi quindi di mimetizzarmi con un albero di pannocchie, o di banane, non si capiva.
Non identificandomi, Pikachu scosse la testa come per dire: tu mangi solo dopo aver avvertito qualcuno riguardo ciò che è successo, e comunque evita di sparare troppe balle.
“Andiamo Pika….” Quindi l’allenatore si voltò di scatto, osservando un piatto in un ristorante con ancora del cibo.
“Ma guarda quelle due! E’ una follia pagare il conto e lasciare del cibo nel piatto.”
Quindi il moro si fiondò sul tavolo bloccando le due ragazze che stavano per alzarsi.
“Ash?!” esclamarono le due felicemente stupite.
E forse per qualche secondo il cuore di Ash si fermò, in preda all’emozione.
Divenne pallido, poi rosso, iniziando a respirare affannosamente.
Quindi, lentamente, insospettito da precedenti avvenimenti (vedi cap. Morte di un’illusione) iniziò a toccare il braccio di Misty, stringendolo a tratti.
“Sei… vera?”
Un rumore sordo rispose a questa domanda. Quindi piccole lacrime scivolarono dagli zigomi di Misty.
Col polso si asciugò sorridendo.
“Mi scambi forse con la tua amica di Hoenn? Oppure intendevi chiedermi se sono reale?”
Ash ricambiò il sorriso, e se fino ad allora aveva dimostrato di non aver avuto paura, se fino ad allora aveva fatto la parte del duro, crollò tra le braccia di Misty.
Adesso si sentiva al sicuro.
 
All’ospedale di Pallet town, un giovane dottore, chirurgo forse, si trovava dinnanzi al più complicato caso visto finora.
Non ancora in grado di controllare le sue emozioni, di smettere di soffrire per concentrarsi il suo lavoro, un lavoro quanto insolito tanto comune… questi erano i suoi difetti, che, nonostante l’incredibile preparazione, gli erano costati il trasferimento da Ferruggipoli in quel borghetto inutile.
Un corpo che si degradava lasciando la vittima in uno stato di incoscienza… che razza di diavoleria era questa?
Quindi con le mani che gli tremavano per la paura, consultò gli apparecchi che monitoravano costantemente il corpo di quella signora.
Non avrebbe resistito per più di altri 5 minuti.
 
Dopo aver consumato una tazza di caffè caldo ed alcuni biscotti, Lucinda, sbollita da quella che si può definire una liti con Misty, si alzò.
Prese un profondo respiro, osservando la sua immagine riflessa sullo specchio.
Quindi ringraziò l’infermiera Joy per il caffè, e agitando una mano in segno di saluto, uscì.
All’esterno un brivido di freddo la colpì. Fissò il cielo, non solo stava rannuvolandosi ma il sole stava anche a poco a poco tramontando.
Il terzo giorno di quell’infernale esperienza sarebbe presto giunto al termine.
Sorpresa da mille pensieri, iniziò a camminare a casaccio, ricordandosi che domani avrebbe dovuto portare al suo capo lo schizzo della nuova linea Pokemon da lei lanciata.
Semplice spontanea sofisticatezza, aveva detto il capo. Ma che caspita voleva dire? Cioè, non sono contrari il primo col terzo ed il terzo col secondo?
Forse intendeva dire che nonostante lo schizzo dovesse rappresentare un vestito articolato, in stile smoking per i soggetti maschili, o in stile abito settecentesco per quelli femminili, doveva essere il più possibile semplice.
Spontaneo, forse, voleva dire che il colore dell’abito doveva fondersi con quello del Pokemon. ma certo, dove….
Quindi un braccio la strinse in una fortissima morsa, subito dopo qualcosa le tappò la bocca.
“Ma guarda, Nick, che ci fa una del genere nel nostro territorio?”
Lucinda si agitò provando a liberarsi.
“A giudicare da come è vestita” disse l’altro sollevandole appena la maglietta, “direi che è una del mestiere, credo tu abbia capito a quale mestiere…”
“Ovvio, Nick, ovvio. Di un po’, quanto vuoi?”
Trattenendo le lacrime per la paura, Lucinda morse la mano dell’aggressore tentando la fuga.
“AIU… ” fu tutto quello che riuscì a dire prima di ricevere uno schiaffo e di perdere i sensi.
 
Lentamente Giovanni richiamò Hitmonlee nella sfera, ghignando. Ormai mancava poco affinché potesse esplodere il vulcano, quindi chiamare LUI era senz’altro la scelta più sensata.
Mew era forte, ma non avrebbe potuto certo farlo fuori in 100 secondi.
“Vai, Lugia!”
Al proferire quel nome, i già bianchi capelli di Oak divennero ancora più bianchi per la paura. A vedere quel mostro, poi, Oak non poté fare a meno di rimanere stupito.
“Ahahah, ti basta questo per capire che Ash non è niente in confronto a me? Credi che per catturare un Lugia basti una Masterball? Forse, ma se non sei come me… non riesci a CONTROLLARLO, vai, AEROCOLPO!”
“Schivalo!” urlò Oak fissando il vortice abbattersi su una scogliera, e distruggendola come fa il vento su un castello di carte.
Tuttavia qualcosa aveva preso il posto di quella parete rocciosa, qualcosa che colpì impreparati i due sfidanti. L’uno perché non sapeva come sfruttare ciò a suo favore, l’altro perché avrebbe dovuto agire diversamente, e alla svelta se ci teneva ad evitare una decina di ergastoli.
Quel “qualcosa” erano un motoscafo ed un elicottero, ed erano veramente vicini, il cui rumore era a lungo stato scoperto dallo scontro dei Pokemon.
Continua… (meno quattro capitoli alla fine! Li devo scrivere, ma saranno 4, quindi occhio!)
  
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