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Autore: BigEyes    12/01/2013    1 recensioni
James rimase per un attimo intontito da quel sorriso, dai suoi occhi castani e da quei capelli ondulati, che mossi dal vento autunnale le conferivano un fascino celestiale.
“ Piacere, mi chiamo Angie” disse lei melliflua, alzandosi e porgendogli la mano. James la osservò dal basso, e scuotendo la testa come per svegliarsi da un sogno si drizzò grattandosi la nuca e tendendogli la mano si presentò mentre l’angolo del labbro si alzò leggermente per disegnare un mezzo sorriso “ io sono James.”
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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“And I’ll feel my world crumbling
I’ll feel my life crumbling
I’ll feel my soul crumbling away
and falling away
falling away with you”

(Falling Away With You)

 
Angie entrò guardinga. Non sembrava la casa di tre rockettari.
 
Era arredata bene, con mobili moderni, con l’essenziale per rendere una casa accogliente. Peter chiuse lentamente la porta e le disse con uno strano tono di voce caldo e rassicurante: “ vuoi che te lo chiami o ti accompagno nella sua stanza?”
Angie gli sorrise e rispose : “accompagnami ti prego”. “ Seguimi ” il sorriso sghembo di Peter fece inarcare il sopracciglio di Larry che si era gustato la scena masticando il sandwiches, coi gomiti poggiati sul marmo della penisola della cucina.
 
Salì le scale, seguendo Peter con lo sguardo basso, cercando di moderare la rabbia.  “Eccoci” le sorrise, mordendosi il labbro interno, con le mani dentro le tasche.
“Grazie … ti chiami?” domandò con qualche esitazione la castana.
“Giusto, non ci siamo presentati.” Rispose porgendole la mano “ io sono Peter”
“Molto lieta”
 
Peter bussò alla porta bianca, su cui vi erano divieti scritti a lettere cubitali. Il moro faceva sentire la sua voce cantando Hysteria.
“ Ma” intervenne Angie “ perché non apre?”
 
“And i want it now! Give me your heart and your soul!”  all’interno  della stanza riecheggiava la voce di James, che ascoltava la canzone a tutto volume. Ad un tratto la musica si bloccò è il suono della chitarra scoppiò nelle orecchie della ragazza.
Angie aggrottò la fronte, batté più volte il pugno della sua piccola mano contro la porta, ma la risposta che ne ebbe fu il falsetto del ragazzo che  si ostinava a non aprire. Stanca di aspettare andando avanti e indietro mentre Peter si sforzava a non aprire la porta dell’amico, temendo l’imbarazzo per la giovane, che l’avrebbe visto, nel peggiore dei casi, in boxer mentre si dimenava nel suonare la sua chitarra.
 
Ma non conosceva Angie. La ragazza, infatti, se perdeva la pazienza, poteva pure buttare giù una porta.
 
 Sgranò gli occhi dalla sorpresa, quando vide, che con un colpo deciso del piede, la ragazza aprì la porta trovandosi, inevitabilmente, di fronte ad un’immagine di James non proprio ortodossa.
 
Peter le copri con entrambe le mani gli occhi, per rimediare all’imbarazzante visione di James che in slip, suonava la sua chitarra nera lucida, in piedi, sul letto.
 
“Oh Cristo!” esclamò James nel vedere la ragazza nella sua stanza, protetta da Peter, il quale lo guardava in cagnesco.
“Scendi. Dal. Letto. Vestiti. Adesso.” Scandì bene le parole: era così che faceva quando voleva far capire di essere arrabbiato oltre ogni limite.
“Ma non si bussa?” replicò con un sorriso beffardo, saltando giù dal letto e avvicinandosi alla ragazza, che a braccia incrociate, tamburellava le dita nel braccio.
 
 “ Abbiamo bussato, Collins!” intervenne Angie, che cercava di divincolarsi da Peter, pronta a prenderlo a schiaffi.
 James allungò il collo verso il viso della giovane di cui si potevano vedere solo le labbra serrate tinte di un rosa naturale. Lei poteva sentire il suo respiro vicino al viso, lui la osservò fino a quando con una spinta il biondo non lo fece indietreggiare.
“ Tesoro, evidentemente avevi così tanta voglia di vedermi in questo stato, dato che hai buttato giù la porta”
“Io voglio solo quello che mi appartiene!” affermò togliendosi le mani di Peter dagli occhi.
 
Le sue labbra i schiusero, il suo viso divenne rosso in poco tempo, deglutì e si girò verso la parete dedicata ai ricordi dei concerti Muse, per evitare di mostrarsi volubile, quando doveva essere decisa e forte.
 
Il moro si abbottonò i jeans neri “ Non so di cosa parli” disse, guardandola dallo specchio attaccato alla parete.
“James, smetti di fare il bambino e dalle quello che chiede” intervenne Peter con tono perentorio.
“ Per la seconda volta: non so a cosa si riferisca”
 
La ragazza si voltò verso la schiena nuda di James con occhi lucidi “Sai essere così crudele? Non dovevo dirtelo, avresti dovuto capire che quel diario era importante per me.”
“ E così rubi, James Collins?” era davvero troppo. Peter strinse i pugni contro i fianchi cercando di placare i nervi.
“Cosa?” chiese girandosi di scatto con sguardo accigliato “ non farei mai una cosa del genere! Pensavo se lo fosse dimenticato, l’ho portato a casa così che non lo perdesse. Gli e l’avrei dato domani.”  Disse, mentre, aprendo il cassetto della scrivania, cercava il diario della ragazza e  “ Ecco, tieni!” trovatolo lo buttò sul letto, irritato.
 
Angie lo prese, si sentì una stupida, ma i dubbi rimanevano: l’aveva letto? Certo che l’aveva letto. Nn c’era mica una sicura che gli impedisse di leggere. Se lo strinse al petto e, con una lacrima che scorreva lungo la guancia lo fissò, cercando il suo sguardo, per chiedergli scusa delle sue insinuazioni e della sua impulsività. Ma il ragazzo fissava il pavimento, con sguardo torvo,con braccia incrociate.
 
“Se vuoi saperlo, ho letto le prime due pagine…e” alzò gli occhi per incontrare il suo sguardo, ma la ragazza mostrava le spalle, pronta per andarsene. “ hai un grande talento. Non smettere di scrivere.”
La ragazza avvertì un colpo allo stomaco e corse verso le scale, scese di fretta, apri la porta e uscì e non sentì nemmeno il saluto di  Larry, che la vide sfrecciare fuori, con l’impressione che stesse piangendo.
 
Corse, corse, senza nemmeno vedere dove metteva i piedi, mentre James la guardava andarsene dietro le fessure delle tapparelle della finestra. Per lei erano stati troppi momenti i momenti imbarazzanti, per lui era stato un motivo di ispirazione la venuta di quella strana ragazza, che gli aveva buttato giù la porta per il diario su cui c’erano scritte poesie.
 
Quello era il suo diario su cui scriveva testi di canzoni, le sue, che avrebbe cantato, un giorno.
 
  
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