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Autore: Ryta Holmes    12/01/2013    8 recensioni
“Se è tardi a trovarmi, insisti, se non ci sono in un posto, cerca in un altro, perché io son fermo da qualche parte ad aspettare te.„ [Walt Whitman]
Spoiler 5 stagione
Fu a quel punto che si inginocchiò per guardare meglio quel vecchio e… non vide nient’altro che un vecchio. Sporco e impaurito. Ed esausto. Con gli occhi di un azzurro vivido che adesso ricambiavano lo sguardo.
“Non dovrebbe stare qui. Quest’uomo va portato in ospedale o in un osp-“ non concluse la frase. La voce gli morì in gola, quando la mano raggrinzita ma forte del vecchio lo arpionò sull’avambraccio. Vide quegli occhi azzurri sgranarsi di sorpresa e poi quella bocca nascosta dalla folta barba bianca spalancarsi come per dire qualcosa.
Ma non ne uscì nulla alla fine. Il vecchio lo guardò iniziando inspiegabilmente a piangere. E lui si sentì a disagio.
“Mi… occuperò io di lui.”
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
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Desclaimer: Merlin e tutti i suoi personaggi non mi appartengono, se lo fossero, sarei ricca, la serie non sarebbe finita e Ginevra avrebbe sposato Lancillotto.
 

MENTRE TI ASPETTO

 

Capitolo 2


“Lei è un suo parente?”

“No.”

“Conosce qualcuno che possiamo chiamare?”

“Senta, ho già detto alla sua collega che non lo conosco, lo abbiamo trovato in centrale e io mi sono offerto di portarlo qui. Sono un ispettore capo.”

“Guardi, qui conta poco chi è lei, a noi servono documenti o contatti. In ogni caso dubito potremmo tenerlo qui.”

Lucius si passò una mano tra i capelli in un gesto esausto e anche piuttosto seccato, considerata la disponibilità della simpatica infermiera di turno. Quella donna aveva il potere di farlo innervosire – non che fosse poca la gente con quella capacità – ma lei, si vedeva chiaramente, provava un certo compiacimento nel rispondere a tono alle sue parole.
Intorno a loro, il caos del Pronto Soccorso dell’ospedale di Glastonbury che quella sera sembrava più agitato del solito.

“Come sarebbe a dire che non potete tenerlo qui? E’ vecchio e malato! E deve aver passato tutta la notte al freddo! Come potete dimetterlo?”

“Per sua informazione, quel vecchietto è più in salute di me e di lei messi insieme! E’ sano come un pesce, perciò non possiamo tenerlo qui. L’ospedale è in subbuglio per la nascita della principessa e abbiamo ordine di non tenere nessuno se non per necessità.”

“Lo so benissimo, quell’ordine l’ho dato io.” Replicò a denti stretti, reprimendo una rabbia sempre più pressante.

“Ora la farò parlare con il medico di turno” continuò l’infermiera più conciliante. “Così mi crederà!”

Si fece accompagnare dentro la sala, dove trovò un dottore in camice bianco intento a compilare una cartellina e il vecchio abbandonato semi-seduto su un lettino. Lo sguardo fisso nel vuoto si riscosse, quando lui entrò e si sentì i suoi occhi azzurri puntati addosso.

Ignorando il disagio che quello sguardo gli provocava, si rivolse al dottore. “Mi scusi ma l’infermiera mi ha detto che… sta bene?”

L’uomo sollevò lo sguardo dalla cartellina e incrociò quello di Lucius, mostrando tutta la sua sorpresa. “E’ lei che lo ha accompagnato qui? E’ un suo parente?”

Lucius evitò di sbuffare di nuovo. “Sì e no. L’ho accompagnato io ma non lo conosco, vengo dalla centrale di Polizia dove è stato portato in questo stato.”

“Ma lei è un poliziotto?” Quando Lucius scosse il capo, spiegando di essere l’Ispettore Capo, il medico si fece più sorpreso. “E come mai ce lo ha portato lei, qui?”

Lucius si spazientì, quella situazione stava raggiungendo livelli di assurdità che lui non era in grado di sopportare. “Senta, non lo so. Vorrei soltanto capire cosa devo fare con questo vecchio.”

“Ah, per quel che mi riguarda può farci che vuole. Può riportarlo dove lo avete trovato o lasciarlo in un ospizio. L’unica cosa certa è che qui non può stare. Ordini dall’alto.”

“Lo so!” esclamò Lucius. “Sono miei quegli ordini!” si massaggiò le tempie cercando di calmarsi. “Posso sapere perché non potete tenerlo qui?”

“Non gliel’ha detto l’infermiera? E’ sano come un pesce.” Replicò il medico senza scomporsi. “Parola mia, non avevo mai visitato una persona della sua età con un cuore così forte come il suo. E tutti i valori sono nella norma, non un problema. Se riesce anche a farlo parlare, gli chieda come ha fatto e venga a dirmelo, perché sono proprio curioso!”
Lucius emise un lungo, lunghissimo sospiro. Quella giornata sembrava continuare a regalare sorprese.

***


Aveva acceso tutte le luci, giusto per dare un’aria più accogliente a quella grande villa. Non che avesse molto senso, quel gesto. Stava mostrando casa sua a un vecchio ubriacone che puzzava di pesce e che probabilmente non era mai entrato in un’abitazione tanto grande in vita sua. Ma quello lo seguiva in silenzio, guardandosi intorno e per un attimo ebbe anche l’impressione che l’ombra di un sorriso comparisse su quel volto affaticato da chissà quali pensieri.

Mentre mostrava tutte le stanze, Lucius chiedeva a se stesso, perché diamine se lo fosse portato a casa. L’ospedale non lo voleva, riportarlo in centrale gli pareva assurdo, lasciarlo per strada inumano. Gli ospizi a quell’ora erano sicuramente chiusi e in ogni caso non era convinto di voler pagare un soggiorno a cinque stelle a uno sconosciuto.
L’opzione più logica era stato portarlo a casa sua. In barba ai pericoli che avrebbe potuto correre. Che ne sapeva lui se quel vecchio altri non era che un feroce assassino? Magari con il compito di assassinare l’ispettore capo di Glastonbury?

Domande che però, gli parevano assurde quando incrociava quegli occhi azzurri che continuavano a guardarlo in una maniera che gli creava disagio, perché… perché sembrava lo venerassero.

“Qui c’è la tua stanza.” Il giro si concluse in una camera al piano di sopra. Non molto grande ma accogliente e completa di ogni confort. “Quella porta è il bagno, voglio che ti dai un ripulita e indossi degli abiti puliti che troverai in quell’armadio. Hai… bisogno di una mano?” quando il vecchio scosse il capo, gliene fu grato. Non aveva familiarità con certe cose e soprattutto non era molto abituato al contatto fisico. Lui che in tutta la sua vita non aveva mai avuto un abbraccio… o forse più semplicemente non lo ricordava.

“Perfetto, buonanotte allora.”

Si chiuse la porta alle spalle, concedendosi infine un sospiro stanco. Chiedendosi ancora se quello che stava facendo fosse giusto o meno, si ritirò nella sua stanza, pensando bene di chiudersi a chiave. Quella notte avrebbe dormito ben poco.

***


L’odore del caffè si propagò nella cucina, spandendosi anche nelle stanze adiacenti. Lucius spense il gas e si riempì una tazza di fumante liquido nero, pregustandosi la consueta lettura della sezione sportiva del Times. Peccato che non appena si era seduto, il telefono aveva preso a squillare, interrompendo ogni idillio.

“Chaste che intenzioni hai?” la voce dall’altra parte sembrava sorpresa.

Lucius sorrise compiaciuto. C’era una cosa che non aveva controllato ma adesso aveva la conferma anche senza bisogno di riguardare il giornale. “Ti riferisci all’intervista che mi è stata fatta ieri?”

“Mi riferisco a questa grande cazzata di concorrere alle primarie del partito Laburista!” a inveire contro di lui, era Carter Knight, la figura più vicina a un amico che Lucius conoscesse. Carter lavorava in polizia come lui, soltanto che aveva scelto la via dell’azione, a quella del comando, cosa che aveva scisso per sempre i loro mondi dopo alcuni anni di percorso comune come agenti semplici.

“Non è una cazzata. O meglio lo sarà, se non mi darai una mano e non mi voterai alle prossime primarie.”

“Tu sei un folle.”

Lucius prese un sorso del suo caffè, dimostrando spavalderia anche se l’altro non poteva vederlo. “No, sono un realista. E ho buone idee e ottime capacità per diventare Primo Ministro.”

“Lucius, qui non si sta parlando di organizzare la protezione per la principessina reale, fare il Primo Ministro significa guidare una nazione! Hai una vaga idea di cosa significhi?”

“Mi sembra ovvio.” Replicò lui quasi piccato dalla poca fiducia riposta nell’amico.

“Bene.” Si arrese Carter. “Mi auguro allora che tu sappia anche come muoverti adesso. Per arrivare a fare il Primo Ministro, dovrai diventare famoso!”

“Knight adesso stiamo esagerando. Sono l’Ispettore Capo di uno dei cinque distretti dell’Inghilterra, io sono già famoso! E ad ogni modo ho approntato un programma di propaganda che come hai visto ha già preso il via. L’intervista di oggi non è che l’assaggio!”

“Lo ripeto, tu sei un folle.”

Lucius sghignazzò compiaciuto, la tazza del caffè ormai vuotata del tutto. “No, io sono una leggenda!”

Cocci sul pavimento. Il rumore improvviso lo fece sobbalzare, per un attimo dimentico che in casa vi era qualcun altro. Sulla soglia della cucina, il vecchio che si era portato a casa la sera prima, si chinava per raccogliere i resti di un barattolo che lui stesso aveva appena fatto cadere dal ripiano di marmo.

“Carter ti richiamo.” Aveva messo giù e poi aveva raggiunto il vecchio per fermarlo. “Lascia perdere, tra mezzora arriva la cameriera, ci penserà lei a ripulire tutto.”
“No…” quella risposta negativa lo sorprese, ma solo perché l’uomo aveva finalmente parlato. Lo aiutò allora, raccogliendo i pezzi più grossi e poi togliendo di mezzo i più piccoli con una scopa. Quando il pavimento fu di nuovo pulito, Lucius lasciò che il vecchio si sedesse al tavolo.

“Vuoi un po’ di caffè?” lo vide annuire e allora riempì nuovamente la sua tazza assieme a un’altra, che porse all’uomo. Poi sedette dall’altro capo del tavolo, studiando i movimenti di quell’ospite insolito.

“Posso chiederti come ti chiami?”

Il vecchio prese un sorso di caffè, poi lo guardò e scosse il capo.

“Quanti anni hai?”

Ancora nessuna risposta. “Dove vivi?”

“Vicino al lago.” Lucius fu contento di sentirlo parlare ancora. Ma il riferimento al lago lo infastidì un poco.

“E’ da molto che vivi lì?”

Un altro sorso e un altro sguardo. “Da sempre.”

“E vivi da solo? Non so, c’è qualcuno che vuoi che chiami? Un parente… un amico.”

“Sono solo. Da sempre.”

Lucius annuì e ingoiò. Perché quel vecchio lo metteva tanto a disagio? Adesso non solo con lo sguardo ma anche con ciò che diceva.

“Come vi chiamate? Qual è il vostro nome?”

Lucius rimase sorpreso da quella domanda che gli venne posta subito dopo con una cortesia così insolita. Guardò il vecchio che continuava a scrutarlo con quegli occhi azzurri e pieni di qualcosa che ancora non capiva.

“Mi chiamo Lucius… Lucius Artorius Chaste.” Perché gli aveva detto il suo nome per intero?

E poi vide ancora quegli occhi farsi lucidi. E un sorriso farsi strada tra i fili argentati di barba. Al disagio si unì un brivido dietro la schiena.


Continua…
 
//////
 
Ehilà! Innanzitutto buon sabato a tutti! ^^ Pubblico oggi, anche se volevo mantenere un ritmo di un capitolo a settimana ma visto il capitolo era pronto e betato (al tal proposito ringrazio il mio terzo occhio Emrys ;) ), ho deciso di postare!

Penso che si commenti da solo, anzi lascio a voi lo spazio per questo! =P sono accette critiche, supposizioni, ingiurie e anche parolacce! Giuro non mi offendo u_u
La lista di personaggi dai nomi studiati aumenta e io vi esorto ancora a leggere tra le righe!

Attendo vostri commenti! :)

Intanto ringrazio di cuore Emrys, Poll e None To Blame per i loro commenti! A loro è dedicato questo capitolo!
Vi lascio con l’anticipazione del prossimo ;)
 
Non può essere lui.
Eppure… è identico. La voce, gli occhi… il sorriso. Persino l’aria saccente con cui affronta il mondo è la sua. Persino il nome. Lucius Artorius Chaste. E Artorius suona troppo come Arthur, come il Re Arthur…
Ma non può essere lui.
 
E’ tutto! A presto!
Ryta
 
   
 
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