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Autore: Volleydork    12/01/2013    6 recensioni
Avevo sempre cercato di avere tre certezze nella vita, tutte irrimediabilmente distrutte.
La prima era che le fette di pane imburrato cadono, sui vestiti, dalla parte del burro. Abigail mi aveva dimostrato il contrario. Forse aveva a che fare con l'essere figlia della dea dell'amore.
La seconda era che nessuno dormiva con tanto gusto con quanto lo facevano i gatti. Tristan si era dato da fare a disilludermi anche su questo, addormentandosi sotto i miei occhi durante una lezione di traduzione.
La terza era che non c'erano altri campi per semidei oltre al mio. Ma, stando alle parole di Elliott, mio padre e compagnia non erano gli unici a essersi impegnati sotto questo aspetto.
Perché, va bene tutto, va bene che arriva la fine del mondo e tutto il resto, ma preferirei che non dovessimo chiedere aiuto a quei fricchettoni degli dei greci...
Ah, scusate! Non mi sono presentata: io sono Selina Potter, figlia di Odino.
***
E io non ho ancora finito di ammorbarvi con le mie long su Percy Jackson.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Al confronto con questo, rubare una carta di credito è una ragazzata




Nonostante fosse molto sottile, il Bifrost dava l'idea di essere solido. I colori dell'arcobaleno pulsavano debolmente mentre ci camminavo sopra. Mi avvicinai al bordo, badando di non cadere, e guardai Yggdrasill. Mi stupii nel constatare che le descrizioni dei poeti antichi coincidevano con il reale aspetto dell'albero: sotto di me, tra le radici dell'albero, si vedeva Nidhoggr, il serpente che si scambiava continuamente insulti con l'aquila che abitava in alto tra i rami. La vista del serpente era parzialmente ostruita dalla terra, o Midgardr. Un po' più in alto sull'albero rispetto alla terra c'erano Muspell, il regno dei giganti di fuoco, e Alfheim, il regno degli elfi e dove si trovava il palazzo di Freyr. E fortuna che non soffrivo di vertigini. Il cielo attorno a Yggdrasill era scuro e disseminato di stelle.
"Guarda il regno di Hel – indicò Abigail – non sembra un posto allegro."
Gli Inferi, situati in basso vicino alle radici, erano circondati da una cortina di nuvole nere e violacee, dall'aspetto nocivo.
"Mai che una missione si svolga su Alfheim?" brontolai.
"Allora? Andiamo?"
Mi riscossi al suono della voce di Clarisse. Si erano tutti incantati a guardare lo spazio e Yggdrasill; tutti tranne Talia, che aveva assunto un'interessante sfumatura verdolina.
"Stai male?" le chiesi.
Lei mi lanciò un'occhiata che doveva dissuadermi dal portare avanti l'argomento, ma Percy, alle sue spalle, mimò con le labbra: "vertigini."
In tutta la mia grande intelligenza, non mi trattenni dall'esclamare:
"Ah, è vero! Loki aveva detto che la figlia di Zeus, il signore dei cieli, soffre di vertigini! – soffocai una risata – È assurdo tanto quanto me astemia*! E pensare che credevo di aver visto tutto, quando Abby mi ha detto di essere allergica ai cosmetici!"
"Non ricordarmelo," borbottò Abigail. Abigail si sarebbe anche messa un po' di matita, ma l'unica volta in cui ci aveva provato, si era trovata gli occhi gonfi come due prugne.
L'occhiataccia che mi riservò Talia dopo la mia uscita fu tanto intensa che mi bruciacchiò le sopracciglia. Mi strofinai la fronte imprecando e mi misi in marcia lungo il Bifrost. Tristan mi mise un braccio attorno alle spalle e mi disse in tono confidenziale:
"Selina? Dopo aver fatto queste uscite, non chiederti perché continui a fare gaffe, va bene? Se invece si tratta proprio di un caso patologico, possiamo vedere se è possibile metterti un filtro alla lingua, così in futuro eviterai queste figuracce."
Per risposta gli tirai una manata sullo stomaco, a metà tra l'offeso e il divertito.
"Che donna violenta," si lamentò lui, massaggiandosi la pancia.
Fortunatamente la strada per adesso era una, ma non sapevo come me la sarei cavata a un bivio. Non contavo di trovare cartelli dell'autostrada e dubitavo che un navigatore avrebbe avuto la cartina di Yggdrasill. Ciononostante, marciai fiduciosa lungo il Bifrost. Chiacchierai un po' con Luna, dopo averla sottratta a Clarisse.
"Ti ho un po' ignorata in questi giorni, scusa," mi disse.
"Non ti devi scusare di nulla. Ma ho questa domanda che mi ronza in testa da quando abbiamo lasciato il campo."
"Spara."
"Cosa ti ha detto Sarah?"
Luna deglutì e non rispose, mantenendo il volto impassibile.
"Luna?"
"Niente di importante. Solo che potrei avere un incidente alla mano destra. Sai, come mio padre." Fletté le dita della mano con una certa difficoltà. I figli di Tyr facevano fatica a usare la mano destra a causa dell'amputazione che aveva subito loro padre. Infatti erano tutti mancini.
"Tu credi a Loki?" chiese cambiando discorso.
Inarcai le sopracciglia.
"In realtà non so bene cosa credere. So che è malvagio, ma quando siamo andati a recuperare Talia mi è sembrato sincero. Sempre che non sia semplicemente un grande attore. Ma la voce dell'uomo che mi ha colpito ieri sera... non era la sua. Sono confusa," conclusi.
Luna stava per dire qualcosa, ma venne bruscamente interrotta da un muro di pelo che si frappose tra noi due. Questo mi urtò con forza e mi fece cadere a terra. Mi rialzai e mi misi a gattoni, giusto in tempo per vedere Abigail correre dietro all'animale agitando le braccia.
"Ratatoskr! Ratatoskr! Fermo!" gridò.
Lo scoiattolo gigante** non sentì subito il richiamo, ma alla fine si fermò e si girò a guardarci, annusando curioso l'aria. Abigail rischiò di inciampare nei suoi piedi mentre lo raggiungeva, poi si appoggiò al fianco dell'animale per riprendere fiato. Gli disse qualcosa e l'animale sembrò capire. Ci fece cenno di avvicinarci.
"Ecco il nostro passaggio per Hel!" disse quando la raggiungemmo.
I ragazzi del Campo Mezzosangue guardarono Ratatoskr con gli occhi sgranati.
"E questo cos'è?" mi sussurrò Percy in un orecchio.
"Ratatoskr, il messaggero dell'albero cosmico. Il suo compito è di riferire i messaggi tra il serpente Nidhoggr e l'aquila che abita sulla cima di Yggdrasill."
Dopo la mia risposta partì un telefono senza fili che passò per Annabeth, Nico, Talia e Clarisse, sebbene quest'ultima avrebbe anche fatto a meno della spiegazione. Abigail ci fece cenno di salire sulla schiena di Ratatoskr.
"Ti capisce?"
"Ho usato il linguaggio delle rune," spiegò.
Salii in groppa allo scoiattolo. Ero un po' impacciata dall'ascia. Subito dietro di me si mise Percy e gli altri del Campo Mezzosangue, in fondo rimasero i miei amici. Feci appena in tempo ad aggrapparmi al pelo dell'animale che questo partì a tutta birra verso il regno di Hel. Alle mie spalle si alzò un urlo di quelli che si sentono sull'otto-volante, ma non identificai la fonte.
"Senza mani!"
"Adam, sei pazzo!?"
"Scherzavo, Abby."
Avrei voluto dire qualcosa di sarcastico su Adam che proponeva di suicidarci in massa nello spazio, ma avevo paura che se avessi aperto la bocca, le guance mi si sarebbero sformate come quelle di un bulldog.
Il viaggio durò poco, grazie alla velocità di Ratatoskr. Lo scoiattolo ci lasciò all'entrata del regno e andò a riferire a Nidhoggr il messaggio dell'aquila, che, a quanto sentii, era qualcosa di poco gentile su sua madre. L'alfabeto runico veniva naturale a noi di Campo Nord come il greco ai ragazzi del Campo Mezzosangue. Gli dei avevano cominciato a usare le lingue della terra, ma creature come Ratatoskr, che non avevano mai lasciato Yggdrasill, usavano ancora il linguaggio runico.
Mi girai verso l'entrata del regno di Hel, presi un profondo respiro ed entrai.

Vento. Fu questa la prima cosa che sentii. Poi vidi la nebbia. Il regno di Hel si stendeva davanti a me, freddo e spoglio come l'avevano descritto. Il terreno era nero come terra bruciata. Da lontano giungevano le urla dei dannati sulla spiaggia Nastrond, costretti ad attraversare a nuoto il fiume Slidhr, i cui flutti non sono acqua dolce ma coltelli aguzzi e spade affilate. Mossi qualche passo nella nebbia, rabbrividendo per il freddo e l'angoscia che permeava quel luogo. Tirai fuori dallo zaino la felpa e la infilai, strofinandomi vigorosamente le braccia per compensare i jeans al ginocchio e le gambe esposte al vento.
“Selina...?” Percy mi si avvicinò.
“Sì?”
“Ma noi come facciamo effettivamente a sapere che Ragnarok non deve accadere? Se tutto si sta ripetendo, non dovrebbe essere impossibile da fermare?”
“Lo sappiamo, Percy, perché la fine del mondo sarà annunciata da tre terribili inverni in cui non splende il sole e altri tre in cui ci saranno terribili guerre. Se fosse accaduta anche solo una di queste due cose, credimi, ce ne saremmo accorti.”
“Oh.”
Si fissò i piedi. Mentre pensavo a cosa dire per portare avanti una conversazione decente, Nico saltellò davanti alla fila, totalmente a suo agio.
“Nico sembra più contento qui che sulla terra,” osservai.
“È figlio di Ade. Probabilmente a volte si trova meglio con i morti.”
“Tu sai nuotare?” gli chiesi d'improvviso.
“Certo – rispose confuso – perché?”
“Niente, solo che dopo aver sentito di Talia che non sopporta le altezze, mi aspettavo un figlio di Poseidone che non sa nuotare. Ehi!”
“Cosa?”
“Che stupida, sono...” borbottai.
“Cosa?” ripeté Percy.
“Hai freddo?”
Prima che potesse rispondere, gli misi le mani sulle braccia e dissi sottovoce la parola fuoco. Subito le mie mani si scaldarono, così come il resto del mio corpo, e strofinai le braccia di Percy per riscaldarlo. La pelle d'oca che gli si era venuta passò. A volte mi dimenticavo che potevo usare la magia, anche se era molto stancante.
“Se hai ancora freddo, avvertimi, che ti riscaldo.”
“Come hai fatto?” Aveva gli occhi pieni di gratitudine.
“Magia,” spiegai.ù
Mano a mano che procedevamo nella nebbia, si facevano più forti le urla dei dannati. Quando alle nostre orecchie giunse anche un rumore metallico, capimmo di essere vicini alle rive del fiume Slidhr. Non riuscii a reprimere un gemito d'orrore quando lo vidi. La riva su cui ci trovavamo noi era intonsa, ma quella opposta era coperta del sangue di coloro che l'avevano attraversato. Ancora più in là si vedeva il mare e sulla riva un dragone, chiamato come il serpente tra le radici di Yggdrasill, Nidhoggr, sbranava i corpi degli spergiuri, gli assassini e gli adulteri. A poca distanza era situato un tetro cantiere navale, in cui esseri mostruosi strappavano le unghie a ciò che restava dei cadaveri e con quelle costruivano una nave che sarebbe stata varata alla fine del mondo. Senza fermarmi troppo a guardare, passai oltre. Di tanto in tanto ci imbattevamo nell'anima di qualche uomo morto di malattia o nel proprio letto. Erano uomini che in vita non avevano mai commesso crimini gravi, ma non erano stati abbastanza buoni da andare a stare ad Alfheim dopo la morte. I loro sguardi erano cupi e vuoti, andavano in giro senza una meta. Controllai che i miei compagni fossero tutti presenti, perché temevo che non avremmo ritrovato nessuno in quella nebbia. Adam, Abigail e Tristan stavano avendo una fitta conversazione, molto concitata, da quanto potevo capire. Abigail sobbalzò quando vide che li stavo fissando e cambiò immediatamente tono. Tornai a fissare la nebbia davanti a me, fino a quando qualcuno mi mise un braccio attorno alle spalle. Alzai uno sguardo interrogativo e sarcastico su Tristan, ma non negai a me stessa che quel gesto mi tirò su il morale, dopo la vista di tutte quelle anime e le torture a loro inflitte.
“Non chiedere,” disse lapidario.
Corrucciai la fronte, confusa, ma nel sentirlo rabbrividire per il freddo nonostante la felpa, non potei fare a meno di ripetere quello che avevo fatto con Percy, e mi riscaldai come una stufetta.
“Wow,” esclamò lui.
“Ringrazia la magia di Odino.”
“Mai pensato di fare la stufa a tempo pieno d'inverno? Il bucato si asciuga molto più lentamente a dicembre.”
Ridacchiai.
“Sai, se ti limitassi a questo tipo di battute, potrei anche evitare di prenderti a pugni, a volte. Che gusto ci trovi nel prendere per il culo la gente tutto il tempo?”
Tristan si strinse nelle spalle.
“Mi viene naturale. Una delle poche cose in cui sono bravo. Non sai quanto mi devo sforzare in questo momento per non fare commenti sulla tua spiccata sensibilità e acume. Sempre riguardo all'uscita su Talia.”
“E perché non lo fai?”
Lui dovette credere di aver fatto un qualche passo, perché si zittì all'istante e assunse un'espressione impenetrabile.
“Perché sei mia amica e una delle poche persone al campo che non mi disprezza per chi è mio padre. E non voglio farmi odiare anche da te. Non troppo, almeno.”
Appoggiai la testa alla sua spalla.
“Ammetto che a volte mi stai parecchio sulle palle, semplicemente perché sembri consapevole di ferire le persone ma lo fai comunque. Però sai essere bravo anche tu, perché non ti comporti sempre così?”
“Te l'ho detto, non è nella mia natura.”
“Selina.”
Luna interruppe il dialogo tra me e Tristan per indicare una spaccatura nel terreno, in cui si stavano infilando due anime.
“Non mi sembravate molto attenti a cercare l'entrata verso la dimora di Hel,” ci rimproverò. Tristan mi tolse velocemente il braccio dalle spalle.
“Scusa, Luna,” mormorai.
“Comunque sarebbe il caso di andare,” aggiunse. Abbassai lo sguardo, imbarazzata dal rimprovero della ragazza, e mi infilai nella spaccatura, grande appena per farci passare. Andai per prima, seguita subito dopo da Nico, gli altri del Campo Mezzosangue, e infine dai miei amici. Presi una torcia dallo zaino e illuminai la strada, altrimenti immersa nel buio. L'umidità formava pozzanghere sul terreno e rendeva difficile non scivolare. Quando finalmente il passaggio si allargò per diventare una grotta disseminata di stalattiti e stalagmiti, facemmo il nostro primo incontro sgradito. Nella grotta stava infatti di guardia Garmr, il cane infernale con il petto coperto di sangue rappreso, a testimonianza di quanti avevano cercato di fuggire.
“Cerbero è più carino...” commentò Annabeth con un filo di voce.
“Già, dubito che lui giocherebbe con una palla rossa di gomma,” aggiunse Percy. Li guardai con gli occhi sgranati in cerca di spiegazioni, ma Luna mi afferrò per un braccio e mi trascinò attraverso la grotta.
“Non distraiamoci,” ordinò. Luna diventava estremamente intransigente quando la situazione diventava seria.
Garmr ci lasciò passare: non era compito suo fermare i vivi che cercavano di andare da Hel. II sentiero stavolta era affiancato da un altro fiume, Gyoll. Non era fatto di spade e coltelli, ma il rumore dei suoi flutti sembra riecheggiare le invocazioni strazianti dei trapassati. Mi misi le mani sulle orecchie non appena le sentii: preghiere e urla, disperate implorazioni dei dannati che chiedevano di essere salvati. Guardai Tristan con gli occhi imploranti e lui mi venne vicino come prima.
Dopo una camminata di circa mezz'ora, raggiungemmo un ponte d'oro, nota stonata in tutta
quell'oscurità, sospeso sopra un abisso in cui si gettava il fiume Gyoll. Dall'altra parte del ponte c'era Modhgudhr, la fanciulla che controllava che i morti avessero il tipico aspetto dei... be', dei morti. Non appena ci vide il volto spento si accese di collera.
Voi non potete passare,” sibilò.
“Modhgudhr, ti prego, dobbiamo parlare con Hel,” supplicai, chinando leggermente la testa.
“I vivi non possono passare,” ripeté.
“Ti prego.”
Ci squadrò con aria ostinata.
“Perché siete qui?”
“Dobbiamo recuperare l'anima di Balder.”
Sentito questo, la ragazza si lasciò sfuggire un sorrisetto.
“Ah... capisco. Allora passate pure.”
Si spostò di lato per lasciare libera la strada.
“Non mi piace,” sussurrò Tristan.
“Perché ha cambiato idea troppo in fretta?”
Lui annuì. “Ci deve essere sotto qualcosa.”
“Dobbiamo comunque parlare con Hel.”
Attraversammo così la porta dorata del regno di Hel. Oltre la soglia, si estendeva il lago sotterraneo
Amsvartnit, al centro del quale si trovava l'isola di Lyngi, su cui avrebbe dovuto essere incatenato Fenrir. Adesso era decisamente disabitata.
Il palazzo di Hel era una costruzione scura, spoglia, oblunga come una bara.
“Fallanda forad,” disse Luna mentre oltrepassavamo la soglia.
“Cosa?” domandò Annabeth.
“La soglia. Si chiama così, vuol dire Tagliola.”
“Un buon augurio, non c'è che dire,” commentò Percy.
Dentro la sala era lievemente illuminata da torce appese alle colonne. In fondo vidi Ganglo “la Lenta”, la serva di Hel. Ci avvicinammo.
“Ganglo,” dissi, e mi inchinai leggermente.
“Si?” domandò quella con aria annoiata.
“Dobbiamo vedere Hel.”
Ci fece cenno di seguirla e ci guidò attraverso il palazzo, fino alla sala principale, Eljudnir, “Umida”. Lì ci aspettava Hel. Teneva la testa china verso il pavimento, i boccoli biondi gettati davanti al viso. Una delle due braccia era coperta da un mantello di velluto viola, l'altra era scoperta a rivelare la pelle candida e perlacea. Era vestita con un abito leggero, sempre viola, lungo fino ai piedi.
“Hel.” Mi inginocchiai, imitata dai miei compagni.
La dea ridacchiò.
“Sapevo che sarebbe venuto qualcuno. Ho sentito della morte di Balder.”
“Dobbiamo chiederti di lasciarci portare via la sua anima,” spiegai.
“Ah sì?”
A quel punto si alzò, gettando indietro i capelli e facendo cadere a terra il mantello. Sapevo che aspetto aveva Hel, ma anche così fu impressionante: metà del viso era in putrefazione, l'occhio era privo di palpebra, la pelle era sparita e in alcuni punti si vedevano le ossa bianche sotto la carne. Anche il braccio e metà del corpo era nelle stesse condizioni. L'altra metà del corpo era normale e persino bello. Gli occhi erano di un blu violaceo, le dita sottili ed eleganti, i capelli morbidi acconciati in modo da nascondere la parte del cranio decomposta.
“Mi dispiace annunciarvi, cari semidei e caro fratellastro – aggiunse rivolta a Tristan – che non posso aiutarvi in alcun modo. Si da' il caso che l'anima di Balder non è qui e non c'è mai stata.”
“C-cosa vuoi dire?” balbettai.
“Che qualcuno l'ha rapita.”


* Odino non mangiava mai, ma si nutriva esclusivamente di idromele. Selina non è da meno.
** Dubito che Ratatoskr corresse sul Bifrost, ma vi prego, passatemela.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

***

Angolo dell'autrice:

Sorpresa! Balder non c'è! Ok, mi odierete tanto per il fatto di chiudere il capitolo così, ma, be', devo tenere alta la tensione.
A proposito.
Ragazzi... otto preferiti. Otto preferiti. Otto preferiti. Io-io... *corre in bagno a piangere di gioia*
Grazie, davvero, grazie! A voi che preferite, ricordate, seguite e leggete, mi fate davvero tanto felice!
Non sono molto in vena di scrivere note d'autore, in realtà ho solo voglia di gettarmi a letto quindi chiuderò qui. Solo un'ultima cosa...

TI AMO, PROF DI LETTERATURA!

Ooook, non sono pazza, ma adoro la mia prof. Sul serio è una donna fantastica.
Al prossimo capitolo, bellezze!




 

  
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