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Autore: M4RT1    13/01/2013    6 recensioni
Non c'è due senza tre, dice un famoso detto... ed ecco qui la nostra terza serie di RIS XD
RIS Roma 5, parte II :D
Come per la storia precedente, non c'è bisogno di aver letto la prima parte per capire questa U.U
Vi ringraziamo per la pazienza *_*
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ultimo giorno di Agosto si preannunciò caldo almeno quanto i precedenti, anche se un leggero venticello rese il tutto più sopportabile.
Quando Emiliano e Bianca entrarono in ufficio, entrambi un po’ abbattuti, Lucia era già accanto a Orlando in laboratorio.

-Buongiorno!- salutò Bianca, guardandoli. Emiliano mugugnò qualcosa di simile.

-Ciao, Bianca!- salutò a sua volta Lucia, senza staccare gli occhi dal portatile: -Stiamo cercando di intercettare il numero di cellulare di Cafora, ma senza Ghiro non abbiamo molte possibilità di riuscirci…- aggiunse, pigiando un paio di tasti.

Emiliano sospirò:

-Ce posso prova’ io… capitano.- disse, indossando il camice.

Orlando annuì:

-Magari, Milo! Se ci riesci giuro che…

-Non giura’ niente, Orla’- rise Emiliano, poi si sedette accanto a Lucia e iniziò a smanettare.

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Pochi minuti dopo anche Ghiro e Bart fecero il loro ingresso. Avevano entrambi l’aria assonnata, ma non si lamentarono. Daniele si avvicinò al gruppetto che accerchiava Emiliano e sbirciò oltre la spalla di quest’ultimo:

-Intercettazioni? Perché non mi avete aspettato?- replicò, fingendosi offeso.

-Perché no’ stiamo ai comodi tu’i Ghire’!- ribatté Emiliano, senza staccare il viso dal computer.

Ghiro sospirò:

-Immagino che da oggi in poi ti occuperai tu di tutto, allora, Cecchi!- replicò, e finalmente il tenente si girò a guardarlo:

-Ma che de tutto, Ghire’! Qua l’esperto informatico sei te!- protestò.

-Ah… vedo che ci siamo capiti, Cecchi!- gridò trionfante il capitano, mentre Lucia scuoteva il capo:

-Non me lo distrarre, Ghiro…- sussurrò, e il ragazzo tornò al suo lavoro.
 

Nel frattempo Bart si avvicinò a Bianca e mormorò:

-Come va col caso di Francesco?

Bianca sussultò:

-Non qui, Bart!- sussurrò, poi dette un’occhiata tutt’intorno e si allontanò.

Entrarono nell’ufficio che la ragazza condivideva con Milo e Orlando.

-Niente… ho fatto qualche analisi, ma devo continuare. E ora non posso.- replicò con aria di ovvietà.

Bart annuì, comprensivo:

-Senti, Bianca, io ci ho pensato. Secondo me dovremmo comunque dirlo a Lucia. Insomma, qualche anno fa successe una cosa simile, e lei dette il permesso di indagare.

Bianca scosse il capo:

-Si tratta di casi molto vecchi, Bart… non abbiamo alcun interesse a continuarli!- spiegò, e il tenente parve convinto:

-Forse hai ragione, ma se scopri qualcosa di interessante fammelo sapere, d’accordo?

Bianca sorrise:

-Grazie Bart, lo apprezzo molto.
 

In quel momento la voce di Ghiro interruppe il loro colloquio:

-Oh, laggiù!- li chiamò a gran voce: -Non è che mi diventate amanti, voi due?

Il volto di Emiliano comparve tra la massa di corpi che affollava i tre metri intorno alla sua sedia.

-Non preoccuparti, Ghiro!- balbettò Bianca, mentre Bart spalancava gli occhi e cambiava tutti i colori possibili per un essere umano.

-Ricordati che viviamo insieme, Ghirelli!- lo ammonì quest’ultimo.

-Già, e tu ricordati che la casa è mia, Dossena!- replicò l’altro, ma entrambi furono zittiti dalla voce trionfante di Emiliano:

-Ce l’ho!- esclamò: -Cafora si dovrebbe trovare in un vicolo dopo via Crispi…

Lucia annuì:

-E noi andiamo a fargli compagnia.- disse, risoluta, poi aggiunse: -Ghiro, Orlando… andate voi.

Ghiro scosse la testa, incredulo:

-Non solo mi usurpano il posto, ma mi cambiano anche qualifica!

Lucia lo incendiò con lo sguardo:

-Significa che resterai a vita segregato in ufficio, d’accordo?- lo prese in giro, e l’altro subito afferrò le chiavi e si diresse in auto.

 

 

L’auto con a bordo Ghiro e Orlando si fermò in via Crispi un quarto d’ora dopo.

Il vicolo in cui avrebbe dovuto trovarsi il ricercato distava solo pochi passi dal parcheggio, e i due carabinieri percorsero in breve la distanza. Quando giunsero all’imboccatura della stradina, il tenente si affacciò: il vicolo era stretto, schiacciato da due file di vecchi palazzi, e non c’era nessuno.

Si girò verso Ghiro e scosse la testa, abbattuto. Il capitano controllò ancora il segnale, poi annuì:

-Si dovrebbe trovare nel secondo palazzo a destra…

Orlando e Daniele proseguirono fino al grande portone di ferro che segnava l’entrata del palazzo. Era un edificio di vecchio stampo ma l’interno doveva essere stato ristrutturato da poco, a giudicare dalle giunture in legno liscio e lucido e i tre ascensori che facevano bella mostra di sé nell’androne.

I due carabinieri salirono silenziosamente le scale fino al secondo piano, dove Orlando fermò il collega e indicò senza un fiato una porta in legno scuro. Daniele annuì, poi bussò con decisione ed entrambi attesero per qualche minuto. Infine, Orlando borbottò:

-Non ci apre?

-Forse non c’è nessuno – rispose seccato Ghiro, facendo una smorfia e riponendo il suo paio di occhiali scuri in stile 007 in una tasca interna del giubbotto.

-Io direi di provare dall’esterno – aggiunse il collega, scendendo nuovamente le scale. Ghiro lo seguì, impugnando saldamente la pistola. Impiegarono diversi minuti per salire sulla terrazza esterna dell’appartamento, minuti durante i quali Ghiro riuscì a ciaccare sé stesso e Orlando e rischiò svariate volte di perdere i pantaloni nello scavalcare la ringhiera, poi finalmente i due carabinieri raggiunsero la vetrata oscurata che dava all’interno della casa. Senza fiatare, i due si piazzarono ai lati opposti della grande finestra, cercando di sbirciare oltre le tende di velluto che coprivano gran parte della vista. Pochi secondi dopo, Ghiro fece segno ad Orlando di avvicinarsi: indicò con un indice un punto in fondo alla stanza, dove si vedeva chiaramente una mano frugare dentro un comò.

-E’ lui – sussurrò il collega, caricando la pistola. Poi, con un movimento della testa, fece cenno a Ghiro di colpire il vetro con l’arma. Accadde tutto in pochi secondi: la vetrata andò in frantumi, i carabinieri irruppero nell’appartamento, un paio di occhi scuri intercettarono lo sguardo di Orlando per poi scattare fugaci ad una Calibro 22 sul pavimento, a pochi centimetri da loro.

Sebastiano Cafora afferrò la pistola e sgusciò per il corridoio, dando diversi colpi al muro durante la corsa. Arrivò ansimante ad una finestra aperta e fece per arrampicarsi sul cornicione esterno, reggendo precariamente l’arma, ma un paio di grosse mani lo afferrarono per la vita e lo tirarono a terra, bloccandolo:

-Dove credi di andare, Cafora? – borbottò Ghiro, con il fiatone, subito seguito dal collega. Con diversi sforzi tirarono il criminale su e lo trascinarono fino all’automobile di servizio.

 

 

-Sebastiano Cafora, trentatré anni, di origini Baresi. Ti sei trasferito a Roma a sedici anni, quando sei rimasto orfano di madre, ed hai frequentato il Convitto Verza. Il più severo d’Italia, praticamente – esclamò tutto d’un fiato Orlando, gettando uno sguardo al criminale e poi a Lucia.

Il ragazzo davanti ai due non rispose, ma si limitò a fissarli.

-Sebastiano, ascoltami…- iniziò Lucia, sporgendosi in avanti per guardarlo negli occhi – Abbiamo bisogno del tuo aiuto. Sei la causa della morte di almeno una ventina di persone. Aiutaci a capire perchè l'hai fatto.

L'uomo restò impassibile, gli occhi fissi sulla scrivania laccata di bianco, lo sguardo colpevole.

Lucia lo scrutò per qualche secondo, cercando di interpretarne i pensieri, poi sospirò e guardò Orlando:

-Occupatene tu – borbottò, uscendo velocemente dalla stanza e lasciando il marito in balia di Cafora. L'uomo sospirò nuovamente, poi si chinò sul criminale:

-Allora, cos'hai da dire?

 

 

-Niente – sospirò Bart, girandosi a guardare la collega. Bianca sbuffò, spostandosi una ciocca di capelli dal viso:

-Niente neanche qui.

-Un altro buco nell'acqua. Non abbiamo niente per incastrare il tuo uomo – sentenziò, deluso, il ragazzo. Era passata circa un'ora da quando, insieme a Bianca, aveva iniziato a setacciare database, archivi, vecchie pratiche di casi chiusi e sospesi alla ricerca di qualcosa che potesse riportare a Domenico Gargarini, ma le ricerche non avevano dato nessun risultato.

Bianca si sedette, sconsolata:

-Abbiamo controllato ovunque e le indagini riguardanti questo Gargarini sembrano essere sparite.

Bart annuì, gli occhi fissi sul pavimento. Passarono diversi minuti di sconforto, poi il ragazzo saltò su:

-Possiamo dare uno sguardo all'archivio del Tribunale Ordinario di Roma.

Bianca annuì, leggermente risollevata, e si diresse verso l'uscita:

-Mi coprirai con la Brancato?

Bart annuì, un po' interdetto. La ragazza ringraziò silenziosamente e si chiuse la porta alle spalle.

 

 

 

Orlando camminò a passo svelto lungo il corridoio, poi spalancò con una spinta la porta dell'ufficio del Capitano. Lucia saltò su, avvicinandosi al collega:

-Ha parlato?

Orlando scosse il capo, poi mostrò la stampa di alcuni grafici a Lucia:

-Non ha confessato niente, ma c'è stata una cosa che mi ha colpito.

La donna gli fece cenno di sedersi alla scrivania, poi il collega continuò:

-Sembrava molto impacciato, come se avesse voluto parlare ma qualcosa glielo avesse impedito. Si sfregava in continuazione le mani, segno di tensione: non si sentiva a suo agio, avrebbe voluto scappare. Ad un certo punto, tra una domanda e l'altra, gli ho sentito dire qualcosa riguardo uno svantaggio.

-Svantaggio?- ripetè Lucia, incuriosita.

-Sì... e allora ho ripensato alla questione delle due persone...- continuò Orlando, dimenandosi sulla sedia: -E se fosse una... non so, una gara?- buttò lì, un po' a disagio.

-Una gara?

Lucia si alzò e scosse il capo, incerta:

-Mi pare una strana ipotesi, Orlando...- mormorò, sospirando.

-Anche a me, ma avevamo già pensato alla possibilità che non fosse una sola persona, no? E ora Cafora ci parla di svantaggio!- spiegò il tenente, seguendo la moglie nei suoi spostamenti.

Lucia si fermò, sospirando ancora:

-Non è abbastanza, Orlando: deve parlare.

Orlando strinse le labbra:

-E allora parlerà.

 

 

-Amore, sei tu?

-Chi altro ha le chiavi di casa, scusa?

-Magari poteva essere un ladro, no?

-La gravidanza ti sta dando alla testa, sai?

 

Daniele entrò in casa, stanco. Abbandonò la giacca sul divano all'ingresso, poi cercò Selvaggia per le stanze: la trovò in cucina, in piedi accanto ai fornelli, il pancione che ormai andava crescendo a vista d'occhio.

-Com'è andata oggi?- chiese la donna, chinandosi per raggiungere il forno.

-Come sempre... abbiamo arrestato Cafora.- la informò il capitano, aiutandola con le teglie.

-Bene!- esclamò Selvaggia: -E Bart?

Daniele scrollò le spalle:

-Stasera fa tardi...- sussurrò con aria cospiratrice.

Selvaggia sorrise, compiaciuta:

-Sono contenta.- esclamò: -Per lui e per noi.

Fu quel “per noi” a preoccupare Ghiro:

-In che... in che senso?- chiese, un po' preoccupato, e Selvaggia corse ad abbracciarlo:

-Nel senso che devo dirti una cosa.- rispose lei, allegra.

Daniele si sedette accanto al tavolo e annuì, in attesa.

-Ci ho iscritti al corso preparto!

 

Daniele sgranò gli occhi:

-Tu... tu hai fatto cosa?- chiese, calmo.

-Ci ho iscritti al corso preparto! Tutti i sabato dalle nove alle dieci di sera!

Daniele emise un suono buffo, poi si accasciò sulla sedia.

 

 

-Lucia devo... devo dirti qualcosa.

-Dimmi, Orlando!

-Non ora... Max, perchè non vai a letto?

 

Il bambino fissò i due per qualche secondo, poi augurò loro la buonanotte e corse nella sua stanza.

Lucia lo osservò allontanarsi, felice:

-E' un tesoro, non trovi?- sussurrò, abbracciando il marito.

-Lo so... è proprio di lui che volevo parlarti.- cominciò l'uomo, veloce e teso: -Io... io ho incontrato il padre di Max.

Lucia trasalì:

-Dove?

In breve, Orlando raccontò alla donna del suo incontro con l'uomo, dell'aspetto di quest’ultimo e dei suoi modi bruschi.

-Non possiamo dargli suo figlio.- concluse Lucia, alzandosi.

-Non possiamo.- accondiscese Orlando, preoccupato.

Uscirono dalla cucina.

-Lucia?

-Dimmi, Orlando.

-Non diciamo niente a Max.

 

la donna scosse la testa:

-Niente.

 

 

-...e così mi dice “amore, sai che ho fatto? Ci ho iscritti al corso preparto!”... ma dico io, si può? Si può costringere un povero ghiro a partecipare a un corso preparto? Eh, Cecchi?

-Lascia sta', Ghire'... che già c'ho altri pensieri p'a testa!

-Che pensieri, Cecchi?

-Questa, Ghire'!

 

Emiliano e Daniele entrarono insieme in ufficio, nervosi.

Entrarono nell'ufficio del tenente e presero posto accanto alla prima scrivania. Emiliano si infilò velocemente il camice, poi sventolò un foglio davanti agli occhi del superiore:

-Sai che è, Ghire'?- chiese, indicando le prime righe.

-No, Cecchi, e se continui a sventolarmelo così davanti alla faccia non credo che riuscirò mai a...

-E' una lettera di mio zio Angelo.

Daniele fece una smorfia di disappunto:

-E allora?

-E allora non parlo con mio zio da quando avevo otto anni.

Ghiro continuava a non capire:

-E perchè ti ha scritto, scusa?

-Vole lasciarme 'na casa.

Calò il silenzio.

-E perchè mai?

-Non lo so, ma non voglio niente da lui.- rispose piccato il ragazzo, dimenandosi sulla sedia: -Bianca non lo sa, ma me farebbe accettà. Me direbbe che a mi' fja 'na casa le po' servì.

-Avrebbe ragione, no?- tentò Ghiro, ma il ragazzo scosse il capo, frenetico.

-Mi zio è stato arrestato du' volte per rapina. Una di queste volte ce stavo pure io: me faceva fa' er palo. Non voglio prenderme una casa che magari ha comprato con i soldi di una rapina.

 

Ghiro annuì, più comprensivo:

-Forse dovresti parlarci.

-E' quello che m'ha chiesto de fa', ma non voglio.

-Però dovresti...

 

Daniele osservò un po' i fogli sparsi sulla scrivania del ragazzo:

-Cecchi, cos'è questo disordine?- chiese infine, per sdrammatizzare.

-Disordine? Ah Ghire', lavoriamo assieme da anni e ancora non sai che la mia scrivania è quella?

Daniele sembrò sorpreso:

-E questa di chi è?

-Di Bart!

-Bart? Bart disordinato? Il mondo va a rotoli!

 

-Salve, signore.

-Come sta Max?

-Max sta bene, non si preoccupi.

 

Orlando si avvicinò nervosamente al padre di Max. l'uomo sembrava essersi risistemato dall'ultimo loro incontro, ma aveva ancora un'aria folle.

-Quando lo posso vedere?- chiese subito, mentre Orlando si sedeva accanto a lui.

Erano a un bar a pochi metri dalla caserma.

-Quando lo decideremo noi: Max è in affidamento a casa mia e di mia moglie.

L'uomo sorrise amaramente:

-Certo, non da me.

-Lei non c'era, mi pare!- ribattè Orlando, mentre un cameriere magro portava due caffè.

-Io c'ero, comandante...

-...tenente, prego.

-Io c'ero! Ma la madre di Max non voleva!

Orlando bevve, poi aspettò che l'uomo facesse lo stesso: era quello il piano suo e di Lucia. Volevano le impronte dell'uomo: dovevano controllare che fosse un uomo rispettabile prima di parlare a Max della situazione.

Poco dopo, il cameriere portò dell'acqua in bicchieri di plastica. Orlando approfittò di una distrazione dell'uomo per infilarsi il bicchiere dell'uomo in tasca.

-Allora?

-Allora cosa?

-Quando direte a Max che suo padre vuole vederlo.

-Appena lo riterremo opportuno.

-Spero che succederà presto.

Lo sperò anch'io, mi creda.

 

 

Lucia camminava avanti e indietro per l'ufficio, quando Orlando irruppe nella stanza:

-Ce le ho, ho le impronte del padre di Max! Emiliano le sta analizzando!- esclamò, trionfante, e anche la donna parve sollevata:

-Perfetto!- esclamò, ma poi aggiunse con aria d'urgenza: -C'è stato un nuovo incendio.

Un silenzio glaciale calò tra i due.

-Avevamo ragione: Cafora non era solo.- sussurrò Orlando, abbattuto: -Vado a dare un'occhiata con Daniele, che dici?- propose poi, e il capitano acconsentì.

 

Fu solo mezz'ora dopo la partenza dei due che arrivò la telefonata.

-Lucia?

-Sì, Orlando?

-Abbiamo trovato delle impronte. Sono del padre di Max.



*PROMO*

Le battue finali si avvicinano...

LUCIA: due squadre e una gara, Orlando: avevi ragione.

...e insieme, si avvicina anche la fine di qualcos'altro. Qualcosa di peggiore.

BIANCA: abbiamo una pista, finalmente!
EMILIANO: perchè non me l'hai detto, Bia'?

E se le squadre puntassero a un'ultima follia?

RIS Roma 5, parte II, nei prossimi giorni su EFP *_* Non mancate :P

*FINE PROMO*



N.d.A.: eccomi qui. E' passato un secolo, lo so. Il capitolo è orrido, lo so. Dopo tutto questo tempo avrei dovuto scirvere un capolavoro, e invece mi ritrovo a postare qualcosa scritto in varie fasi di tmepo libero, seguendo una trama abbozzata il primo giorno e... insomma, se volete uccidermi e mi ritroverò sommersa di bandierine rosse lo capisco. Ma davvero non avrei potuto farvi aspettare oltre, e spero di non aver deluso troppo le vostre aspettative.
Grazie a chi recensirà, a chi Segue e Preferisce la nostra storia.

 

  
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