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Autore: sempervera    13/01/2013    0 recensioni
La bambina sorridendo contenta si voltò per indicare allo zio la colonnina dove aveva parlato con il ragazzo.
In quel momento un’ombra scivolò dolcemente oltre il parapetto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1. L'Incidente




- Cosa diavolo è stato?
Non si vedeva nulla. Niente. Sembrava il benedetto diluvio universale. Lentamente Gianfranco fermò la macchina, pregando di non avere appena investito qualche animale: non con sua nipote in macchina, non poteva essere così iellato.
- Zio, cos’era?
- Probabilmente nulla tesoro - sorrise per tranquillizzarla - tu resta qui che ora controllo.- E così dicendo si slacciò la cintura per scendere dall’auto.
- Ma non era un cane, vero?
Imprecando mentalmente Gianfranco negò fermamente che avessero investito un cane, domandandosi perché diamine a nove anni, dopo un intero pomeriggio di allenamento, quella bimba non stesse dormendo come un sasso sul sedile.
- E allora cos’era?
- Sicuramente un sasso, non ti preoccupare.
E lui non sapeva quanto ci fosse andato vicino: un semplice cambio di consonante e al suo tanto sperato sasso si sostituiva un tasso. Sissignore, proprio un tasso. L’animale. Come quello ne “Il vento tra i salici” di Grahame. Bianco, nero, sporco e ferito.
E ora cosa accidenti faceva? Fermo davanti a quella specie di pelliccia inzaccherata di fango, Gianfranco non sapeva davvero cosa fare. Al suo tentativo di avvicinarsi l’animale aveva emesso un minaccioso ringhio sommesso.
- Zio! Zio! Allora, cos’è? Non è un gattino vero?
Gianfranco avrebbe voluto risponderle che secondo lui quel coso i gattini se li mangiava ma si trattenne e le disse di richiudere il finestrino. Recuperato un ombrello e il cellulare decise di chiamare sua sorella, lui non era un grande amante degli animali, ma non poteva neanche lasciare lì quella povera bestiola ferita. Accidenti a sua nipote e ai film della Disney che gli aveva fatto vedere, quei cosi gli avevano tarato il cervello.
Il telefono di sua sorella squillava mentre lui continuava a squadrare la palla di pelo arrotolata sotto al suo pneumatico sinistro.
- Pronto?
- Oh! E finalmente! Michi, ho un problema.
- Cosa? E’ successo qualcosa a Giulia?
- Ma no tranquilla, lei sta benone. Io invece, ho investito un tasso.
- Un che?
- Un tasso.
- Ma limitarsi ad investire piccioni e ratti no?
- Miche, non ti ci mettere anche tu. Sono all’inizio del ponte, quello vecchio. Trovami un veterinario, la forestale, l’esercito, chi ti pare, e mandameli.
- Ti mando il veterinario di Ares, Michelis.
- Ma allora, cos’è?
La voce della nipotina gli ricordò che ancora non le aveva detto nulla. Interruppe momentaneamente la chiamata.
- E’ un tasso, ho chiamato il dottore tesoro, non preoccuparti: ora arriva. Tu intanto chiudi la portiera che prendi freddo.
Per farsi sentire, nonostante fossero solo a qualche metro di distanza, dovette alzare la voce: la pioggia aveva cominciato a cadere molto più forte e nel silenzio della sera il rumore dell’acqua sul metallo dell’auto sembrava quasi un frastuono. Intanto si avvicinò alla ruota anteriore dove il tasso era intrappolato e si piegò sulle ginocchia, per tenere almeno all’asciutto quella povera bestiola. Un rumore secco gli comunicò che la portiera era stata richiusa.
- Scusa Mi’, era Giulia. Ti dicevo, è un tasso grosso quanto un bambino. Devo avergli schiacciato la zampa.
Inclinando la testa mentre parlava Gianfranco cercava di capire se l’animale avesse qualche altra ferita, ma a prima vista non sembrava.
- Esagerato, ora chiamo Michelis. Ciao.
- Sbrigati, ciao.
Gianfranco richiuse il telefono e se lo infilò in tasca.
- Ma tu stasera non avevi niente da meglio di fare che venirmi sotto alle ruote?
La bestia grigia, tanto per far capire come girava la questione, gli rispose con un ringhio decisamente meno sommesso di quello precedente e guardandolo quasi storto con i suoi occhi verdastri.
- Va bene, va bene. Non serve arrabbiarsi.
Continuando a guardarlo storto il tasso appoggiò il muso sulla zampa, come se avesse capito che ora doveva aspettare. Gianfranco intanto continuava a blaterare un po’ al vento e un po’ al tasso, senza avere la minima idea di quello che stava succedendo dieci metri più indietro.



Il mondo è pieno di cose ovvie che nessuno si prende mai la cura di osservare.
Sir Arthur Conan Doyle, Il mastino dei Baskerville.



  
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