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Autore: bambolinazzurra    13/01/2013    4 recensioni
Roxas ha una piccola "disavventura" che lo costringe ad abbandonare la sua prima palestra e a trovarne un'altra. Axel, il suo nuovo istruttore, si diverte a stuzzicarlo e metterlo a disagio.
Chi avrà la meglio?
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Axel, Lexaeus, Roxas, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Nei giorni seguenti la situazione non cambiò. Il telefono del biondo era sempre spento e, quando non lo era, squillava a vuoto. Poi entrava in funzione la segreteria. Anche perché Roxas aveva preso l’abitudine di non rispondere a numeri sconosciuti o privati, temendo che fosse Axel. E aveva ragione.
- Rox, sono di nuovo io. Quando la smetterai di evitarmi? Andiamo, dovremo pur chiarire questa situazione, prima o poi. E mi rifiuto di farlo per telefono, soprattutto tramite messaggio registrato! Urgh… Diamine, Roxas, è già passata una settimana. Accidenti, spero che tu stia continuando ad allenarti, nel frattempo, visto che non stai venendo in palestra. Beh, in realtà questo non c’entra. Senti… richiamami, ok? –
Roxas sentì il messaggio, ma non richiamò. Si limitò a prendere a pugni un cuscino.
“Ah, adesso vuoi parlare? E perché non l’hai fatto quando ne avevi la possibilità? Perché non mi hai detto prima di evitare certe frasi, con te? Perché te ne sei andato, se secondo i tuoi amici tu non scappi mai? Perché, Axel?
Tidus lo guardò con aria apprensiva dalla porta socchiusa, attento a non farsi scorgere. Il fratello non era un tipo violento, dopotutto, anche se gli piaceva lottare. E il fatto che si stesse sfogando così piuttosto che intagliando pezzi di legno – cosa che faceva quand’era molto stressato – era indicativo. Poi chiamò Sora e gli raccontò tutto, come il cugino – all’insaputa di Roxas – gli aveva chiesto di fare.

Un paio di giorni dopo Axel decise di chiamare Hayner per chiedergli “udienza”. Forse avrebbe dovuto farlo prima, ma sperava che la situazione si sarebbe risolta da sola. Soprattutto perché temeva la reazione di Hayner se fosse venuto a conoscenza dell’accaduto. Ma d’altra parte a mali estremi, estremi rimedi, giusto? Il ragazzo lo invitò nel loro ritrovo. Quando Axel arrivò lì scoprì che anche Sora era presente.
- Lui che ci fa qui? – chiese il rosso, ma non era infastidito, solo sorpreso e confuso.
- Beh, ti farà comodo anche lui, visto che è uno dei pochi che conoscono Roxas davvero a fondo. Come me –
- Come sai che si tratta di lui? –
- Per quale altro motivo mi avresti chiesto di vederci, altrimenti? –
- Ehm… il piacere della tua compagnia? – ghignò Axel, per nascondere il proprio disagio.
- Cazzate – sbuffò Hayner – Sappiamo che c’è qualcosa che non va, ma lui si è rifiutato di parlarcene -
- Ma so da fonte certa che è a dir poco furioso – aggiunse Sora.
- D’accordo, carte in tavola: Roxas mi sta evitando perché mi sono comportato da cretino e io voglio chiarire –
Sora e Hayner lo fissarono interrogativi e Axel raccontò riluttante ciò che era successo – usando un lungo giro di parole per non dover ripetere quelle che Roxas aveva pronunciato – temendo che Hayner da un momento all’altro gli avrebbe urlato contro, testa calda com’era, soprattutto quando si trattava di Roxas. Ma il ragazzo lo sorprese scuotendo il capo e commentando con un vago “Gli passerà”.
- Non cercarlo più – aggiunse Sora.
Axel aprì la bocca per protestare, ma Hayner scosse di nuovo la testa e lo fissò torvo. Ecco una piccola parte della reazione che temeva.
- Rox non è una ragazza, non ti sta ignorando per ricevere attenzioni. Ti sta ignorando per non dire o fare cose di cui potrebbe pentirsi. Non che non abbia ragione ad essere arrabbiato con te –
Axel si morse le labbra e abbassò la testa con aria colpevole.
- Infatti – rincarò Sora, ignorando le ultime parole di Hayner – Non avrai mica pensato che Roxas fosse tutto pregi, vero? È una testa calda, proprio come Hayner. Scusa, Hay, ma è così. Solo che mentre Hayner si arrabbia facilmente ma dopo dieci minuti gli è passata, a Roxas ci vuole molto per perdere la pazienza e molto di più per sbollire la rabbia. Soprattutto se è anche ferito. Quindi dagli tempo e lascia che sia lui a cercarti. Lo farà, alla fine, credimi –
- Grazie, ragazzi –
- Figurati – fece  Hayner in tono burbero e scontroso – Si vede che ti dispiace sul serio. Beh, mi sembra il minimo. Ma comunque Rox non si affeziona a chiunque, quindi se lui decide di darti un’altra possibilità come penso, posso benissimo farlo anch’io. Ma vedi di non sprecarla –
E Axel seguì il consiglio, anche se con una certa difficoltà.

I giorni passavano lenti e ovviamente anche Roxas sentiva la mancanza del suo ragazzo e dei bei momenti che avevano sempre passato insieme. E si ritrovò a pensare al giorno che aveva trasformato la loro amicizia in qualcos’altro.
Ma ora Axel aveva smesso di farsi sentire e Roxas cominciò a temere che avesse rinunciato a far pace. Il pensiero gli fece mancare il respiro: e se Axel dopotutto non avesse avuto più intenzione di avere pazienza con lui? Forse Roxas aveva perso la sua possibilità di riavere il suo dolcissimo rosso. E se poi magari qualcun altro avesse preso il suo posto? Qualcuno come Terra? Non poteva permettere una cosa del genere, doveva fare qualcosa! Sì, ma cosa?
Roxas pensò che una passeggiata l’avrebbe aiutato a schiarirsi le idee e a decidere sul da farsi.
Fu questo che lo spinse ad abbandonare i libri in cui si era rifugiato per recarsi alla torre dell’orologio, combattuto tra il desiderio di chiamare Axel e la paura di dirgli qualcosa che non pensava sul serio. Sospirò pesantemente.
Mentre era ancora sugli ultimi gradini verso la terrazza, sentì una voce conosciuta. Ops…
“Ce l’hai con me, vero Karma?!”
- … no, non ancora. Credimi, sto facendo del mio meglio. Sì, così mi hanno detto! Di aspettare, dargli il suo spazio… -
Roxas capì che Axel parlava di lui. E che i suoi stessi amici avevano consigliato al rosso come comportarsi per costringere Roxas a cercarlo per chiarire la situazione. Sapeva che avevano agito con le migliori intenzioni, ma lo visse lo stesso come un tradimento. Ma il tono di Axel era stanco e dolente e il biondo sentì l’improvvisa ondata d’irritazione che l’aveva sommerso abbandonarlo all’istante.
- Sono i suoi migliori amici, mi fido di loro. Posso solo sperare che lui ci tenga abbastanza da perdonarmi per la cazzata che ho fatto, alla fine. Grazie, Dem. Ci sentiamo –
Roxas diede una sbirciata alla scena: Axel era solo sulla terrazza deserta, seduto al suo solito posto sul davanzale, un ginocchio contro il petto come al solito e lo sguardo vacuo fisso all’orizzonte. Lo udì sospirare. Poi parlò di nuovo, in tono un po’ amaro.
- Ehi Roxas, scommetto che non sai perché il tramonto è rosso – fece una pausa, come per attendere una risposta, che però non venne. Sospirò di nuovo e proseguì - La luce è formata da molti colori e il rosso è quello in grado di arrivare più lontano –
Roxas ricordava bene quella conversazione: risaliva ad una delle loro prime uscite. Quanto avevano riso quella sera! E Axel, tra le altre cose, gli aveva detto quelle esatte parole. E Roxas aveva risposto…
- Chi te l’ha chiesto?!? Sapientone – si sentì parlare ancora prima di rendersene conto.
Axel sobbalzò visibilmente e si voltò di scatto.
Roxas!
- È bello vedere che ti ricordi il mio nome, ma se hai solo quello da dire, allora è meglio se stai zitto –
Il rosso assunse un’espressione ferita e Roxas si grattò la testa.
- Accidenti, mi è uscito di bocca in modo sbagliato. Dimentica tutto, okay? –
Axel annuì e il biondo prese posto accanto a lui.
- Mi dispiace, Rox –
- Lo so –
- Quando me l’hai detto mi sono… fatto prendere dal panico. Non sapevo cosa fare, capisci, quelle parole per qualche motivo hanno sempre decretato la fine delle mie relazioni e non potevo e non potrei sopportare se questo accadesse anche con te. Mio Dio, non ho grammaticalmente senso!
- So anche questo. Uhm, non la parte grammaticale, quello che hai detto prima –
- Puoi sopravvivere senza sentirmi dire cose del genere? –
- Solo se non scappi più quando te le dico io –
Axel lo guardò interrogativo e Roxas sospirò.
- Non mi importa se tu non mi dici cazzate romantiche, Ax, ma ogni tanto io avrò voglia di dirle a te. Non sempre, solo ogni tanto e non significherà mai che sto per lasciarti. A meno che io non ti becchi con un altro, mi sembra ovvio. Per quello non c’è amore che tenga. Ma non mi metterei a comporti poemi in una circostanza del genere, non ha senso, mi limiterei a un semplice “Vai a cagare, stronzo!” –
- Non c’è pericolo che succeda una cosa del genere –
- Comunque non mi aspetto affatto che tu mi risponda, in quei casi. Nemmeno con un “anch’io” o “idem” o cose del genere. Credimi, non è necessario, basta molto meno per capire se per te è lo stesso oppure no. E io già so ciò che mi serve sapere –
Axel fece un mezzo sorriso ed entrambi rimasero a lungo in silenzio a guardare il tramonto, godendosi la reciproca compagnia. Ad un certo punto una testa munita di una folta chioma rossa si adagiò contro una piccola spalla, come in cerca di protezione.
Roxas sorrise e affondò il viso in quei capelli soffici – malgrado le apparenze – e vaporosi, che odoravano sempre come di pane appena sfornato.
- Axel – sussurrò infine – Sono entrato ad odontoiatria. Le graduatorie sono uscite tre giorni fa. E adesso che abbiamo risolto tra noi direi che è il caso di festeggiare. Mangiamo fuori, domani sera? –
- Solo se offro io! – esclamò allegramente il rosso, raddrizzandosi di scatto e sorridendogli in modo piuttosto goffo.
Roxas rise, contento che fosse tornato tutto alla normalità.

C’era un gran fermento quella sera, in palestra. Yuffie stava affiggendo dei poster nei punti strategici del locale, saltellando con aria soddisfatta.
- Quasi vacanza, quasi vacanza, quasi vacanza! – canticchiava tra sé nel frattempo.
Roxas si avvicinò e lesse.
“Campo di sopravvivenza: un’esperienza unica a contatto con la natura. Pensate di poter sopravvivere tornando alle origini o quasi? Combattere per il vostro cibo, accendere un fuoco, respirare aria pura, dilettarvi con la vita nella foresta e ritornare a casa sani e salvi? Siete davvero all’altezza?
Organizzatore: Lexaeus Humus
Capigruppo: Xaldin Wind, Rude Turks, Axel Flame.
Quota clienti: 200 munny
Quota esterni: 350 munny
Equipaggiamento consentito: sacco a pelo, coltellino svizzero, borraccia, fionda/cerbottana/fiocina vestiti, cassetta di pronto soccorso (consigliata), oggetti per l’igiene personale (da NON disperdere nell’ambiente. NO prodotti chimici quali bagnoschiuma, shampoo e simili) fiammiferi, libri e/o uno strumento musicale.
Equipaggiamento NON consentito: apparecchi elettronici, stufe o fornelli elettrici, cibo, alcol, attrezzature professionali da caccia/pesca.
Ai partecipanti saranno forniti: una bussola ciascuno (da restituire alla fine del campo), uno specchio per segnali luminosi per gruppo, dei cestini per la raccolta di generi alimentari, dei sacchetti per i rifiuti inorganici, una mappa per gruppo, una fotocamera per gruppo (per immortalare gli istanti più significativi), varie ed eventuali.
Partenza: 5 ottobre
Ritorno: 9 ottobre
Per maggiori informazioni contattare il titolare”
Roxas si grattò la testa: sembrava divertente. Chissà cosa ne avrebbero pensato i suoi amici. Di sicuro sapeva che Riku, Sora e Hayner sarebbero stati interessati, quei tre erano sempre pronti all’avventura. E Pence forse sarebbe stato perfino più entusiasta di Sora. Le ragazze? Era abbastanza sicuro che avrebbero preferito restare a casa: Naminè e Selphie detestavano il campeggio, figuriamoci un campo di sopravvivenza e le altre due, sebbene tentate, non avrebbero mai lasciato indietro le amiche.
- Interessante, vero? – gli mormorò una voce all’orecchio.
Lui si voltò è vide una ragazzina dai capelli di un biondo ramato e gli occhi molto scuri.
- Oh, sì, decisamente – le sorrise in modo gentile.
Con sua grande sorpresa e sollievo la ragazzina non ridacchiò. Ma le sue amiche sì, appena più dietro. Fecero loro un cenno di saluto malizioso e si allontanarono starnazzando.
- Lasciale perdere, pensano che io abbia una cotta per te. E quasi tutte loro ne hanno una per quell’istruttore dai capelli rossi. Quanto è cliché avere una cotta per un istruttore? –
- Ehm… già – ridacchiò il biondo con aria imbarazzata. In fondo anche per lui era cominciata così, no?
“Questa situazione mi sta proprio stancando” pensò Roxas “Perché non trovano degli altri bersagli? Axel è mio!
- Allora tu perché sei qui? Hai fatto una scommessa o qualcosa del genere? – le chiese cauto.
- Qualcosa del genere. Ma già che ci sono vorrei chiederti se pensi che il signor Humus lasci partecipare anche noi ragazze al campo di sopravvivenza –
- Non vedo perché no. Non ne sono proprio sicuro, ma non penso che alle ragazze sarebbe negata la possibilità –
- Potresti chiederglielo da parte mia? Quell’uomo mi intimidisce –
- Uhm… certo, perché no? –
La ragazza gli rivolse un sorriso smagliante e gli afferrò una mano.
- Grazie, Roxas! –
- Ehm… forse è una domanda stupida, ma… come sai il mio nome? –
- Ero nella folla al… -
- … torneo, già, avrei dovuto immaginarlo. E tu sei? –
- Lidia –
- Va bene, Lidia, questo sarà un po’ rude, ma devo dirti da subito che non sono esattamente… -
Lidia rise e lo interruppe.
- Stai tranquillo, non mi interessi. Non che tu non sia un bel ragazzo, sia chiaro, è che ho messo gli occhi addosso a qualcun altro. Hanno pensato che fossi tu perché ho detto che è biondo, ha gli occhi azzurri e ha partecipato al torneo –
- Non stai parlando di Seifer, vero? –
- Cosa?! Quel pallone gonfiato? No! Sto parlando del ragazzo che ha superato le eliminatorie ma poi ha perso contro quel tipo dai capelli rossi –
“Wakka e Tidus. Ha una cotta per Tidus!”
Roxas sorrise e si congedò con la scusa di andare a parlare con “il signor Humus”. E andò effettivamente a parlare con lui, ricevendo la conferma che le ragazze potevano partecipare eccome – Lexaeus sorrise sognante e Roxas non ne capì il motivo.
- A proposito, Lex, pensavo che non lasciassi che i minorenni si iscrivessero qui, eppure ci sono delle ragazze che non sembrano affatto avere diciott’anni –
Lexaeus ridacchiò.
- Le ragazze, a differenza dei loro coetanei maschi, non cercano di strafare –
Roxas non riuscì a cavargli altro di bocca.

Nei giorni seguenti Roxas si ritrovò a parlare con Lidia sempre più spesso, era una ragazza simpatica e intelligente e non voleva avere sempre ragione. Axel iniziò a lamentarsi scherzosamente di essere stato rimpiazzato, quando li vide scambiarsi il numero di telefono, ma il biondo alzò gli occhi al cielo e borbottò qualcosa a proposito di “essere un bravo fratello”.
Solo diversi mesi dopo il rosso avrebbe scoperto che il suo fringuello stava giocando a fare il Cupido. Infatti Tidus era straordinariamente incapace quando si trattava di scegliersi una ragazza e puntualmente prendeva il due di picche. O peggio, era costretto ad essere rude per liberarsi dell’arpia di turno.
Ma in ogni caso la scoperta sarebbe arrivata dopo. Per il momento Axel si limitò a prendere in giro il suo piccolo biondo.

Sull’autobus, Roxas si sedette per la prima ora vicino a Lidia, con cui chiacchierò animatamente. Axel non se la prese, era troppo occupato a parlottare con Pence ed Hayner di chissà che cosa.
- Mio caro buon vecchio fratellone – lo redarguì Tidus, scuotendo la testa – Chi l’avrebbe mai detto che ti avrei mai visto flirtare con una bella ragazza. C’è forse speranza anche per te? –
Roxas ghignò, ignorando il rossore di Lidia.
- Farai meglio a non farti sentire da Axel, oh mio odioso fratellino, potrebbe rimanerci molto male –
- Ho capito bene, Roxas? Tu e Axel? –
- Temo che Tidus si sia beccato tutti i geni etero – confessò Roxas con un sorriso – E io rientro nel nutrito gruppo di persone che si innamorano del proprio istruttore -
Poi lui e Lidia risero pensando alle amiche di lei, fino a che Roxas si scusò per andarsi a sedere vicino ad Axel, raccomandando a Tidus di tenere compagnia a Lidia.
- Lo chiederei a Yuffie, in quanto l’unica altra ragazza ad aver avuto il fegato di partecipare, ma al momento sta flirtando con Luxord –
E Luxord ne sembrava estremamente compiaciuto, dato che erano mesi che cercava invano – o almeno così credeva – di attirare l’attenzione dell’iperattiva ragazza.
- Oh, beh – stava dicendo Yuffie in quel momento – Gli uomini primitivi affrontavano bestie feroci con rozzi strumenti per conquistare e sfamare la loro dolce metà. Mi aspetto di vederti competere con loro! –
- Sono debole alle richieste di una soave fanciulla – sospirò Luxord, strizzando un occhio in direzione di Xigbar (Marluxia aveva deciso di non partecipare).
Yuffie, che tutto era fuorché soave, ridacchiò compiaciuta.
- Potrei vomitare – commentò Xigbar.
- Fallo nell’apposito sacchetto – gli consigliò Xaldin.

- La Giungla Profonda? Perché questo nome mi è familiare? – chiese Hayner, picchiettandosi il mento con un dito.
- Mi sembrerebbe strano se non ti fosse familiare – rispose Saïx – Si da il caso che questa sia una foresta vergine a poche decine di chilometri da Crepuscopoli ed è come un’oasi nel deserto. Natura incontaminata, un labirinto di alberi e liane, abitato da ogni sorta di animali –
- Senza parlare di Tarzan – aggiunse Xaldin, allontanandosi col suo gruppo, che comprendeva Luxord e Yuffie.
Il gruppo di Rude, che aveva al seguito Tidus, Lidia e Xigbar, era già sparito in lontananza.
- Chi o cosa è “Tarzan”? – chiese Sora.
- Magari lo incontreremo mentre siamo in giro – esclamò Axel, entusiasta – Non sarebbe certo una novità! –
- Sei già stato qui? –
- Oh, molte volte, insieme a Dem e Saïx, ma mai come capogruppo. Un vero peccato che Demyx non sia potuto venire –
- Il lavoro è lavoro, non è vero? Anche se secondo me c’entra più un certo interesse per… - iniziò Riku.
- Taci! – esclamò allegramente Axel – La natura selvaggia ci aspetta! La nostra meta sono le cascate degli elefanti, tirate fuori la mappa e mettiamoci in cammino –
Fu un’esperienza diversa da quella che chiunque di loro – salvo chi aveva già partecipato – avesse mai potuto immaginare. Il gruppo era fortunatamente formato solo dal gruppo di amici, ma raccogliere il cibo e cacciare piccoli animali non era un lavoro affatto semplice. C’era poi il fatto di dover uccidere e sventrare gli animali catturati e questo mise i più giovani a dura prova. Tuttavia nessuno di loro si sottrasse. Fortunatamente la gran parte del cibo reperibile era frutta – con gran delizia di Roxas – ma si sperava che presto avrebbero avuto pesce in abbondanza.
- Tutto bene lì dietro, Roxas? – chiese Saïx il secondo giorno – Da che parte dobbiamo andare ora? –
Roxas si riaccomodò lo zaino sulle spalle e guardò di nuovo la cartina che Lexaeus aveva dato loro.
- Dovremmo continuare per un altro po’ in questa direzione, fino a trovare una roccia a forma di bocca di alligatore – rispose accigliato – Poi proseguire per tre chilometri e mezzo verso nord-ovest –
- Ne sei proprio sicuro? – chiese Hayner, che era in testa al gruppo, fermandosi e costringendo tutti gli altri a fare lo stesso – Perché, amico, il tuo senso dell’orientamento fa pena. Ti ricordi di quella volta al parco divertimenti, quando ti offristi di fare da guida perché ci eri già stato? Invece di andare in direzione delle montagne russe ci portasti al tunnel dell’amore –
Risero tutti, Axel e Saïx per la nuova rivelazione e gli altri nel ricordare la scena. Ma Hayner non aveva ancora finito.
- E le ragazze ci costrinsero anche a farci un giro tutti insieme! E dato che ovviamente si andava a coppie ed eravamo dispari e “Roxas e Naminè sarebbero assolutamente adorabili insieme!” io fui costretto a dividere il battello con l’enorme orango di peluche che Sora aveva vinto per Kairi! –
Sora e Riku furono i primi a spanciarsi dalle risate.
- Oh, andiamo, tu e quella scimmia formavate una magnifica coppia! – ansimò Pence.
- Sì, beh, tutto questo per dire che per quanto ne sappiamo quel nord-ovest potrebbe benissimo essere un sud-est! –
Roxas s’imbronciò e lanciò un’occhiata offesa a quello che chiamava migliore amico.
- La so leggere una fottuta cartina – sbottò – Ma se sei così diffidente leggitela da solo –
E gli piazzò rudemente il foglio in mano.
- Uhm… sembra che Roxy ci abbia dato le indicazioni giuste. Niente male per un biondo –
- E tu sei sicuro di aver letto bene? – chiese Sora con un ghigno, difendendo in parte il cugino. Solo in parte però – Dopotutto sei biondo anche tu! –
Roxas rise; Hayner si gonfiò di finta rabbia e passò la cartina a Pence.
- Beh, avete sentito i biondi. Cerchiamo la bocca di alligatore e poi tutti a nord-ovest! –
- Sissignore –
Si rimisero in cammino. Axel, qualche passo avanti rispetto al suo biondo preferito, voltò la testa per dirgli qualcosa – e magari camminare mano nella mano – ma poi si trattenne, sorpreso. Gli occhi di Roxas erano fissi sulla parte bassa della sua schiena, seguendo con palese interesse il movimento dei suoi glutei, attualmente fasciati in pantaloni di tela comodi ma aderenti. Quando Roxas si accorse di essere stato scoperto distolse in fretta lo sguardo, mormorando “Scusa”. Axel guardò altrove per nascondere il proprio sorrisetto compiaciuto e divertito, ma anche per non dover mostrare di essere arrossito violentemente. Non capitava spesso che il suo sedere fosse occhieggiato con tanto interesse, anche se era effettivamente una gran bella vista. Di solito tutti gli sguardi che riceveva, sia dai ragazzi che dalle ragazze si focalizzavano sulla parte anteriore del suo corpo; sul petto e notevolmente più in basso. Quella novità gli sembrò improvvisamente intrigante.
Una volta di nuovo in controllo delle proprie espressioni facciali, Axel rallentò quel tanto che bastava ad affiancare il suo ragazzo e gli circondò le spalle con un braccio.
- Sai – disse a bassa voce, in modo che solo Roxas lo sentisse – Non devi scusarti per cose del genere, hai tutti i diritti di guardarmi, quanto e dove vuoi. Sono tutto tuo, baby. L’importante è che non guardi così altri ragazzi
- E a che mi servirebbe guardare altri? Nessuno può reggere il confronto col mio fusto personale – rispose Roxas con un piccolo sorriso timido, ma sempre guardando altrove.
Axel arrossì di nuovo. Di solito era lui a fare complimenti ai suoi ragazzi; non che non ne ricevesse anche un sacco, solo che preferiva essere lui a far arrossire la gente.
- Beh… in ogni caso quello che è successo non è niente di che. Anche io guardo sempre quel tuo bel culetto mentre cammini – confessò con un ghigno.
Roxas, come previsto, arrossì.
- Io non ho un bel culetto! – protestò in un sibilo.
- Ma tu non puoi guardartelo mentre cammini e io, che sono in posizione per poter giudicare, dico che ce l’hai eccome! E in realtà mi fa venire in mente molti pensieri sconci – gli sussurrò nell’orecchio.
Roxas si sbatté una mano sulla fronte, rosso come un pomodoro e accelerò per raggiungere Sora e Hayner. Quest’ultimo gli punzecchiò gli zigomi.
- Che ti è successo? – chiese divertito.
- Axel – rispose semplicemente Roxas.
- Ovviamente – commentò l’amico. Poi, ad alta voce – Axel, smettila di metterlo in imbarazzo! –
- Ha cominciato lui! – rispose il rosso a tono – Comunque, Roxas, sappi che ho apprezzato molto la tua decisione di superarmi! –
Roxas boccheggiò, afferrando al volo il significato nascosto dietro quella semplice affermazione.
- Vai subito davanti! – sbottò.
Axel ridacchiò.
- Ma certo, Roxy, se vuoi goderti lo spettacolo… -
Sembrava che in ogni caso Roxas avesse perso la battaglia. Ma d’altra parte, com’era il detto? Se non puoi batterli, unisciti a loro. Ed era proprio quello che avrebbe fatto, decise.
- Spettacolo, eh? Te lo do io lo spettacolo – sibilò Roxas, le labbra sollevate in un sorrisetto sadico.
- Che hai in mente? – gli chiese Sora, sapendo che quell’espressione non prometteva nulla di buono.
- Niente di cui tu debba preoccuparti, solo una piccola vendetta –
- Di che tipo? –
- Oh, lo vedrai. O meglio, lo vedrai se hai uno specchio a portata di mano –
Sora ghignò.
- Ho quello che mi ha dato Lexaeus per i segnali luminosi –
- Perfetto, tiralo fuori! –
Sora eseguì e inquadrò Axel nel proprio campo visivo e in quello del cugino. Hayner, che non riusciva a vedere il piccolo specchio, decise di godersi la scena rallentando fino ad affiancare il rosso.
Fu in quel momento che cominciò una ripida salita.
“Perfetto!” pensò Roxas e iniziò ad ancheggiare leggermente. Hayner, avendo capito il gioco dell’amico, trattenne malamente una risata. Anche perché Axel ci era cascato con tutte le scarpe e stava fissando le cosce e il sedere in movimento di Roxas con aria a dir poco ipnotizzata. La cosa andò avanti per un bel po’ di tempo e i tre stronzetti guardarono il viso di Axel diventare sempre più rosso e sudato, finchè anche lui capì.
- Punirò presto te e quel tuo culetto impertinente! Aspetta e vedrai! – sbraitò.
Roxas scoppiò a ridere e scappò in testa al gruppo per farsi “proteggere” da Saïx.
- Fermalo! – ordinò Axel all’amico, ma Roxas evase alla presa del ragazzo con un’abile schivata.
Poi si arrampicò su un albero con l’agilità di una bertuccia. Axel lo seguì di volata.
- Voi due, noi ci accampiamo sotto quel gruppo di alberi! – gridò loro Riku.
Tenendosi ben saldo sul suo ramo con una mano, Axel inchiodò Roxas al tronco con l’altra e gli baciò il collo, inconsapevole degli occhi che li guardavano dal basso. All’improvviso uno strano rumore li distrasse. Sembravano dei singhiozzi, ma nessuno dei loro amici stava piangendo, ovviamente. Poi il rosso indicò a Roxas una specie di fagottino che tremolava sotto un albero lì vicino. I due scesero in fretta dal loro e si avvicinarono silenziosamente. Era una bambina e non dimostrava più di quattro anni.
- Ehi, piccola. Stai bene? – chiese Axel. Roxas si mantenne qualche passo dietro di lui.
La bambina lo guardò con dei grandi occhi azzurri e… emise un gridolino, singhiozzando più forte.
- Aiuto, mammina! C’è un diavolo che mi vuole portare via! – pianse.
Axel si fece indietro, estremamente teso. Come poteva aiutare quel soldo di cacio se aveva paura di lui? Infine la bambina vide Roxas e si aggrappò alle sue gambe.
- Tu sei un angelo, vero? –
Il biondo si chinò verso di lei con un sorriso.
- Sì, piccola. Come ti chiami? –
- Aqua –
- Bene, Aqua, ti svelo un segreto – sussurrò Roxas abbastanza forte perché Axel potesse sentirlo, lanciandogli allo stesso tempo uno sguardo significativo – Lo sai che c’è un modo molto semplice per rendere un diavolo buono e inoffensivo? –
- Davvero? – chiese la piccola, strofinandosi gli occhi per asciugarli – Quale? –
- Un angelo deve riuscire a dargli un bacio – rispose solennemente il biondo.
- E tu ci riesci? –
- No che non ci riesce – Axel fece una risata malefica.
A quel punto Roxas fece finta di atterrarlo e gli baciò la punta del naso. Aqua batté le manine ridendo e si avvicino ad Axel, tutta contenta.
- Aqua, non devi dire a nessuno chi siamo, è un segreto – si raccomandò Axel.
Portarono la piccola dagli altri e iniziarono a farle domande. Riuscirono a capire che era la figlia dell’amica di una certa Jane che abitava lì e che, giocando con un babbuino si era persa.
- Dobbiamo trovare… - cominciò Saïx.
Ma in quel momento risuonò un urlo disumano e Aqua si rannicchiò tra Axel e Roxas, terrorizzata. Pochi istanti dopo un uomo abbronzato e molto poco vestito piombò in mezzo a loro dall’alto.
- Ecco, questo è Tarzan – sussurrò Axel a Sora – Ciao, Tarzan – disse ad alta voce.
- Persone – rispose quello in tono gutturale – Bambina. Persa –
Axel indicò il fagottino al suo fianco.
- Aqua – proseguì Tarzan – Vieni da tua madre –
Ma la bambina scosse freneticamente la testa e si nascose dietro Roxas. Sembrava avere paura dell’uomo in “perizoma”.
- Tarzan, dov’è la madre di Aqua? – chiese Roxas.
- Vicino –
Il biondo si alzò.
- Vieni, Aqua, ti ci porto io –
Aqua balzò in piedi e afferrò la mano tesa di Roxas ed entrambi seguirono Tarzan, che li agevolò evitando di arrampicarsi sugli alberi.
Nel giro di qualche minuto i tre sparirono alla vista. Dopo una “passeggiata” di quasi due chilometri – Roxas fu costretto a prendere Aqua in braccio perché era stanca – giunsero in vista di una radura. Sedute su dei comodi giacigli di foglie c’erano due donne; una di loro aveva un’aria molto spaventata e continuava a guardarsi nervosamente intorno.
- Non preoccuparti – stava cercando di rassicurarla l’altra – Vedrai che Tarzan troverà presto… Tarzan! – esclamò alla fine.
Roxas seguì l’uomo e mostrò alle donne la bambina addormentata tra le sue braccia.
- Mio Dio – sussurrò la madre di Aqua – Dov’era? –
- Deve aver perso la via del ritorno mentre giocava con un babbuino. O almeno così ho capito. Io e i miei amici l’abbiamo trovata che piangeva sotto un albero –
Dopo qualche spiegazione e molti lacrimosi ringraziamenti, Tarzan propose a Roxas di riaccompagnarlo al suo “accampamento”. Il biondo accettò, anche perché non avrebbe mai ritrovato la strada da solo. Dopotutto era vero che il suo senso dell’orientamento era pessimo.

- È passata un’ora, non dovrebbe essere già qui? –
- Non sembri il tipo che si preoccupa facilmente, Riku – disse Axel, pigramente disteso con le braccia incrociate dietro la testa.
- Come mai tu non sei preoccupato? – rimbeccò Riku – Visto che il tuo ragazzo è tutto solo là fuori e non riuscirà a tornare da noi senza una guida? –
- Rilassati, non è solo, c’è Tarzan con lui, è sempre pronto a dare una mano –
- Certo, ora sono molto più tranquillo, Roxas è solo con un uomo praticamente nudo… -
Axel ghignò.
- Che vorresti insinuare, che se lo in… -
Fortunatamente un altro grido ritmico e sovrumano interruppe la frase non proprio gentile di Axel e Tarzan piombò di nuovo in mezzo a loro con un piccolo biondo in spalla. Roxas si raddrizzò e barcollò un pochetto, aggrappandosi al tronco dell’albero più vicino. Axel per un attimo sembrò preoccuparsi per davvero, finchè…
- È stato magnifico! – gridò Roxas, ridendo e saltando come un bambino – Possiamo rifarlo, Tarzan? Possiamo? –
Tarzan sorrise e afferrò di nuovo il biondo, arrampicandosi su una liana e facendolo ondeggiare qua e là, lanciandolo per aria e riafferrandolo per una caviglia. E Roxas, tutto rosso e sudato, rise come un matto, spingendo anche Sora e Pence a fare lo stesso. Ma alla fine Tarzan lo rimise a terra, al sicuro e si arrampicò in fretta sul tronco, dileguandosi con un altro ululato mentre tutti lo salutavano dal basso.
- Ouf – sospirò infine Roxas – Sono esausto, posso farmi un riposino? –
E, senza aspettare risposta, si accoccolò contro Axel e si addormentò. Il rosso lo strinse teneramente tra le sue braccia e, incurante degli sguardi degli altri, gli diede un bacio su una tempia e sussurrò “Benvenuto nella Giungla Profonda, Roxas”.

Ok, con un po’ di ritardo ma… Felice 2013 a tutti! Ecco il capitolo che stavate aspettando. L’ultima parte, il campo di sopravvivenza, è un po’ un in più, ma porta in qualche modo al prossimo capitolo. In ogni caso questa storia sta per arrivare alla sua conclusione, fatemi sentire il vostro amore! XD
Comunque spero che siate tutti maggiorenni, perché avrei intenzione di passare questa storia al rating rosso. Oppure no, se qualcuno dovesse essere ancora un minore mi avvisasse, così la parte a rating rosso la scrivo a parte, come one shot, così che tutti possiate arrivare “sani e salvi” alla fine della fic. Quindi, che altro dire, fatemi sapere in modo che io mi possa organizzare!
Detto questo, detto tutto. Vi ringrazio davvero per aver letto fin qui, questa è la prima fan fiction che io abbia mai scritto per KH o per un pairing yaoi,  quindi sono consapevole che il mio stile in questo senso sia ancora acerbo, ma avere un seguito numeroso è una soddisfazione immensa!
Grazie a tutti! :’)
  
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