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Autore: Fiveherosavedme    13/01/2013    5 recensioni
«Voi siete qui davvero?» chiese la ragazza dandosi un pizzicotto.
«Sì, siamo qui, perché tu ci hai chiamati, inconsapevolmente» disse Niall posando la chitarra.
«Siamo qui perché vogliamo dirti che i sogni si possono realizzare e anche solo per questo vale la pena vivere» continuò Liam.
«Abbiamo visto il tuo video, abbiamo letto i tweet delle persone, come potevamo lasciarti sola? Come potevamo non venire da te? Ogni Directioner per noi è importante, e faremmo di tutto per poter far star bene ognuna di voi» replicò Harry, con la sua voce bassa.
«Sei una ragazza bellissima, e sono sicuro che dentro di te c'è ancora quella forza, quella voglia di vivere che qualcuno ha cercato di strapparti. Sono sicuro che puoi farcela» le parole di Louis le sfiorarono la pelle e rabbrividii.
«Guardati, sei così bella, così intelligente. Guarda quante persone ti amano, quante persone hanno preso a cuore la tua storia. Tu meriti di vivere, tu meriti una vita migliore» concluse Zayn.
Le lacrime ormai correvano sul suo viso.
Strinse a sé ognuno di loro.
E chissà come, quell' abbraccio la fece rinascere.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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No reason for live, goodbye.

Aveva pianificato tutto.
Erano settimane che ci pensava, erano settimane che non faceva altro che pensare a come avrebbe fatto, a come sarebbe andata, alle parole che avrebbe detto, alle parole mancate, quelle belle, quelle pure, alle parole mai dette, quelle che ti si incrostano nel cuore e ti ostruiscono le vene, quelle parole sussurrate piano e quelle gridate al cielo. Erano settimane che pensava a come avrebbe finalmente trovato la pace con se stessa, che ci fosse l' inferno o il paradiso non le importava, che ci fosse un cielo stellato o il vuoto non le importava, nulla le importava, ormai non era più padrona di nulla, non era più niente, era solo vuota, era solo un ammasso di ossa e cicatrici, scombinate, troppo sporgenti, o troppe o poche. Niente andava mai bene in lei.
Afferrò il computer con mani tremanti e accese la webcam in modalità video.
Lo aveva visto tante volte, sapeva come si faceva, sapeva esattamente come doveva mettersi, quanti respiri doveva fare tra un foglietto e l' altro, come posizionare le dita e come muovere le labbra, l' unica parte del suo volto che sarebbe comparsa nel viso. I capelli le ricadevano lunghi sulle spalle, fin sotto il seno, aveva messo una canotta nera e si era messo lo smalto nero sulle unghie.
Aveva deciso di scrivere i foglietti in inglese, ma avrebbe messo la traduzione italiana sotto, così che tutti potessero vedere, così che tutti potessero capire.
Mise la canzone di sottofondo “Outside looking” di  Jordan Pruitt
Selezionò la modalitàbianco e nero per il video e premette REC.

Primo foglietto: “Ciao”.
Contò tre secondi e cambiò.
Sono una ragazza che ha perso la speranza
Quattro respiri, otto battiti.
Ho quindici anni, sono italiana
Cinque secondi.  “La mia vita è un disastro
Quando ero in terza elementare, alcuni bambini, mi picchiarono in giardino
Sette secondi.
Mi riempirono di calci nello stomaco, provavo un dolore fortissimo
Credevo che quel dolore se ne sarebbe andato, una volta passati i lividi,
invece è rimasto lì
”   Una lacrima.
Cominciarono a prendermi in giro, a rubarmi la merenda, a farmi lo sgambetto
Ero piccola, avevo dieci anni e non capivo” ... “La cosa continuò fino alla fine delle elementari, avevo undici anni ma già mi odiavo a morte”  Nove secondi.
Alle medie la situazione peggiorò. Quando ero in prima media i miei genitori si separarono e mia sorella cominciò a stare male, era malata.”
Dodicesimo foglietto: “Mi prendevano in giro, mi spingevano, mi prendevano a pugni
Un' altra lacrima.
Non riuscivo a capire da dove provenisse tutto quell' odio nei miei confronti
Mia madre era assente, mio padre lavorava sempre, erano sempre impegnati con mia sorella e non si accorgevano di me, di quanto stavo male ogni giorno
Quindicesimo: “Mi chiamavano mostro” “Diversa” “Brutta, orrenda” “Grassa
Non ce la facevo più
Altre lacrime, il respiro ormai accelerato, perdeva il conto, le tremavano le mani.
Fu in seconda media, a Marzo, che cominciai a tagliarmi
Cominciò così, stupidamente, superficialmente, sino a diventare qualcosa di incontrollabile, ingestibile e non più nascondibile
Mi auguravano la morte, mi dicevano che ero un emo, che dovevo morire, suicidarmi
Sta volta attese più secondi del previsto.
Solo adesso ho capito che avevano ragione
In terza media cominciarono ad abusare di me, a costringermi a fare “cose” con loro” Ventiduesimo foglio, uno dei più orrendi:
Mi odiavo, perché non ero capace di fermare tutto ciò, non ero capace di impormi, di dire no, perché sapevo che concedermi a loro era l' unico modo per evitare i pugni, i calci, gli insulti, le umiliazioni davanti a tutta la classe
Dieci secondi, ventidue battiti del suo cuore fragile e rotto.
 “Raccontarono a tutti del 'sesso', non vero e proprio, che facevo con loro
Mi chiamavano troia, mi insultavano per strada, mi guardavano male
Lacrime nere, il mascara colava, le labbra tremavano gelide.
Il mio autolesionismo peggiorò, le mie gambe, le mie braccia erano piene di cicatrici e tagli, sempre più profondi, sempre di più, sempre meno nascondibili
Finì la terza media e persi le mie migliori amiche, scrissero tutto ciò che avevo fatto pubblicamente su facebook
Troppi secondi, si era distratta, cambiò in fretta, con mani tremanti.
La mia ansia peggiorò, avevo paura di uscire di casa
Quando cominciarono le superiori, ero ormai depressa da quasi un anno
Nonostante la nuova scuola, le nuove amiche, il mio ragazzo, non riuscivo a togliermi dalla testa il mio passato, non riesco a farlo tutt' ora
Era quasi giunta la fine.
E' così difficile continuare a sorridere, a parlare, a respirare, a vivere
Nessuno potrà mai restituirmi la mia infanzia, le mie medie, nessuno potrà mai cambiare ciò che è stato, nessuno potrà mai cancellare i miei ricordi e le ferite che mi porto dentro
Il mio ragazzo mi ha lasciato
Ormai le lacrime correvano veloci.
Sono sola, mi sono rimasti solamente i miei cinque eroi, i miei ragazzi, i miei cantanti preferiti, coloro che con la loro musica hanno cullato molte delle mie notte insonni, passate a piangere, a disperarmi, ad odiarmi
Non posso più andare avanti. Nemmeno loro riescono più a salvarmi dal niente che sono diventata. Eppure voglio ringraziarli, perché senza di loro non sarei sopravvissuta.”
Cambiò foglietto e comparve una foto dei One Direction, la stringeva forte, quasi la strappava, la foto di quei cinque ragazzi. “Non sono riuscita a realizzare il mio sogno, non ho potuto abbracciarli, ma non è più tempo per me di restare qui” La fine.
Ogni giorno mi chiedo: “cosa faccio ancora qui?
 “Il mio viaggio è finito, ho vissuto già abbastanza, ho avuto abbastanza a che fare con le persone, ed ora sono stanca, sono stufa. Voglio solo dimenticare, sparire, morire
Terzultimo foglietto: “Grazie per aver guardato questo video
Non cercatemi, non piangete per me, non ricordatemi.
Mamma, papà, Katie, vi voglio bene.

Ultimo.
ADDIO.

Alzò la telecamera e inquadrò per meno di tre secondi il suo viso ormai ricoperto di lacrime, poi spense e salvò il video. Non volle riguardarlo, nemmeno pensarci. Entrò sul suo canale di you tube.
Savemefromthelife” si chiamava. Caricò il video e scrisse nella descrizione:
“Dieci gennaio duemilatredici, il giorno che sono morta”.
Chiuse il computer e si infilò in bagno, la lametta era sul lavandino.
Puntò subito la parte alta del polso, quella dove le vene sono ben visibili.
Premette la lametta sulla pelle e  fece quattro tagli superficiali belli larghi. Da uno di essi si vedeva una vena. Era quasi azzurra. Riprese la lametta che l'era sfuggita dalle mani e andò a fondo, proprio lì. Il sangue cominciò ad uscire a fiotti, colava dal suo braccio. Metteva la mano e questa si riempiva di sangue. In meno di dieci secondi era tutto pieno di sangue, tagli ancora, altre parti, altre vene. Il sangue si moltiplicò, era davvero tanto, scuro. Le lacrime cominciarono a scorrere e i singhiozzi la invasero. Stava morendo. Gridò, un grido liberatorio che diceva tutto quello che si era tenuta dentro per anni.
La porta si spalancò all' improvviso: era Cassie, la donna delle pulizie, che sentito l' urlo si era precipitata al piano di sopra. Il sangue continuava ad uscire, Cassie si inginocchiò sconvolta, prese un asciugamano e premette sui tagli facendola gridare di dolore: «Ora smette, stai tranquilla»
Si sdraiò lì, in mezzo al sangue. Le sue mani erano piene, i pantaloni, i capelli. 
Chiuse gli occhi e aspettò, aspettò il vuoto, aspetto il niente, il buio, che non tardò ad arrivare.
Tutto intorno a lei si spense, appena prima di sentire le sirene dell' ambulanza invadere il vialetto.


Harry e Zayn stavano sul divano della casa di Louis, stravaccati, in attesa delle pizze.
Louis e Liam giocavano all' X-Box e ridevano come due idioti.
«Ragazzi, devo assolutamente farvi vedere una cosa!» disse Niall entrando nella stanza.
«Un sacco di ragazze mi hanno twittato questo video e curioso, l' ho aperto. Non l'ho visto tutto, volevo vederlo con voi» spiegò il ragazzo irlandese, posizionando il computer sul tavolino
Accese il video su you tube, si chiamava: “No reason for live, goodbye”.
Comparve una ragazza con dei foglietti, non si vedeva il volto.
Il video scorreva e più andava avanti, più i cinque ragazzi rimanevano sconvolti.
Gli occhi di Zayn si riempirono di lacrime, Niall strinse Liam forte che si aggrappò a Louis ormai sull' orlo del pianto. “Sono sola, mi sono rimasti solamente i miei cinque eroi, i miei ragazzi, i miei cantanti preferiti, coloro che con la loro musica hanno cullato molte delle mie notte insonni, passate a piangere, a disperarmi, ad odiarmi. Non posso più andare avanti. Nemmeno loro riescono più a salvarmi dal niente che sono diventata. Eppure voglio ringraziarli, perché senza di loro non sarei sopravvissuta. Non sono riuscita a realizzare il mio sogno, non ho potuto abbracciarli, ma non è più tempo per me di restare qui.
E qui, Niall non riuscì a frenare le lacrime.
Finito il video, ci furono minuti di interminabile silenzio.
«Lei è.. è morta?» fu Liam a parlare. Niall scosse la testa.
«No, è in ospedale. Si è tagliata le vene poco dopo aver caricato il video. Ho cercato qualche articolo e l' ho tradotto dall' italiano. Alcune ragazze su twitter chiedono di scriverle, mi hanno mandato il suo profilo” spiegò Niall.
A turno tutti i ragazzi scrissero a questa ragazza un tweet.
Liam e Louis: “Stay strong
Harry: “The life is the most beautiful thing, you can live
Niall: “We are with you, be strong
Zayn: “Be yourself, smile and live, live because you can enlighten the world with your smile
Pochi istanti dopo centinaia di persone retweettavano I tweet che i ragazzi le avevano dedicato, ma di lei non c'era traccia. Non scriveva sul suo profilo da due settimane.
Il video risaliva al dieci gennaio, ne erano passate tre.
«Voglio vederla» disse Niall ad un certo punto.
«Sì, anche io. Voglio farle realizzare il suo sogno» replicò Zayn.
«Se lo merita, dobbiamo farlo» continuò Liam.
Due giorni dopo erano su un aereo diretto in Italia.

Era morta, o forse no.
Non sentiva nulla, non percepiva niente intorno a sé.
Non riusciva a pensare ad altro che a tutto quel sangue sul pavimento, all' odore che emanava, al dolore lancinante al polso, alla sensazione di vuoto che sentiva mentre tutto quel sangue sgorgava fuori dal suo corpo. Non riusciva a formulare un vero e proprio pensiero.
Le sembrava di fluttuare nel cielo, sempre più in alto, con gli occhi chiusi, incapace di aprirli.
Qualcosa la richiamava verso la superficie, qualcosa le diceva che stava annegando, si sentiva oppressa, soffocare. Qualcosa la spingeva a nuotare in su, a cercare un appiglio per tornare verso al luce, l' ossigeno.
Era morta, o forse no.
Esisteva, o forse no.
Una voce la distrasse da tutto quel vuoto, da quel nero, o quel bianco, che non sapeva distinguere.
Il suono di una chitarra, delle note familiari, dei passi, una risata, dei singhiozzi.
Quella risata. Quella risata lei la conosceva.

«Your Hand fits in mine
like it’s made just for me
but bear this in mind
it was meant to be
and i’m joining up the dots
with the freckles on your cheeks
and it all makes sense to me
»

 Il suo cuore, che credeva ormai morto, cominciò a martellarle nelle orecchie.
Quella canzone, quelle voci, non poteva essere reale.
La canzone continuava e lei seguiva le parole che conosceva a  memoria, sentiva che quelle voci erano tutto ciò a cui potesse aggrapparsi, e così fece.

«I won’t let these little things
slip out of my mouth
but if I do it’s you (oh, it’s you)
they add up to
i’m in love with you
and all these little things
»

Cercò di parlare, di cantare, ma qualcuno le aveva annodato le corde vocali.
Mosse le labbra invano. Stava tornando su, tornava su.
Schiuse leggermente gli occhi e una luce accecante la avvolse, le note di quella canzone continuavano ad invaderle la mente. Non appena mise fuoco, cinque figure presero forma davanti ai suoi occhi. Doveva essere morta. Era morta, ne era certa.

«I know you’ve never loved
the sound of your voice on tape
you never want to know how much you weight
you still have to squeeze
into your jeans
but you’re perfect to me»

Adorava quella strofa, e davanti a lei Harry, Harry Styles la stave intonando.
Quando arrivò nuovamente il ritornello, cercò di cantare ancora. Chiuse gli occhi, chiedendosi se davvero meritasse tanta meraviglia. Cantò le parole, era stonata, ne era consapevole, ma nessuno rise. Quando riaprì gli occhi, incrociò quelli di Niall e li sorprese colmi di lacrime, esattamente come quelli di Zayn, e quando spostò lo sguardo notò che anche quelli degli altri tre lacrimavano.
Lei non voleva che loro piangessero per lei.
Lei non riusciva nemmeno a crederci che erano lì.
La prima volta che si era svegliata, nei giorni precedenti, prima di ricadere bruscamente nel coma, aveva letto centinaia di tweet di persone che non conosceva, il suo video aveva spopolato e alcune persone erano andate sotto il suo ospedale, avevano lasciato dei fiori.
STAY STRONG, dicevano tutti.
Non poteva essere vero, loro non potevano essere lì, per lei.

«You’ve never loved yourself
half as much as I love you
you’ll never treat yourself right darlin’
but I want you to
if I let you know
I’m here for you
maybe you’ll love yourself
like I love you»

Terminarono la canzone e i loro volti si riempirono di sorrisi, i cinque sorrisi più belli al mondo, capaci di illuminare ogni strada, ogni centimetro di mondo.
«Voi siete qui davvero?» chiese dandosi un pizzicotto.
«Sì, siamo qui, perché tu ci hai chiamati, inconsapevolmente» disse Niall posando la chitarra.
«Siamo qui perché vogliamo dirti che i sogni si possono realizzare e anche solo per questo vale la pena vivere» continuò Liam.
«Abbiamo visto il tuo video, abbiamo letto i tweet delle persone, come potevamo lasciarti sola? Come potevamo non venire da te? Ogni Directioner per noi è importante, e faremmo di tutto per poter far star bene ognuna di voi» replicò Harry, con la sua voce bassa.
«Sei una ragazza bellissima, e sono sicuro che dentro di te c'è ancora quella forza, quella voglia di vivere che qualcuno ha cercato di strapparti. Sono sicuro che puoi farcela» le parole di Louis le sfiorarono la pelle e rabbrividii.
«Guardati, sei così bella, così intelligente. Guarda quante persone ti amano, quante persone  hanno preso a cuore la tua storia. Tu meriti di vivere, tu meriti una vita migliore» concluse Zayn.
Le lacrime ormai correvano sul suo viso.
Strinse a sé ognuno di loro.
«Non sappiamo nemmeno come ti chiami» rise Niall, facendola arrossire.
«Margaret, mi chiamo Margaret»

Il video di Margaret ha raggiunto i trecentomila contatti in due mesi.
Grazie al suo video, alla sua storia, molte ragazze hanno avuto il coraggio di rivelare i loro problemi di autolesionismo, molte vittime di bullismo si sono fatte avanti e hanno detto “stop”.
Margaret è stata la protagonista di molti eventi contro il bullismo scolastico, la violenza sulle donne, è stata chiamata a raccontare la sua storia ai giornali e a dare una mano a tutte le persone che, come lei, avevano perso la speranza. Margaret ha cambiato scuola, è andata a vivere in un' altra città, dove ha trovato nuove amiche, un ragazzo che la ama e la protegge.
Si è tatuata 'Stay strong' sul polso per coprire le cicatrici di quell' enorme sbaglio.
Margaret ha riacquistato la fiducia in se stessa, la forza, la voglia di vivere, la voglia di fare.
Ha ricominciato ad uscire a testa alta, ha imparato a difendersi e si è costruita una dura corazza durante i cinque mesi di riabilitazione che ha dovuto affrontare dopo il suo tentato suicidio.
Margaret, grazie a cinque ragazzi, cinque eroi senza la calzamaglia, ha ricominciato a vivere.







I'm here.
Ho scritto questa One Shot, dopo aver visto il video di Amanda Todd. 
Molto di quello che la protagonista dice nel video, è vero, è la mia vita.
L' ho scritta per tutte quelle persone che soffrono, ma che non hanno il coraggio di ammetterlo.
L0 ho scritta per tutti quelli che sono vittime di bullismo e hanno pensato troppe volte di farla finita.
 Ho scritto questa storia per tutti e per nessuno, ma soprattutto per me.
Per me, per tutto quello che ho vissuto, per ogni notte passata a piangere sui lividi e sui tagli, per ogni pugno o calcio a scuola, per ogni insulto, per ogni volta che avrei voluto morire, per le due volte che ho tentato di togliermi la vita. L' ho scritta per non dimenticare che tutti possono farcela.
Spero davvero che vi piaccia, e che il messaggio che volevo trasmetter vi sia arrivato.
Un bacio, savemefromthelife. 


  
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