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Autore: Aeternal_cry    01/08/2007    0 recensioni
La mia migliore amica mi ha fatto conoscere il manga "Nana", della mitica Yazawa.
Inutile dire che me ne sono innamorata! Con questa fanfic -Che è la prima che scrivo :-P - ho voluto dare una mia impronta alla storia, dar vita a nuovi personaggi, renderla un pò mia, insomma!
Spero possiate gradirla, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate! ^___^

Inserisci una valida introduzione con un riassunto della storia o con delle citazioni della stessa.
Frozen, assistente admin di EFP
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Sdraiata sul suo letto, completamente circondata da vecchi ricordi d’infanzia e dell’adolescenza, l’unica cosa a cui riusciva a pensare era legata proprio a quel particolare periodo così turbolento e complesso della sua vita. “Perché mi sembra che quella fase adolescenziale che mi faceva apparire così stupida e vuota dentro in realtà non sembra ancora essere finita?” pensò, stringendo forte a sé un cuscino con la fodera colma di cuoricini, un vecchio regalo di chissà quale dei tanti ragazzi con i quali era uscita, quando ancora abitava ad Osaka e frequentava il liceo con Shoji, Junko....Già, Junko! La sua più grande ed unica vera amica fin dai tempi delle elementari. Avevano praticamente vissuto le stesse esperienze (in modi innegabilmente differenti, ovvio); non c’era stata un’emozione, una sensazione, anche solo un’idea che non avesse condiviso con lei. E ora lei era lì, a casa sua, ad Osaka, da dove era felicemente fuggita in quattro e quattr’otto, senza nemmeno avere il tempo di pensare se ce l’avrebbe fatta a passare da una vita di paese, costruita sulla presenza continua della sua famiglia, ad una vita nella capitale del Giappone, composta di immancabile caos, traffico e solo la presenza di se stessi. Anche se aveva deciso di partire per seguire quell’insensibile di Shoji, in realtà lo sapeva bene che prima o poi avrebbe dovuto rimboccarsi le maniche e cominciare a prendere il controllo della sua vita. E anche se nella stessa città abitava la sua migliore amica, era pienamente consapevole che lei non avrebbe potuto prendersi cura di Nana. Non un tipo come Junko, per lo meno, così presa dall’università, dall’arte, dai suoi quadri e da se stessa (come tutti gli artisti, d’altronde). Nana le aveva chiesto aiuto in ogni situazione, ogni volta che voleva un consiglio sincero da parte di una persona che le dicesse la verità senza fronzoli o giri di parole, Jun era la prima persona a cui pensava. Nell’ultimo periodo si erano allontanate come mai era accaduto, ma da una parte erano state entrambe a volerlo, impegnate com’erano con il lavoro e lo studio. Inoltre Jun aveva da organizzare le varie mostre che spesso allestiva nei musei o nelle gallerie d’arte più famose della città, senza poi contare che la sua vita sentimentale con Kyosuke procedeva molto bene; in realtà sembravano una perfetta coppia di sposini. “Come faranno a rimanere insieme per così tanto tempo...”pensò. Ma come poteva fare ancora quei pensieri da liceale immatura?! Come poteva pensare di rimanere per sempre legata alla vecchia Nana, quella ragazza che era disposta a tutto per uscire con qualcuno, anche a costo di frequentarne uno sposato, anche a costo di uscire con più ragazzi contemporaneamente, fingendo di essere un’altra o di avere chissà quali obiettivi nella vita. La realtà era che lei, di obiettivi, ne aveva ben pochi e non riguardavano di certo il futuro...Nemmeno essersi allontanata da Osaka l’aveva aiutata a cambiare, e questo era un pensiero che le si era presentato di continuo nell’ultimo mese. Da sola in quella grande casa, senza la presenza ormai per lei fondamentale della sua coinquilina e amica Nana, si era presa del tempo per riflettere su ogni cosa. Ogni avvenimento dell’ultimo periodo ora non le sembrava più casuale; anzi, ripensandoci bene, ogni cosa combaciava: non aveva conosciuto Takumi per caso, non aveva avuto una specie di relazione con lui per caso e non era stato un caso nemmeno avere davanti a sé una persona dolce e gentile come Nobu. Takumi l’attirava per il suo essere dannatamente bello e immaturo, come tutti gli uomini che aveva frequentato in passato. Nobu, forse per quel suo essere diverso dagli altri, il suo saper aspettare, il suo candore, la incuriosiva non poco. Da una parte poteva avere un ragazzo il cui poster sovrasta le pareti della camera di ogni ragazzina (anche la sua, per un lungo periodo), un ragazzo famoso e con troppo poco tempo a disposizione per “sprecarlo” utilizzando maniere gentili e raffinate per conquistarla. Un ragazzo che non perde di certo tempo con preamboli e parole dolci per comunicarle le sue necessità, le sue richieste e i suoi desideri. Dall’altra poteva avere accanto a sé una persona, \con i difetti tipici di un ragazzo normale, con un comportamento normale eppure diverso da quello delle persone che finora avevano incrociato la sua strada. Un ragazzo che usava per lei una gentilezza, una dolcezza, una delicatezza che finora non le era mai stata riservata. E tutto questo non poteva che lusingarla. Se in quel momento avesse entrambi di fronte a lei, ed entrambi le chiedessero di stare con lei, chi mai avrebbe scelto? Takumi, il Personaggio, il divo ribelle, rude ma sensuale e attraente? Oppure Nobuo, la Persona, il classico ragazzo che le porterebbe mazzi di fiori ad ogni appuntamento, che si toglierebbe la sua giacca e l’appoggerebbe sulle sue spalle se ci fosse freddo. Takumi o Nobu? Ma che importava adesso? Non poteva avere nessuno dei due. E se l’era meritata. Ora era ad Osaka, e per come si stavano mettendo le cose ci sarebbe stata ancora per un bel pezzo. Non era affatto pronta a tornare a Tokyo, sapendo di dover abitare da sola in una casa così grande, di non poter partecipare alle prove dei Blast perché ormai tutti i componenti della band (o quasi) la detestavano; non poteva nemmeno seguire i Trapnest, impegnati com’erano nella preparazione dell’imminente tour nazionale. Avrebbe ancora avuto un lavoro, ma non poteva basare tutta la sua vita sul suo impiego, la tristezza e la solitudine, la notte, nella sua stanza buia e vuota, l’avrebbe sorpresa come nell’ultimo periodo. E questa volta non poteva contare su molte persone. “Bene, tutta colpa della mia immaturità! D’altra parte lo sapevo che prima o poi avrei dovuto fare i conti con la mia sconsideratezza...”si disse, stringendo il cuscino tra le braccia, singhiozzando. Non poteva fare a meno di guardarsi intorno e di vedere la sua vecchia stanza, colma di fotografie, di poster dei Trapnest, di peluche, di ricordi...”chissà perché mia sorella non ha cambiato questa stanza... non c’è nulla di suo, qui. Sembra proprio come l’ho lasciata il giorno della mia partenza...”. Nel momento stesso in cui penso queste cose, sentì scricchiolare la porta della camera, e vide Nami entrare, richiudere la porta lentamente e con la stella lentezza avvicinarsi al letto in cui sua sorella era seduta. -Come stai, Nana?- -Bè, in realtà sto bene, non c’è nulla di cui preoccuparsi, io...- -Non mi pare che tu stia tanto bene- la interruppe Nami, sedendosi accanto alla sorella e cingendole le spalle con il braccio sinistro. -Stai piangendo, e non ti ho vista piangere spesso. O almeno non così a lungo! Piangi da quando sei arrivata...- -Si, ecco...n-non è che ci sia qualcosa in particolare...Sono solo venuta a casa per restare un pò con voi...- -Ah si? E’ per questo che sei venuta fin qui? Per stare con noi? Ma se stai in camera tua da quando sei arrivata!-Le disse Nami, guardandola negli occhi.-Nana, io e te ci siamo sempre dette tutto; ci siamo sempre confidate e anche se in quest’ultimo periodo non ci siamo sentite, ciò non significa che il nostro legame si sia rovinato. Non pensi? O almeno, per me è così...- -Ma certo, è c-così anche per me, Nami. Non sai quante volte avrei voluto chiamarti per parlare con te...- -E perché non l’hai fatto?- Nami ora aveva un’espressione diversa in volto. Dopo quella frase pareva sentirsi triste; solo ora veniva a conoscenza del fatto che la sorella stava attraversando un periodo difficile e sapere di non aver potuto fare nulla per aiutarla la faceva sentire quasi inutile.-Perché, Nana? D’altra parte però anche io avrei potuto chiamarti...Potevo pensarci...da sola, in una grande città come Tokyo, ti sarai sicuramente sentita un pò sola...Io mi sarei sentita persa....- con l’aria smarrita al solo pensiero di trovarsi nella capitale senza nessuno su cui poter contare, Nami guardò sua sorella, stringendola forte a sé. -Ora dimmi, cosa ti è successo? Perché sei così triste? Si tratta della tua coinquilina? O si tratta del lavoro?- -Sono triste per una serie di cose che sono accadute in questo ultimo periodo, Nami...-Dopo un lungo respiro e una piccola pausa, Nana cominciò a raccontare la sua esperienza lontano da Osaka, lontana dalla sua famiglia, da tutto il mondo che fino a poco prima della partenza l’aveva circondata e che, anche se era stata felice di lasciare, le mancava. Le raccontò tutto, dalla sua avventura in treno, durata tre ore per via di una bufera di neve, della fortuna di aver conosciuto proprio su quel treno una ragazza simpatica, che portava il suo stesso nome. Le raccontò del suo stupore nel ritrovarla proprio all’interno della casa che entrambe avrebbero voluto affittare e dell’inaspettata idea di dividere le spese e la vita con quella ragazza. Di quanto si fosse rivelato provvidenziale il fatto di averla conosciuta, di quanta riconoscenza dovesse a Nana e di quanto si fossero affezionate una all’altra. Le parlò dei suoi tanti lavori, delle serate passare a cucinare per lei e i suoi nuovi amici, i componenti della band della Osaki. Le parlò dei Trapnest, di Takumi, di Ren e di Nobu...Le raccontò dell’ultimo periodo e di come le cose si fossero complicate, a causa della sua stupida storia con Takumi, una storia inutile che aveva generato caos e tristezza ad un ragazzo così dolce e gentile come Nobuo. Senza quasi rendersene conto, Nana confessava ciò che la rattristava e la faceva soffrire come se in realtà parlasse con se stessa. Fissando la parete alla sua destra sul quale era appeso un grande poster dei Trapnest, rimase infine in silenzio. Solo allora Nami le rivolse una domanda-Perché con Takumi è finita?- -In realtà non è nemmeno cominciata, il punto è questo. Era una storia inutile, basata sul sesso e sui capricci di due ragazzi che giocano a fare ancora i liceali. Ho fatto di tutto per maturare e per un pò ho visto i frutti: un lavoro stabile, una casa in cui tornare e di cui mi prendevo cura personalmente, degli amici su cui poter contare, una vita piena e felice come sognavo. Poi ho rovinato tutto...Io e la mia mania nei confronti di un personaggio della scena musicale che ha un solo pensiero fisso nella mente: se stesso... Ce l’avevo quasi fatta a diventare matura, Nami, ce l’avevo quasi fatta!-Tra i singulti Nana continuò, rivolgendo lo sguardo sulla sorella, che nel frattempo aveva anch’essa gli occhi colmi di lacrime-Mi sono impegnata così tanto per abbandonare quella parte di me così stupida ed immatura, ed invece alla prima prova ho fallito. Bum, ho perso tutto, Nami. Tutto ciò che più significava per me, tutti i punti fermi della mia nuova vita a Tokyo. Ora capisci perché sono così triste, sorellina?- -Nana, non devi dire così1 avrai fatto un errore, ma ciò non significa aver fallito. Se tutti quelli che commettono errori si dichiarano falliti, il mondo a quest’ora sarebbe colmo di perdenti. E credimi, non è i tuo caso. Si vede che sei cambiata, e anche molto!- -Dici, eh? E allora perché sono caduta sempre nella stessa trappola? Un ragazzo bello piuttosto che uno carino, un ragazzo famoso piuttosto che un ragazzo normale, un ragazzo rude piuttosto che uno dolcissimo; un ragazzo piuttosto che un amico...A me queste sembrano le scelte della Nana di sempre, la Nana sciocca e superficiale che credevo di aver lasciato qui ad Osaka e che invece non mi ha abbandonato e che aspettava il momento adatto per saltar fuori...- -Nana, ti stai accusando per un errore per il quale ormai dici di aver rimediato. Poi perché dici di aver scelto una relazione con un ragazzo piuttosto che un’amicizia? Non capisco...- -Bè, v-vedi-proseguì Nana-Anche se doveva essere una piccola storia senza alcun significato e senza alcun seguito, tutti quanti ne sono venuti al corrente. Tutto il gruppo dei Trapnest e dei Blast. E quando questa storia saltata fuori, chi se ne è dispiaciuto di più e stato Nobu, il ragazzo dolce di cui ti parlavo prima. Ecco, il suo stato d’animo ha influito su tutta la band. Tutti sapevano che era stata colpa mia, così mi sono detta che sarebbe stato meglio non andare in sala prove per un pò, almeno finché la mia storia con Takumi fosse stata dimenticata. In quel periodo i Trapnest avevano qualche settimana libera prima della registrazione di alcune canzoni per il loro prossimo tour, e così la Osaki ha approfittato di questa pausa del gruppo per stare con Ren. Si è trasferita per qualche settimana da lui; andando a stare da lui non ci vedevamo spesso, anche perché non passavo a trovarli come al solito in sala prove, ma questa situazione non mi pesava più di tanto, anche perché pensavo che entro breve le cose sarebbero tornate a posto con tutti i miei amici. Purtroppo però le “due settimane” di Nana si sono lentamente trasformate in un mese, un mese passato a casa di Ren. Da sola, perché lui e il gruppo erano in giro per il Paese a promuovere i nuovi singoli. Da questo ho dedotto che non volesse più dividere la casa con una perona meschina come me. Allora ho preso tutto ciò che stava nel borsone blu con il quale sono partita da Osaka e sono tornata qui. Semplice.- -Semplice?! SEMPLICE?! Fammi capire, Nana: tu hai combinato una specie di casino con i tuoi amici e capisco che tu abbia voluto prendere le distanze da loro per lasciar loro il tempo di perdonarti. Ma prendere le distanze non significa ignorarli del tutto!!!!- -Ma io non li ho ignorati!- -Ah no? E disertare le prove del gruppo tu come lo definiresti?- -Bè...ecco, io non pensavo che...-Nami non le fece nemmeno terminare la frase; iniziò a dirle tutto ciò che pensava, esponendo i suoi pensieri con impeto, tanto da sembrare quasi un fiume in piena.-Ecco dove sta il problema! Non devi pensare, supporre o credere. Devi accertarti, capito?! A-C-C-E-R-T-A-R-T-I!!!devi sapere per certo se è per il tuo comportamento che la Osaki non è ancora tornata nell’appartamento che dividete. Pensi davvero che lei ti consideri meschina? Non ne sono così sicura.- -Perché non dovrebbe pensare questo di me? Guarda cosa ho fatto al suo amico...- -Bene, questo è un altro punto su cui dovresti soffermarti. Hai parlato con lui di ciò che prova per te? Intendo dopo tutto il caos della tua storia con Takumi.- -Si. Quando stavo aspettando il treno per tornare qui lui mi è corso incontro e mi ha chiesto di rimanere.- -E tu?- -E io gli ho detto che non potevo, che dovevo riflettere sulla mia scelta di rimanere ancora a Tokyo. La cosa più triste è stata guardarlo da sopra il vagone. L’ho visto mentre guardava il treno e piangeva. Mi si è spezzato il cuore.- -E tu ti preoccupi di Nana? Se Nogu...- -Nobu, Nami. Si chiama Nobu- -Si, scusa. Se ti ha perdonato Nobu, perché non ti avrebbe dovuto perdonare Nana, no?- -Non so...- -Fammi indovinare, non lo sai perché non le hai nemmeno parlato , vero?- Nana fissò per un momento la sorella. Era la più piccola di casa, andava ancora al liceo e sembrava una delle tante ragazze che pensano solo al trucco e a vestirsi con abiti alla moda per essere ammirati dagli altri. In realtà Nami aveva una maturità nettamente superiore a quella delle sue compagne di liceo; molte volte aveva dimostrato più maturità delle sue sorelle maggiori. E in questa situazione lo stava chiaramente dimostrando. -Non è che non ci abbia provato; l’ho chiamata molte volte con la scusa di sapere come stava, ma quando cercavo di introdurre l’argomento c’era sempre qualcosa che mi bloccava. Mi sentivo così sciocca...- -avresti dovuto affrontare le tue assurde paranoie e parlarle. Almeno adesso avresti avuto la certezza che le tue sono solo sciocche supposizioni!- -Ah, grazie, Nami! Nel giro di cinque secondi mi hai dato non so quante volte della sciocca!!!- -Bè, sono o non sono la tua cara, dolce e magnifica sorellina?! Dai, vedrai che si sistemerà tutto!-le disse infine Nami, guardando Nana che, nel frattempo aveva assunto un’aria molto più serena. Dopo la lunga chiacchierata con la sorella, si sentiva alleggerita come non le capitava da molto tempo; pensò di aver fatto la cosa giusta: raggiungere Osaka e la sua famiglia finora le aveva permesso di mettere a fuoco i problemi che non aveva avuto il coraggio di affrontare, e questo era un enorme passo in avanti per lei. Solo in quel momento si rese conto di quanto Nami fosse cresciuta, non solo fisicamente. Indossava sempre quei suoi abiti stravaganti e alla moda, aveva ancora quello sguardo furbo e acuto che la caratterizzava da bambina, ma ora si era trasformata in una donna. Parlare con lei senza mai fermarsi, esprimere tutti i sentimenti che si era tenuta dentro per tutto quel tempo, venire ascoltata senza mai essere interrotta le era stato di grande aiuto, così come l’avevano aiutata le parole di conforto che la sua sorellina le aveva riservato. -Grazie, Nami. Veramente...Senza le tue parole e la tua pazienza non so se mi sarei tranquillizzata. Ti devo tanto. Dimmi cosa vuoi e lo avrai- -Davvero mi compri qualcosa?!- -Si, basta che non cominci a fare la lista come quando eri bambina!!!Ero quasi sempre al verde per colpa tua!!!!- -Allora...-lo sguardo furbo di Nami emerse in quel momento ai massimi livelli. Sembrava una bambina di fronte a Babbo Natale, intenta a chiedere i più bei regali che qualcuno potesse ricevere-Sai, in realtà l’altro giorno ho visto una bellissima gonna firmata, e un paio di stivali neri fantastici. Poi ci sono quegli orecchini che desidero da tanto e...Ah, ti ho parlato della borsa all’ultima moda che hanno tutte ?- -Ehm...Na-nami, i-io...Non ho molti soldi a disposizione...- -Dai, Nana, stai tranquilla! Stavo solo scherzando!!!-in quel momento si guardarono entrambe e cominciarono a ridere come quando erano piccole. -Vedo che non sei cambiata per niente, sorellina!!!- -E tu nemmeno! Sei sbiancata nel momento in qui ti ho elencato le cose che desidero!!!-Continuarono a ridere per molto ancora, ricordando vecchi episodi e divertenti aneddoti del passato. Nel momento in cui entrambe sentirono la voce della madre chiamarle per avvisarle che la cena era pronta in tavola, Nami si voltò verso la sorella, che nel frattempo aveva aperto la porta della loro camera. -Nana, faresti davvero ciò che desidero di più?- -Si, certo. Te l’ho promesso- -Bè, se vuoi realmente farmi felice-Ora il volto di Nami assunse un’aria seria- chiama la Osaki. Non lasciare che la situazione si comprometta solo per la paura di affrontare la cosa.-Dopo una pausa in cui Nana guardò la sorella negli occhi, le rispose con voce sicura e decisa a mantenere la promessa che le stava facendo -Va bene. Domani ti prometto che lo farò.-
  
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