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Autore: D_Dya    13/01/2013    1 recensioni
Questa storia parla di me, dei miei sentimenti, del mio cuore, del mio dolore..... di tutto quello che provo tutti i giorni.
.......................................................................
Un amore talmente forte e immenso da lacerare il cuore.
Un lui e una lei.
Simili e diversi.
Cit dal 1° Capitolo
"Quando ti ho conosciuto eri indebolito, impaurito dei sentimenti che poteva provare il tuo cuore, eri diffidente con le persone che ti si cercavano di avvicinare.
Il tuo petto era pieno di dolore e rabbia.
Nei tuoi occhi vedevo riflessa la mia immagine, cosi debole e fragile. Questo mi faceva paura, ma il mio cuore voleva guarire il tuo. Anche se io stessa ero profondamente ferita."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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7 capitolo

 

 

Le lacrime di un angelo“

 

Salve gente, lo so mi detestate sono messi che non posto niente, ma non ho un attimo di pace.

Mando un bacione ad AkaneRayners per il commento, sei un tesoro.

Mi scuso nel caso in cui ci sono dei errori, se gli individuate comunicateli.

 

Buona lettura!

 

D_Dya



 

Undici settembre. Inizio dell’anno scolastico. Inizio della tortura. Non avevo nessuna voglia di andare a scuola e di sentirmi giudicata. Detestavo quella sensazione di inadeguatezza quando mi sento fuori posto, sentire gli occhi di tutti puntati sulla schiena e venire giudicata per ogni mio movimento. Sapevo già come sarebbe finita quella giornata orribile, ma volevo anche uscire di casa il prima possibile. La sera prima avevo litigato con mia madre perché lei mi aveva iscritto in un istituto superiore senza chiedermi che ne pensavo. Ora dovevo frequentare il terzo anno di un istituto turistico.

Avevo già visto la scuola, non era male, l’unico problema era che non ci volevo andarci. Era grande con quattro torri, due dei quali facevano parte dell'Istituto Turistico e Linguistico Sperimentale, portava il nome di Artemisia Gentileschi, figlia di un pittore, fu una delle prime donne e denunciare uno stupro.

La mia prigione si trovava dieci minuti da casa mia. Ero praticamente inchiodata in una città che mi faceva morire. Me ne rendevo conto. Diventavo sempre più debole. L’aria era talmente inquinata che respiravo a fatica, cominciavo a detestare quel posto. Litigavo di continuo con mia madre per ogni minima sciocchezza. Ma non era questo che mi faceva soffrire più di altra cosa.

Erano passate due settimane dal giorno in cui Luca mi riporto a casa dopo la mia crisi di pianto, da quel giorno ha cominciato ad evitarmi. Ogni volta che mi vedeva distoglieva lo sguardo o faceva finta di non avermi vista, mi faceva saltare letteralmente i nervi.

Detestavo questo suo comportamento. Alcuni giorni prima Elena aveva invitato me e mia madre a cena, il bel imbusto ha fatto finta che io non esistessi. Ogni volta che cercavo di scoprire qualcosa su di lui, ignorava le mie domande e gli rigirava. Teneva sempre lo sguardo basso ed evitava di rivolgersi direttamente a me.

Volevo capire perché si comportava cosi con me. Alcuni giorni fa credevo di avere qualcosa in comune con lui, la nostra tristezza. Ora credo di essermi immaginato tutto quanto.

La cosa strana era quando mi sentivo triste e avevo l’impulso di fare le valigie e tornarmene in Ucraina lo sentivo suonare la chitarra, la sua voce aveva un effetto rilassante su di me. Ma uno che mi ignora di continuo, mi faceva imbestialire.

Sembrava che vivesse solamente al interno del suo mondo e non avesse dei contati con nessuno.

Non era un eremita, no, l’unica persona che ignorava completamente ero, io. Almeno cercava di farlo, perché alcune volte lo vedevo comparire improvvisamente dal nulla e sedersi acanto a me.

Questo suo gioco per me era del tutto incomprensibile.

Lo avevo visto sorridere parecchie volte, ma mai ridere di gusto, i suoi sorrisi erano forzati, solamente un atto di gentilezza verso gli altri. Nei suoi occhi non avevo ancora notato nessuno sfumatura di felicita. Luca ha riso di gusto solamente una volta in tre settimane, quando gli ero svenuta tra le braccia.

L’unica cosa che capivo era che io e Luca eravamo simili e tenevamo le persona a distanza da noi solamente perché non volevamo ferire gli altri.

Mi resi conto che stavo masticando lo stesso pezzo di pane già da dieci minuti. Se non uscivo di casa rischiavo di arrivare in ritardo il primo giorno di scuola, odiavo arrivare in ritardo.

Usci sbastendo la porta, che mia madre sappia che sono incavolata con lei, non né potevo più di fare la brava bambina.

Morsi un altro pezzo di pane che mi ero portata dietro, senti una risatina dietro di me. Anche se la avevo sentita solamente una volta sapevo perfettamente a chi apparteneva.

A quel angelo ferito di Luca. Non mi girai, ero già incavolata con mia madre che mi considerava ancora una bambina di quattro anni che ha ancora bisogno della sua protezione. Non avevo voglia di cercare di decriptare il suo comportamento nei miei confronti, ogni volta che lo facevo mi veniva l’emicrania.

Incavolata? “ Non mi voltai, continuai a camminare.

Dietro di me senti una risata cristallina, non avevo sentito ridere nessuno in quella maniera, era più simile a una melodia che a una risata.

Stami lontano. Sono furiosa.” La mia rabbia si poteva leggere perfettamente tra le sillabe.

Si vede, pero non si addicce al tuo viso da bambolina.” Un’altra risata. Dannato. Io che mi preoccupo per lui. Non voglio saperne più niente. Ne avevo abbastanza.

Luca che cacchio vuoi da me?” La mia pazienza stava raggiungendo il limite.

Solamente fare la strada con te.”

Allora chiudi quella ciabatta, non sono di umore.”

Lo avevo capito.”

Non lo reggevo più, lo preferivo quando era silenzioso.

Accelerai il passo. Luca non fece nessun sforzo per starmi dietro.

Non pensavo che fossi cosi entusiasta di andare a scuola”

Strinsi i pugni, cercavo di trattenermi. L’ultima volta che avevo perso la pazienza, il ragazzo che mi aveva fato incavolare era finito al altra parte della classe con un impronta della mia mano sul viso.

Ba-sta.” Scandì la parola in sillabe.

Continuai a camminare, senti che Luca mi seguiva ma non osava rivolgermi neanche una parola. La mia rabbia si stava placando, ma sentivo ancora un senso di disagio.

Milano mi stava cambiando, le mie crisi di pianto sono diventate più frequenti e ho i nervi a fior di pelle. Dopo i miei accessi di pianto la tranquillità che mi invadeva mi spaventava più delle lacrime che non riuscivo a frenare.

Stavo cambiando, lo percepivo ma non riuscivo a comprendere in quale senso, del resto chi poteva comprendere un essere anormale come me?

Rallentai.

Percepivo Luca acanto a me. Il suo sguardo. Lo guardai. Incrociai il suo sguardo, quei occhi neri come la cenere, lessi di nuovo la comprensione e la preoccupazione.

Vidi rifiorire quella tristezza infinita che lo tormentava.

Avevo la paura di toccarlo anche se volevo consolarlo. Quando sono nelle vicinanze di Luca dentro di me nasceva una strana tenerezza, la stessa che provai la prima volta che vidi i suoi occhi, qual desiderio che mi faceva sprofondare dentro il suo sguardo.

Fino a quel momento non avevo mai provato dei sentimenti di questo tipo.

Arrivammo alla scuola verso le nove meno un quattro. Il cortile era già pieno di ragazzi. Non appena entrai vidi una chioma nera correre verso di me, anzi verso Luca e buttarli le mani al colo.

Maaa….ciaoo! Come stai amore?”

La ragazza indossava un vistoso vestito blu elettrico pieno di pizi, i stivali neri le arrivavano sopra il ginocchio.

Distolsi lo sguardo, non erano affari miei, prima di concentrarmi su qualcosa altro notai Luca che cercava di resistere alla sua assalitrice che lo stava per baciare. La cosa mi divertiva, ma non sapevo perché il mio accompagnatore si trovava in difficoltà o perché stava respingendo la ragazza.

Lo sguardo che vidi in quel istante era gelido e penetrante capace di gelare il sangue.

Lo vuoi capire che non ti voglio più vedere.” mentre mi dirigevo verso una panchina senti la voce di Luca schioccare come una frusta. Non feci caso, io che centravo con lui, per di più mi snobbava in continuazione.

Dai, Luca ti voglio ancora bene. Perché sei arrabbiato con me?” la voce della ragazza era piena di un rimorso finto. La falsità io la riuscivo a capire da un chilometro o forse più. Riuscivo a fiutarla perché ho inghiottito talmente tante bugie nella mia vita che avevo perso il conto.

Ma mi prendi per scemo? Mi hai preso in giro per tutto il tempo Clara.” Io non volevo vedere e sentire fatti altrui ma era la voce di Luca a stupirmi. Trasmetteva solamente una profonda ferita che stava sanguinando.

Tesoro.” la cosi detta Clara stava cercando di implorare senza alcun risultato. Anzi, l’unico risultato che riuscì ad ottenere quello di aver fatto una figuraccia.

Tesoro? Clara non voglio più avere niente a che fare con te. Mi hai procurato solamente dei casini.”

Luca si allontano il più possibile da tutti, lo vidi sedersi sotto un albero. Anche se non riuscivo a vedere per via dei rami era come se fossi acanto a lui, riuscivo a percepire un profondo dolore che squarciava il suo petto.

Stavo cominciando a capire per quale motivo mi trattava in un modo cosi particolare. Ma non ero ancora pronta per ammettere per quale ragione cercava la mia vicinanza e alcune volte invece cercava di tenermi il più lontano possibile. Aveva paura di mostrare i suoi veri sentimenti, ma aveva bisogno di qualcuno che poteva capire le sue pene.

Luca aveva capito che noi due eravamo simili.

Un essere come me, simile a lui.

Mi alzai senza pensarci due volte. Mi aveva aiutata in un momento di pianto sfrenato. Sentivo la necessita di starli vicino, anche se fino a un attimo prima mi ero arrabbiata con lui. Lo segui.

Lo trovai con la testa china sulle ginocchia.

Vidi due enormi ali neri tracciati dai raggi del sole. Guardandolo in quel istante non potevo fare altro che pensare a quanto era splendido e fragile in quel momento.

La cosa che lo faceva sembrare una angelo erano le lacrime che coprivano le sue ciglia nere. Sembravano piccoli cristalli.

Il mio cuore rischiava di scoppiare dal dolore. Non riuscivo a credere che qualcuno potesse ferire una creatura come Luca.

Non riuscivo a credere che fino a quel momento ero divisa in due. Una parte lo detestava, altra lo comprendeva.

Ora sapevo quello che dovevo fare.

L’unica cosa che sono riuscita a fare in quel momento era quella di sedermi acanto a lui.

Volevo dirli qualcosa, ma le parole non mi uscivano. Sentivo la voce bloccarsi

Rimasi cosi acanto a lui finché non aveva finito le lacrime.

 

Ora so che in quel tuo piccolo momento di smagrimento potevo fare molto di più.

 

Ora so che eri più fragile di quello che dimostravi, eri ferito.

 

 

Rimasi acanto a Luca finché il suo respiro non torno regolare. In quel momento mi sembrava un cucciolo che aveva bisogno di protezione. Strinsi la sua mano senza pensarci due volte, quel gesto non so spiegarmi nemmeno oggi. Credevo che il mio cuore fosse freddo, pensavo che i miei sentimenti erano sepolti sotto mille frammenti di una vita precedente.

Ma quando ero a canto a quel ragazzo, tutto quello che cercavo di nascondere riemergeva in superficie.

La cosa che mi stupì di più era che Luca ricambio la mia stretta. Cercava di aggrapparsi alla mia mano come se volessi uscire da un tunnel.

Era debole, molto debole.

Senza che mi rendesi conto Luca mi attiro a se, mi tiene stretta.

Riuscivo a percepire la sua profonda disperazione.

Scusa” eco cosa mi sussurro al orecchio quel giorno.

 

Scusa di che?” cercai di liberarmi dal suo abbraccio senza successo, aveva una stretta fortissima, mi sembrava di trovarmi al interno di una gabbia in cui mi sentivo stranamente al sicuro.

Percepivo il calore della sua pelle penetrarmi dentro e sciogliermi, provavo una strana sensazione di beatitudine che ancora oggi ricordo.

In queste settimane sono stato un vero bastardo. Ti ho trattato male.” la sua voce era un flebile sussurro, cercava di nascondere i suoi veri sentimenti.

Figurati”

Bene, me no male. È ora di andare. Hanno aperto le porte.”

Si stacco da me, ma evitava di guardarmi in viso.

Potevo immaginare che espressione aveva. Ferita, piena di sofferenza infinita.

Luca camminava davanti a me e mi trascinava per mano. Non la aveva lasciata, la stringeva ancora più forte.

Mentre entravo dietro a lui percepì i sguardi di tutti puntati su di me, odiavo quella sensazione, di essere giudicata, di essere osservata.

Abbassai la testa d’istinto, cercai di proteggermi. Volevo evitare di essere ferita.

Non ti preoccupare, non ti faranno niente.” Luca si era accorto della mia agitazione.

Chi sa perché quelle parole mi hanno tranquillizzata, mi sentivo sicura.

Mentre camminavo al fianco di quel ragazzo cosi chiuso sentivo le occhiate delle ragazze su di me, sapevo perfettamente che avrei avuto dei problemi.

Ma ormai non peto allontanarmi da Luca. Non ne ero capace, anzi credo che tra di noi è nato un legame nello stesso momento in cui i nostri sguardi si sono incontrati per la prima volta.

Quei occhi neri mi hanno imprigionata dentro di loro come un incantesimo che cominciava a risvegliare dentro di me quelle sensazioni e quei sentimenti che cercavo di dimenticare, di cancellare per non soffrire mai più.

Inizialmente pensai che il mio cambiamento derivava dall’aria della città, ma in realtà era Luca la ragione del mio mutamento. Era il mio antidolorifico alle ferite che mi sono procurata con gli anni.

 

La giornata prosegui lentamente, non vedevo l’ora di uscire, di andarmene. Al’ inizio di ogni ora dovevo presentarmi agli insegnanti e sorridere alle domande dei miei compagni.

Tutti mi chiedevano come mai mi ero trasferita a Milano, come era il mio paese. Tutto questo mi faceva tornare in mente cose che volevo solamente dimenticare.

Durante l’intervallo non sapevo come fare, tutti quanti mi hanno circondata e hanno cominciato a tempestarmi di domande alle quali trovavo difficoltà a rispondere.

Luca sicuramente se ne era andato via dopo avermi accompagnato in classe, aveva finito le superiori già da tempo. Non mi aveva spiegato per quale motivo quel giorno era venuto a scuola.

Stavo soffocando. Odiavo essere al centro dell’attenzione, ho sempre cercato di nascondermi nell'ombra, di non attirare attenzione.

Avevo bisogno d’aria. Di riprendere fiato almeno per un po’, sentivo il bisogno di riempire i miei polmoni con l’aria.

Usando la scusa di dover andare in bagno riuscì a sgattaiolare dalla classe.

Rischiavo di crepare per la sorpresa. Davanti a me c’era Luca in tutto il suo splendore. La cosa che mi lascio senza fiato era il suo sorriso. Sembrava aver dimenticato la tristezza che lo aveva scosso poche ore prima.

Mi sentivo sollevata. Durante le lezioni la mia mente era altrove, pensavo a quel pianto sfrenato di Luca. Ma ora il mio cuore stava per scoppiare.

Luca stava sorridendo, ma non era uno di quei sorrisi forzati, era del tutto naturale. Anche quei occhi neri solitamente pieni di tristezza e di dolore infinito, stavano sorridendo.

In quel momento ero abbagliata da quel ragazzo che mi faceva cambiare l’umore ogni volta che lo vedevo.

Ho pensato che avevi bisogno si essere salvata.” eccolo quel tono da sbruffone che mi faceva sorridere.

Non riuscì a trattenere un sorriso, era cosi semplice stare acanto a lui.

Lo prendo per un sì. Vieni”

Non riuscivo a capire quello che mi stava succedendo. Stavo diventando veramente matta. Mi sentivo in fiamme. Sentivo il mio sangue scaldarsi.

In quel momento mi sentivo …. Be … timida. Io. Timida.

 

Avevo letto moltissimi libri d’amore, visto dei film. Ma in quel istante non sono riuscita a capire quello che mi stava succedendo.

Il mio cuore lo aveva capito nello stesso istante in cui avevo incrociato lo sguardo di Luca. Il mio cuore si stava risvegliando. Ma il mio corpo era ancora addormentato.

Non volevo credere che potevo provare un sentimento tanto profondo. Era del tutto ridicolo. Bastava guardarmi, come mi conciavo per sapere che non volevo sapere niente di “queste cose”. Ma allora per quale motivo il mio cuore cominciava a battere in una maniera tanto forte quando ero acanto a quel ragazzo, pieno di tristezza proprio come me.

 

 

***

 

Se avessi capito prima quello che provavo per te. Forse la nostra storia sarebbe durate per molti anni, anzi che quei nove mesi.

Avrei preferito capirlo prima.

Potevamo avere molto più tempo. Forse anche anni.

Perché non ho capito subito quello che stavo perdendo.

Ero veramente cieca. Non riuscivo a vedere sotto la superficie delle cose. Non riuscivo a vedere la verità delle cose.

 

Continuai a seguire Luca senza fargli domande. Attraversammo il corridoio del primo piano, la segreteria. Passavamo davanti alla presidenza. Arriviamo davanti all’ auditorium della scuola.

Notai sulla sinistra una grande vetrata e due gradini.

Luca si mise a sedere. Io rimassi in piedi imbambolata. Non sapevo cosa fare. Dalla tasca posteriore di pantaloni Luca tiro un quaderno nero e una pena. Mi guardo con sorriso sulle labbra poi comincio a scrivere.

Mi misi seduta di fronte a lui senza dire una parola.

Non riuscivo a staccare gli occhi da lui, quel ragazzo era una calamita per me.

Possibile… no, non poteva essere. Guardando quel essere incompreso come me, il mio cuore cominciava a battere forte. I battiti acceleravano minuto dopo minuto.

Credevo che il mio cuore fosse diventato di pietra, credevo che ormai ero diventata una statua. Pensavo che non avrei più provato nessun sentimento. Ho cercato di rinchiudere tutti i miei sentimenti dentro il mio cuore, non volevo più essere ferita, non volevo più soffrire. Gli unici affetti che cercavo di mantenere vivi erano quelli per mia madre, mio nonno e la dolce Kristy.

Il mio cuore batteva lentamente, solamente per poche persone.

Ora invece scopro che il mio cuore cerca di esplodere con la vicinanza di quel ragazzo.

Da quando ho cominciato a provare tutto ciò? Cercai di ricordare.

Dal ‘inizio.

Dal primo momento in cui i nostri si sono incrociati. Da quel giorno all’aeroporto. Mi sono subito sentita attratta da quel ragazzo vestito di nero. Poi, gli sono svenuta tra le braccia. Non riuscì a trattenere un sorriso in modo in cui ci siamo conosciuti.

Poi la sua vicinanza in quel momento di crisi.

Si, era possibile.

Anzi, stava succedendo.

Mi stavo risvegliando dal mio sono invernale. Il mio cuore aveva ripreso a battere. I miei sentimenti, quelle emozioni che ho cercato di nascondere dentro di me, gli stavo riscoprendo. Stavo cominciando a sentirmi finalmente viva dopo tanto tempo.

Il mio inverno era finito, stava tornando la prima vera. Passai tutto l’intervallo a guardare quel ragazzo scarabocchiare sul suo blocnotes. Non volevo neanche chiedergli che faceva li, visto che agli estranei era proibito entrare. In quel momento non mi importava niente.

Mi sentivo leggera come una nuvola. Nella mia testa cominciarono a girare delle parole insensate. Delle frasi che non avevo mai sentito. Non riuscivo a capire che cosa significassero. Poi compresi. Era il mio modo per esprimere i miei sentimenti. Dovevo metterli giù prima di dimenticargli.

Luca stava scarabocchiando qualcosa sul suo quaderno. Presi il mio cellulare e cominciai a scrivere un messaggio, che in questo caso non spedi.

Uni tutte le parole che mi ronzavano in testa e alla fine lessi quello che avevo scritto in un momento del tutto nuovo e strano per me.

 

Tu resti in silenzio, fradicio di pioggia.

Mentre la luna abbagliante ti illumina la schiena.

Intriso di sfumature ambrate affiori dolcemente nel mio cuore.

 

Vorrei cancellare quel velo di tristezza dai tuoi occhi .

 

Rivolgi lo sguardo verso il cielo e trova la mia stella .

La mia luce piccola ma intensa ti illuminerà il camino.

 

Un giorno capirai anche tu perché sei nato con un’ala spezzata.

Rialzati, prendi la mia mano e ricomincia a lottare insieme a me.

 

Rilessi quello che avevo scritto. Per prima volta nella mia vita ero riuscita ad esprimere i miei sentimenti. Per la prima volta nella mia vita ero riuscita a fare qualcosa di bello, ogni cosa che cercavo di fare mi risultava completamente faticosa o mi riusciva male.

Questa volta era tutto diverso. Nella mia testa sentivo delle parole che si univano da sole, che assumevano un significato particolare. Tutto quello che toccavo fino a quel momento ero in grado di distruggere con semplicità, ora ero riuscita a creare quei versi meravigliosi. Percepivo il sguardo di Luca su di me, lo guardai, stava sorridendo. Ma nei suoi occhi c’era un ombra che conoscevo fin tropo bene. Era una nota di tristezza mischiata con una briciola di oddio.

Non avevo ancora capito a chi era rivolta quella lacrima di oddio. Alcuni giorni fa mi guardava con quel sguardo che mi penetrava nelle vene e arrivava fino al cuore. Un tempo avrei giurato che quel sguardo era destinato a me, ma ora non ero tanto sicura. Non sapevo cosa pensare.

L’unica cosa che contava per me in quel momento era che mi stavo risvegliando dopo un lungo sono invernale che mi aveva imprigionata nel ghiaccio per tutto questo tempo.

Finalmente il ghiaccio che copriva la mia pelle si stava sciogliendo, i miei polmoni stavano diventando più leggeri. Ora era in grado di respirare senza provare dolore.

Stavo cambiando ma il mio cuore era ancora imprigionato in una gabbia di ghiaccio. I miei sentimenti erano ancora incatenati in una prigione che avevo costruita io stessa.

 

Quanto ero stupida. La mia stupidita non ha limiti, mi sono annientata da sola. Ho continuato a procurarmi delle ferite profonde giorno dopo giorno incolpando gli altri dei miei errori.

Quanto ero stupida e infantile. 

   
 
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