#PROLOGO

Quel dannato pomeriggio, le nuvole coprivano il cielo. Qualche goccia cadeva qua e là e smuoveva l’acqua del grazioso laghetto in mezzo all’enorme giardino di casa mia. Mi piaceva la pioggia, rimanevo ore a guardarla cadere, rilassandomi al sentire l’impercettibile rumore che faceva quando raggiungeva il suolo. Mi ricordo che mentre osservavo le buffe persone che camminavano per il vialetto, vidi una macchina fermarsi davanti casa mia. Dalla vettura uscì un uomo ben vestito. Aveva una strana busta in mano. Suonò al campanello ed io mi alzai di scatto per andare ad aprire. – Buongiorno signorina, c’è la mamma?- disse dolcemente –Mamma, un signore ti vuole- urlai per farmi sentire. Lei scese le scale velocemente e alla vista dell’uomo la sua espressione cambiò diventando preoccupata. L’uomo le porse la busta e lei la prese – Mi dispiace- l’uomo abbassò lo sguardo e si girò per tornare alla macchina. Mia madre aprì la aprì con foga, la lesse velocemente per poi lasciarla cadere rimanendo a guardare il vuoto. Una lacrima percorse il suo viso, era distrutta. Curiosa, raccolsi la lettera dove trovai anche una foto di mio padre spillata dietro. Rimasi sconcertata dal contenuto “Il generale Francesco ci ha lasciati durante una battaglia. Lo ringraziamo per il suo coraggio e la sua volontà”. Non poteva essere, lui era il mio punto di riferimento non poteva svanire così lasciandomi da sola.  Andai in camera, ma non piansi; non mi ero ancora resa del tutto conto di quello che fosse successo, quindi rimasi semplicemente a guardare la foto di mio padre in uniforme.
Da quel giorno mia madre cambiò letteralmente. Da dolce ed affettuosa si trasformò in una donna fredda e superficiale. Tutte le sere usciva “non aspettarmi, torno tardi” diceva. Quelle parole mi spezzavano ogni volta il cuore. Io sapevo che mi voleva bene, forse però papà contava più di me nella sua vita. Avrebbe dovuto proteggermi in un momento del genere, coccolarmi, spiegarmi che mio padre non c’era più ma che mi guardava dall’alto poiché sarebbe rimasto sempre nel mio cuore. Una sera temporalesca, mentre ovviamente mia madre non c’era, sentii un gran fracasso e delle grida al piano di sotto. Spaventata chiusi a chiave la porta della mia camera e mi rimisi a letto portandomi le coperte sopra la testa. Udii dei passi avvicinarsi alla mia porta. Qualcuno bussò ed io andai pian piano ad aprire. –Sono Alexander, degli assistenti sociali, dobbiamo portarti via di qui non è il posto giusto per te- mi informò con un sorriso rassicurante. Presi dall’armadio gran parte dei miei vestiti e li misi tutti appallottolati dentro la valigia. Dopo essermi infilata le scarpe uscii e presi Alex per il braccio, quasi felice di andarmene. Al piano inferiore mia madre si dimenava tra le possenti braccia di un agente. – Scusa Ginevra – disse lei con un filo di voce, ma ormai era troppo tardi per scusarsi, doveva farlo prima, ho aspettato quindici anni, è troppo, la mia vita per colpa sue era stata uno schifo, non si poteva risolvere tutto così – no mamma, non posso.- La guardai ancora per qualche attimo, emozioni indescrivibili invasero il mio corpo facendomi piangere. Salii in fretta nell’auto  che mi attendeva fuori casa mia, presi l’Ipod  ed ascoltai una canzone che nonostante la mia situazione qualche volta mi aveva fatto sorridere e sognare: Last First Kiss.

#spaziome: è la mia prima ff, è un po corto il prologo... spero vi piaccia! recensionate, ho biogno di consigli per migliorare xx