*** PROLOGO ***

Non mi è mai piaciuto passare inosservata. Da piccola amavo le attenzioni dei parenti ai pranzi di famiglia, alle feste degli amici, o tra i banchi di scuola. Mi piaceva che si parlasse di me, di quello che avevo detto o fatto. Amavo essere al centro dell'attenzione durante le lezioni. Cercavo sempre una scusa per parlare e dire qualcosa di buffo, in modo da far ridere tutti. Spesso mi chiedevano dove avessi imparato ad essere così spontanea e solare, e io rispondevo semplicemente che mi veniva naturale. Certo, finchè non arrivò quel 21 Novembre. Da quel giorno in poi, niente di più sorrisi, battuttine, prese in giro e caricature pensate sul momento. Niente di niente. Perchè avrei dovuto continuare? Non avevo più alcuna ragione per farlo. Era tutto finito. Tutto.

Cara mamma,

oggi a scuola è stata dura. Non ho capito un solo problema di matematica e non so come farò a superare il test di giovedì. In mensa tutti i tavoli erano occupati, e ancora una volta mi sono rifugiata in biblioteca a mangiare una mela. Era marcia. Alla fine delle lezioni la Tubler mi ha trattenuto oltre l'orario di lezione soltanto per dirmi che la mia media sta calando. Come se non lo sapessi già. Allora sai che ho fatto, mamma? Le ho gridato che non era un buon motivo per tenermi in classe dopo le lezioni. E ho ottenuto una bella punizione. No, non quella nell'aula di detenzione. Ho dovuto mostrare l'intera scuola a cinque nuovi studenti. Sembrano carini, ma ce n'è uno che proprio non sopporto.. è pieno di tatuaggi e porta l'orecchino. Credo si chiami zaian, o zyn.. ma non importa. Da te come vanno le cose? C'è sempre tanta luce? Perchè qui oggi ha piovuto tutto il giorno. E che mi dici dei nuovi arrivati? Anche da te è arrivato qualcuno? Sai, stavo pensando che forse, un giorno di questi, potrei venirti a trovare. So che non vorresti, ma è difficile rimanere qui. Molto più di quanto tu possa immaginare. La gente non sa quello che ho passato, quello che abbiamo passato. Non conoscono la potenza di una malattia, il dolore nel vedere la propria mamma rimanere a letto e lottare con tutte le sue forze per tirarsi su. Non sanno quanto sia doloroso dover dire addio. Non immaginano nemmeno lontanamente cosa significhi tornare a casa da sola, prepararsi la cena e andare a dormire al freddo senza nessuno accanto. E se dovessi fare un incubo? Chi c'è a consolarmi e dirmi che era tutto finito? Nessuno. Papà forse torna tra un paio di settimane, ma il lavoro lo tiene molto occupato. Pensa che non mi telefona da due giorni, ormai. Ammettiamolo, mamma. Non sono abbastanza matura per crescermi da sola. Ho bisogno di te. Ma tu non ci sei.

Prometto che ti scrivo domani, magari dopo la scuola. Mi manchi tanto, mamma.

Ci vediamo presto,

Beatrice.


 

HEEEEEILA'! Intanto, ciao a tutti, questa è la prima FF che pubblico e spero sarete in tanti a leggere e recensire C: So che il prologo era un po' generico (e deprimente, lol) e che c'è un minimo accenno ai ragazzi, ma prometto che nel prossimo capitolo ci saranno dei colpi di scena ;) Un bacione a tutte,

Love yaaa