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Autore: piperina    14/01/2013    2 recensioni
"Mi chiamo Katerina Petrova e ho quindici anni. Scrivo questo diario per ricordare sempre chi sono e qual è la mia storia."
"Quando l’ho visto il mio cuore ha iniziato a correre come un pazzo.
Credo che Klaus fosse nel mio cuore da molto prima di questo incontro."
"Klaus ha sbalzi di umore e atteggiamento davvero strani e improvvisi.
Credo che stia succedendo qualcosa di strano, strano davvero. Sento di avere paura… non so spiegarlo, ma ho una brutta sensazione addosso, come se fossi n pericolo."

Direttamente dalla mano di Katerina, il diario che racconta la sua vita umana, l'incontro con Klaus, la scoperta della verità: i suoi pensieri e sentimenti più intimi e sinceri.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elijah, Katherine Pierce, Klaus
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The Vampire Stories'
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Dunque, che dire… ringrazio chi è stato con me durante la pubblicazione, chi leggerà a storia finita, chi la scoprirà fra un po’ di tempo, chi l’ha inserita nelle liste, chi l’ha letta e chi commenterà.

 

RINGRAZIAMENTI SPECIALI

annaterra, che è stata con me capitolo dopo capitolo, mi sei stata di conforto!

Likeroseneedtherain, che mi ha aiutata a capire i problemi con lo stile diario.

Venenum, perché ovviamente non poteva mancare lei <3

 

Questo capitolo è dedicato anche a voi, grazie!

 

 

*Katerina’s Diaries*

 

 

  

 

“Non ti ci vedo a scrivere un diario.”

La voce di Elena la riscosse dai suoi pensieri. Katherine, indebolita dal digiuno forzato e con il libro della sua famiglia tra le mani, per un attimo si era persa nei ricordi.

“Non mi vedresti a fare molte cose” rispose acidamente. “Ad ogni modo, appena scoperta la verità su Klaus sono scappata. Non sarei mai morta per i suoi scopi.”

La ragazza guardò intensamente la vampira, in attesa che dicesse altro: voleva sapere di più sul periodo che aveva vissuto con Klaus, aveva bisogno di capire se c’erano altri trucchetti da scoprire, cosa aspettarsi da lui.

“Elena… non c’è molto da dire” sospirò Katherine, intuendo il motivo del silenzio della sua gemella. “Klaus ha finto di tenere a me per quasi tutto il tempo. Quando non riusciva più a fingere mi ignorava e io mi arrovellavo il cervello di dubbi e domande.”

“Perché fingere di tenere a te? Eri sua ospite, no?”
Katherine piegò la testa di lato e sorrise amaramente. “Aveva detto di avere intenzione di corteggiarmi.”

Elena aprì la bocca in un’espressione di puro stupore e sorpresa: questo non se l’era proprio aspettato. Un corteggiamento? Significava che tra loro doveva esserci… o da parte di uno dei due almeno e Katherine poco prima aveva detto che Klaus le piaceva, prima di scoprire la verità.

“Tu… amavi Klaus?” dirlo le sembrava quasi una bestemmia, non riusciva ad associare la parola ‘amore’ alla vampira, figurarsi a lei e all’Antico più pericoloso tra tutti.

“Ha un certo fascino” sputò l’altra tra i denti. “Quando lo incontrerai capirai di cosa parlo.”

Elena capì che per lei l’argomento era chiuso. Ma com’era possibile che Katherine provasse qualcosa per Klaus? Certo, a quel tempo era umana ed era una ragazzina completamente sola, abbandonata a se stessa… forse si era affidata troppo a lui… il punto è che non riusciva proprio ad immaginarla innamorata.

Scosse la testa, cercando di focalizzare i propri pensieri sul rito e su ciò che voleva sapere.

“Hai una domanda scritta in faccia” la voce di Katherine la riportò alla realtà.
“Il diario. Dov’è?” disse istintivamente lei.

“L’ho seppellito” la vampira alzò le spalle. “So che il mio breve riassunto non ti ha soddisfatta, ma non mi importa. Non ti sarebbe comunque di aiuto. E so che non è quella la vera domanda che vuoi farmi.”

Elena si sentì in imbarazzo, non aveva certo un buon rapporto con la sua antenata e, ponendole quella domanda, sentiva che avrebbe invaso la sua intimità… ma doveva farla.

“Hai trovato tua figlia?”

Katherine rimase immobile, come fosse stata fatta di pietra. Sostenne il suo sguardo per qualche istante, poi, lentamente, lo abbassò.

“No.”

 

No, ma sono sicura che ha avuto una vita lunga e felice e piena di amore. Me lo sento.

 

 

 

 

 

 

Infine, l’aveva trovata. Giaceva in un cimitero definito “di interesse cultura”. Cosa poteva mai esserci di interessante in un antico cimitero? Gli uomini avevano strane fissazioni.

La lapide era semi distrutta e la scritta, logorata dal tempo, era appena leggibile.

 

 

 

Diana Katerina Petriet

1490 – 1557

Nata in una notte di luna piena

 

 

 

Si inginocchiò e inizio a scavare con le mani. Fece una buca abbastanza profonda da potercisi sdraiare – ebbe l’impulso di farlo davvero – e vi deposito il diario, chiuso da un nastro bianco.

Sapeva che ormai non esisteva più nulla di fisico, ma in quel luogo era sepolta la sua bambina. Coprì la buca e rimase in piedi a fissare a terra e la pietra.

“Di chi sono quei fiori?”

Sapeva che lui era lì da un pezzo, era arrivato il momento di parlare, di farlo davvero.

“Miei.”

“Perché?”

Elijah osservò la sottile figura di Katerina davanti a lui, la sua schiena coperta da una cascata di boccoli castani – quanto aveva adorato quei capelli, quante notti aveva sognato di sentirti tra le dita.

“L’ha trovata Klaus. È stato lui a far preservare questo posto.”

A che scopo? Perché fare una cosa del genere? Cosa gliene importava? Mille domande si affollarono nella mente della vampira.

“Quanto ha scoperto dell’esistenza di Elena ha cercato la tua discendenza” spiegò pacatamente l’Antico. “Anche se ormai era passato molto tempo.”

Nessuna risposta da parte di lei, così continuò a parlare, sapendo che doveva spiegarle come erano andate le cose. Era in debito con lei. Lo sentiva.

“Ha trovato quasi subito il cimitero. I fiori li porto io una volta all’anno.”

Quello sembrava l’ennesimo schiaffo morale da parte di Klaus. Katherine era sul punto di scoppiare in una crisi isterica senza paragoni. Mosse un braccio quando sentì l’uomo fare un passo nella sua direzione.

“No. Và via” disse a bassa voce. “Ho bisogno di stare sola con lei. Per favore.”

Elijah era seriamente commosso. Si limitò ad allungare la mano quanto bastava per stringere dolcemente quella della vampira, ancora sporca di terra.

“Condoglianze, Katerina.”

Si allontanò di parecchie decine di metri per lasciarle il suo spazio. Tempo addietro, saputa della presenza di un’altra doppelganger Petrova, aveva pensato che Katerina fosse stata la più fortunata tra loro: lei era diventata madre prima di non poterne avere più la possibilità.

Vedendola così, però, e sapendo la verità sulla sua storia, si chiese se, forse, lei non fosse stata invece la più sfortunata: aveva dato alla luce una bambina che non aveva mai potuto stringere al petto. Una bambina che le era stata portata via, a cui non aveva mai potuto dare il suo amore – e lei, nonostante tutto, era capace di amare come pochi altri.

Katherine crollò in ginocchio. Passò la punta delle dita sulla scritta e scoppiò in un pianto disperato. Il suo corpo era scosso dai singhiozzi, il viso bagnato di lacrime mai lasciate libere per tanto, troppo tempo.

Abbracciò la lapide, come se stesse abbracciando sua figlia, immaginando – sognando – di farlo.

“La mamma ti ama, Diana.”

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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