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Autore: Celeste9    14/01/2013    3 recensioni
Chi è tanto stupido da presentarsi a una signing session degli One Direction con la maglia di un altro gruppo? Forse la fan di uno che va alla presentazione delle nuove Nike indossando le All Star.
Credits:il titolo e i versi inseriti nel testo sono di "Charlotte Sometimes" di The Cure.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CHARLOTTE SOMETIMES

Come to me
Scared princess
Charlotte sometimes

 Agli One Direction piacevano le signing sessions: in fondo si trattava solo di incontrare centinaia di fans adoranti (la maggior parte delle quali in abbigliamento succinto), rilasciare autografi e frasi di circostanza. Liam era troppo rispettoso e Zayn troppo fedele per corteggiare le fans, ma a Niall piaceva fare il simpatico con le più carine, quanto a Louis e Harry erano i maestri del flirt soprattutto con le ragazze più procaci o disinibite. All’inizio qualcuna erano pure riusciti a portarsela a letto, ma adesso erano troppo famosi ed erano tenuti continuamente d’occhio dai membri della produzione. Alla fine della giornata erano esausti, spesso avevano il mal di testa: confusi da troppi volti, troppi nomi, troppi baci, storditi da troppi profumi. Si ritrovavano numeri di telefono ovunque, i regali che ricevevano contenevano lettere in cui c’era scritto di tutto e al momento del bacio sulla guancia erano destinatari di proposte che avrebbero fatto arrossire chiunque. A volte qualche ragazza li colpiva particolarmente, ma era un’attrazione momentanea dovuta al loro sorriso verticale o a una gonna troppo corta. Harry sosteneva sempre che non sarebbe mai uscito con nessuna di loro e le dimenticava all’istante subito dopo aver scambiato qualche commento volgare con Louis.

Quel giorno cambiò opinione. Si erano nascosti per osservare le ragazze prima che entrassero nella sala; Harry la notò subito, impossibile non farlo, giacché sopra i leggins neri portava una maglietta dello stesso colore con la faccia di Robert Smith e con la scritta “The Cure” sulla schiena.

-Chi è tanto deficiente da venire alla nostra signing session con indosso la maglia di un altro gruppo?- disse.

-Probabilmente la fan di uno che va alla presentazione delle nuove scarpe Nike Blazer con indosso le All Star- commentò sarcastico Liam.

Gli altri scoppiarono a ridere e Harry arrossì, continuò a fissarla per un po’: aveva le cuffiette alle orecchie e stava scrivendo qualcosa in una Moleskine, era tranquilla e sembrava a suo agio, come se si trovasse in una biblioteca anziché in mezzo a quella bolgia.

Per i ragazzi era arrivato il momento di entrare, si sedettero al tavolo, stapparono le penne e si prepararono all’invasione che puntualmente avveniva all’apertura delle porte. Il brusio era insopportabile, Harry sembrava distratto, si guardava intorno alla ricerca di quella ragazza; l’aveva colpito non tanto per la sua bellezza quanto per la compostezza dei modi e soprattutto per la maniera in cui si distingueva dalle altre. Non era l’abbigliamento a renderla diversa, era qualcos’altro che lo intrigava particolarmente e che non sapeva spiegarsi.

Finalmente la vide entrare e incolonnarsi nella fila di ragazze che si sarebbero trovate a faccia a faccia con Niall.

Perché?-pensò Harry- perché Niall? Non ha niente in comune con lei, così chiassoso, con quegli abiti sempre troppo colorati e l’atteggiamento eccessivamente espansivo. Nel tempo in cui aveva atteso che entrasse, infatti, aveva giocato con la propria fantasia e formulato varie ipotesi su chi potesse essere, su quale fosse il suo lavoro, su cosa le potesse piacere e certo Niall Horan non faceva parte della sua lista immaginaria.

Continuò a occuparsi distrattamente delle sue fans, scribacchiando autografi e dicendo frasi sempre uguali. Non calcolò neanche Louis che gli segnalava una ragazza dal seno perfetto messo in bellavista: il suo sguardo era fisso su di un’altra persona e tutti i suoi sensi concentrati su quanto avrebbe impiegato per avvicinarsi al tavolo.

Quando vide la misteriosa ragazza quasi di fronte a Niall, fece uno scatto da centometrista e si sedette in collo all’amico giusto nel momento in cui lei gli porgeva una copia dell’album.

-Mi faresti una dedica per Violet, mia sorella?

-Certo- rispose disponibile Niall, mentre Harry continuava a fissarla con gli occhi sgranati senza che lei si scomponesse. Non appena recuperò la capacità di parlare le chiese.

-Come ti chiami?

-Charlotte.

-Perché indossi una maglia di The Cure?

Lei si tolse una delle cuffiette e la infilò all’orecchio di Harry: partirono subito le note di “Charlotte Sometimes” e in quel momento al ragazzo sembrò di entrare in un mondo parallelo in cui c’erano solo loro due. Lei gli sorrise, incurante delle spinte e dell’agitazione delle altre ragazze ingelosite dall’eccessiva attenzione che stava ricevendo.

-Quando scriverai cose come questa, metterò la maglia con la tua faccia- gli disse sfilandogli la cuffietta dall’orecchio e facendolo ripiombare nella realtà. Harry la guardò impotente mentre ringraziava Niall e si allontanava; avrebbe voluto correrle dietro, ma un membro del management lo afferrò per le spalle e lo riportò al suo posto. Continuò a svolgere il suo lavoro, ma la sua mente era ormai altrove.

The people seemed so close
playing expressionless games
The people seemed
so close
So many
other names...

  
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