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Autore: xingchan    14/01/2013    5 recensioni
Ranma e Akane sono convolati a nozze da appena un anno, entrambi ventenni. Lui è diventato il Capo palestra occupando il posto di Soun.
La storia comincia proprio con la prima sfida ufficiale di Ranma come detentore del dojo Saotome-Tendo.
Ispirata da una piccola parte della mia Lifetime Remake poiché qualcuno ci sperava su questa mia decisione, come ran_ko! XD
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lifetime'
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 -Sai, mi dispiace…- esordì all’improvviso Ranma rabbuiandosi. Akane lo guardò con aria interrogativa. –Avrei voluto ritornare un ragazzo normale prima di tutto questo.- disse infine tutto d’un fiato con un sorriso amaro. Non voleva che Akane avesse un uomo solo per metà e in quel momento così privato non riusciva proprio a pensarci senza esser preso dalla malinconia.
 
Lei scosse la testa facendo ondeggiare piano i capelli corti e sfoggiando un sorriso molto più bello di quelli precedenti, forse perché Ranma vi scorse, oltre ad una grande serenità, anche una certa sicurezza.
 
-Tu sei già un uomo…-. Cercò di abbracciarlo ma contemporaneamente il giovane emise un gemito, accompagnato da un’esclamazione piuttosto irritata, come se fosse stato disturbato da qualcosa che non aveva nemmeno considerato.
 
La ragazza si rese conto del motivo. Suo marito aveva ancora delle medicazioni che gli nascondevano parte del fianco, solo che ora le garze erano leggermente disfatte. Il motivo lo aveva facilmente intuito, e fu questo che la fece arrossire ancora di più.
 
-Ti fa ancora male?- chiese lei ancora dispiaciuta, mentre gli sfiorava il volto. Si chiedeva cosa poteva pensare Ranma vedendola ancora esageratamente imbarazzata.
 
-No, non preoccuparti…- rispose quello, tranquillizzandola un po’. Gli piaceva ancora di più quando faceva l’apprensiva, pensando fermamente che lei ci tenesse a lui quanto Ranma per lei. Avvicinandosi al suo visino, le tastò le guance e i capelli arruffati commentando: -Sembri ancora più piccola con i capelli spettinati!-.
 
Dalla voce si capiva benissimo che era imbarazzato. Ma una buona dose di vergogna era come sparita.
 
La guardò teneramente per un altro paio di secondo, poi le sue iridi blu ebbero un luccichio diverso, che Akane non seppe definire e sinceramente neanche le importava. Si limitò a contemplarli per un tempo indefinito e poi, l'inaspettato.
 
Le appoggiò le dita sui fianchi, provocandole altri brividi e facendola preoccupare, e cominciò a farle il solletico. La ragazza si contorceva dalle risate, che si univano alle provocazioni sghignazzate di Ranma, ma cercava di trattenersi avendo paura che qualcuno li avrebbe sentiti.
 
-Smettila, ci sentiranno!- ripeteva.
 
Prima che potessero ancora baciarsi, i loro familiari bussarono alla loro porta e i due non poterono fare a meno di sospirare di sollievo. Anche quella notte avevano bloccato a chiave la soglia della camera da letto, perché sarebbe stato davvero di cattivo gusto un’irruzione di Soun o di qualcun altro proprio in quegli istanti.
 
-Ranma, Akane!- si sentì il signor Tendo dall’altra parte. Poi udirono la voce di Nabiki che diceva che forse i due sposini stessero ancora dormendo.
 
-No, siamo svegli!- garantì il ragazzo con il codino, rimanendo dov’era e scostando solo le coperte.
 
-Kasumi vi ha lasciato un messaggio scritto perché è dovuta andare nello studio di Tofu- continuò l’uomo con i baffi, con voce più sollevata rispetto al giorno prima. –E poi, Nodoka ha già preparato la colazione. Aprite così posso darvi il biglietto!-.
 
A quelle parole arrossirono entrambi, escludendo nel modo più assoluto quella possibilità. Sapevano che Nabiki non vedeva l’ora di immortalarli in una qualunque situazione imbarazzante perciò era fuori discussione.
 
-Ehm, potete passarcelo sotto la porta!- suggerì Ranma ridendo nervosamente.
 
Il papà di Akane fece come gli fu proposto, mentre Nabiki cominciò ad imprecare sottovoce confermando così le supposizioni dei due ragazzi. Lui si alzò e raccolse il foglietto, andandosi a sedere sul bordo del letto, con Akane che tentava di sporgersi da dietro le sue spalle.
 
-Cosa c’è scritto?-.
 
Buon anniversario.
 
Con affetto, Tofu e Kasumi.
 
***
 
Scesero di sotto, trovando tutti i membri della famiglia rimasti già seduti a tavola, tranne Genma e Nodoka. L’uno era rimasto a casa Saotome a dormire come un ghiro, l’altra, invece, era intenta servire Nabiki e Soun. La donna vide i due giovani e li accolse con un sorriso, mentre il padre di Akane aveva ancora le occhiaie per la nottataccia che aveva appena passato, ubriacandosi e dormendo anche male.
 
Ranma e Akane presero posto e si scambiavano spesso delle occhiate complici, dopo di che diventavano rossi come pomodori e voltavano subito la testa verso il lato opposto per poi sorridere nuovamente.
 
Tutti se ne resero conto, ma fu Nabiki a cominciare a fare domande.
 
-Perché fate così?- fece lei maliziosamente.
 
I due ragazzi finsero indifferenza. –Ma di cosa stai parlando?- chiese Ranma. A conferma delle insinuazioni della mezzana Tendo non fu il suo tono di voce, completamente padrone di se stesso, ma al rossore delle loro facce che sfioravano pericolosamente il bordeaux.
 
Fortunatamente Nodoka interruppe quella imbarazzante conversazione. –Nabiki, dopo potresti darmi una mano per risistemare il dojo? Sai, domani riaprirà, quindi…-.
 
Il figlio intervenne sospendendo la colazione. –Non preoccuparti, mamma. Me ne occupo io!- e la moglie annuiva.
 
La donna scosse la testa, declinando. –Ranma, Akane-chan, oggi è il vostro anniversario di matrimonio. Perché non lo trascorrete insieme? Ranma, tu poi sarai occupato con i tuoi allievi, rimani con lei. Potete andare da qualche parte…-.
 
Detto questo, se ne andò in cucina senza dar loro il tempo di rispondere.
 
Dopo un’oretta uscirono da casa. Avrebbero preferito rimanere a casa, pensando che, anche se impegnati a pulire il dojo, comunque erano insieme lo stesso.
 
Un tratto di strada e incontrarono Shan Pu in bicicletta.
 
-Ciao Lanma, ciao Akane!- li salutò. Voleva mostrarsi amichevole con loro, altrimenti il suo piano non sarebbe andato in porto.
 
Akane divenne triste e l’altro cercò di non darle troppa corda. Ricambiarono il saluto e furono invitati al Nekohanten dalla cinesina. Inizialmente si scambiarono occhiate preoccupate, per poi rifiutare con una scusa.
 
-Mia madre ci vuole a casa fra pochi minuti- si giustificò il ragazzo con il codino. Prese Akane per mano e si dileguarono. Non dandosi per vinta, Shan Pu si parò davanti a loro, trattenendoli.
 
-Non vollei selbare ancola lancore pel tutto ciò che è successo... Ecco pelchè vi ho invitati entlambi!-.
 
Quando furono nel locale tutto procedeva per il meglio per entrambe le parti. Shan Pu era dolce e servizievole, per non destare sospetti.
 
Nel retro, davanti ai fornelli, Obaba aveva fra le mani la fialetta e ne versò il contenuto dentro due scodelle di ramen fumanti, sotto lo sguardo attonito di Mousse, trasformato in papero, legato ed imbavagliato per evitare che sabotasse il tentativo di dividere i due coniugi.
 
La ragazza dai capelli lavanda li pose sul tavolo di Ranma e Akane, lasciandoli soli e ritirandosi in un luogo dal quale poteva liberamente sbirciare.
 
In un primo momento entrambi non notarono nulla. Ma nel preciso istante in cui Akane stava spezzando delle bacchette nuove, Ranma vide qualcosa di strano.
 
Una scia sottilissima, quasi invisibile, di una sostanza rossa.
 
-NON MANGIARLO!!!-.
 
Prima che Akane iniziasse ad addentare gli spaghetti, Ranma, con uno strattone le fece cadere i bastoncini sporcandole il vestito e nell'impeto rovesciò anche le due ciotole, macchiando anche i suoi pantaloni e parte della sua camicia.
 
La moglie cominciò a rimproverarlo, spingendolo e strillando un -Ma che cosa fai?- , quando il ragazzo le gridò contro: -C'ERA QUALCOSA DENTRO, STUPIDA!-.
 
Lei rimase imbambolata, incapace di ribattere e Ranma la trascinò fuori con la forza. Shan Pu e Obaba uscirono allo scoperto soltanto quando non sentirono più i passi degli altri.
 
-è fallito... Mi dispiace, nipote...-.
 
***
 
La giovane non aveva mai visto Ranma così infuriato. Aveva camminato fino al luogo familiare più vicino, lo studio di Tofu, tenendo Akane per un braccio e non accennava a mollarla.
 
Aprì la porta della clinica, spaventando il dottore, che stava prendendosi cura degli ultimi pazienti rimasti. Il ragazzo con il codino si guardò intorno cercando evidentemente una stanza libera.
 
-Ma che vi è successo? I vostri vestiti sono macchiati di brodo di ramen...- fece Kasumi, spalancando gli occhi, e portandosi una mano al petto, segno che stava per prendersi un colpo.
 
Ranma era troppo arrabbiato per rivolgere la parola alla maggiore delle sorelle. In quello stato, le avrebbe soltanto parlato in malo modo, quindi chiamò direttamente Tofu, incitandolo ad avvicinarsi.
 
L'altro obbedì, fissando insistentemente i loro abiti, facendo anch'egli caso alla striatura rossiccia.
 
-Ma cos'è quella striscia rossa?- chiese. -Ranma, dammi la tua camicia.- ordinò poi, e lui se la sfilò rudemente per poi dargliela, stavolta però con più garbo. Non appena l'ebbe fra le mani, Tofu si precipitò verso il laboratorio delle analisi e ne uscì dopo almeno un'ora.
 
-Era un intruglio cinese, che credevo esistesse solo nelle leggende... Chi lo ingerisce, odierà la persona a cui è legata per il resto della vita o forse la durata dipendeva dalla quantità, non lo so...-.
 
E così, Shan Pu aveva giocato il suo ultimo asso, che però si era rivelato pieno di punti deboli, primo fra tutti, la poca capacità di quel liquido di confondersi con un semplice brodo di ramen.
 
Tofu sorrise al giovane. -Bravo, Ranma. Hai evitato un grosso inganno!-.
 
Qualche minuto dopo, Ranma cercò di scusarsi con Akane. Non voleva andasse a finire così, per di più nel giorno del loro anniversario, ma ormai il danno era fatto e non si poteva tornare indietro.
 
-Scusa, io... non saremmo dovuti entrare, ma ero convinto che se ci fossi stato io non sarebbe successo niente e...-.
 
-Mi sento così al sicuro con te...- disse arrestando i tentativi di lui di elaborare qualche frase coerente per discolparsi. Vedendo che l'altro era rimasto immobile e muto lei aggiunse: -Mi hai salvata, anzi, ci hai salvati ancora una volta, Ranma Saotome...-. Non disse più nulla, e lasciò che quel suono lo rendesse consapevole di ciò che aveva fatto.
 
Era orgogliosa di lui. Del suo essere, anche se pesantemente grezzo e a volte irrispettoso.
 
Lo vide arrossire un po', pensando che qualche anno prima la sua testa sarebbe andata in fumo, e scorse anche un sorriso accennato dalle sue labbra.
 
Le accarezzò piano una guancia e subito dopo i suoi occhi cobalto brillarono dall'emozione. Dovette abbassare lo sguardo per impedire a qualche lacrima di scendere.
 
Due giorno dopo seppero da Mousse che le due amazzoni avevano deciso di far ritorno in Cina con lui. Shan Pu si era pentita di aver tentato un simile affronto, quello di separare due sposi. Ma lei voleva Ranma a tutti i costi, anche se questo comportava il suo stesso risentimento.
 
Ma i due consorti non si spiegavano come mai anche Obaba voleva rompere un legame fondato sull'amore e, cosa più importante, sulla legge.
 
-Non siate così ingenui da pensare che quella vecchia mummia non avrebbe fatto nulla per onorare le sue regole...- aveva commentato il ragazzo papero, augurando loro tanta felicità.
 
***
 
 
 
 
 
 
Che orrore questo capitolo, non per Shan Pu ma nell'insieme... -.-' Stavolta il cioccolato era caldo... è inutile allontanarmi da lui... XD
La cosa che ho pensato era che avevo reso Ranma troppo intelligente, va beh, non fateci caso XD Saranno state le ff degli altri fandom... scusatemi XP
 
   
 
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