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Autore: virgily    14/01/2013    7 recensioni
-Aspetta!- aveva perfino allungato la mano, sporgendosi al di fuori della sua finestra. E quando si accorse di essere riuscita nel suo intento, spingendolo a ritornare da lei avvicinandosi ulteriormente, si portò le braccia al petto, osservando fugacemente il giovane, che agile e aggraziato volò verso di lei, fluttuando nel vuoto
-Qu-Qual è il tuo nome?- sussurrò appena, bofonchiando in preda alla timidezza, fissandosi i piedi scalzi e pallidi. I suoi capelli, come una soffice barriera color nocciola, si era parata innanzi il suo ovale candido e teso, impedendole di poterlo guardare in viso quando le rispose dolcemente:
-Jack Frost…- con un groppone in gola, Hannabelle Pierce sollevò di scatto lo sguardo. Le labbra rosse dischiuse, quasi spalancate, gli occhi sgranati. Il suo verde malinconico affondò in quell'azzurro chiarissimo portandosi via anche tutto il suo fiato, tutte le sue energie. Era lui… lì, alla sua finestra.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Frost, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap.4
Heart beats fast, colors and Promises


Notte fonda, il cielo limpido, scheggiato da stelle brillanti. La luna filtrava dalle tende, illuminando appena i due lettini nei quali i gemelli stavano dormendo con le labbra dischiuse e grondanti sul cuscino. Fu proprio in quel momento, quando la quiete pareva un velo sottile posato su di loro, che sotto i loro piccoli giacigli una nuvola di zolfo nero cominciò a gonfiarsi con intrepida ansia, fuoriuscendo dai materassi per addensarsi e diventare un’ asfissiante agglomerato di cenere. E la nube scura prese forma, e da essa due grandi occhi metallici spiccarono nel buio, risaltando tutta l’immensa figura evanescente. L’essere fuoriuscito dall’oscurità aveva un viso affilato, torvo, specchio esatto della sua anima cupa e malvagia. Un ghigno malevolo si dipinse sulla sua bocca fina, e avvicinandosi  ai due bambini li osservò con gusto, contemplando i loro esili corpicini contorcersi sotto le coperte in preda a chissà quale incubo succulento. Ed era questa la sua natura: spaventare e tormentare i sogni dei bambini innocenti. Perché? Beh, essenzialmente… ci provava gusto. Per Pitch, infatti, non esisteva piacere più appagante dei gridolini striminziti dei bambini in preda ad una visione orrenda. Perché il terrore era come adrenalina pura che lo accecava, scorrendogli caldo nelle vene. Sospirò, avvicinandosi malinconicamente verso quella finestra dalla quale poteva osservare la luna con occhi colmi di sfida. Un sovrano dimenticato da secoli ormai non poteva neanche considerarsi tale. E Prima o poi lui, il re degli incubi si sarebbe vendicato. E l’avrebbe fatta pagare a tutti, lei compresa. Poi, a cogliere come per sorpresa la sua attenzione, vide qualcosa svolazzare in cielo. Una piccola macchiolina scura che lentamente si faceva sempre più nitida e ben definita. In un primo momento si chiese se fosse stata la fatina dei denti, poi però ricordò benissimo che erano passati anni da quando smise di entrare in servizio, lasciando tutto il lavoro alle sue piccole e insignificanti fate. Sgranò gli occhi e riconobbe due persone: un baldo giovane e una ragazzina sopita tra le sue braccia; Jack Frost e la dolce Hannabelle Pierce, che a giudicare dalle fattezze doveva essere ben cresciuta. Erano passati anni da quando aveva smesso di tormentarla, penetrando nella sua mente per giocarle cattivi scherzi. Oh sì, l’uomo nero era stato particolarmente cattivo con lei quando era più piccina. Ricordò quasi con dolce malinconia quando una notte, proprio come quella, era sbucato da sotto il suo lettino, osservandola dormire beata: con i capelli arruffati sul cuscino, le labbra distese in un tenero sorriso. E quando entrò in azione, disturbando il suo tenero sogno, la piccola non aveva battuto ciglio. Non una smorfia, neanche uno scatto impulsivo. Solo una lacrima, una gemma pura e cristallina che le rigò il viso. E con ingenuo stupore Pitch l’aveva raccolta, sfiorandole la pelle con le sue mani fuligginose e spettrali. Portandola alle labbra il re degli incubi aveva saggiato quella liquida goccia stillava dai suoi occhi socchiusi. Era salata, eppure sentiva come un retrogusto affasciante: un condensato di paura allo stato puro. Ed era talmente prelibato che cominciò a farle visita regolarmente, fin quando non vennero alla luce i suoi fratellini. Ben otto anni erano trascorsi, e adesso Hannabelle non pareva più una bambina. Riemergendo dai suoi ricordi, osservò lo spirito del gelo intrufolarsi con la giovane tra le braccia nella sua camera da letto. Si chiese cosa ci facesse uno scavezzacollo come Frost assieme ad una come lei e successivamente:  “Chissà se le sue lacrime conservano ancora lo stesso sapore?” e con un ghigno arguto sulla bocca affilata, Pitch svanì.
In quel medesimo istante, Zachary e Ronald si svegliarono contemporaneamente, madidi di sudore e le piccole labbra spalancata alla disperata ricerca di aria. Avevano gli occhi arrossati, sul punto di piangere. Tremavano come mai avevano fatto prima. E tutto ciò che gli venne in mente in quel momento, l’unica via di conforto, fu Hannabelle.
 
Con passo felpato, facendo attenzione ad ogni suoi minimo movimento, Jack era tornato in quella piccola camera buia con la piccola Hannabelle tra le braccia. Era caduta in un sonno profondo, riusciva a sentire il suo soffice respiro carezzargli il collo, penetrandogli la carne, giungendo alle ossa.  Con ampie falcate, lo spirito lasciò andare il corpo esile della bella addormentata, curandosi di coprirla per bene. Aveva preso freddo, e di certo non voleva che si ammalasse. Rimboccandole le lenzuola, Jack si concesse un momento per osservarla dormire; i capelli bruni frastagliati morbidamente sul guanciale, la linea dritta nel naso, le ciglia scure, il disegno sinuoso del contorno labbra. La sua pelle pallida cominciava lentamente a prendere un colorito più roseo, più caldo. Sospirò sentendosi infervorare dentro. Tutto quello che stava provando era difficile, per lui, da spiegare. Non gli era mai capitato prima. Si chiese se fosse grave  provare un così devastante calore nel petto. Incapace di darsi una risposta, guardò un’ultima volta la ragazza dormiente sotto di lui. Sorrise, chinandosi lentamente verso di lei. Era più forte di lui, attirato da un rifrenante  desiderio nascosto. Pochi centimetri, il suo odore era forte, tangibile. Facendosi sopraffare dall’istinto, Jack posò le labbra sulla guancia della giovane. Immobile, percependo il suo calore sulle labbra. Socchiuse gli occhi, come desideroso di prolungare quel piccolo contatto. Si chiese se si sarebbe mai allontanato. Doveva, ma non voleva. Lentamente quel morbido tepore tornava ad affievolirsi, e Jack sapeva che doveva sollevare la bocca dalla sua pelle se non voleva lasciarle una bruciatura da freddo in pieno volto.
Un mugugno leggero sibilò dalle labbra fine della ragazza e Jack si sollevò di scatto, non l’avrebbe svegliata ma con quel casto bacio sarebbe rimasto impresso nei suoi sogni, se Sandy gli avesse concesso questa grazia. Rimase ancora qualche istante immobile sul suo giaciglio, sfiorandole i soffici capelli. Sarebbe rimasto tutta la notte a vegliare su di lei, ascoltando il suono dei suoi respiri. Poi, facendolo trasalire, la porta d’ingresso alla sua camera si spalancò di colpo. I due gemelli, con sua sorpresa si erano svegliati, e rimanevano immobili sulla soglia della camera con occhi assonnati e al tempo stesso indagatori. I due, infatti, non appena avevano posato piede all’interno della modesta camera da letto con tutta l’intenzione di svegliare la loro sorellona, ecco che si erano fermati con i lamenti soffocati in gola: Hannabelle era lì, che dormiva nel suo letto. Eppure, sfregandosi le mani sugli occhi, si accorsero che la finestra era stata lasciata aperta, e sul pavimento ancora si scorgevano delle minuscole gemme innevate che lentamente si scioglievano al suolo. Rimasero in silenzio, chiedendosi cosa potesse mettere in relazione questi ultimi elementi curiosi. Poi, dando una gomitata al fianco del gemello, Zachary si accostò al fratello, sussurrandogli piano: Jack Frost.
Il tempo di un battito di ciglia che dal nulla un ragazzo dalle sembianze elfiche era comparso ai loro occhi. Steso al fianco del corpo della loro amata sorella, lo spirito li stava fissando con i suoi grandi occhi glaciali con altrettanta sorpresa e incredulità. Jack sgranò gli occhi, non gli piaceva il modo con cui quei due lo stavano fissando: stupiti e quasi intimoriti da lui
-Voi mi vedete?- domandò scostandosi appena da Hannabelle, facendogli cenno di avvicinarsi, certamente era l’ultima persona al mondo che desiderasse mettere quelle due piccole creature a disagio. Facendo qualche passo in avanti, i gemelli quasi a tempo annuirono contemporaneamente, stringendosi le mani al petto. Se si concentrava un poco, Jack sarebbe riuscito a sentire i loro giovani cuore battere freneticamente.
-V-Vuoi trasformare Hannabelle in una statua di ghiaccio?- domandò improvvisamente Ronald imbronciandosi
-No ti prego non farlo! Lei è sempre gentile con noi. Ci vuole bene…- lo imitò Zachary. Disarmato dalle loro ingenue preghiere, Frost ebbe lo stimolo del riso che gli disegnò un piccolo ghigno divertito sulle labbra. Senza rispondergli, abbassò lo sguardo constatando che fortunatamente Hannabelle dormiva ancora. Sorrise.
-No, non ne ho alcuna intenzione. Anche con me è sempre stata gentile… – sollevandosi definitivamente dal piccolo giaciglio, afferrando il suo fido bastone. Seguendolo con lo sguardo, Ronald e Zach lo osservarono sporgersi per la finestra prima di lanciargli un’ultima occhiata, questa volta però, facendoci più attenzione, i due bambini si accorsero di una luce folgorante che irradiava i suoi occhi chiari
-Tornerai?-  domandarono all’unisono.
-Sì- disse allungando uno sguardo malinconico e languido alla bella addormentata –Io ci sarò sempre- e con queste parole, lo spirito volò via, pendendosi nella notte, sopendosi tra le nuvole. I due giovani Pierce si guardarono, complici della loro meraviglia. Poi, con passo felpato e il fiato sospeso, si arrampicarono sulla branda di Hannabelle, infilandosi tra le sue coperte alla ricerca di quel calore familiare e dolce che certamente gli avrebbe conciliato il sonno. Effettuarono ogni movimento con cura, lasciando sognare la maggiore in una marea di folli visioni, e comodamente trovarono riposo tre le sue braccia.
-Zachy?- bofonchiò il più piccolo dei gemelli
-Si?-
-Secondo me lui le vuole bene…- constatò sogghignando appena, lasciando colorire di un roseo perlato le sue gote paffute
-Come mamma e papà?- gli domandò improvvisamente il fratello mettendolo quasi in difficoltà
-No…- affermò convinto –Molto di più…-
Così i fratelli Pierce trascorsero il resto della notte insieme, stretti l’uno all’altro, avvolti dalle ali protettive e amorevoli di Hannabelle. Sognarono.

*Angolino di Virgy*
Perdonatemi per il spaventosi ritardo, ma con il ritorno a scuola, la marea di compiti ecc. non trovo mai un momento libero per concentrarmi e scrivere!
Comunque, bando alle ciance, parliamo di cose serie u.u
Sono contenta che anche il terzo capitolo vi sia piaciuto, non sapete quanto mi rende felice!
In riferimento al nuovo capitolo... Beh finalmente mi sono concessa di sviluppare un pochino (poco poco però xD) la vera trama della storia che ho in serbo per voi :)
Spero che vi piaccia, da questo momento in poi, la VERA storia ha inizio.
Un bacio
-V-    
 

             
                   
  
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