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Autore: PrideWrath_Rose    14/01/2013    3 recensioni
Salve a tutti! ^^
Premetto dicendo che a questa Fiction ci tengo particolarmente, e che è la prima che scrivo **
La storia è incentrata tutta su un mio OC, ma la trama non è stata modificata rispetto al manga, se non per qualche problema che ho avuto con i periodi temporali della storia, quindi in molti casi ho "allungato" le pause (se non capite andando avanti con i capitoli ve ne accorgerete). Spero di aver fatto un buon lavoro con l'immissione di un nuovo personaggio nella storia e accetterò qualunque critica! ^^
Ovviamente non voglio farla girare tutta su una pairing, ho cercato in tutti i modi di rendere le scene "sentimentali" una cosa piuttosto secondaria, spero vi piaccia, in futuro vorrò anche disegnarla ^^
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Superbi Squalo, Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti, Xanxus
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 6 – Devo trovare uno scopo

 
Il Boss decise che aveva aspettato anche troppo tempo prima di entrare in azione.
‹‹Romario, tieniti pronto con gli attrezzi di soccorso›› il sottoposto annui, poi Dino partì subito nella direzione di Reiko, la lunga frusta nera schioccò ad un palmo di distanza da lei, ma accorgendosi della minaccia lei fu in grado di evitarla, mentre la sua spada cambiava magicamente forma pistola: il turbine di fiamme era aumentato sproporzionatamente di dimensione, alla trasformazione dell’arma ora tutta la sua mano veniva inglobata in una nube viola, e la pistola che ne ricavò era di grandi dimensioni, con delle esili cortine di fumo che fuoriuscivano dalla canna anche a metamorfosi completata. Dino protese l’arma verso di lei, cercando di intrappolarla nello scudiscio di pelle nera ma fu invano, con un improvviso movimento lei si spostò alla sua destra e gli puntò l’arma in viso, egli ebbe un misero istante per incrociare il suo sguardo, e rabbrividì a quella visione: gli occhi della ragazza erano spalancati, quello destro era diventato per i tre quarti color rosso sangue, coprendo quasi del tutto il resto dell’iride verde, aveva un espressione colma d’ira ma non c’era rimasto nulla di Reiko in quello che aveva davanti, i tagli e le escoriazioni della precedente battaglia contro Hibari erano presenti su tutto il corpo ma a lei sembrava non causarle troppo dolore, così come il suo viso era solcato per metà dalle strane macchie color avana. Reiko premette il grilletto ma Dino riuscì schivare il colpo spostandosi di lato all’ultimo secondo. Dall’arma non fuoriuscì un semplice proiettile, ma un’enorme fiamma viola che sotto forma di onda di energia si abbatté sugli alberi alle spalle di Dino, l’impatto fu letale e molti di quegli alberi si spezzarono o vennero inghiottiti dalle fiamme viola che li disintegrò. Pur essendosi spostato in tempo per deviare il colpo la guancia di Dino fu colpita ed il colpo gli causò un taglio contornato da dei segni neri, simili a bruciature; il Boss gemette per il dolore ma non esitò a contrattaccare immediatamente, così facendo schioccare la frusta in direzione del braccio teso di Reiko riuscì a bloccarla. La frusta andò a segno e l’arto della ragazza fu aggrovigliato dal cuoio nero prima che lei potesse reagire, il ragazzo le girò attorno e nel i pochi secondi Reiko fu completamente impigliata nella lunga frusta e costretta in ginocchio.

Divincolandosi lei cercò di liberarsi come una fiera cerca di sfuggire al bracconiere ma con scarsi risultati, il suo sguardo colmo d’ira passò dal giovane Boss al ragazzo dai capelli corvini che lentamente si avvicinò zoppicando impercettibilmente:
‹‹Sembra che l’erbivora abbia perso il controllo›› il ragazzo del Comitato Disciplinare sogghignò, cercando di nascondere gli spasmi di dolore che di tanto in tanto lo attraversarono, il piccolo uccellino giallo svolazzò sopra di lui e si rintanò di nuovo tra i suoi capelli, iniziando a ripetere “erbivora, erbivora!”; Dino tirò uno sguardo cupo al ragazzo e lui tacque, rispondendo con un’occhiata ancora più torva della sua.
La pistola che impugnava Reiko si ritrasformò di nuovo in anello in un turbine debole di fiamme, i suoi tentativi di liberarsi andarono sempre più scemando e i due  ragazzi si accorsero in fretta che la furia della ragazza era scomparsa quasi del tutto. Le macchie presenti sul suo viso sembrarono ritirarsi da dove erano comparse, ovvero dietro il collo; molto presto i suoi occhi persero ogni traccia di ira, ed iniziarono a fissare il vuoto davanti a lei. In poco tempo Reiko smise di contorcersi e si piegò in avanti per riprendere fiato.
‹‹Reiko…stai bene?›› Dino sembrava piuttosto preoccupato dal tono della sua voce, ma la stretta sul manico della frusta era ben salda, molto cautamente iniziò ad avvicinarsi alla ragazza e si abbassò per soccorrerla.
La testa di Reiko era un inferno, tutto quello che la circondava non aveva smesso un solo minuto di girare, le parole di Dino furono difficili da carpire tra le milioni di voci che sussurravano all’unisono nella sua testa: voci metalliche, gravi e minacciose che ripetevano frasi a cui lei non riusciva a trovarne il senso. “progetto X”, “esperimento fallito”, “dopotutto è solo una mocciosa” “sei debole”…le voci continuarono a sopprimere ogni suo pensiero, a farla infuriare ma non trovava la forza di continuare a dimenarsi, e combattere. Il suo sguardo era perso nel vuoto, aveva in bocca un misto di sapore tra sangue e polvere, per quanto le doleva le sembrava quasi che avesse perso il suo occhio destro. Dalla sua schiena continuavano ad arrivare fitte di dolore che in un certo senso le sembravano familiari.
“…-iko?...-ene?” Le voci continuavano a farla confondere, quasi impazzire, ma ad un certo punto si rese conto che qualcuno o qualcosa stava cercando di comunicare con lei da fuori della sua testa quindi cercò di tornare cosciente. La bestia dentro di lei sibilava minacciosamente mentre sembrò ritirarsi da dove era venuta, il vortice di voci sembrò cambiare tutto d’un tratto, iniziando a mormorare all’unisono il nome “Sophie”. Alzò lo sguardo per capire se era proprio il giovane dai capelli biondi a pronunciare quel nome, l’espressione preoccupata del Boss Cavallone si incupì molto di più quando lei provò ad aprire l’occhio dolorante.
“Sophie…Sophie mi senti? Sophie!” Dino muoveva le labbra, ma non era sua la voce che arrivava alle orecchie di Reiko: il coro di sussurri si era trasformato in un’unica voce dura ma anche soffice, premurosa e preoccupata, con un pizzico di rimprovero ma anche di affetto, sarebbe dovuta provenire da un uomo avanti con gli anni, continuava a chiamare Sophie ma lei non riusciva a capire, le lacrime solcarono il suo viso e urlò:
‹‹Non mi chiamare con quel nome!›› il viso di Reiko avvampò di calore, aveva gli occhi chiusi e cercava in tutti i modi di riprendere il controllo, mentre la testa ricominciò a girare. I due ragazzi ripresero immediatamente la loro posizione di combattimento a quell’urlo, ma quando si accorsero che non vi era più nessuna minaccia in lei si tranquillizzarono di nuovo.
Il sole era quasi del tutto calato, e in tutta la foresta l’unico suono udibile era la melodia del tenero pennuto di Hibari e lo scorrere del piccolo torrente ai piedi del monte; Reiko, ormai affranta, si ritrovò di nuovo piegata su se stessa, la rabbia era svanita ed ora provava un enorme vuoto dentro di se, che le portava la nausea.
Dino trasse un grande sospiro, poi decise di slegare la ragazza. Fece allontanare l’adolescente e cercò di rimettere in piedi Reiko, che si buttò automaticamente tra le braccia di quest’ultimo.
‹‹Va tutto bene Reiko, ci sono io qui›› Dino la strinse a sé, e sorrise al pensiero che lo colpì, ovvero che non era la prima volta che lui la consolasse in questo modo, e questo riuscì in qualche modo a toccare anche i ricordi di lei, che con un po’ di tempo riuscì a tranquillizzarsi, ma inaspettatamente lei perse i sensi.
 
Si risvegliò di colpo. Si trovava accanto ad un fuoco e capì che si trovavano in mezzo alla piccola foresta. Aprì gli occhi ma ben presto si accorse che il destro era protetto da una benda; la prima cosa che vide con il sinistro fu un cielo completamente avvolto dagli astri e una grandissima luna al centro. Tutto il corpo le doleva e impiegò non poca fatica a rialzarsi, Dino accortosi del suo risveglio scattò in direzione di lei e cercò di rimetterla sdraiata esclamando in tono preoccupato ‹‹No, non alzarti, devi ancora riposare!››
‹‹Non preoccuparti Dino, sto bene››  aveva la voce rauca e si notava un tono evidente di stanchezza in lei, dopo essersi impegnata in tutti i modi di aver assicurato il suo amico tentò di mettersi seduta.
‹‹Va bene, ma mettiti questo, fa freddo stasera.›› Il ragazzo si tolse il suo giaccone e lo fece indossare a lei. Era morbido e caldo e emanava il suo odore, Reiko arrossì e lo ringraziò timidamente; lui sorrise e si mise a sedere vicino a lei.
Iniziò a riflettere sulle ore trascorse in precedenza ma ben presto si accorse di avere dei forti vuoti di memoria, aveva visioni vaghe dell’espressione sicura di Hibari che si trasformava in sorpresa, del sangue rappreso sulle ferite di Dino e della sua mano che impugnava una grande pistola nera fumante, ma quando arrivò a ricordare l’arma l’occhio continuò a fare male più forte e dovette rinunciare all’idea di ricordarsi l’accaduto. Si strinse nel morbido giaccone verde e sospirò, assaporando il dolce odore del ragazzo che emanava l’indumento, quell’odore la faceva sentire protetta e le ricordava un periodo della sua vita andato perso nelle reminiscenze felici della sua adolescenza.
Rimase a osservare il fuoco danzare per un po’ di tempo, la piacevole sensazione di calore sul suo viso servì a tranquillizzarla, e successivamente prese coraggio è disse:
‹‹Dino-san…cos’è successo?››
Il ragazzo era pronto ad una domanda del genere,  e non mostrò un attimo di esitazione mentre rispondeva alla sua amica, come se nel tempo in cui lei era svenuta lui si fosse già preparato una risposta appagante:
‹‹Sei andata fuori controllo…non so come spiegartelo ma è come se ad un certo punto il tuo equilibrio mentale si fosse spezzato e ti sei scatenata contro Hibari e contro di me. Avevi delle macchie strane sul tuo viso e il tuo occhio…›› Dino si girò verso di lei, e lei incontrò i suoi occhi.
‹‹Non so come dirtelo ma è come cambiato, sembra che qualcosa sia entrato nel tuo occhio e lo stava lentamente mutando, io mi sono mosso in tempo e il ciclo si è interrotto nel momento in cui ho cercato di fermarti››
Reiko abbassò lo sguardo e sfiorò la benda che copriva il suo occhio. Continuava a farle male come se stesse esigentemente richiedendo la sua attenzione. “Guarda cosa hai fatto” la bambina del suo incubo le puntava un dito contro e sogghignava maliziosamente, poi la sua risata si tramutò in una voce maligna e distorta e le urlò “FAMMI USCIRE” Reiko chiuse gli occhi spaventata, Dino si accorse di quel gesto e le carezzò i capelli affettuosamente per rassicurarla. Il suo corpo presentava vari bendaggi e la sua guancia era coperta da una grossa medicazione.
‹‹Ho fatto del male a qualcuno?›› Reiko si ristabilizzò e alzò di nuovo lo sguardo verso di lui.
‹‹Sia io che Hibari abbiamo riportato ferite non gravi, non devi sentirti in colpa per nulla, non eri in te.››
‹‹Dov’è Hibari ora?›› Reiko era molto preoccupata; Dino alzò gli occhi e indicò con lo sguardo una rupe situata una ventina di metri da loro, la ragazza si girò e scovò la sua sagoma, quasi impercettibile. Era seduto su una piccola rupe e sembrava stesse fissando enigmaticamente la luna, con il minuscolo uccellino che gli svolazzava intorno.
Senza aggiungere altro Reiko si alzò goffamente e con ancora indosso il giaccone di Dino iniziò a trascinarsi in quella direzione. Il Boss tentò inutilmente di farla tornare a sedere con rimproveri ed avvertimenti, ma lei non lo ascoltò e raggiunta l’altura iniziò a scalarla lentamente.

Una decina di minuti successivamente lei riuscì a raggiungere la vetta, non poi così alta. Si ripulì le mani sui suoi pantaloni ormai logori e si avvicinò al ragazzo. Ben presto si accorse che aveva smesso di fissare la luna, e che ora stava lustrando in modo molto vigile uno dei suoi due tonfa, gesto che fece capire a Reiko la sua totale devozione verso quei due attrezzi; ovviamente lui si era accorto della sua presenza, ma la ignorò fino a quando lei, trascurando i dolori sparsi in tutto il corpo, non decise di sedersi alla sua destra.
Da quel luogo la luna era interamente visibile, e sembrava addirittura molto più grande di prima; Reiko rimase incantata a studiare i dettagli di quella meravigliosa luna fino a quando, una decina di minuti successivi, il piccolo volatile le si posò sulla testa. Rimasero così per un molto tempo, Reiko capì che Hibari era un ragazzo solitario  di poche parole e che anche solo il gesto di aver lasciato che lei potesse sedergli accanto aveva un significato importante. Cercò di trovare le parole adatte, racimolando quante idee poteva, anche se era ancora confusa e frastornata per la faticosa giornata vissuta. Dopo altri abbondanti minuti disse:
‹‹Sembra che io e te non abbiamo la possibilità di scontrarci, la cosa mi dispiace molto, da quello che ho potuto notare te la cavi veramente tanto sul campo e mi chiedo chi vincerebbe tra noi. Ah, ti chiedo scusa per oggi e per le ferite che ti ho causato, a quanto pare ho dei problemi nel gestire la rabbia›› Reiko mostrò uno dei suoi falsi sorrisi rassicuranti, l’espressione di lui non cambiò, e non sembrò neanche di aver percepito le sue parole. Ma dopo alcuni minuti egli disse:
‹‹Sciocca, non devi chiedere scusa per tutto, così facendo sembri solo più patetica. Un vero uomo accetta e conserva le sue ferite come trofei, dunque sei venuta qui per dimostrarmi quanto sei effettivamente debole?›› anche se non si girò verso di lei, Reiko poté scorgere la sua solita espressione di sfida, lei si sentì umiliata e arrossì.
‹‹Hey bada a come parli, ragazzino! Dopotutto sono sempre più vecchia di te e…›› Subito Reiko si accorse di aver alzato la voce e rivolse di nuovo lo sguardo verso la luna; l’uccellino sulla sua testa ripeté gioiosamente “debole, debole!” dopodiché rintonò l’inno della scuola del suo padrone. Hibari posò delicatamente l’arma alla sua sinistra e iniziò anche lui a fissare la luna.
‹‹Tu non hai disciplina dentro di te.››
‹‹Cosa significa?››
‹‹La tua rabbia, quello che è successo oggi›› Hibari si voltò verso di lei, protese la mano ed immediatamente il piccolo pennuto giallo prese il volo per posarcisi, dopodiché il ragazzo posò delicatamente l’uccellino sulle sue ginocchia e continuò: ‹‹la mia intera esistenza deriva dal fatto che ho il nobile compito di portare disciplina tra i corridoi della scuola di Namimori, punire chi porta caos nella mia scuola e mordere i deboli e gli erbivori che tentano invano di sconfiggermi. Tutto quello che sono e che faccio è controllato dalla vigile legge della disciplina, tu non ne hai, per questo oggi hai perso il controllo, perché essere in mancanza di regole e di uno scopo porta solo caos e distruzione››
Reiko rifletté a lungo sulle parole del ragazzo, e trovò buffo come un marmocchio potesse avere così dannatamente ragione sulla sua vita quando lei aveva molti più anni di lui.
‹‹Quindi qual è il tuo scopo, erbivora?›› fu sorpresa di quella domanda, non seppe come rispondere. Avrebbe voluto rispondere “vendicarmi della mia famiglia” ma non sapeva nulla di quello che era successo, e i suoi misteriosi ricordi tramutati in incubi le mettevano paura; poi però ripensò casualmente a Sawada Tsunayoshi, al suo ruolo e alle responsabilità che il povero ragazzino era stato costretto a ricevere sulle sue spalle; il loro incontro accidentale era per ora la cosa più bella che le fosse successa da diversi anni di occultazione perché grazie al loro “scontro” lei ebbe l’occasione di conoscere nuove persone, ritrovare vecchi amici e essere partecipe di nuove sfide e nuovi giocatori, come lo spadaccino dai capelli argentati e la sua squadra chiamata Varia.
‹‹Diventare più forte, credo.››
‹‹Se non ne sei sicura vuol dire che non è il tuo vero obiettivo, ciò comporta all’assenza di disciplina e quindi al fallimento›› Hibari si alzò in piedi, così facendo sorprese il piccolo pennuto che prese il volo e cinguettò furiosamente intorno a lui. Reiko lo seguì con lo sguardo ma era occupata a riflettere sulle sue parole per alzarsi e seguirlo, prima di andare via il ragazzo si girò di nuovo verso di lei e le disse: ‹‹Trova il tuo scopo, e troverai la forza. Solo così riuscirai a disciplinare la tua rabbia.›› ed andò via, discendendo dall’altura con molta facilità.
Reiko fu segnata dalle parole del giovane combattente, chiuse gli occhi e abbandonò il peso del corpo dietro di se. Cercò di dare un senso a tutto quello che stava accadendo in quei giorni ma soprattutto cercò di seguire il consiglio del ragazzo e di inquadrare il suo obiettivo. Inspiegabilmente ogni volta che provava a pensare ad altro l’immagine dell’aggressivo avventore in nero sovrastava qualunque altro pensiero, il momento in cui quei lunghi capelli argentei fluttuavano come in assenza di gravità oppresse la sua mente e questo la distrasse definitivamente.
“Il suo nome, domani chiederò a Dino il nome di quell’uomo”
Chiuse gli occhi e si addormentò quasi subito.

 
Angolo dell’autore
Saaaaaaaaaaaaaalve a tutti boys and girls! Come sono andate le vostre vacanze? Le mie benissimo, anche se ho mangiato troppo >^<
Era da tantissimo che non facevo uscire un capitolo e per questo mi scuso umilmente, ma sta diventando molto difficile perché questo è ancora
un momento delicato perché la mia amata Reiko deve ancora inserirsi bene nel manga @_@
Coomunque, vi prometto che sarò più veloce la prossima volta, perché ho ancora un sacco di cose da far accadere! Kekeke- 
   
 
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