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Autore: The queen of darkness    14/01/2013    2 recensioni
Un ragazzo con una voce straordinaria. Una ragazza che ne rimane affascinata. Un amore indissolubile. E la nascita di un mito inventata da me.
[questa è la mia prima Fanfiction e, vi prego, recensite! :)]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Kelly e Chad, quando se ne furono saliti sul treno, avevano iniziato a piangere come bambini. Quella fu la loro prima notte da fuggitivi.  Si trasferirono poi, dopo aver esaurito i soldi per pagarsi i vari biglietti di scalo, in un paesino al confine col Canada, dove la vita costava poco e trovare lavoro era relativamente facile.  Essi faticarono non poco per inserisci nella cerchia abbastanza ristretta degli abitanti, però ben presto riuscirono a godere per lo meno del loro rispetto. Non dissero mai che fu facile, perché non lo fu. Chad venne assunto da un falegname, rischiando di tranciarsi un dito ogni giorno, e Kelly cercava di amministrare decentemente la casa e i loro magri guadagni dividendosi fra la propria casetta minuscola e il suo lavoro da badante ad un'anziana vicina, che alla morte le lasciò un'esigua sommetta.   Un paio d'anni dopo, quando credettero di aver superato il trauma ed essendosi ben inseriti nella comunità, decisero di sposarsi: era il 15 luglio, un'estate calda e soleggiata. Il vestito era abbastanza economico, ma Chad asserì che lei era bellissima lo stesso, causano l'imbarazzo lusingato della consorte.  Inevitabilmente la sposina rimase incinta pochissimi mesi dopo, e si fece aiutare da alcune signore di cui si occupava a mandare avanti la gravidanza e a farsi accompagnare all'ospedale, in quanto non aveva una patente di guida.  Poi, nove mesi e mezzo più tardi, nell'ospedale della contea, lanciò il primo acuto strillo la piccola Carol, come decisero di chiamarla i genitori.   L'amica quasi si commosse a sentirla dire così, e incontrando gli occhi dolci e assonnati della bambina, la quale stava placidamente stesa fra le braccia materne, ripensò a quando Alex era un bambino circa della sua età, e a Brian ancora lontano. Ma passò in un attimo, decisa com'era a concentrarsi sul racconto.      Fu lui a continuare: la vita era proseguita tranquilla per diversi anni, durante i quali nacque un secondo figlio, Michael, ed entrambi i genitori cercavano di non far mancare nulla alla famigliola e di dedicarsi anche a loro stessi, se ne avevano il tempo.    Purtroppo, dal momento che la casa si stava facendo decisamente troppo stretta per tutti e anche perché il lavoro di Chad richiedeva un trasferimento, dovettero traslocare ad uno stato di distanza dall'amato paesino, dove si recavano ancora a scadenza annuale.  La città, essendo più grande di un centro contadino, richiedeva meno rapporti umani rispetto all'altra, e integrarsi non fu difficile come prima.   Il ragazzo, infatti, aveva seguito dei corsi serali sotto pressione della moglie incinta, ed era riuscito ad ottenere un diploma che gli assicurò un posto in un ufficio legale.    Conducevano una vita tranquilla, anche se lo spettro del passato gravava su di loro senza abbandonarli mai. -C'erano dei giorni- ammise Kelly, -in cui resistere era difficilissimo, soprattutto quando non avevamo i bambini. Poi, però,  divenne tutto via via più facile, e riuscimmo a conviverci, anche grazie ai ritmi snervanti delle nostre vite-.    Così si concluse la loro storia, in una vacanza fatta in un periodo di quiete, fino a quando la giovane non dovette partorire di nuovo, abbastanza in anticipo rispetto al previsto.     Fu allora il momento di Brian e Carol, i quali dovettero guardarsi negli occhi e deglutire prima di continuare. Alex dormiva: la madre non avrebbe mai sopportato che udisse quei discorsi.  Spiegarono alternandosi cos'era successo immediatamente dopo la loro fuga.   Kelly rimase a dir poco scioccata e lanciò un'occhiata terribile a lui, prima che la donna rettificasse e spiegasse alcuni dettagli. Nonostante la fatica del parto, la donna sembrava più che mai intenzionata a saltargli al collo.   Spesero poche parole sui reciproci matrimoni e vite separate; dedicarono un po' più di tempo al ricongiungimento, alla vita insieme e alla nuova gravidanza, che il marito non si aspettava proprio.  Anche per Jeordie era la prima volta in cui capiva realmente cos'era successo: e con lui facevano due possibili assassini ai danni del cantante, che era letteralmente stretto fra due fuochi. Anche Chad era molto sorpreso, perché mai avrebbe immaginato anche solo che i due sarebbero rimasti insieme.  Ad un tratto, la radio cambiò musica, da ripetitiva e monotona ad un pezzo speciale.  Di nuovo, la voce di Elvis colmò la stanza, nella canzone che aveva fatto da colonna sonora alle loro esistenze, che li aveva accompagnati all'altare e anche durante il loro personalissimo "ballo studentesco", fatto nella camera matrimoniale cercando di non rompere il mobilio.    -Un momento!- esclamò Jeordie. -Ti ricordi quando ti avevo raccontato del tizio nel vicolo, quello che suonava il basso?- disse rivolgendosi a Brian.   -Certo- rispose.   -Ecco, non mi ricordavo la canzone, ma adesso, sentendola....sì, suonava proprio questa! Il buon vecchio Elvis mi ha salvato la vita!- esclamò sorridendo.    -Ma questa è anche la nostra canzone- disse Carol, sorpresa.  -Ed era anche quella che sentimmo quella sera in treno- mormorò Kelly, subito confermata da Chad.   Si guardarono tutti, ad uno ad uno, anche Nina. Poi, anche se non c'era nulla di divertente, scoppiarono a ridere all'unisono, come dei ragazzini. La situazione, che non era affatto comica, aveva però risvolti incredibili: tutte le loro vite vissute separate erano state accomunate da una musica, una traccia incisa su vinile, un disco che a suo tempo aveva fatto molto successo e che rimaneva ancora un classico senza età, un'armonia spaventosamente dolce e delicata che aveva fatto inconsapevolmente da sfondo a tutte le loro vicende.   -Direi che qui si deve festeggiare- disse Jeordie con aria furba, prima che Nina tirasse fuori dalla borsa una bottiglia di champagne.  -In bagno dovrebbero esserci dei bicchieri- disse pensieroso.    -Ma Jeordie!- affermò Carol ridendo. -Siamo in ospedale, non possiamo bere-, ma era evidentissimo che voleva dire tutto il contrario.   -E perché no, scusa? Dobbiamo celebrare adeguatamente la nascita di due splendide creature, e quando ci ri-capiterà mai una cosa del genere?- il suo sorriso smorzò ogni replica.    Alzarono i bicchieri recuperati da Chad, fecero un brindisi e bevvero ognuno tutto d'un fiato la propria dose, abbondantemente riversata appena fu stata ingerita.   -A proposito- chiese il bassista, bloccandosi. -Come la chiamerete?-.     I due genitori si guardarono sotto lo sguardo attento dei presenti.  Fu Carol a parlare:-Avevamo già deciso per Barbara, come la madre di Brian, però io suggerirei una modifica: che ne dite di Barbara Kelly Warner?-.     L'altra sorrise in modo speciale, prima di ridere allegra. -Mi sembra perfetto- disse, felice.  Levarono di nuovo i calici. -E Barbara Kelly sia!                      //////////////.      ATTENZIONE: è la prima che mi prendo uno spazio nella storia, e purtroppo non avrò il tempo di ripeterlo. Il prossimo sarà l'ultimo capitolo. Mi scuso e mi dispiace che la mia sia diventata una storia tutto zucchero e moine, ma, che ci volete fare? Penso sia l'effetto di EFP. Bè, grazie a tutti coloro che mi hanno sempre seguito, tutti i recensori e tutti coloro che mi hanno sempre sostenuto in questa titanica impresa. Prometto che nel prossimo farò i ringraziamenti fatti bene. The Queen vi ama tutti, ora e sempre. Grazie di cuore (sto piangendo, lo giuro). Al prossimo capitolo.
  
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